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Diario di viaggio a Valencia

Incontri ravvicinati al Museo Oceanografico e al Bioparco di Valencia
Rinoceronti al Bioparco di Valencia, il Museo Oceanografico e incontri ravvicinati tra mani e pinne

Il mio conto alla rovescia è finalmente finito!

Dopo 4 anni, 3 mesi, 2 figlie e 1 pandemia è il momento di riprendere a fare una cosa che mi è sempre riuscita bene nella vita: viaggiare!
Per rimettere piede fuori casa e iniziare la nuova esperienza di viaggiatori-genitori, abbiamo pensato a Valencia: un luogo con cultura e gastronomia molto simili alle nostre. Non troppo grande, servita bene, con tanti parchi, piste ciclabili e un museo oceanografico meraviglioso.

15/04 Roma-Valencia

Come sempre abbiamo giocato d’anticipo e a gennaio, all’apice dell’espansione dei virus scolastici, abbiamo incrociato le dita e scommesso su aprile per sperare in un viaggio in piena salute. Abbiamo acquistato i biglietti su Ryanair con una spesa complessiva di 500 Euro; le bimbe hanno pagato una tariffa normale e abbiamo scelto di imbarcare un paio di bagagli da stiva (10 chili) visto che porteremo con noi anche il passeggino (gratis). La cifra finale include anche una novità assoluta per noi: un’assicurazione in caso di mancata partenza. E per poco non la sfrutteremo!
Proprio così, dopo una settimana in perfetta salute, D. si sveglia e pronuncia la parole più temute: “Ho freddo”. Misuriamo la febbre e il 38.8 del termometro ci atterrisce. Con i preparativi abbondantemente conclusi e le valigie pronte, facciamo un tentativo estremo: un passaggio dal nostro pediatra che proprio questo giorno è di turno vicino a noi.
Per fortuna ci rassicura sul fatto che molto probabilmente è una reazione allergica e ci dà una terapia da iniziare subito. Allora decidiamo di forzare un po’ e partiamo decisi verso Roma, anche se con un’ora di ritardo rispetto al previsto.
Complice il lungo tragitto da percorrere, all’arrivo otteniamo la prima soddisfazione: già al parcheggio Alta Quota (4 giorni, 22 Euro) la piccola D. sembra nuova di zecca. I bambini hanno una capacità di recupero incredibile, io con 38.8 avrei iniziato a dettare le ultime volontà…
La navetta ci porta verso i terminal e per le bimbe inizia qualcosa di completamente nuovo e diverso, per noi è una sorta di ritorno alla “normalità” ma capiamo subito che in questi 4 anni il mondo è andato avanti e sono cambiate molte cose. E sinceramente non rimpiango questo lungo stop causato (anche) dalla pandemia: viaggiare tra restrizioni, regole, quarantene, non sarebbe stato affatto facile e non mi sarebbe piaciuto.
Le differenze più importanti rispetto al mio ultimo volo? A Fiumicino ci dicono che posso portare a bordo fino a tre litri di liquidi e, soprattutto, non devo più tirare fuori dallo zaino i dispositivi digitali. I nuovi scanner controllano tutto in meno tempo e con disagi minori per i passeggeri.
Alle bimbe piace l’atmosfera caotica dell’aeroporto: hanno le loro belle valigie cavalcabili, vedono tante persone, negozi e ogni tanto si lanciano in qualche playground strategico.
Quando arriva il momento dell’imbarco, però, si sfiora un altro psicodramma: non troviamo più Simpa, un piccolo dinosauro di gomma che ci segue ovunque. Siamo praticamente sul finger che ci porta dentro l’aereo quando chiedo alle hostess di poter uscire per una ricerca disperata. Ricerca inutile perché alla fine il buon Simpa si era “distrattamente” rifugiato nello zaino di Fede e aspettava solo di essere ritrovato!
Tutto è andato per il meglio, esattamente come il battesimo del volo per le bimbe: sono state attente e curiose in tutte le fasi. E dopo la perplessità causata dal rumore crescente del rullaggio, quando l’aereo si è staccato da terra ho visto dei sorrisi convincenti. Anche se poi il primo sguardo dal finestrino ha dato una spolverata di panico agli occhi. Dopo le rassicurazioni e la tranquillità trasmessa, va tutto alla grande fino a Valencia.
Le operazioni di sbarco vanno via veloci, ritiriamo le nostre comodissime valigie e seguiamo le indicazioni per la metro. Compriamo il biglietto che ci porterà verso il centro, direzione Marìtim, e a Guimerà facciamo l’unico cambio previsto per raggiungere Tùria, la nostra fermata di riferimento. In totale impieghiamo 30 minuti per arrivare dall’aeroporto all’hotel.
Per il nostro soggiorno abbiamo scelto l’Hotel Tùria, molto grande e ben posizionato: di fronte la fermata della metro, adiacente a due grandi centri commerciali, a 800 metri dal centro storico e soprattutto a ridosso del vecchio letto del fiume omonimo che attraversa e caratterizza Valencia. In seguito alle alluvioni, il fiume Tùria è stato deviato per proteggere la città e i vecchi argini oggi ospitano un parco enorme, verde e percorribile in bici per oltre 10 chilometri.
Abbiamo prenotato una junior suite per stare comodi e all’ottavo piano godiamo anche di una bella vista panoramica sulla città.
La giornata è stata piuttosto intensa e inizialmente burrascosa, adesso che siamo arrivati tranquilli ci possiamo rilassare e fare un giro al Corte Inglés vicino per poi fermarci a cena. La scelta ricade sul menu senza glutine di Burger King che in Italia non è ancora disponibile, spendiamo in totale 31,50 Euro per tutti e quattro e nonostante la giornata intensa le piccole alle 23:30 sono ancora belle arzille, mentre noi siamo stravolti dalla stanchezza.
Dai, per oggi basta così: tutti a nanna!

Quanto abbiamo camminato oggi? 4,4 km

16/04 Valencia (Museo Oceanografico)

Eccoci pronti per il primo giorno completo a Valencia! Il programma di oggi ha ispirato questo viaggio e siamo tutti eccitati, forse noi adulti anche più delle bimbe che vivono ogni cosa con naturalezza e fiducia cieca.
D. e I. non sono mai state delle dormiglione. Consideriamo questa caratteristica un difetto enorme, che ci toglie energie, ma certe volte torna decisamente utile. Per esempio quando abbiamo molte cose da fare e vogliamo iniziare presto: alle 9:00 siamo già tutti pronti e riuniti attorno al tavolo per la colazione.
Facciamo un bel pieno di energie, proviamo cose nuove e le bimbe si divertono molto a scegliere dal buffet e assaggiare il latte con il Nesquik. Tutto in sicurezza e con un angolo dedicato alle proposte senza glutine.
Siamo pronti per ritirare le bici prenotate dall’Italia sul sito Valencia Bikes, dobbiamo solo attraversare il ponte e raggiungere la rimessa.
Abbiamo scelto il noleggio per una giornata intera (due bici, 40 Euro), la consegna è veloce e bastano pochi minuti per inforcare il nostro nuovo mezzo di trasporto, assicurare le bimbe sui seggiolini, indossare i caschi e prendere la rampa che ci porta nel vecchio letto del fiume Tùria.
Da qui prendiamo la direzione del mare, ci separano quasi sei chilometri dalle grandi strutture di Calatrava che caratterizzano lo skyline di Valencia: Museo Oceanografico stiamo arrivando!
Prima però abbiamo da meravigliarci lungo la pista ciclabile ricca di vegetazione e costellata da punti di ritrovo, sculture, fontane, playground, campi da calcio, rugby, attrezzi ginnici e tanti prati dove le persone si riuniscono per mangiare, ballare, prendere il sole e fare esercizi. Un’idea bellissima nel cuore della città, molto apprezzata visto il numero considerevole di persone che troviamo a fare attività all’aperto.
Completiamo il nostro percorso con un passo lento, per goderci la bellissima giornata di sole e qualcuno alle nostre spalle si rilassa così tanto che ci scappa pure il pisolino in bici!
Non dobbiamo mai uscire dalla pista, perché l’intero complesso di Calatrava risiede nel letto del fiume. Quindi a un tratto si presentano davanti a noi i primi edifici di questa “città nella città” e passiamo in rassegna Il Palazzo della Arti Reina Sofia, l’Hemisferic e il Museo delle Scienze fino ad arrivare all’Oceanografico. In questi passaggi finali la cura degli spazi circostanti è ancora maggiore e i prati si alternano a grandi specchi d’acqua su cui affacciano le strutture, enormi e bianche. Ci fermiamo più volte a contemplare il sapiente gioco di riflessi e la veduta d’insieme che stupisce e incanta.
Siamo puntuali rispetto all’ora che abbiamo scelto per l’ingresso (dalle 12:00) e siamo già muniti di biglietti comprati online sul sito ufficiale (101,50 Eu), quindi lasciamo le bici, ritiriamo la mappa e ci prepariamo a iniziare la nostra visita dalle vasche dedicate all’Oceano.
Prima, però, una pausa-pranzo da Océanos (un self-service ibrido dove a ritirare i vassoi vuoti ci pensano dei robot) per mangiare (senza infamia e senza lode) nella veranda del ristorante, seduti davanti a un gruppo di pellicani e fenicotteri, una paella e un pollo arrosto con patate (31,60 Eu).
Con la pancia piena ci immergiamo letteralmente nell’atmosfera oceanica e circondati da grandi vetrate attraversiamo i tunnel che collegano le vasche piene di pesci enormi e squali. Poi ci spostiamo verso le acque più fredde per vedere i beluga inseguirsi e giocare con una boa, poi passiamo all’habitat Mediterraneo e infine, dopo aver salutato i simpatici pinnipedi, ci spostiamo verso i colori sgargianti dei mari tropicali.
Tutte queste “immersioni” mettono fame e così facciamo una pausa vicino ai leoni marini che si godono il sole davanti la gelateria Rompehielos dove le bimbe provano un orrendo gusto chicle (ufficialmente marshmellow) di Carte d’Or che fortunatamente in Italia non sembra ancora arrivato!
Alle 17:30 concludiamo la nostra visita e riprendiamo le bici per raggiungere la prossima, tanto attesa destinazione: il Parco Gulliver.
Inaugurato nel 1990 è un’idea formidabile: una gigantesca statua del Gulliver di Jonathan Swift, disteso a terra come nella scena iconica dei suoi viaggi avventurosi. E chi sono i lillipuziani che l’hanno catturato? Ma noi! Adulti e bambini che salgono sul gigante lungo 70 metri e tornano a terra utilizzando scivoli grandi e piccoli, larghi e stretti, alti e bassi che si trovano lungo tutta la superficie, dai capelli alle scarpe. Un divertimento… gigantesco!
Intorno alle 19:00 torniamo in hotel, lasciamo le bici in garage e decidiamo di restare a cena qui visto che le bimbe dicono di essere molto stanche. Anche se a quanto pare, però, hanno ancora le energie necessarie per scatenarsi in una ludoteca del vicino centro commerciale e saltare sugli elastici, arrampicarsi in un percorso a ostacoli, lanciarsi in uno scivolo che termina in una piscina di palline! Pensiamo di dover faticare di più per strapparle al divertimento ma si vede che anche loro hanno fame e non si lasciano pregare.
Oggi è l’ultimo giorno di una promozione infrasettimanale in hotel e ne abbiamo approfittato: bimbi gratis e buffet adulti a 18,90 Euro. Dopo aver ricevuto istruzioni sui cibi senza glutine, assaggiamo un po’ di cose e alcune sono molte buone: in particolare il filetto di salmone e la frittata di patate. La piccola I. è quella che osa di più e durante un sopralluogo sul buffet, una volta riconosciuta la forma non riesce a resistere: chiede un improbabile piatto di fusilli tricolore e così sfatiamo un tabù. Per la prima volta in famiglia abbiamo qualcuno che mangia pasta all’estero. Eresia!
La giornata è stata lunga e divertente, siamo tutti stanchi ma prima di dormire ci facciamo un bel bagnetto nella nostra maxi vasca.

Quanto abbiamo camminato oggi? 9,1 km

17/04 Valencia (Bioparco)

Se le bimbe sapevano sin dalla partenza dell’acquario che avremmo visto a Valencia, per oggi avranno una bella sorpresa perché la visita in programma è una novità anche per noi e si rivelerà una scelta molto adatta per passare una giornata all’aperto e intrattenere i più piccoli. Anticipo fin d’ora che per le nostre bimbe il ricordo migliore di Valencia, la “cosa più bella” vista qui, anche più dell’Oceanografico, sarà proprio questa: il Bioparc di Valencia.
Alle 8:00 facciamo colazione e poi scendiamo subito a prendere le bici per raggiungere un forno individuato in Italia dove fare una bella spesa per la pausa-pranzo: Panadería Baking Free – Artesana Sin Gluten è proprio dietro il nostro hotel e prepara pietanze belle e buone, dolci e salate. Oggi mangiamo tutti senza glutine!
Compriamo pizza, empanadas (vari gusti: tonno e cipolla, carne, formaggio) e qualche donuts molto invitante. Poi torniamo a restituire le bici, recuperiamo il passeggino in hotel e ci spostiamo di pochi metri verso una pensilina per aspettare il bus 95. Compriamo i biglietti a bordo (1,50 Eu) e ci facciamo dare un passaggio fino all’ingresso del bioparco. Il tragitto è breve e normalmente l’avremmo fatto a piedi ma con le bimbe è tutto diverso ed è meglio che conservino le forze per l’escursione e non per il collegamento.
All’ingresso paghiamo 80,40 Eu (a partire da quattro anni pagano un prezzo ridotto di 6 Euro rispetto al biglietto intero, gratis sotto i 4 anni) e dopo aver attraversato il ponte che passa sul bel Parco di Cabècera (siamo praticamente alla “sorgente” del fiume-parco Tùria) entriamo nella grande zona in cui sono riprodotti habitat africani.
Il percorso della visita è pensato molto bene ed è decisamente coinvolgente: tutto ruota intorno a un enorme spazio centrale che rappresenta la savana. Qui condividono gli spazi tanti animali (giraffe, struzzi, rinoceronti, zebre, gazzelle…) e il pubblico cammina intorno a questo grande ambiente seguendo i sentieri che si diramano lungo il percorso del perimetro, dove sul versante esterno ci sono altre piccole deviazioni per vedere altri animali in altri ambienti perfettamente ricostruiti.
Scegliamo il verso della nostra visita e seguiamo la mappa fino a una piccola zona pic-nic dove alle 14:30 ci fermiamo per mangiare. Il cibo che abbiamo comprato è ottimo, le bimbe gradiscono molto e dopo una banana mangiata in modalità giungla, riprendiamo la visita e ci dirigiamo verso la selva equatoriale per incontrare coccodrilli e gorilla.
Restiamo praticamente fino all’ora di chiusura e prima di andar via non può mancare l’acquisto di un souvenir nel fornitissimo bookshop. Ovviamente anche in questa occasione abbiamo la conferma che le nostre bellissime bimbe hanno gusti non propriamente mainstream: per loro non esistono leoncini, zebre e altri animaletti carucci. No, loro puntano subito i peluche di coccodrillo e gorilla! (38 Eu).
Torniamo a prendere il bus 95 per fare un pit-stop in hotel e uscire subito, alle 18:30, per un giro nel centro storico.
Per questi spostamenti più rapidi e dell’ultimo minuto scegliamo di muoverci in taxi, dalla stazione situata proprio davanti al ristorante dell’hotel. Bastano 8 Euro e 10 minuti per arrivare in Plaça de l’Ajuntamento, il cuore del centro di Valencia, e da qui percorriamo tutta Calle de Sant Vincent Màrtir, la strada principale che attraversa la città vecchia. Costellata di negozi e locali molto frequentati, attraversa Plaça de la Reina su un lato della quale sorge l’ingresso della Cattedrale di Valencia.
Dopo aver visto un paio di esibizioni di artisti di strada entriamo nella chiesa per ammirare gli interni e una cappella in cui è custodito, qui come in altre decine di luoghi sparsi in tutto il mondo, il Santo Graal ovviamente più autentico che ci sia.
Dopo la visita proseguiamo la passeggiata lungo i vicoli del centro storico fino a raggiungere Plaça de la Virgen (oggi denominata Plaça de la Mare de Déu) che ospita la grande fontana che rappresenta il fiume Tùria.
Ci piace camminare, quindi cambiamo marciapiede e rifacciamo il percorso nel senso inverso, fino alla piazza del municipio e proprio qui compriamo i souvenir. Dopo aver fatto un po’ di confronti, scegliamo El Salero per portarci a casa i nostri grandi classici: magneti, sportina e due t-shirt (23,30 Eu)per una nuova collezione tutta da iniziare.
Proprio vicino al negozio mangiamo da Hamburguesa Nostra una paninoteca buonissima dove anche le salse sono artigianali, trovata grazie all’app Gluto. Le bimbe restano sul classico cheeseburger ma noi ci concediamo uno Smash (enorme doppio cheeseburger, bacon, cipolla croccante, salsa cheddar affumicata) con un paio di pinte e dopo aver pagato il conto (59,50 Eu) prendiamo subito un taxi in piazza per tornare in hotel (7.75 Eu). Sono le 23:00 e siamo tutti distrutti!
Anche l’ultimo giorno a Valencia è andato, domani si torna a “Casa Bella” (come la chiama D.).
Ma prima…

Quanto abbiamo camminato oggi? 9,2 km

18/4 Valencia – Roma

Oggi è il giorno del ritorno in Italia ma siccome abbiamo combinato degli orari comodi per volare, abbiamo ancora un po’ di tempo per le ultime escursioni. Ci svegliamo un po’ prima per preparare le valigie e dopo l’ormai consueta, ricca colazione salutiamo e lasciamo i bagagli nella reception. Ci resterà un buon ricordo dell’hotel, non solo per la logistica ma soprattutto per le persone che si sono sempre impegnate per assistere le bimbe e farle sentire a casa.
Abbiamo poco tempo e idee chiare, quindi prendiamo un taxi e ci facciamo lasciare in centro, all’ingresso dello spettacolare Mercado Central di Valencia.
Ci sono oltre 400 commercianti in questa affascinante struttura in stile liberty e noi vaghiamo per i banchi in cerca di qualcosa da portare via per pranzo. Passiamo in rassegna praticamente tutto: carne, pesce, verdure, spezie e ritroviamo la conferma dei tanti viaggi fatti in passato. Un mercato è l’ideale per conoscere meglio un luogo: ci sono le persone, le tradizioni, i colori, i profumi e i sapori.
Da qui passeggiamo ancora nei vicoli della città vecchia fino a raggiungere lo storico palazzo del 1700 che ospita il Museo della Ceramica. Siamo venuti qui appositamente per scattare una foto del sontuoso portale d’ingresso, sfarzosamente decorato con un sapiente mix di stili: barocco, rococò, neoclassico e un pizzico di oriente.
Dopo una breve tappa in un vicino Carrefour per comprare pane, prosciutto e succhi di frutta, alle 12:40 riprendiamo un taxi per tornare in hotel, ritirare i bagagli e dirigerci verso l’aeroporto.
Il ritorno è facile, conosciamo l’itinerario e arriviamo in perfetto orario per fare con calma tutte le procedure per l’imbarco. A Valencia è diverso rispetto a Fiumicino e per certi versi ci sembra che il tempo non sia passato: i liquidi sono ammessi solo in presenza di bambini e dopo scansione molecolare. Mentre i dispositivi elettronici vanno messi fuori dagli zaini, e per un attimo torniamo all’ultimo viaggio a Vienna nel 2019. Sembra passata una vita per noi che eravamo abituati a partire almeno 4 volte all’anno!
L’importante è aver ricominciato, aver capito nuove dinamiche, ritmi ed equilibri diversi rispetto al passato. Interrompere la routine delle bimbe e catapultarle in luoghi dove tutto è diverso, può disorientare (questa è la spiegazione che ci siamo dati per alcuni capricci iniziali) e abbiamo dovuto “rallentare” e diversificare le nostre abitudini in viaggio. Bisogna alternare il loro passo al nostro e dobbiamo imparare ad apprezzare anche questo modo di viaggiare, sicuramente più slow.
Il ritorno fila liscio, le bimbe sembrano già aver preso confidenza con l’aereo e ronfano per quasi tutto il volo. Poi una volta a Roma sentiamo tutto il loro entusiasmo per il ritorno a casa sempre più vicino.
Dopo aver ritirato i bagagli e la macchina ci fermiamo a mangiare un’ottima pizza da Buongiorno Napoli (unico punto ristoro senza glutine, nel centro commerciale Aprilia2) e arriviamo a Gaeta alle 23:00 con le bimbe che già dormono e che faranno una tirata fino alle 8:30 del giorno dopo! Roba mai vista dalle nostri parti.
A quanto pare viaggiare stanca quelle due Caterpillar, quindi vuol dire che dobbiamo farlo più spesso! E lo faremo.
Ci vediamo a Skiathos tra un paio di mesi! Prossima tappa Skiathos! 😉

Ma alla fine, quanto abbiamo camminato? 28,2 km

Note
Hotel prenotati su Booking
Guida di riferimento: Lonely Planet Valencia disponibile su Amazon
Libri letti su Kindle: Perfect day di Romy Hausmann

Diario di viaggio in Italia: Paestum, Matera e Gargano

Collage di viaggio in Italia: dalla Campania alla Puglia
In alto: Paestum, Roscigno, Lago Sirino e Craco.
In basso: Matera, Foresta Umbra, Vico del Gargano e Termoli.

Nel post dedicato ai week end nel Lazio anticipavo che per me stava per arrivare una doppia prima volta: primo viaggio in tre e primo diario di viaggio in Italia. Promessa mantenuta!
Le nostre vacanze italiane sono iniziate da Gaeta e ci hanno visto attraversare una porzione bellissima di Sud Italia: Campania, Basilicata, Puglia e Molise. Abbiamo riempito gli occhi di paesaggi (siamo stati soprattutto all’aperto), storia, cultura e natura. Poi ci siamo riempiti anche la pancia, con la gastronomia più buona del mondo.
L’itinerario non specifica esattamente le strade percorse perché siamo “a casa” e ognuno può muoversi come preferisce, senza temere di perdersi o di incontrare difficoltà con la lingua e l’interpretazione della segnaletica.

14/09 Gaeta – Paestum – Roscigno – Padula (301 km)

Partiamo alle 09:45 e l’inizio di questo viaggio in Italia fila liscio per 185 km. Dopo due ore e mezza di marcia arriviamo in prossimità del sito archeologico.
Un’inferriata ci separa dagli scavi di Paestum, percorriamo l’ultimo tratto fino al limite della ZTL e lasciamo la macchina nel parcheggio adiacente (3 Eu).
Siamo già in possesso del biglietto, comprato online sul sito ufficiale dove, oltre ai prezzi, è possibile vedere anche giorni e orari di apertura (noi abbiamo pagato 21.50 Eu per il biglietto formato famiglia. L’ingresso singolo sarebbe costato 13 Eu).
Prima di entrare nel sito, scarichiamo l’applicazione che ci permetterà di orientarci nel parco e di ascoltare delle spiegazioni chiare su ciò che stiamo vedendo. Un sistema pratico e in linea con le norme anti-covid visto che evitiamo contatti con biglietterie, desk, audioguide, ecc…
La nostra visita comincia dal maestoso tempio di Nettuno e l’antistante orologio ad acqua che serviva per misurare la durata degli interventi degli oratori.
La temperatura è alta, ci sono 34 gradi, e facciamo un paio di soste all’ombra degli sparuti alberi che troviamo sul percorso tra il foro e l’antico nucleo abitato. Durante il passaggio attraversiamo l’immancabile zona termale con la vasca dedicata alla fertilità, qui si riunivano le donne in attesa di un figlio o desiderose di una gravidanza: un luogo di relax dove condividevano esperienze e preghiere, mescolandosi per censo e fasce d’età.
Il nostro viaggio nel passato finisce davanti al tempio di Athena, anch’esso ben conservato in uno scenario che ti proietta in un’altra epoca.
Il sito è meritatamente Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO e in epoca Covid prevede l’accesso di massimo 170 persone.
Sarà che il turismo è ridotto, sarà che mancano gli stranieri, sarà che siamo a metà Settembre ma durante la nostra escursione eravamo una decina distribuiti su tutta l’area. Si percepiva un senso di solitudine tra gli scavi che ha resto l’esperienza ancora più immersiva.
Alle 14:45 ripartiamo in direzione Roscigno dove arriviamo alle 16:00 dopo aver percorso una cinquantina di chilometri.
Ad accoglierci in questa ghost town in provincia di Salerno troviamo ancora 34 gradi e soprattutto lui, Giuseppe Spagnuolo, il “custode” della vecchia Roscigno, che è diventato una sorta di star globale: emittenti TV di tutto il mondo sono venute a documentare la sua storia. Scambiamo quattro chiacchiere con la celebrità locale che si definisce orgogliosamente l’unico, libero, speciale e abusivo abitante di Roscigno. Giuseppe è il custode di un museo a cielo aperto e camminando per le vestigia abbandonate si direbbe che associazioni e amministratori stiano facendo un tentativo di recupero, con la riapertura di piccole attività artigiane e mostre d’arte contemporanea.
Dopo un’oretta di vagabondaggio e scatti suggestivi riprendiamo la strada diretti a Padula, dove ci aspetta l’ultimo appuntamento di questo primo giorno di viaggio in Italia: la Certosa di San Lorenzo. Prima certosa della Campania, una delle più grandi d’Europa e, ovviamente, Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO!
Arriviamo alle 18:00, giusto un’ora prima della chiusura, facciamo il biglietto (6 Euro) e seguiamo il percorso turistico anche qui in totale isolamento, sembra una visita privata. Fondata nel 1306, l’attuale struttura è caratterizzata dai rifacimenti barocchi che si sono succeduti tra la fine del 1500 e del 1700. In particolare si segnalano la scala elicoidale della biblioteca, lo scalone ellitticco che ricorda un’incisione di Escher, e i numerosi chiostri ben curati.
La prima giornata di questo primo diario di viaggio in Italia è stata sicuramente intensa, per fortuna abbiamo scelto l’hotel strategicamente: siamo a un paio di minuti da Ca’ del Conte. Ci fermiamo giusto il tempo di fare il check-in, un bagnetto alla piccola viaggiatrice e poi seguiamo i consigli che ci hanno dato in reception per cena: ci rimettiamo in macchina e dopo una decina di minuti raggiungiamo la Fattoria Alvaneta.
Nonostante sia stata la prima, la ricorderemo come una delle cene migliori del viaggio: gestionale famigliare, posto rustico, anche qui con poche persone ai tavoli. In pochi minuti ci servono un antipasto genuino e abbondante: soppressata e pancetta arrotolata di produzione propria, crocchetta di patate, bastoncino di formaggio in pastella, frittelle con alici, una ricottina salata da guarnire con miele o marmellata di fragole, melanzane con pan grattato, scarola ripassata in padella con aglio; tutto di produzione propria. Ne abbiamo ordinato uno a testa e dopo questa partenza eravamo praticamente già sazi, però non abbiamo resistito all’arrosto misto con una braciola di maiale, un pezzo di manzo e l’immancabile salsiccia. Con un’acqua e un quarto di vino il conto è venuto a fare solo 35.50 Euro! Un degno finale di serata.
All’estero è sempre una lotteria azzeccare il ristorante, ma mentre sei in viaggio in Italia è lecito nutrire delle aspettative e, spesso, vederle soddisfatte.

Quanto abbiamo camminato oggi? 6,8 km

15/09 Padula – Lago Sirino – Craco – Altamura (212 km)

Dopo la cena di ieri iniziamo il secondo giorno di viaggio in Italia sullo stesso tema: produzioni e ingredienti fatti in casa per una colazione decisamente importante con torta al cioccolato, crostata di albicocche, pane tostato con marmellate e miele. Tutto accompagnato da cappuccino, tisana zenzero e limone e yogurt.
Prima di ripartire ci rilassiamo con una passeggiata nella campagna curatissima della struttura: abbiamo visitato l’orto, la piccola fattoria, il giardino zen con il laghetto e il ponte che ci ha ricordato la casa di Monet vista a Giverny, al termine del bellissimo viaggio in Normandia.
Alle 11:10 ci mettiamo in marcia per la nostra prossima destinazione finale, Altamura, dove arriveremo dopo un paio di soste necessarie per spezzare il viaggio, sgranchire le gambe e visitare località meno battute dal turismo di massa.
La prima tappa arriva dopo un’oretta e 35 chilometri percorsi: ci fermiamo a Nemoli perché vogliamo vedere il piccolo lago Sirino e tentare una carrambata a un amico di Fede. Il laghetto è incantevole, molto curato come tutto il paesino che si affaccia sulle sponde. L’acqua è di un colore verde brillante, per via della fitta vegetazione che si riflette sulla superficie quasi perfettamente circolare.
Siamo a 800 metri s.l.m. e, rispetto alle temperature torride di ieri, si sente: l’aria è fresca, copriamo noi e la carrozzina e mentre Baby D. sonnecchia, Fede mi mostra i luoghi dove era stata giusto 10 anni prima. Lungo il lago pensiamo a un modo divertente per informare il suo vecchio co-inquilino Carmine che siamo praticamente sotto casa sua, ma non dobbiamo fare troppi sforzi creativi perché sulla strada incrociamo proprio Carmine mentre andava ad aprire per pranzo il suo curatissimo Marie – Laboratorio di Cucina Vini & Spiriti.
Nemoli è piccola e si sviluppa tutta intorno al lago, incontrarsi non sarebbe stato così difficile ma in ogni caso la sorpresa è riuscita per tutti. Dopo 10 anni gli amici si rivedono, noi abbiamo una novità piuttosto importante da presentare e anche Carmine ci fa conoscere la sua “creatura”: un ristorantino intimo, elegante, curato nell’estetica e nelle proposte enogastronomiche. Carmine ci racconta dei sacrifici e della volontà che ha messo in campo per tornare a Nemoli dopo aver vissuto a Roma e ,da buon imprenditore, ci racconta orgoglioso gli inizi e il progetto. Oggi riceve prenotazioni da clienti che arrivano anche dalle regioni vicine, e come possiamo non fermarci noi per assaggiare qualcosa?
Alle 13:00 siamo a tavola, in un privée delizioso dove gli ospiti possono usare i gessetti colorati per disegnare o lasciare messaggi sulle pareti rivestite come una lavagna.
L’entrée è una piccola frittata di peperoni accompagnata dal pane del forno di famiglia, poi ordiniamo due piatti veloci visto che la sosta rischia di allungarsi troppo: baccalà fritto in pastella con chips di patate e i famosi peperoni cruschi, specialità locale; e una grande mozzarella di bufala ripiena di parmigiana.
Non possiamo riferire nulla sul conto perché si era tra amici, però i prezzi sono ben in vista (anche) sulle pareti e ci sono portate accessibili a ogni tipo di tasca. Noi abbiamo mangiato benissimo, i piatti sono presentati bene e i sapori bilanciati tra innovazione e tradizione.
Alle 14:45 salutiamo Carmine e ripartiamo per la prossima tappa: Craco, la città fantasma più famosa della Basilicata e non solo. Qui hanno girato tantissime scene di film anche molto noti, per esempio Cristo si è fermato a Eboli di Francesco Rosi, La passione di Cristo di Mel Gibson, Quantum of Solace della saga 007 e Basilicata coast to coast di Rocco Papaleo.
Le aspettative sono alte, specie man mano che affrontiamo i tornanti che ci avvicinano al paesino arroccato tra calanchi lunari che ci ricordano alcuni paesaggi visti durante il viaggio in USA del 2014.
Quando arriviamo, però, scopriamo che è tutto chiuso! Nessun biglietto da fare, nessuna visita guidata, nessun elmetto da indossare per attraversare le rovine della città fantasma. Che delusione!
Ci fermiamo a parlare con alcuni vecchi abitanti di Craco e ci spiegano che da qualche giorno è stata sospesa qualsiasi attività turistica. Le autorità dicono “per sicurezza”, i cittadini invece sospettano che dipenda più dalle elezioni imminenti e dal potere che la classe politica esercita su un popolo martoriato già dagli anni ’60, quando venne costretto a spostarsi a valle a causa di frane pericolose nel centro del paese. Non tornarono mai più nelle loro case e i politici hanno continuato a fare promesse, prima di una vita migliore in ambienti più sani e meglio collegati, poi di recuperare la storia della città vecchia e valorizzarla per ospitare turisti. Un’operazione che a distanza di 60 anni dallo sgombero ha senso, solo che viene applicata male e a intermittenza.
La nostra sosta a Craco dura poco, ci fermiamo solo per scattare foto agli unici abitanti che vivono in libertà all’interno del sito pericolante e recintato: una colonia di asini autoctoni in ottime condizioni.
Il viaggio in Italia prosegue: alle 18:00 ripartiamo per fare gli ultimi 73 km che ci separano dall’Hotel San Nicola che abbiamo prenotato ad Altamura, dove arriviamo alle ore 19:30.
Per cena la nostra selezione dei locali viene rinforzata da un suggerimento della reception che si rivelerà molto azzeccato: Antica Osteria Pein Assutt. Per raggiungere il ristorante attraversiamo il centro storico che, oltre a essere bellissimo, è pieno di vita anche perché da pochi giorni si è chiusa la festa patronale della Madonna del Buoncammino e la cattedrale è aperta fino a tardi per mostrare la statua sacra ai tanti fedeli che entrano ed escono in continuazione dal portale d’ingresso decoratissimo.
Ci sembra di essere tornati a viaggiare in Andalusia: borghi storici, chiese, osterie e tante cose buone da assaggiare. Si respira la stessa aria anche da Pein Assutt che sembra proprio una taperia: un menù ricco di cose buone da assaggiare e la possibilità di scegliere la dimensione delle porzioni. Prezzi bassi e ottima qualità, noi ordiniamo: nodini di mucca con prosciutto crudo, bruschette con il pane di Altamura, braciole al sugo e una fettina di carne di cavallo accompagnata da patate fritte. Da bere acqua e Federik2, una birra artigianale di Altamura che sarà la scelta più costosa della serata: 6 Euro sul conto totale di 30. Soldi ben spesi anche perché il personale ci ha accolto estrema gentilezza, ci hanno aiutato con il passeggino e sono stati molto attenti per tutta la sera. Prima di andare via ci hanno offerto l’ottimo amaro locale, l’immancabile elisir Padre Peppe.
Appena fuori da Pein Assutt ci consigliano la gelateria La Dolce Vita, adiacente all’osteria, ed effettivamente il gusto mandorla è il migliore mai assaggiato. Sbocconcelliamo il nostro dessert mentre rientriamo in hotel, vagando tra i vicoletti del centro storico: ho già detto che Altamura è proprio bella?! 😉

Quanto abbiamo camminato oggi? 5,4 km

16/09 Altamura – Matera – Altamura (47 km)

Anche l’Hotel San Nicola ci dà il buongiorno con una colazione ricchissima, che ordiniamo dalla stanza e troviamo apparecchiata al tavolo quando scendiamo nella sala ristorante: torta e fagottino al cioccolato, girelle con uvetta e crema, tisana, cappuccino e yogurt.
Ok, siamo pronti! Adesso possiamo sicuramente partire per raggiungere la località-regina di questo viaggio in Italia: Matera, la capitale europea della cultura nel 2019.
Il boom di presenze riconducibile alle celebrazioni ha fatto lievitare i posti letto (e i prezzi) del paese dei Sassi, e noi abbiamo pensato a un soggiorno alternativo e strategico che ci ha permesso di scoprire Altamura.
Ci separano da Matera solo 20 km e mezz’ora di macchina, in hotel ci consigliano l’uscita Via Dante e ci troviamo benissimo: raggiungiamo facilmente il parcheggio della stazione centrale (50 cents/ora), lasciamo la macchina e proseguiamo a piedi verso il centro storico percorrendo via Minzoni fino alla grande piazza Vittorio Veneto che ospita la fontana Ferdinandea.
Da qui prendiamo le scale e ci immergiamo letteralmente nel tufo bianco dei Sassi. Scendiamo e attraversiamo il Sasso Barisano, gli scorci sono bellissimi: siamo nella parte bassa di Matera e lo sguardo si spinge verso l’alto, sembra un canyon abitato. Gli alloggi si incastrano e sovrappongono in una geometria perfetta di luce e spazi.
In questo tratto di scalinate sostituiamo il passeggino con il marsupio e proseguiamo meravigliati la nostra passeggiata lungo il percorso turistico ben indicato. Insistiamo lungo la strada principale, Via Fiorentini, che dopo la Piazzetta San Pietro Barisano diventa via Sant’Antonio Abate e successivamente via Madonna delle Virtù che conduce verso la parte alta e porta al Sasso Caveoso. Insomma, bisogna andare sempre dritti e godersi il panorama che diventa sempre più bello e interessante man mano che ci si avvicina al cuore di Matera vecchia.
Le soste sono continue perché ogni angolo ha un suo scorcio suggestivo da fotografare e noi, con l’aiuto di Google Maps, raggiungiamo la sommità dei Sassi lungo via Bruno Buozzi, fino a sbucare nella bellissima piazzetta Giovanni Pascoli caratterizzata da un belvedere scenografico – dove si possono ammirare i due Sassi – e dall’imponente facciata del Palazzo Lanfranchi che ospita il Museo d’Arte Medievale e Moderna. Scattiamo qui le foto migliori per rilanciare il nostro profilo Handmade_Travel su Instagram.
La parte più difficile è fatta, cominciamo la discesa fino al rientro in piazza Vittorio Veneto. Qui entriamo nel forno Casa del Pane dove con 4 Euro prendiamo focaccia materana (non barese!) al pomodoro e un’altra schiacciata che presentano come ricetta propria: un trito di pane, formaggio e prosciutto amalgamato con latte. Dal belvedere della piazza scattiamo le ultime foto a Matera e i suoi Sassi, poi torniamo in macchina e lasciamo definitivamente la Basilicata per tornare in Puglia.
Alle 17:30 siamo di nuovo in hotel e alle 19:00 usciamo per visitare il centro storico di Altamura e cenare. Questa volta la scelta cade sull’antica Osteria Santa Chiara, nota anche come la “grotta”, suggerita dall’usciere del Duomo.
Anche qui locale curato, titolari gentilissimi e buon cibo: come potrebbe essere altrimenti durante un viaggio in Italia?! Noi ordiniamo pettole fritte, orecchiette con cime di rapa e acciughe, capunti con salsiccia e melanzane, una selezione di formaggi locali con confetture, e per finire patate al forno. Da bere un calice di rosso e acqua, per una spesa di 31 Euro. Da non crederci.
Siccome sono le 20:00 e la bimba dorme, continuiamo a girare all’interno delle mura antiche e percorriamo tutto il corso intitolato a Federico II di Svevia a cui la città è ancora riconoscente per avergli donato nel 1232 il Duomo, dopo averla ricostruita e ripopolata. Questa riconoscenza trova conferma oggi nella rievocazione medievale che ogni anno trasforma la città con sfilate, costumi e riscoperta delle tradizioni antiche. Per quest’anno la festa è stata annullata ma in futuro potrebbe essere un’ottima occasione per un nuovo viaggio in Italia, per tornare in una città che ci ha sorpreso.
Se non basta la festa medievale a convincervi, allora ci riusciranno le Tette delle Monache della Pasticceria Monastero di Santa Chiara: un morbidissimo pan di Spagna ripieno di crema chantilly (nella versione classica) e spolverato di zucchero a velo. Inutile aggiungere informazioni sulla forma, facilmente immaginabile. Sul sito ufficiale non troverete lo scabroso nome ma un più decoroso, e meno efficace, Sospiro.
Noi l’abbiamo assaggiata e apprezzata seduti a un tavolino esterno e ci abbiamo aggiunto anche tre piccole paste di mandorle: all’amarena, al limone e al pistacchio (3.60 Euro).
Altamura è la rivelazione di questo viaggio: bella, simpatica, buona e dolce. Sembra la descrizione di Baby D.!

Quanto abbiamo camminato oggi? 10,1 km

17/09 Altamura – Saline Margherita di Savoia – Vieste (204 km)

Dopo la nostra consueta colazione in hotel, usciamo con un solo obiettivo: cercare il famoso Panificio Di Gesù che agli inizi del 2000 suscitò scalpore per aver “costretto” un McDonald’s a chiudere.
Questa storia ha avuto risonanza mondiale, ha ispirato film e documentari, e ci conferma come la qualità sia una scelta che premia sempre.
Noi rendiamo omaggio alla famiglia Di Gesù comprando due confezioni di tarallini e la specialità vincente: una grande focaccia al pomodoro e una alle patate che – va detto – sarà la migliore di tutte quelle assaggiate durante il viaggio (8.70 Euro).
Poi torniamo al Convento di Santa Chiara per un supplemento di colazione: ancora una Tetta di Monaca, stavolta ripiena di crema al limone, e un rafaiolo, una pasta secca con un sottile pan di Spagna che racchiude un morbido cuore di pasta reale (2.20 Euro).
Dopo questo carico di zuccheri alle 11:30 lasciamo Altamura e proseguiamo ad attraversare la Puglia fino alla prossima destinazione: la riserva naturale delle Saline Margherita di Savoia distante 90 km che raggiungiamo dopo un’ora e mezza esatta.
La città non è memorabile, nonostante sia una località di mare molto frequentata, e purtroppo anche la riserva non sembra molto organizzata per le escursioni, quindi facciamo da noi. Parcheggiamo davanti allo stadio e procediamo a piedi lungo la pista ciclabile che costeggia i bacini di evaporazione. L’ambiente è molto umido, gli spazi sono vasti e caratterizzati da arbusti tutto intorno agli specchi d’acqua dove si produce il sale. I colori dominanti sono il bianco accecante e il rosa tenue.
Non siamo appassionati di birdwatching ma è evidente che qui c’è un’oasi felice per tanti volatili. Quelli che riconosciamo con certezza sono i fenicotteri e nonostante Baby D. sia più attratta dalle versioni in gomma che ha visto al mare, ci fermiamo a fare la nostra pausa pranzo proprio davanti a una colonia di questi simpatici uccelloni rosa.
Alle 14:30 riprendiamo questo sorprendente viaggio in Italia, lungo la strada per il promontorio del Gargano distante giusto 100 chilometri: Vieste stiamo arrivando!
La strada litoranea del Gargano tra Mattinata e Pugnochiuso è lunga, piena di curve e molto ventosa: non è proprio la più comoda del mondo ma assistiamo a dei panorami incredibili! Forse anche perché un po’ ci ricorda il tratto di strada che separa Gaeta e Sperlonga.
Siamo molto più in alto rispetto al mare, la roccia costiera è bianchissima, friabile e modellata dal vento. Quando ci avviciniamo alla baia San Felice, davanti a me appare l’omonimo arco che crea un ponte naturale tra il mare e la terraferma. C’è un silenzio irreale in macchina, siamo tutti stupiti da questa visione? No, le ragazze dormono alla grande e si perdono lo spettacolo della natura.
Mi concedo questo premio solitario che mi tiene sveglio per i successivi tre quarti d’ora che ci separano dall’Hotel Residence Villa Coppitella, l’ultimo hotel di questo viaggio in Italia.
Anche qui riceviamo un’accoglienza commovente: tutti gentili, disponibili e simpatici. Per farci stare più comodi ci accordano un upgrade gratuito della camera e ci ritroviamo in un appartamento con cucina, soggiorno, stanza da letto, bagno e una grande veranda attrezzata che affaccia sul mare e il promontorio di Vieste.
Per scegliere il locale dove cenare ci spostiamo sui lettini della piscina panoramica: siamo in un luogo incantevole, è un finale perfetto.
Peccato però che l’idillio è rotto dal ristorante che ci hanno consigliato: eravamo impazienti di mangiare pesce ed eravamo sicuri che il ristorante Pelikano sulla nota spiaggia di Pizzomunno ci avrebbe dato soddisfazione.
Begli arredi, bella la musica e la spiaggia con la sabbia fine, ai tavoli poche persone e anche qui personale gentile. Ordiniamo calamaro ripieno e sfoglia di patate; polpo con patata dolce, aceto di pomodoro e foglie di senape; tagliatelle al nero di oliva nolca, calamaretti, acciughe e finocchietto; e un’ombrina al vino bianco, olive, crema di burrata e polpa di ricci. Da bere acqua e un calice di Bombino bianco, leggermente frizzante, davvero ottimo. Ecco, il vino è stata la cosa migliore del pasto. Per il resto erano buone le presentazioni ma per il gusto mancava qualcosa. Paghiamo 70 Euro, una cifra a cui non eravamo più abituati, e definiamo la cucina del Pelikano un “vorrei ma non posso”.
I margini di miglioramento ci sono eccome, noi domani abbiamo la possibilità di rifarci al termine di un’altra intensa giornata di escursioni e scoperte. Adesso tutti a dormire!

Quanto abbiamo camminato oggi? 5,1 km

18/09 Vieste – Foresta Umbra – Vico del Gargano – Vieste (80 km)

Più mattinieri che mai, andiamo a fare colazione a bordo piscina davanti al panorama di Vieste che sembra una cartolina. La vista ci stuzzica l’appetito e troviamo immediata soddisfazione con un pieno di zuccheri: crostata all’amarena, torta alle noci, al limone, cornetti alla crema, focaccia pugliese, yogurt, cappuccino e succo d’arancia rossa.
La temperatura è perfetta per fermarsi un paio di ore in piscina a leggere (io), lavorare (Fede) e a schiacciare un pisolino (Baby D.). Quando il sole inizia a farsi alto, definiamo l’itinerario di oggi che ci porterà a Vico del Gargano, prima però attraverseremo un altro Patrimonio dell’Umanità UNESCO: la Foresta Umbra.
Ci separano 40 km dalla nostra destinazione e impieghiamo quasi un’ora perché la foresta ci affascina e qualche sosta fotografica è doverosa davanti a lecci e faggi secolari. La vegetazione è così fitta che il sole fatica a penetrare, addirittura la temperatura è 10 gradi inferiore rispetto ai 32 che abbiamo lasciato a Vieste!
Alle 13:30 ci fermiamo nel punto di sosta Baracconi, al centro del parco, e iniziamo il nostro trekking: prima il sentiero che porta al laghetto d’Umbra e successivamente quello che va al recinto dove sono protetti daini e caprioli in attesa del reinserimento in natura. Ho una foto di quando ero piccolo vicino a questo recinto e finalmente posso riprodurre lo stesso scatto con Baby D. che fa il suo primo incontro con Bambi 🙂
Alle 15:15 torniamo in macchina per percorrere gli ultimi 14 chilometri che ci separano da Vico del Gargano. Il centro storico è inaccessibile alle macchine e dopo aver guidato con qualche difficoltà tra gli stretti vicoli, lasciamo la macchina nel parcheggio della chiesa di San Marco e procediamo a piedi.
Vico del Gargano ci rapisce subito: è un labirinto intricato di scale e passaggi stretti che a ogni angolo rivela la sua bellezza. Il borgo è un agglomerato di abitazioni fuse tra loro, arroccate, che sembrano scavalcarsi fino a raggiungere il cielo. Passiamo davanti al Vicolo del Bacio e alla chiesa di San Giuseppe, poi continuiamo a perderci nel dedalo fresco e umido di vicoli e piazzette che si passano il testimone tra i tre rioni che costituiscono il centro storico: Casale, Terra e Civita. La passeggiata ci ricorda molto il viaggio in Sabina, in particolare a Castel di Tora, una delle località che ho consigliato nel precedente post dedicato a Cinque idee per un week end nel Lazio.
Come siamo arrivati a Vico del Gargano? Semplice: è uno dei Borghi più belli d’Italia e merita ampiamente questo titolo. La scoperta fa parte di una strategia iniziata qualche anno fa: andiamo sul sito ufficiale dedicato alla scoperta di questi gioielli nascosti e programmiamo la visita dedicata, oppure ci passiamo mentre visitiamo altri luoghi. Durante ogni viaggio in Italia le soste nei borghi più belli non ci hanno mai deluso.
Al ritorno facciamo una strada più breve: invece tagliare in due il cuore del Gargano prendiamo la litoranea che ci permette di ammirare la silhouette bianca di Peschici che si affaccia sul suo promontorio e – dopo una pausa forzata a un posto di blocco dei Carabinieri – rientriamo a Vieste, puntando direttamente il parcheggio privato adiacente alla marina dove ormeggiano le imbarcazioni da diporto (5 Euro per tutta la sera).
Da qui ci spostiamo a piedi verso il centro storico e dopo aver attraversato la piazza principale entriamo nella parte antica (isola pedonale, inaccessibile in auto) da via Cesare Battisti.
Anche questi vicoli sono curati e strapieni di locali e negozietti, forse anche troppo per i nostri gusti. Addirittura troviamo difficoltà a scegliere dove cenare, perché ci sembrano trappole per turisti e dopo la delusione di ieri ci è passata la voglia di pesce: lo mangeremo a casa 😉
Da Graffiti, un negozietto sulla piazzetta del duomo, compriamo un anellino artigianale (14 Euro) e sulla strada del ritorno occupiamo un tavolo all’aperto dell’Antica Bruschetta del Corso dove ordiniamo: arrosticini con patate al forno, caciocavallo alla brace e la famosa paposcia, una sorta di focaccia ripiena con prosciutto, mozzarella, rucola e pomodoro fresco, cotta al forno a legna. Da bere una Moretti alla spina e una Fanta (32 Euro). Per il dolce abbiamo ci spostiamo di nuovo verso la piazza centrale, dove c’è la Gelateria Artigianale Maggiore con una quantità incredibile di gusti da scegliere.
Sicuramente Vieste è bella ma la parte pugliese di questo viaggio in Italia la ricorderemo soprattutto per Altamura, la foresta Umbra e Vico del Gargano. Nonostante l’hotel meraviglioso e la piscina spettacolare, qualcosa a Vieste non ci ha convinto del tutto: prossima volta a Peschici? 😉

Quanto abbiamo camminato oggi? 8,2 km

19/09 Vieste – Termoli – Gaeta (324 km)

Siamo al termine del primo diario di viaggio in Italia ma abbiamo intenzione di goderci anche la strada del ritorno a casa.
Prima della chiusura, passo un’informazione utile a chi vorrà ripetere questo itinerario e desidera calcolare un budget di spesa: il viaggio descritto è stato fatto con una Toyota C-HR ibrida. Abbiamo percorso un totale di 1171 chilometri con un consumo medio di 23 Km/L (circa 60 Euro di benzina). Fine delle informazioni di servizio 🙂
Dopo la solita ricca colazione, alle 10:00 lasciamo l’hotel e torniamo al parcheggio di ieri sera dove ci chiedono un solo Euro per fare un salto in centro.
Per i nostri acquisti finali abbiamo scelto la storica Enogastronomia Bua che dal 1947 è un’istituzione di Vieste per portare in tavola i sapori del Gargano.
Il titolare è giustamente orgoglioso del suo negozio, delle scelte fatte nel tempo e ci tiene a sottolineare che lui è aperto tutto l’anno e dà un servizio alla città di Vieste, non come i mercatini estivi che lavorano solo sui turisti e beneficiano di controlli minori a discapito di igiene e sicurezza.
Il negozio è piccolo e i prodotti sono genuini e ben esposti, noi acquistiamo caciocavallo, cacioricotta e il buonissimo pecorino fatto con latte di capra del Gargano, praticamente a colesterolo zero. Notizia interessante per chi ama i formaggi.
Ok, il condimento ce l’abbiamo, dobbiamo solo aggiungere la pasta: orecchiette al limone e pepe e quelle tricolori. Spendiamo 28.60 Euro, salutiamo il signor Bua e torniamo verso la macchina e il vicino forno La bottega del pane, di fronte alla piazza centrale, dove compriamo tarallini tradizionali all’olio, taralli dolci al vino bianco, mostaccioli di vincotto di carrube e cannella, e l’immancabile focaccia al pomodoro che è stata indiscutibilmente la nostra compagna di viaggio in Puglia (12 Euro).
Alle 11:45 partiamo per la prossima destinazione che sarà anche l’unica tappa di questo ultimo giorno di viaggio in Italia: Termoli. Dopo due ore e 135 chilometri siamo pronti a conoscere un po’ di Molise che è vivo, esiste e lotta insieme a noi.
Lasciamo la macchina vicino al municipio e percorriamo tutto lo scenografico Viale dei Trabocchi fino al porto, scattiamo foto a un paio di queste articolate piattaforme da pesca su palafitte e ci fermiamo per la nostra pausa-focaccia davanti al mare. Rientriamo fino alla via dello shopping di Corso Nazionale, dove troviamo tutto chiuso tranne la gelateria Yo-Go: perfetta per rinfrescarsi un po’ prima di salire verso la parte alta del centro storico a cui si accede dopo aver superato l’imponente Castello Svevo. Passeggiamo lungo Via Federico II di Svevia che è praticamente una strada sopraelevata rispetto a dove eravamo prima e ci godiamo l’alternanza di cromie delle abitazioni che affacciano sul mare: grandi verande, marmi bianchi, scalinate e vicoli si susseguono fino alla pittoresca piazzetta del Duomo.
A Termoli viene anche più facile scattare belle foto perché paesaggi e architetture si prestano bene, in più ci sono cartelli che indicano chiaramente quando sei in un posto perfetto per un bacio da selfie, addirittura obbligatorio e con tanto di hashtag #unbacionelborgotermoli (con un hashtag un filo più corto sarebbe stato perfetto).
Ci siamo, sono le 16:30 ed è davvero il momento di rimettersi per l’ultima volta in marcia e completare i 190 chilometri che ci separano da casa (dove arriveremo alle 19:30).
Il primo viaggio in Italia in tre è finito ed è andato alla grande, il Sud ci ha confermato che viviamo in un Paese bellissimo, dove si mangia bene e le persone sono gentili e ospitali.
Torneremo a viaggiare all’estero, tornerò a scrivere di viaggi esotici per altri viaggiatori. Se i visitatori di questo blog senza pretese sono diminuiti del 75% non oso immaginare come sia difficile questo momento per chi lavora con i viaggi e il turismo. A questi imprenditori e lavoratori va la mia solidarietà, credo che siano i più colpiti dalle conseguenze economiche della pandemia: per me il viaggio in Italia è stato anche un segno tangibile di questa vicinanza e spero lo facciano in tanti. Ora non è tempo di andare all’estero, dobbiamo stare tranquilli e al sicuro a casa nostra.
A noi ci sta bene, non abbiamo fretta: la piccola Baby D. avrà tempo di crescere e vivere più attivamente le nostre escursioni.
Buon viaggio in Italia a tutti!

Ma alla fine, quanto abbiamo camminato? 41 km

Note
Hotel prenotati su Booking
Libri letti su Kindle: Sulle tracce dei criminali nazisti di Andrew Nagorski

5 idee per un week end nel Lazio

Week end nel Lazio.
Cartina fisica del Lazio [Fonte: Enciclopedia Treccani]
Il Lazio visto dalla Treccani

E niente, ancora fermi.
Quest’anno non ci sarà il viaggione di fine estate, il nostro viaggio più lungo dell’anno e, solitamente, anche il più lontano ed esotico: nel 2020 restare in Italia è la cosa più saggia da fare.
Ci prenderemo una pausa, partiremo qualche giorno alla scoperta di bellissime località italiane e ci saranno un paio di prime volte: scriverò per la prima volta un diario di viaggio in Italia e, soprattutto, sarà la nostra prima partenza in tre!
A proposito di belle località italiane, in questo post consiglio cinque week end nel Lazio: luoghi incredibilmente belli, ricchi di cultura, natura e paesaggi unici.

1. Montefiascone e Tivoli

Per iniziare questo week end nel Lazio io e Fede ci siamo incontrati a Orvieto (che non è nel Lazio ma è un altro luogo incantevole da visitare) e ci siamo spostati verso il lago di Bolsena.
Per la sosta abbiamo scelto Montefiascone, nota per il leggendario vino Est! Est!! Est!!! e per il suo borgo medievale attraversato dalla via Francigena.

Dopo un giro nel centro storico abbiamo cenato nella trattoria Mamma Pappa (calda, accogliente, con un magnifico tagliere di salumi) e siamo andati a dormire nel bellissimo Palazzo Frigo.

Il giorno dopo abbiamo raggiunto Tivoli per una lunga visita nella rinascimentale Villa d’Este (Patrimonio dell’Umanità UNESCO) e nel suo giardino ricco di vegetazione, fontane e peschiere.

A pranzo ci siamo fermati in una piccola locanda che oggi non c’è più, quindi ci toccherà tornare a Tivoli: per vedere Villa Adriana e trovare un altro locale da suggerire in questo post! 😉

2. Giardini di Bomarzo e Civita di Bagnoregio

Prima un giretto esoterico tra i Mostri (o Giardini) di Bomarzo, immersi in una passeggiata verdissima e costellata di edifici e sculture improbabili. Un viaggio affascinante nel Sacro Bosco, tra simbolismi e metafore, in un’atmosfera che abbiamo ritrovato nel parco Quinta da Regaleira a Sintra, durante un viaggio in Portogallo.

Dopo i Mostri siamo andati a Civita di Bagnoregio, “la città che muore” è in forma smagliante. Anche troppo.
La lunga passerella pedonale per raggiungere il borgo antico e il panorama ci hanno impressionato più del centro storico, decisamente invaso da turisti e con pochi tratti genuini: dagli scorci ai bar, sembra un po’ una montatura scenica. Però vale sicuramente la pena farci un giro.

La sera siamo andati a dormire nella confortevole Residenza di Rocca Romana nei pressi di Trevignano Romano. Per mangiare consiglio La Botte Piena in riva al lago, gestori simpatici e piatti della tradizione romana.

3. Trevignano Romano e Anguillara Sabazia (lago di Bracciano)

Visto che l’assaggio di lago c’era piaciuto siamo tornati un altro paio di volte a Bracciano, per vedere con calma Trevignano e soprattutto Anguillara Sabazia. Due località molto curate, entrambe con una bella passeggiata rilassante lungo il lago che ci ha rivelato scorci perfetti per il nostro profilo Instagram Handmade_Travel.

In questo nuovo week end nel Lazio abbiamo dormito ad Anguillara, grazie a un soggiorno gratuito offerto da Airbnb e per cenare abbiamo approfittato della Festa di Settembre (ogni anno intorno al giorno 8), con i diversi rioni che nel cuore della cittadella medievale offrono ai turisti le specialità locali.

Buonissimi gli stand con i salumi, i formaggi e le salsicce, ma le pizzole, frittelle dolci, sono decisamente entrate nei nostri cuori.

4. Caprarola e Sutri

Queste località le abbiamo raggiunte durante un ritorno a casa da Siena e San Gimignano.

La destinazione principale era Caprarola, uno dei borghi più belli d’Italia, per vedere il pentagonale Palazzo Farnese.

Anche in quest’occasione siamo usciti meravigliati dalla visita: la Villa è incredibilmente decorata, conservata bene e soprattutto deserta. Abbiamo avuto ancora una volta la triste conferma di quante cose ci siano da vedere a pochi passi da casa e come siano poco pubblicizzate.

Sutri invece la conoscevamo per altri giri precedenti nel viterbese, quindi siamo andati solo per dormire all’Antico Borgo e soprattutto per cenare nel cuore del centro storico, presso La locanda di Saturno: il ristorante migliore di quelli consigliati in questo post, con una location eccezionale, ottimi vini e piatti ben curati. Notevole quanto Sutri stessa.

5. Castel di Tora e Farfa

La nostra prima esplorazione in Sabina è stata fantastica.

La meta principale era Castel di Tora, anch’esso inserito tra i borghi più belli d’Italia: un villaggio arroccato che sovrasta il lago artificiale del Turano. Lo specchio d’acqua ha contorni regolari e un colore verde scintillante, riflesso della folta vegetazione che lo circonda.

Dopo aver visitato il borgo ci siamo spostati verso il sentiero che, attraverso il bosco, porta alla pittoresca cascata delle Vallocchie.

Da qui siamo tornati sulla sponda antistante Castel di Tora e abbiamo passeggiato lungo il lago fino a Colle di Tora.

Noi cercavamo isolamento e relax e l’abbiamo trovato sia nei paesaggi visti, sia nel B&B di Odila e Marco a Poggio Nativo: serate fresche e silenziose, immersi nella natura.

Il giorno della partenza ci siamo fermati a visitare l’Abbazia di Farfa e poi abbiamo pranzato a Castelnuovo di Farfa, dove abbiamo gustato il maxi antipasto del ristorante Il Cantinone e i piatti tipici della cucina locale.

Viviamo nel Paese più bello del mondo, queste sono solo 5 idee per un week end nel Lazio ma gli angoli da esplorare sono tantissimi, quest’anno in tanti viaggeremo in Italia e dobbiamo esserne orgogliosi.

Per muoverci alla scoperta di noi stessi non c’è bisogno di una pandemia mondiale!

Diario di viaggio a Vienna (e mercatini di Natale)

Collage di Vienna: musei e mercatini di Natale
A sinistra il Palazzo-Museo Belvedere che ospita Il Bacio di Klimt (al centro).
A destra un mappamondo della Biblioteca Nazionale Austriaca.

Mercatini di Natale, che passione! Nel 2013 abbiamo iniziato da Parigi i nostri viaggi a tema in giro per l’Europa. Dopo aver scritto il post dedicato ai migliori mercatini di Natale visti finora, siamo andati cinque giorni a Vienna per fare il pieno di atmosfera natalizia e non solo: musei, parchi, negozi, gastronomia… la capitale austriaca è da scoprire tutto l’anno!

01/12 Roma – Vienna

Per questo viaggio ci siamo organizzati tutto con comodo: orari, voli, giorni, collegamenti. Il volo a/r, operato da Lauda Air – la compagnia aerea fondata dall’ex pilota Ferrari, il compianto Niki – è costato 75 Euro a persona e l’abbiamo acquistato il 29/09 sul sito Ryanair.
Partiamo da Gaeta alle 08:50, arriviamo al parcheggio AltaQuota2 e prendiamo la navetta per il terminal 3 dell’aeroporto di Fiumicino, dove arriviamo alle 09:10. Giusto un’ora prima del decollo.
Superiamo i controlli di sicurezza dopo che per la prima volta ci siamo posti la domanda: si può prendere l’aereo durante la gravidanza? La risposta è , ma ci sono delle condizioni che possono variare tra le compagnie aeree in merito ai documenti da presentare all’imbarco. Per esempio: possono essere diverse le settimane di gestazione considerate “al limite” per accettare a bordo una passeggera in stato interessante. La cosa migliore da fare è informarsi prima.
Il certificato richiesto da Ryan è per le 27 settimane ma né all’andata né al ritorno abbiamo dovuto mostrarlo: nessuno ci ha chiesto di esibirlo, nonostante il passeggero imboscato sia piuttosto evidente! 🙂
Ci mettiamo in coda priorità avendo acquistato il biglietto per portare in cabina il doppio bagaglio a mano (trolley e zaino) e alle 12:00 siamo già a Vienna.
Per fare il tragitto dall’aeroporto al centro di Vienna prendiamo il treno CAT, ci fermiamo a una colonnina e compriamo il biglietto a/r per 21 Euro. Attenzione! L’acquisto online conviene: arrivi in aeroporto già con il biglietto e paghi 19 Euro sul sito ufficiale.
Il CAT è facilmente riconoscibile: indicazioni, colonnine, stazione e il treno stesso sono colorati di un acceso verde fluorescente, impossibile da non notare!
Il treno parte ogni 30 minuti e ne impiega solo 16 per arrivare a destinazione, senza fermate intermedie: si scende tutti a Wien Mitte e da qui si possono prendere metro, tram o bus per raggiungere il proprio hotel.
Il terminal è un grande centro commerciale, ci orientiamo con i segnali per la metro arancione U3 e compriamo il biglietto di corsa singola (2.40 Eu). Dopo 9 fermate e 20 minuti scendiamo a Zieglergasse e con una passeggiata di 300 metri facciamo finalmente check-in presso l’Hotel Anatol, della catena Austria Trend già provata con successo durante il viaggio a Bratislava.
Siamo nel bel mezzo della giornata e usciamo subito per non perdere neanche un’ora di luce, torniamo in strada e procediamo a piedi lungo l’arteria pedonale Mariahilfer Strasse fino al Museum Quarter.
Ci rendiamo conto che la scelta dell’hotel è ottima: vicino alla metro, in un bel quartiere pieno di negozi e ristoranti. Solo che sono tutti chiusi, perché è domenica e a quanto pare qui rispettano il giorno di riposo.
Al termine della strada svoltiamo lungo la strada Museum Platz per ritrovare il mercatino di Natale di Maria-Theresien-Platz che vedemmo velocemente qualche anno fa prima di scappare in stazione sotto la pioggia.
Stavolta la situazione è decisamente diversa e ce lo godiamo con tutta calma mentre sgranocchiamo un enorme brezel (3.80 Eu). Intanto, complice il vento, la temperatura inizia a calare e non si alzerà più nei prossimi giorni.
Facciamo una sosta nel Museo di Storia Naturale (ingresso 12 Eu) per prendere un po’ di calore e quando è buio siamo di nuovo fuori per raggiungere il vicino Spittelberg, un quartiere storico con vicoli acciottolati del 1700 che nel periodo di Natale vengono trasformati – indovina un po’? – in un mercatino naturale.
La doppietta di mercatini, il primo elegante e nel mezzo di due musei, il secondo più spartano e di strada, ci soddisfa. Quindi rientriamo in hotel con la metro e ci riscaldiamo prima di uscire per cena.
Decidiamo di andare da Bauernbräu, un bel ristorante a 800 metri da noi che arriva come terza scelta dopo aver tentato due prenotazioni senza successo. Proprio qui faremo le cene migliori del viaggio, al plurale perché ci torneremo la sera prima della partenza.
Ci fanno accomodare a un tavolo circolare con divanetto, molto riservato perché sistemato in un gazebo da interni rialzato. La sala è calda, rivestita di mattoni e ciocchi di legna e noi aumentiamo ancora l’apporto calorico con un’enorme schnitzel di manzo e un piatto di gulash con gnocchi di pane. Da bere acqua e una pinta di birra chiara, per dolce un ottimo strudel di mele con crema calda alla vaniglia. Spesa totale: 39.60 Euro.
Il nostro primo giorno completo a Vienna termina qui, resta da fare solo la passeggiata del ritorno mentre il termometro scende a 1 grado.

Quanto abbiamo camminato oggi? 10 km

02/12 Vienna

Per oggi è attesa la neve ma alla fine non arriverà, l’unica cosa che cadrà è ancora la temperatura: massima 2 gradi e minima -2.
Al mattino facciamo una piccola spesa nel vicinissimo supermarket BILLA, una catena con tanti punti vendita in città. Nel carrello finiscono: banane, paste dolci, strudel, succo d’arancia e acqua (9 Eu) per iniziare alla grande la giornata.
Dopo colazione andiamo nella stazione della metro e compriamo un mini-abbonamento per i prossimi giorni. Va detto questo sui trasporti di Vienna: se la singola corsa costa tanto, i biglietti giornalieri convengono tantissimo e stimolano l’uso dei mezzi pubblici. Le stazioni sono pulite, agli ingressi non c’è neanche un tornello e si conferma un modello di trasporto pubblico virtuoso: se le persone pagano un prezzo giusto per avere servizi di buon livello, si riduce il traffico privato e non c’è bisogno di controlli maniacali. L’abbonamento per tre giorni (72 ore) valido per tutti i mezzi pubblici (metro, tram, bus) costa solo 17.10 Euro. Meno di 6 Euro al giorno, in pratica basta prendere la metro tre volte in una giornata per risparmiare rispetto ai biglietti singoli, e noi abbiamo intenzione di prenderla molto più spesso!
Abbiamo organizzato le giornate per alternare luoghi aperti e chiusi, quindi musei, mercatini di Natale, chiese, parchi e così via, per ricaricare le batterie al caldo prima di tornare in strada e affrontare il freddo.
Per i fanatici dei mercatini di Natale: durante la nostra raccolta di informazioni abbiamo capito che sparpagliati per Vienna ce ne sono almeno 12, c’è solo l’imbarazzo della scelta! Noi, in questo viaggio, ne abbiamo visitati 10.
Una volta arrivati nella piazza della cattedrale di Santo Stefano, riprendiamo a scattare foto per il nostro profilo Instagram Handmade_Travel e poi entriamo nella grande chiesa.
Capolavoro del gotico risalente al XII secolo, è il simbolo della città con il suo tetto rivestito di maioliche, la slanciata torre di 137 metri e la Pummerin, la campana che con le sue 21 tonnellate è la più grande d’Austria. Questo edificio ne ha viste tante nella sua storia: guerre, pestilenze, rivolte, sempre al centro della città. I viennesi ci sono così affezionati che hanno un nomignolo per la cattedrale, Steffl. Tutta la navata sinistra è visitabile gratis.
Dopo le foto di rito, usciamo e percorriamo la strada posta di fronte all’ingresso per entrare nell’antistante chiesa di San Pietro, un altro gioiello barocco del 1733 noto per l’affresco sulla cupola e per gli interni rivestiti d’oro.
Da qui ci spostiamo nella grande piazza del Graben – che in realtà è una via, anzi un antico fossato romano – dove troviamo la Colonna della Peste eretta nel 1693 per ricordare le vittime dell’epidemia; poco più oltre si trovano i bagni pubblici di Adolf Loos di inizio ‘900.
Si avvicina l’ora dello spuntino e siamo da diverse ore senza mercatini di Natale, quindi è il momento di spostarci nella vicina piazza Am Hof che un tempo ospitava la residenza dei Babenberg, signori di Vienna. Qui troviamo l’elegante colonna di Maria e – sulla facciata di un edificio – una palla di cannone dorata che risale all’assedio di Vienna del 1667. Siamo ancora circondati da storia e arte ma la nostra attenzione è attirata come una falena dalle lucine di Natale, e dal profumo delle frittelle di patate (3 Eu) che ci ricorda ancora il mercatino di Natale a Bratislava.
Terminato lo spuntino di strada torniamo verso la cattedrale per riprendere la metro e scendere dopo una fermata a Volkstheater per iniziare l’attesa visita al Kunsthistorisches Museum.
L’ingresso al museo delle belle arti più noto di Vienna costa 16 Euro, il guardaroba è gratuito e con il deposito di un euro si può occupare un armadietto per lasciare anche borse e zaini.
Alle 15:00 iniziamo la nostra visita dal mezzanino e ci godiamo l’impatto iniziale con la scala d’onore centrale in cima alla quale c’è il gruppo marmoreo di Teseo, scolpito da Canova.
Dopo aver ammirato tutta l’esposizione dell’arte antica, greca e romana, entriamo nel padiglione egizio e ci fermiamo a riflettere su quanto le sale siano allestite con cura: luci, colori, colonne, tutto è declinato in funzione del tema ospitato e messo in mostra in modo perfetto.
Ci spostiamo al primo piano per entrare nella pinacoteca e iniziamo dalla scuola spagnola per continuare con quella fiamminga e francese, prima di passare a quella più attesa, ovviamente l’italiana. Passiamo così in rassegna dipinti di Rubens, van Dyck, Vermeer, Velazquez, Caravaggio, Arcimboldo, Tintoretto, Raffaello e Canaletto, tra i più noti.
Una pausa un po’ più lunga la facciamo di fronte alla Torre di Babele di Bruegel il Vecchio e all’incredibile sinfonia di colori dell’Adorazione della Santissima Trinità dipinta da Albrecht Dürer nel 1511.
Tre ore dopo torniamo sul grande scalone centrale dell’ingresso e, prima di uscire, ci divertiamo a individuare – nelle formelle tra le maestose colonne – le decorazioni di un giovanissimo Klimt, peraltro già riconoscibili per tratto e colori. Ma a Klimt dedicheremo più tempo domani… 😉
Abbiamo accumulato abbastanza calore per andare a vedere il mercatino di Natale che con oltre 150 bancarelle è il più grande e meglio attrezzato di Vienna, installato ai piedi del fiammeggiante gotico del Rathaus, il municipio.
Questo mercatino si conferma il migliore perché raccoglie una sintesi di quello che si trova in tutti i mercatini più specifici: artigianato, dolci, salsicce, candele, cioccolato, castagne, cristalli, decorazioni, idee regalo e ovviamente fiumi di punch caldo.
A proposito, funziona così: il primo punch costa 7 Euro e il prezzo include anche il bicchiere. Dopo aver bevuto decidi se tenere il bicchiere e usarlo per le prossime bevute a 3 Euro, oppure se restituirlo a qualsiasi botteghino e riprendere indietro 4 Euro. I bicchieri sono di latta, piccolini, ovviamente a tema natalizio, a forma di cuore o stivale ma stavolta a noi basta solo il punch. L’anno scorso portammo a casa anche il bicchiere perché era più grande e ne valeva la pena: boccali in vetro che ci avrebbero ricordato il mercatino di Natale a Monaco di Baviera.
A destra e sinistra della piazza ci sono le attrazioni per grandi e piccini: un bel Luna Park classico e una grande pista di pattinaggio su ghiaccio. Non si tratta del solito recinto dove i principianti girano reggendosi al corrimano e i più esperti fanno evoluzioni al centro; la caratteristica di questa pista è che si snoda lungo un percorso nel parco. Ci sono veri e propri sentieri ghiacciati da pattinare, con discese, deviazioni e slarghi per qualche virtuosismo.
Prima di andar via ritroviamo la stessa bancarella dove quattro anni fa comprammo la buonissima tisana allo strudel di mele che abbiamo anche cercato online senza successo. Ne approfittiamo per ricomprarla e aggiungere anche un altro etto di Mille e una notte, un profumatissimo mix speziato (5.90 Eu/etto).
Arrivata l’ora di cena riprendiamo la metro nella stessa direzione che ci porta in hotel e scendiamo alla fermata successiva, Westbahnhof, dove troviamo a pochi metri dalla stazione il ristorante scelto per questa sera: Pulkautaler. Abbiamo provato per due volte a cenare qui ed è stato impossibile prenotare dal nostro hotel, quindi tentiamo il tutto per tutto presentandoci a sorpresa. Con un po’ di stupore ci fanno accomodare subito, aumentando notevolmente le aspettative. Il cameriere che parla italiano e il menù tradotto ci lasciano un po’ interdetti, il pasto purtroppo non eccelle e ci conferma che le recensioni online non sempre raccontano la verità assoluta su un locale. Ordiniamo filetto di maiale arrosto con salsa al pepe verde accompagnato da crocchette di patate, e due lunghe salsicce viennesi con patate saltate in padella. Da bere una birra chiara e acqua naturale per una spesa di 34.10 Euro.
Non ricorderemo a lungo questa cena, piuttosto dozzinale, però il freddo che ci attende all’uscita ci avvisa che adesso siamo sotto zero ed è tempo di tornare al caldo per riposare.

Quanto abbiamo camminato oggi? 10,5 km

03/12 Vienna

Terzo giorno a Vienna e terza spesa da BILLA, Stavolta metto in carrello altre paste dolci, yogurt da bere, mandarini, frutta secca e un paio di brezel visto che costano 10 volte in meno rispetto al mercatino (totale 9.60 Eu).
Dopo il nostro carico di zuccheri siamo di nuovo pronti a portare a spasso la superpancia di Fede. Prendiamo la metro U2 e scendiamo a Karlsplatz per ammirare l’imponente Karlskirche, capolavoro del barocco austriaco del 1716.
La facciata bianca, la grande cupola – verde per via del rame ossidato – alta 72 metri, le enormi colonne ispirate a quella Traiana di Roma e incredibilmente posizionate come dei minareti, offrono una vista d’insieme sbalorditiva. Di norma sarebbe anche più suggestiva perché la facciata si riflette sull’antistante laghetto artificiale. Noi non godiamo di questa visione perché in questo periodo il laghetto è prosciugato (come tante fontane, per evitare il ghiaccio) e si trasforma – neanche a dirlo – in un mercatino di Natale!
Qui il tema è particolarmente marcato, c’è tanto artigianato artistico: sculture in ferro battuto, gioielli, pitture e poca gastronomia. Tutto è di buon gusto e i prezzi sono alti ma per noi vale una passeggiata specialmente perché, proprio da qui, ci spostiamo per raggiungere la vera escursione di oggi: Schloss Belvedere.
Per arrivare all’ingresso del palazzo-museo percorriamo un grande viale su cui affacciano eleganti palazzi ottocenteschi, l’ambasciata francese e il grandioso monumento agli Eroi dell’Armata Rossa che nel 1945 occuparono Vienna sul finire della seconda guerra mondiale. Il complesso monumentale sembra un pezzetto di Russia, anche le targhe commemorative sono scritte in cirillico e fino al 1956 questo slargo era addirittura denominato Piazza Stalin. Ci ricorda molto un altro territorio di guerra su cui i vincitori hanno avuto concessioni di sovranità in memoria del sacrificio dei propri ragazzi, era esattamente a Pointe du Hoc – località strategica durante lo sbarco Alleato in Europa – che visitammo in occasione del nostro viaggio in Normandia.
Dopo la passeggiata nella storia contemporanea, entriamo nella residenza estiva degli Asburgo oggi patrimonio dell’UNESCO. L’ingresso costa 16 Euro, il biglietto si acquista nella parte bassa del complesso e poi bisogna attraversare il bellissimo parco per arrivare nel palazzo principale che ospita le opere di Klimt, Schiele e Kokoschka.
La passeggiata è gradevole grazie al sole che splende e dopo 10 minuti e altrettante foto della vista dal parco entriamo nel Museo Belvedere Superiore, lasciamo i cappotti al guardaroba e ritiriamo l’audioguida (5 Eu).
Dopo una scorpacciata di impressionismo, romanticismo e neoclassicismo, con opere, tra gli altri, di Van Gogh e Monet, facciamo una pausa davanti al celebre ritratto di Napoleone che valica le Alpi dipinto da Jacques-Louis David.
Ora siamo pronti per vedere le sale dedicate ai protagonisti di questa esposizione: Klimt e Schiele. Che dire, Klimt in particolare si distingue per la popolarità delle sue opere, per i soggetti ritratti, le tecniche e i materiali usati; e poi Il Bacio visto dal vivo è davvero splendente! Schiele, a sua volta sedotto dalla pittura di Klimt, ci ha affascinato per la sua storia personale, per aver concentrato in pochi anni di vita il talento che l’ha reso celebre e ancora noto ai giorni nostri.
Dopo quattro ore abbondanti mangiamo i nostri mandarini e usciamo sul retro del Belvedere Superiore: prima di andar via dal complesso ci aspetta l’immancabile mercatino di Natale e la vista dell’imponente facciata del palazzo-museo che si specchia nel laghetto artificiale.
Siamo piuttosto fuori dalle zone che conosciamo, fa molto freddo e decidiamo di ragionare poco su mappe e tragitti: per raggiungere la prossima destinazione usiamo Live View di Google e, grazie alla realtà aumentata, dobbiamo solo riprendere con la fotocamera dello smartphone la strada in cui siamo, camminare e seguire sul display le indicazioni che compaiono.
Anche se la batteria ne risente, con questo trucchetto arriviamo davanti alle vetrine Art Noveau del Café Goldegg, la nostra scelta per provare un autentico caffè storico di Vienna.
Il locale risale al 1910 e all’interno tutto è conservato con cura: il biliardo per la carambola, la stufa di ghisa, i divanetti imbottiti, gli immancabili quotidiani a disposizione dei clienti. Noi ovviamente siamo qui per le torte, anzi per la regina delle torte: una vera Sacher con panna e una Linzer a base di mandorle (9 Eu).
Lo spuntino dolce ci dà le energie per riprendere la marcia verso il centro, ci dirigiamo verso la fermata della metro Sudtiroler e scendiamo di nuovo a Stephenplatz per il primo giro di souvenir: abbiamo individuato proprio nella strada di fronte all’ingresso della cattedrale (Jasomirgottstrasse) un negozietto che vende oggettistica a prezzi molto convenienti e compriamo: tazze di Klimt, gli immancabili magneti, t-shirt e pallina di Natale per i vari amici e parenti collezionisti (43.80 Eu).
Dalla piazza centrale ci spostiamo verso la via dello shopping di lusso di Vienna, Kohlmarkt, per vederla con le grandi luminarie accese: Tiffany, Rolex, Gucci, Bulgari… le vetrine sono più scintillanti che mai. La passeggiata finisce all’ingresso dell’Hofburg, il complesso di palazzi asburgici, un tempo centro nevralgico della vita politica e di corte.
Davanti all’ingresso ci sono le rovine romane di Vindobona, l’antico nome di Vienna, e ancora un mercatino di Natale, in assoluto il più ricercato e costoso.
Attraversiamo i cortili curatissimi dell’Hofburg e continuiamo dritti verso l’ormai famigliare Piazza Maria Teresa, posta tra il Museo Kunst e quello di Storia Naturale, per tornare in hotel con la metro.
Il passaggio in camera serve giusto per alleggerirci delle spese fatte e usciamo subito per cena. Abbiamo le idee chiare su dove andare: un locale a 200 metri da noi, che raggiungiamo senza prenotazione e con tanta curiosità. Lo abbiamo scelto dopo aver letto diverse recensioni che posso sintetizzare così: locale non per turisti, anzi, i proprietari non gradiscono molto chi parla in inglese e in un paio di occasioni hanno respinto, anche in modo sgarbato, persone non di lingua tedesca. In più di una recensione veniva suggerito addirittura di imparare qualche parola tedesca per ingraziarsi i gestori.
Noi avevamo intenzione di provare una vera gasthaus e con queste premesse Seidl & Schmankerl ci è sembrata la più genuina, impressione che sarà pienamente confermata dall’esperienza fatta.
Il locale è piccolo, arredato con tante foto e oggettistica che rende l’ambiente un po’ eccentrico ma rilassante. Non abbiamo la prenotazione, ci presentiamo in inglese e la proprietaria non è affatto burbera come ha descritto qualcuno, anzi: ci fa accomodare con un gran sorriso e si mette a nostra disposizione per spiegarci il menù. Subito mostra piena empatia con la gravidanza di Federica mentre per me ordina un boccale grande di birra Puntigamer.
Anita è una persona diretta: spiega come stanno le cose senza tanti fronzoli e ci indirizza in modo schietto. Dopo pochi minuti ci serve una grande schnitzel di maiale con patate e una patata ripiena con prosciutto e formaggio.
Al termine della cena vuole sapere come siamo stati, cosa facciamo a Vienna, ci racconta un po’ della sua vita e i programmi che ha per il periodo natalizio. Si trattiene a lungo con noi, tanto che è il marito a chiamarla per dirle che è ora di chiudere. Lasciamo il locale insieme a loro, paghiamo solo 24.80 Euro per la nostra cena e salutiamo Anita contenti di aver seguito il nostro istinto, senza fidarci completamente delle recensioni negative che avevamo letto.
Siamo vicini al nostro hotel, non ci sarà da fare una passeggiata digestiva anche perché ci sono due gradi sotto lo zero e la temperatura percepita è addirittura -6!

Quanto abbiamo camminato oggi? 9,3 km

04/12 Vienna

La mattina inizia come ormai di consueto con una spesuccia da BILLA dove con 5.70 Euro compriamo tre paste, due panini e tacchino arrosto per prepararci uno spuntino da portare via prima di uscire.
Prendiamo la metro e torniamo a Stephansplatz e da qui percorriamo Karntnerstrasse, una strada commerciale dove si trovano grandi negozi monomarca e di souvenir. Compriamo ancora qualche tazza e dopo una sosta nella piazza del Teatro dell’Opera per ricaricare le batteria al sole, proseguiamo la nostra passeggiata passando davanti all’Albertina ed entriamo nel curatissimo Burggarter, un grande giardino dove c’è una serra con piante tropicali e farfalle. Da qui seguiamo le indicazioni che, come un labirinto tra palazzi governativi, ci portano fino alla Biblioteca Nazionale Austriaca.
L’ingresso costa 8 Euro, forse una cifra importante rispetto agli ambienti da vedere, però chi ama libri, architettura e arte, un passaggio qui lo deve fare.
Lasciamo cappotti e zaini in un armadietto a gettoni ed entriamo nel grandioso salone di gala del XVIII secolo, lungo 80 metri: un trionfo di barocco, affreschi raffinati e pareti altissime letteralmente “murate” di libri. Al centro della pianta a croce del salone c’è la statua dell’Imperatore Carlo VI d’Asburgo e quattro pregiati mappamondi costruiti a Venezia, due che riproducono il globo terracqueo e due la volta celeste. I libri sono 200.000, 15.000 dei quali provenienti dalla collezione privata del principe Eugenio di Savoia, sono volumi pubblicati tra il 1501 e il 1850, tomi delicatissimi e rari, tutti consultabili grazie a una grande opera di digitalizzazione eseguita in collaborazione con Google.
Al termine della visita torniamo sulla strada percorsa al mattino per andare da Mostly Mozart a comprare due barattoli di latta per il the e uno shottino (11 Eu); poco più avanti (civico 6) entriamo nel negozio Gustav Klimt Exhibition dove sono raccolti tutti i gadget a tema Klimt visti un po’ ovunque. I prezzi sono adeguati se non addirittura minori di altri negozi e, per alcuni oggetti, la qualità è decisamente migliore. Qui compriamo una sportina e una t-shirt del Bacio fatta davvero bene (25 Eu).
Dopo un passaggio nella pasticceria Aida per assaggiare un paio di macarons al pistacchio e vaniglia (2.40 Eu), riprendiamo la metro per tornare al Rathaus a comprare ancora tisana allo strudel per confezionare dei regali di Natale con i barattoli appena acquistati.
Mentre cala il sole e la temperatura si abbassa notevolmente camminiamo fino all’Università generalista di Vienna del 1365, entriamo a fare un giro e restiamo impressionati dall’edificio storico, dalla cura dei corridoi, le sale, i cortili e, ovviamente, dalle targhe dedicate ai tanti Nobel austriaci titolari di una cattedra. Per cercare il nostro ultimo mercatino di Natale, restiamo in tema universitario e prendiamo due tram per spostarci a Spittelgasse, dove si trova il campus degli studenti. Il mercatino è il più difficile da trovare e abbastanza lontano dal centro, ma vale la pena cercarlo: è sicuramente il più frizzante e pieno di giovani che si divertono. La collocazione all’interno di un parco, con due piccole piste di curling, un presepe a grandezza naturale e alcune giostre, è molto suggestiva. Compriamo un cartoccio di patate (3.80 Eu) e continuiamo la nostra passeggiata mentre il freddo riporta la colonnina di mercurio sotto lo zero.
I nostri giri per mercatini sono ufficialmente finiti: ne abbiamo visti ben 10 che ci fanno dichiarare Vienna la nostra capitale dei mercatini! Forse ce ne sono più qui che in tutte le altre città europee che abbiamo visitato nel periodo di Natale!
Riprendiamo il tram e scendiamo al capolinea, la stazione Westbahnhof, e poi con la metro raggiungiamo la fermata del nostro hotel. La scelta per cena stasera sarà facile: bissiamo il locale dove siamo stati meglio nelle tre cene precedenti, quindi torniamo da Bauernbräu e stavolta ordiniamo una zuppa viennese fatta con brodo di carne, spaghettini e verdure miste; due grandi polpette di carne fritta e speziata; il gulash che ci è piaciuto tanto e il gran finale con l’adorato strudel di mele con crema alla vaniglia. Con il solito abbinamento di birra e acqua, spendiamo 38.50 Euro.
I gestori ci hanno riconosciuto e hanno mostrato apprezzamento per il nostro bis, così prima di uscire ci regalano due barrette di cioccolata per rendere più dolce il ritorno in Italia.

Quanto abbiamo camminato oggi? 10,4 km

5/12 Vienna -Roma

Ultimo giorno a Vienna ma abbiamo un ottimo orario per il volo e possiamo goderci ancora un po’ la città: l’aereo decolla alle 18:00 e abbiamo il tempo per fare tutto con calma.
Dopo il check-out lasciamo i bagagli in hotel per andare a vedere l’ultima attrazione in programma: prendiamo la metro, scendiamo a Karlsplatz e raggiungiamo a piedi il vicino Naschmarkt, un mercato all’aperto molto conosciuto a Vienna per la gastronomia.
Ci piace sempre vedere i mercati rionali e questo è davvero grande: ci sono alimenti provenienti da mezzo mondo, in particolare va forte tutto ciò che è mediterraneo. C’è tanta Italia e tanto medio oriente, diciamo che siamo proprio noi a dare un po’ di colore all’ambiente. Spezie, olive, specialità di mare, formaggi, dolci… respiriamo un po’ di aria di casa e sembra che anche i viennesi lo apprezzino molto. Negli anni il mercato è diventato anche meta turistica e difatti ci sono tanti negozietti di souvenir dove non conviene affatto comprare! Le stesse identiche cose in centro costano meno 😉
Al termine della nostra passeggiata rientriamo verso l’hotel in metro ma scendiamo una fermata prima per vedere un pezzo della Mariahilferstrasse con i negozi aperti, visto che il giorno del nostro arrivo erano tutti chiusi. Facciamo qui le ultime tappe per gli acquisti: entriamo da Holy and Hell per comprare un boccale personalizzato (10 Eu) e poi ci spostiamo da Schokothek per fare il pieno di cioccolata. Compriamo 4 etti di Lindt di vari gusti (arancia, pistacchio, champagne, cappuccino, cocco), una tavoletta al punch e una al caramello e per finire 3 confezioni di palle di Mozart, al pistacchio e al marzapane (40 Eu).
Mentre torniamo a prendere le valigie ci scappa anche l’ultima visita da BILLA, stavolta per portare in Italia i preparati per il gulash e ancora una confezione di palle di Mozart (7.80 Eu).
Siamo in largo anticipo per prendere il CAT delle 15:37 che ci porterà dritti in aeroporto (anche al ritorno il treno diretto collega il centro con l’aeroporto ogni 30 minuti).
Abbiamo programmato tutto bene, in questo viaggio i tempi sono stati diversi: ci siamo allungati di un giorno rispetto al solito week end, così abbiamo fatto meno corse. Soprattutto abbiamo preso meno freddo alla panza, anche se eravamo attrezzatissimi.
E faremo così anche in futuro: quando arrivano i figli non bisogna smettere di viaggiare, bisogna solo organizzarsi meglio 😉

Ma alla fine, quanto abbiamo camminato? 47,2 km

Note
Hotel prenotati su Booking
Guida di riferimento: Lonely Planet Vienna disponibile su Amazon
Libri letti su Kindle: Bugiarda di Sara J. Naughton

Diario di viaggio: Lisbona, Sintra, Setubal ed Evora

La torre di Belem a Lisbona, il tempio di Diana a Evora e il pozzo iniziatico a Sintra
Da sinistra: torre di Belem a Lisbona, tempio di Diana a Evora e pozzo iniziatico a Sintra

Sono stato a Lisbona la prima volta 10 anni fa, da solo. Nel post scritto durante quel viaggio in giro per l’Europa, mi ero promesso di ritornarci perché mi era piaciuta tantissimo.
C’è voluto tempo ma ce l’ho fatta! Stavolta viaggiamo in due, con Fede vedo sempre le cose con nuovi occhi e nuove prospettive. Non ci siamo fermati solo nella capitale ma abbiamo esplorato in macchina anche i dintorni, da Sintra a Evora.
Lisbona com’è oggi? Stavolta, varrà la pena tornare? La risposta è sempre alla fine del viaggio… 😉

03/04 Roma – Lisbona

Stavolta nessuna sveglia all’alba. Dopo aver comprato due pizzette al volo, partiamo da Gaeta con tutta calma alle 10:30 e dopo un paio di ore lasciamo la macchina da Best Parking, nelle vicinanze dell’aeroporto di Roma Ciampino. Di solito noi scegliamo AltaQuota ma, visto che è stato chiuso, siamo costretti a provare questo nuovo servizio.
Per una sosta di sette giorni spendiamo 36 Euro, di cui 12 per portare via le chiavi. Il parcheggio è vicino l’aeroporto, le navette frequenti e in brevissimo tempo arriviamo al banco del check-in per imbarcare il bagaglio.
Il volo per Lisbona l’abbiamo comprato sul sito Ryanair il 20 Gennaio 2019 ed è costato 90 Euro a persona (a/r), incluso l’extra per imbarcare un bagaglio in stiva (max 20 Kg). La politica sui bagagli di Ryan diventa sempre più complessa e restrittiva, oltre a cambiare spesso. Sono finiti i bei tempi del trolley in cabina incluso nel prezzo, adesso al massimo puoi portare uno zaino oppure comprare un supplemento da 7 Euro. Almeno fin quando non cambierà di nuovo! Meglio informarsi bene prima di decidere che biglietto fare e con quale valigia partire.
Il volo fila via in due ore e mezza e dopo l’atterraggio guadagniamo un’ora grazie al fuso orario. Purtroppo constatiamo subito che le previsioni del meteo a Lisbona dicevano il vero: dopo giorni di sole caldo, ci accoglie un gran vento e il crollo delle temperature causato da una perturbazione che durerà tutta la settimana! E sarà proprio così: in media troveremo sui 14/15 gradi e saremo costretti a coprirci.
Seguiamo le indicazioni per prendere la linea rossa della metro e prima di varcare gli accessi, compriamo una carta ricaricabile (0.50 Eu) per accreditare subito 1.50 Euro, la cifra necessaria per raggiungere la nostra destinazione e conservare poi la carta (dura un anno) per tutti i prossimi spostamenti, senza fare ogni volta un tagliando: l’ambiente ringrazia.
Giunti alla fermata Saldanha cambiamo e prendiamo la linea gialla che dopo due soste ci porterà alla nostra stazione: Marquis De Pombal.
Il nostro hotel Exe Liberdade è proprio vicino a questa importante fermata della metro. Importante perché da questa rotonda monumentale parte la lunga Avenida da Liberdade, un elegante viale alberato che porta dritti in centro e che Pessoa definì “la strada più bella di Lisbona”.
La percorriamo subito lungo il marciapiede centrale che divide due carreggiate stradali, durante la passeggiata ci godiamo le statue, le grandi fontane e il verde degli alberi ci accompagnano fino alla piazza Dom Pedro IV, più nota semplicemente come Rossio.
Questa ampia piazza è decorata con due grandi fontane e nella visione d’insieme spiccano le facciate del Teatro dell’Opera e della stazione dei treni per Sintra. Da qui ci spostiamo nell’adiacente Largo de Sao Domingos, luogo di ritrovo della comunità africana, per gustare un bicchierino (1.40 Eu) della famosa gingjinha nell’omonimo e storico locale che ne vanta la paternità.
La gingjinha è un liquore a base di ciliegie amare ed è considerato una vera e propria istituzione dai lisboneti, un rituale da non perdere. Ci sottoponiamo volentieri all’assaggio e una volta lasciato il negozietto con il pavimento più appiccicoso del mondo, proseguiamo verso la vicina Praca da Figueira dove troviamo un interessante mercatino gastronomico con tante specialità tipiche del Portogallo.
Dopo un attento sopralluogo imbocchiamo Rua Augusta, una lunga strada di negozi e locali che collega il Rossio con il grande Arco di Trionfo che immette nella trionfale Praca do Comércio.
Durante il cammino incontriamo il famoso Elevador de Santa Justa, un ascensore di 45 metri che collega con la parte alta della città. La struttura è in ferro battuto e lo stile ci ricorda caratteristiche simili al ponte Luis I ammirato durante il viaggio a Porto. Sembra che in entrambi i casi ci sia lo zampino della scuola Eiffel ma se sul ponte non ci sono dubbi, sull’ascensore non esistono prove ufficiali.
Superato l’arco di trionfo, attraversiamo l’ampia piazza e ci spingiamo fino al mare, che poi non si tratta propriamente di mare visto che siamo nel mezzo del grande estuario del fiume Tiago attraversato dal gigantesco ponte 25 Aprile.
Il primo giro di orientamento nel cuore di Lisbona è compiuto, ora conosciamo i punti di riferimento più importanti e da domani inizieremo a esplorare meglio i quartieri: possiamo andare a cena!
Abbiamo individuato il ristorante da raggiungere e invece di percorrere la stessa strada dell’andata, risaliamo lungo la parallela di Rua Augusta e poi dell’Avenida da Liberdade, così vediamo dove sono collocati i locali più famosi di Lisbona. All’inizio sono molto turistici e man mano che ci si allontana dal centro diventano più piccoli, caratteristici e frequentati da persone del posto.
Per la prima cena la scelta è caduta su Forninho Saloio, è nascosto in una traversa ma vale la pena cercarlo. All’interno ci sono tanti tavoli, non abbiamo prenotazione ma contiamo sul fatto che è mercoledì, infatti ci trovano posto in un angolino rivestito di maioliche e ci portano subito un piattino di formaggio e olive.
A questo punto una nota importante sull’antipasto portoghese, perché sarà utile per tutto il viaggio: a Lisbona si usa portare a tavola degli assaggini, sfizi, tapas… senza che siano richiesti. Se li mangi li ritrovi nel conto, se li lasci invece li portano indietro. Quindi, se siete affamati e sbranate qualsiasi cosa vi mettono davanti, non pensate che sia gratis. A meno che non lo dicano chiaramente, ok?
Il formaggio è buono e anche il pane ma per riempire davvero lo stomaco dobbiamo attendere i nostri piatti: un bel polpo alla brace e uno spiedino di cernia e gamberi arrosto infilzati in una spadone tipo churrasco, molto scenografico. Tutto accompagnato da patate bollite e insalata con cipolle e pomodoro. Un’ottima cena per iniziare il viaggio, accompagnata dalle due birre più bevute in Portogallo: Sagres e Super Bock. In totale spendiamo 35.20 Eu.
La prima giornata si conclude con una passeggiata tranquilla per rientrare in hotel mentre ragioniamo sul programma dei prossimi giorni.
Benvenuti a Lisbona!

Quanto abbiamo camminato oggi? 7,8 Km

04/04 Lisbona

Ci svegliamo molto presto, il tempo è buono e prima di uscire sbrighiamo un po’ di lavoro.
Proprio di fronte l’hotel c’è la pasticceria Balcão Do Marquês e ne approfittiamo per mangiare la prima pastel de nata (1.10 Eu). Il dolce nazionale portoghese è un tartina di pastasfoglia colma di crema all’uovo, una delizia dolce e croccante.
C’è il sole, Avenida da Liberdade è ancora più bella, con tutte le fontane accese, anche quelle del Rossio. Decidiamo di non prendere la metro e spostarci ancora a piedi e per questo, nonostante sia mattina, arrivati a Largo dos Domingos abbiamo bisogno di un’immediata sosta per una gingjinha.
Su questa piccola piazza affaccia anche l’omonima chiesa, una delle più insolite di Lisbona perché, ferita gravemente da terremoti e incendi, all’interno non è stata ristrutturata e si possono vedere ancora le colonne incurvate e annerite, lasciate come ceppi per ricordare il sisma che distrusse la città e risparmiò l’edificio sacro, evento che venne considerato un miracolo.
Dopo la visita ci spostiamo nella vicina Praca da Figueira ed entriamo in un’istituzione gastronomica di Lisbona: la Confeitaria Nacional, che dal 1829 sforna le migliori pastel de nata della città (1.15 Eu). Le aspettative non restano deluse, quelle provate qui resteranno le più buone del viaggio ma va detto che, in media, tutte quelle assaggiate saranno di ottima qualità.
Riprendiamo da qui la nostra scoperta di Lisbona, iniziamo a risalire lungo le stradine e i vicoli che caratterizzano il quartiere Alfama e ci fermiamo davanti all’imponente cattedrale del Sé costruita nel 1150.
Dopo aver visitato l’interno, procediamo fino a largo Sao Martinho e qui riconosco un moderno negozio di souvenir al posto della Garrafeira di Miguel, dove mangiai e passai un pomeriggio in compagnia del proprietario 10 anni fa.
Continuiamo a camminare fino al belvedere di Santa Luzia e scattiamo foto molto suggestive sui tetti dell’Alfama, con le sue tegole arancioni cotte dal sole che contrastano con l’azzurro del mare sottostante.
Proseguiamo ancora più in alto, sempre attraverso il labirinto di vicoli che rende unico questo quartiere storico, e raggiungiamo il castello di Sao Jorge che domina su Lisbona.
Dopo una sosta, andiamo a caccia di un altro belvedere e ci spingiamo verso l’Igreja e Convento da Graça. Qui c’è un miradores ancora più alto rispetto a quelli visti finora, che affaccia sulla parte interna di Lisbona. Il panorama è davvero ampio e in lontananza si vede anche il ponte 25 Aprile in tutta la sua estensione, un effetto scenico così notevole che scattiamo una foto istantanea da far trovare a chi seguirà la nostra gallery Handmade Travel su Instagram.
La chiesa e il convento meritano una visita rapida per vedere il chiostro e ammirare i magnifici azulejos.
Dal vicino Largo da Graça prendiamo il famoso tram 28, bastano 3 Euro per iniziare un viaggio nel tempo in queste carrozze originali degli anni ‘30, con interni in legno e l’inconfondibile colore giallo. Il tram attraversa diversi quartieri della città inerpicandosi nei vicoletti dell’Alfama e tra saliscendi, curve e scossoni ci riporta a Praca da Figueira.
Riprendiamo la marcia verso il Bairro Alto, il quartiere antistante l’Alfama, quindi attraversiamo il Rossio, prendiamo Rua do Carmo e ci dirigiamo verso il prossimo sito da visitare.
Il nostro viaggio nella storia di Lisbona continua con l’ingresso nell’atmosfera magica del Convento do Carmo. Il biglietto costa 4 Euro e permette di ammirare le rovine di questa antica chiesa gotica, costruita nel 1389 su una collina. La chiesa, un tempo la più grande della città, fu distrutta dallo spaventoso terremoto che nel 1755 mise in ginocchio Lisbona e oggi sono visibili i resti della navata centrale, le colonne e il transetto che contrastano il cielo aperto.
Il piccolo museo adiacente è ben curato e ospita un sarcofago egizio e delle mummie provenienti dal Nuovo Mondo, identiche a quelle viste durante il nostro recente viaggio in Perù.
Purtroppo, appena usciamo dal museo inizia a piovere e siamo costretti a tirar fuori i nostri magnifici ombrelli per arrivare, lungo Rua Nova da Trindade, alla chiesa di Sao Roque. Qui non solo troviamo riparo ma possiamo anche ammirare una delle cose più spettacolari del viaggio: i micromosaici sulla vita di San Giovanni Battista, fatti talmente bene da sembrare dei dipinti. Lo zampino italiano si nota, difatti questa cappella fu commissionata a Luigi Vanvitelli, il noto architetto della Reggia di Caserta.
Anche qui siamo in alto e ne approfittiamo per raggiungere un vicino belvedere: abbiamo di fronte l’Alfama, siamo esattamente all’opposto rispetto a dove ci trovavamo un’oretta fa. Questa inversione dei punti di vista ci ricorda molto la stessa sensazione provata a Granada, dai punti panoramici opposti dell’Alhambra e dell’Albaycin, durante il nostro secondo viaggio in Andalusia.
La pioggia ci costringe a una piacevole pausa da 11 Tapas dove ordiniamo del vino verde e un piatto di formaggio e prosciutto (13.50 Eu) prima di rientrare verso l’hotel.
Per cena abbiamo individuato un altro locale fuori dal centro storico, molto spartano. Prima di entrare ci fermiamo a fare spesa per i prossimi giorni e compriamo, merendine, acqua, succhi di frutta, caramelle e frutta secca (7.30 Eu).
Sono le 20:45, la pioggia è aumentata d’intensità e siamo quasi zuppi quando imbocchiamo Rua de Santa Marta per entrare da Andaluz (AGG. 02/20: ristorante CHIUSO).
Siamo senza prenotazione ma ci fanno accomodare in uno spazio libero, il locale è pieno, c’è una cena aziendale e per quanto siano pochi i tavoli c’è un gran casino: le risate fragorose aumentano con il tasso alcolico, esattamente com’era descritto nelle recensioni. Noi non ci facciamo distrarre e, con l’aiuto del cameriere, scegliamo ancora pesce e assaggiamo il famoso Bacalhau à Lagareiro, un filetto di merluzzo arrosto condito con olio e aglio, abbondante aglio. Lo stesso condimento per la seppia arrosto che completa la nostra cena, insieme a un bel po’ di patate bollite. Mandiamo giù tutto con birra e acqua e lasciamo sul tavolo 24 Euro.
Quando finiamo è buio pesto, non ha smesso di piovere e dobbiamo raggiungere l’hotel. L’unico vantaggio che abbiamo per questa notte è che i vampiri staranno ben lontani da noi! 😉

Quanto abbiamo camminato oggi? 9,5 Km

05/04 Lisbona

La giornata inizia con un bella colazione in camera, un po’ di lavoro e uno sguardo al meteo visto che da ieri sera è piuttosto instabile.
Anche oggi sono previste alternanze di sole e pioggia, quindi ci organizziamo per distribuire il tempo da trascorrere all’aperto o al chiuso.
Avenida da Liberdade ci piace molto e visto che c’è il sole, perché non percorrerla di nuovo? Stavolta invece del marciapiede centrale ci spostiamo su lato sinistro (diretti verso il mare), dove ci sono le vetrine di tutte le griffe di moda più note. Siamo interessati a cose più modeste e nei giorni scorsi abbiamo già fatto diversi sopralluoghi per confrontare i prezzi, quindi raggiungiamo direttamente il negozio individuato per acquistare i souvenir, in Rua da Prata.
Dove comprare i souvenir a Lisbona? Noi abbiamo usato il solito metodo: selezioniamo uno store grande e conveniente dove acquistare tutto il ciarpame tipico che cercano i turisti, spieghiamo ai proprietari le nostre intenzioni e questi di solito accettano di buon grado l’esclusiva che offriamo in cambio di uno sconto finale. Nei nostri zaini finiscono: quattro strofinacci, sottopentola di sughero e ceramica, orecchini, un vassoio, sette immancabili calamite, una bella borsa in sughero con motivi azulejos, due t-shirt, una tazza e una sportina (60 Eu).
Dopo lo shopping ci spostiamo nella parallela Rua Augusta e ci fermiamo alla Casa Portuguesa do Pastel de Bacalhau per mangiare una crocchetta fritta di baccalà e formaggio (4 Eu), un aperitivo delizioso prima dello spuntino di mezza giornata che facciamo, finalmente, nel mercatino di Praca da Figueira. Dopo un giro di perlustrazione, arrivano le nostre scelte: un pasticcio di carne di maiale sfilacciata e un’empanada fritta ripiena di maiale (3 Eu).
Alle 14:30 raggiungiamo la metro del Rossio, carichiamo i nostri biglietti con 1.50 Eu e prendiamo la linea verde fino alla fermata Alameda, e da qui cambiamo con la rossa (direzione aeroporto) per scendere alla fermata Oriente: un viaggio di 30 minuti che ci porterà all’Oceanário di Lisbona per visitare il grande acquario e il quartiere dell’Expo ’98.
Una volta fuori la metro è lecito aspettarsi maggiori indicazioni per raggiungere un sito così importante (e frequentato), invece i cartelli sono pochi e potrebbero essere distribuiti meglio. Attraversiamo il centro commerciale Vasco de Gama, un grande complesso futuristico che ingloba la metro ed è stato progettato magistralmente da Calatrava, e camminiamo tra i padiglioni dell’Esposizione Universale di 20 anni fa, oggi polo fieristico. Dopo percorriamo la lunga passerella sull’acqua che ci porterà, proprio mentre inizia un forte acquazzone, all’ingresso dell’acquario.
Il biglietto costa 16 Euro e mentre fuori piove, trascorriamo 3 ore letteralmente immersi nei corridoi del museo oceanografico che abbracciano, su più livelli, la gigantesca vasca centrale dove nuotano molte specie di pesci: squali, mante, cernie, banchi di sardine, tonni, barracuda, pesce-luna e tanti altri. Ogni angolo del percorso offre punti di vista diversi sul vascone, mentre sulle pareti ci sono spiegazioni scientifiche, tecniche e ancora vasche e vetrine per proteggere in ambienti isolati alcune specie più piccole e delicate.
Al termine della visita decidiamo di restare in questa zona per cena: siamo molto lontani dal centro storico, circa 15 chilometri, e certamente abbiamo la possibilità di provare qualche locale meno turistico. Quindi facciamo un giro al centro commerciale e intorno alle 20:30 andiamo al ristorante D’Bacalhau (ancora senza prenotazione). Non aspettiamo neanche un minuto e ci fanno subito sedere, nell’attesa ci portano delle crocchette di baccalà con il solito metodo: prendere (e pagare) o lasciare. Noi prendiamo tutto perché siamo affamati e ci aggiungiamo anche la specialità della casa: 4 tipi di baccalà. Uno mantecato con crema di formaggio, uno gratinato con spinaci e patate, uno a lagareiro – che già conosciamo – e uno alla brace con olive, cipolle e uovo. Il migliore di tutti. Da bere due Super Bock 0,4, una chiara e una scura, e per digerire anche una ginjinha offerta dalla casa, per un conto finale di 29.60 Euro.
Anche questa giornata è finita, siamo stanchi e dobbiamo camminare verso la metro che ci riporterà in hotel, poi ci aspettano ancora 45 minuti di spostamenti prima di arrivare a destinazione.
Lisbona è bellissima anche in questa zona lontano dal centro, Lisbona è bellissima nonostante la pioggia.

Quanto abbiamo camminato oggi? 11,5 km

06/04 Lisbona – Sintra – Cascais – Setubal (121 km)

Oggi inizia la seconda parte del viaggio. Come abbiamo fatto l’anno scorso in Normandia, abbiamo prenotato una macchina su RentalCars (53 Eu) e siamo pronti a esplorare altre località del Portogallo.
Dopo un rapido check out, alle 10:30 siamo in aeroporto al desk di Keddy-Europcar dove, dopo aver schivato upgrade e iatture di ogni sorta per farci aumentare il premio della copertura assicurativa, ritiriamo la nostra Polo che ci porterà in giro per i prossimi tre giorni.
Durante l’attesa aiutiamo una signora americana disperata per aver smarrito il cellulare, le facciamo da hot-spot per far connettere il suo portatile e con l’app Trova il mio iPhone lo riusciamo a rintracciare: l’ha perso in aeroporto ma sta già a Belem!
Le suggeriamo di spostarsi in quella direzione e proseguire la ricerca, noi partiamo e restiamo in contatto con il suo cellulare con SMS e chiamate finché non ci risponde la proprietaria che, con la collaborazione della polizia, l’ha ritrovato proprio dove l’avevamo individuato.
Questa bella notizia ci raggiunge a Sintra che abbiamo appena raggiunto dopo 27 chilometri e mezz’ora di macchina.
Parcheggiamo nella parte alta del centro storico e iniziamo a esplorare i viottoli di questa incantevole cittadella medievale fino alla piazza centrale dove spicca la sagoma del Palazzo Reale di Sintra con i suoi strani camini conici.
L’ingresso costa 10 Euro, il percorso della visita è ben indicato e con la mappa in dotazione è possibile orientarsi e leggere nozioni sulle sale e gli oggetti esposti.
Il palazzo è stato costruito in epoche diverse a partire dal XIII secolo e ha diversi stili proprio per questo motivo. Ogni ambiente è una scoperta: la sala dei cigni, delle gazze, del blasone, tutte con le loro peculiarità di legni intarsiati, affreschi e azulejos. I corridoi e le stanze sono colmi di storia imperiale e di intrighi di corte, quando arriviamo al patio esterno con la fontana e il bagno sembra di essere tornati al Palacio Nazarios, visitato durante il viaggio a Granada.
Questa volta il sincronismo con il meteo non riesce bene, perché appena usciamo si scatena l’ennesimo temporale e siamo costretti a riparare nella storica pasticceria Casa Piriquita. Facciamo di necessità virtù e trasformiamo la sosta forzata in una dolce pausa iperglicemica: dalla vetrina piena di dolci tipici scegliamo una Pastel Sintra è una Joaninha (2.70 Eu), dolci lavorati con ingredienti semplici come miele, mandorle, marmellata e uovo, tanto uovo.
Il cielo torna limpido e riprendiamo le viuzze del centro storico per spostarci verso la prossima destinazione: la misteriosa tenuta Quinta da Regaleira, un palazzo con un enorme parco costellato di strutture e simboli esoterici. Ci sono fontane, torri, portali merlati, laghetti e cascate ma il sito più suggestivo di tutti è sicuramente il pozzo iniziatico usato per le cerimonie di ammissione alla massoneria. Il rito prevedeva la discesa di nove livelli fino alla base, dove è raffigurata l’effige dei Templari. Risalendo lungo la scala a spirale l’iniziato attraversava simbolicamente l’inferno, il purgatorio e il paradiso come nei gironi danteschi, metafora della morte e rinascita.
Anche questo sito ha contribuito ad assegnare a Sintra e alle colline circostanti il titolo di Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.
Il biglietto costa 8 Euro e iniziamo la visita dal parco, seguendo la mappa e cercando tra sentieri e vegetazione le installazioni che intendiamo vedere. Dopo una lunga passeggiata in questo labirinto esoterico, concludiamo la visita nel palazzo principale proprio mentre sta per ricominciare a piovere. L’enorme abitazione nobiliare è in stile gotico e ricorda l’attrazione Phantom Manor del parco tematico Disneyland Paris e sembra che l’architetto italiano, Manini, si sia divertito nel cercare soluzioni scenografiche capaci di stupire gli ospiti.
Sono le 18:00 quando riprendiamo la macchia e ci spostiamo verso il Parque da Pena, distante 4 chilometri. Anche qui c’è un grande parco da attraversare ma è troppo tardi per entrare, a quanto pare sembra che saremo costretti a tornare una seconda volta a Sintra… 😉
Decidiamo quindi di proseguire il cammino verso Estoril, che annuncia la sua periferia con il paddock del noto circuito automobilistico, e poi Cascais con la vivacità del suo casinò. Noi più che alla mondanità, siamo interessati alla costa e ai fari, quindi dopo 30 minuti di strada ci fermiamo al belvedere Boca do Inferno per scattare foto all’Oceano in tempesta e alle sue onde enormi.
Dopo un’altra pausa in un punto panoramico dove si ammira tutta la potenza del mare sfidato dai surfisti, riprendiamo la strada che ci riporta in direzione Lisbona per attraversare l’enorme ponte 25 Aprile. Mentre lo percorriamo non possiamo non ricordare quando camminammo sulla campata del suo gemello, il Golden Gate a San Francisco, durante il viaggio nei grandi parchi USA.
Alle 20:30 arriviamo a Setubal, abbiamo scelto la città di Mourinho come tappa intermedia per la prossima destinazione. Lasciamo macchina e valigie all’hotel Solaris e usciamo subito per cenare nella vicina Nova Taberna o Pescador. La sala è piccola, accogliente, siamo senza prenotazione ed è sabato sera, eppure ci trovano subito posto e sono gentilissimi nel darci informazioni sui piatti. Tutto è fresco, semplice e genuino. Nell’attesa ci portano pane e olive, insalata di pomodori, fave all’aglio e migas de pan. Come piatti principali abbiamo ordinato: un trancio di pescespada arrosto servito con patate bollite, buonissimo, e un enorme fritto di seppie accompagnate da patatine e riso bianco. Immancabili acqua e Sagres, abbiamo mangiato bene e speso 28 Euro.
La giornata è stata lunga, il ristorante vicino all’hotel, salutiamo tutti e andiamo a dormire attraversando una Setubal malinconica, piovosa e spenta. Mi aspettavo qualcosa di più vivace, è pur sempre sabato sera!

Quanto abbiamo camminato oggi? 6,5 km

07/04 Setubal – Evora (111 km)

Dopo la colazione in hotel prendiamo la macchina per spostarci verso il vicino porto dei pescatori ma non ci fermiamo a passeggiare perché piove forte e il paesaggio non è eccezionale, ci basta vedere le orrende installazioni che riproducono i famosi delfini che si avvistano facilmente nei tour organizzati all’interno del parco naturale Serra da Arrábida e nella riserva dell’Estuario del Sado.
Torniamo verso il centro, parcheggiamo ed entriamo nella grande Praca de Bocage, la piazza principale della città famosa per le sue fontane, per lo storico municipio e per la chiesa San Juliao.
Tutto il centro è pedonale e deserto, probabilmente perché è domenica mattina e il tempo non è dei migliori: in giro non c’è nessuno! Ne approfittiamo per una lunga passeggiata nei vicoli decadenti di Setubal, tra negozi chiusi e chiese. Dopo aver visto l’edificio religioso nella grande piazza e il bel palazzo municipale, vaghiamo nel dedalo del centro storico e scopriamo la chiesa di Santa Maria. Facciamo un salto dentro e anche qui troviamo azulejos meravigliosi e un elaborato altare dorato in legno intarsiato.
Le architetture manueline e barocche trionfano, ma la massima espressione di questi stili ci aspetta presso la chiesa-convento del Gesù. Un’aspettativa che resterà delusa perché la troviamo chiusa e inaccessibile. L’intero perimetro è completamente recintato e non è possibile vederla neanche dall’esterno! Poco male, anche questi sono chiari segnali sulla necessità di tornare in Portogallo…
Alle 12:15 lasciamo Setubal per coprire i 100 km che ci separano da Evora.
Sono le 14:00 quando facciamo check-in al Moov Hotel, raccogliamo un po’ di informazioni sul centro storico, interamente patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, e cominciamo la nostra escursione.
Tutta la zona all’interno delle mura della città è pedonale e accessibile solo ai mezzi autorizzati, una scelta felice. Raggiungiamo Praca do Giraldo, la piazza centrale del municipio sulla quale sbucano i tanti vicoli che caratterizzano le strade di Evora. Vediamo i resti dell’antico acquedotto romano ed entriamo nella chiesetta di San Giacomo dove oltre ai soliti, bellissimi azulejos, troviamo una particolare struttura a pianta quadrata che ci ricorda le chiese ortodosse viste durante il viaggio a Mosca e San Pietroburgo, e a Vilnius. Notevoli le volte, le colonne e le pareti interamente dipinte con affreschi che risalgono al 1600.
All’uscita riprendiamo la passeggiata per arrivare fino al sontuoso tempio romano dedicato a Diana. Le vestigia sono poste su un piedistallo, quindi rialzate rispetto alla strada, e questo espediente architettonico rende più maestoso il sito. Ci fermiamo a scattare foto mentre il sole sta per calare e la fame cresce, così torniamo verso l’hotel per riprendere la macchina e andare a cena.
La domenica si può parcheggiare dentro le mura ma per non farci sorprendere dal divieto domattina, abbiamo individuato un ristorante interessante fuori il centro storico e al ritorno lasceremo la macchina in un parcheggio pubblico gratuito, a ridosso dell’antica porta di accesso vicina al nostro hotel.
Sono le 20:30 quando entriamo da O Parque Dos Leitões e sarà qui che faremo la cena migliore di questo viaggio.
Il ristorante è specializzato in cucina tradizionale dell’Alentejo, la regione del Portogallo in cui ci troviamo, che ha una gastronomia molto varia e rinomata. Il locale è elegante e caldo, una buona notizia visto che fuori ci sono 8 gradi; appena seduti ci portano il consueto assaggio di antipasti e stavolta prendiamo: prosciutto crudo Pata Negra Beher, formaggio di pecora e insalata di polipo. Già da qui capiamo che sarà una cena interessante, la conferma arriva definitivamente con il gusto delle portate principali: maialino nero al forno con patate fritte, e capretto cotto nel forno a legna accompagnato con patate arrosto. Da bere, birra Sagres e una mezza bottiglia di vino bianco Monte Velho per una spesa totale di 52.80 Euro.
Una cifra sicuramente diversa dalle medie precedenti ma decisamente in linea con gli standard di casa nostra. Però, che cena! 😉

Quanto abbiamo camminato oggi? 8 km

08/04 Evora – Lisbona (178 km)

Per l’ultimo giorno on the road, usciamo alle 09:30 e andiamo dritti alla chiesa di San Francesco, complesso religioso che ospita la famosa Cappella delle Ossa.
La chiesa è stata costruita nel 1376 e ospita molte cappelle e altari, tutti finemente lavorati e decorati con ori e le immancabili ceramiche azzurre. L’altare maggiore è composto da marmi policromi e l’effetto d’insieme è decisamente impressionante, anche la navata centrale è maestosa e le volte a crociera ci ricordano la cattedrale di Bayeux vista nel recente viaggio in Normandia. Sospettiamo di trovarci di fronte a qualcosa di importante e la conferma arriva quando leggiamo sulla guida che in questa chiesa è possibile ammirare “la più grande campata del gotico portoghese”.
Terminata la visita della chiesa ci spostiamo nell’edificio accanto e compriamo il biglietto (5 Euro) per visitare la Cappella delle Ossa.
La cappella è del 1600 e nacque come luogo di meditazione sulla caducità della vita, all’interno una lapide scolpita dà il benvenuto ai visitatori: “Noi ossa che qui stiamo, le vostre aspettiamo”. Ecco, non è difficile immaginare cosa abbiamo di fronte: tutta la superficie della cappella è rivestita di ossa provenienti da 5000 scheletri. Teschi e femori sono ovunque su pareti, colonne e angoli. Ci sono cappelle simili in diverse parti del mondo, intorno al 1700 la celebrazione del memento mori avveniva anche attraverso queste architetture macabre.
Dopo aver fatto il pieno di ossa continuiamo a visitare il museo con le sue belle sale dedicate a piccole rappresentazioni della Natività e terminiamo il giro con qualche scatto panoramico dal belvedere del museo: il sole splende ed Evora mostra tutta la sua bellezza arroccata tra vicoli bianchi e stradine acciottolate.
Prima di rientrare in hotel per il check-out previsto alle 12:00 raggiungiamo la vicina Pastelaria Conventual Pão de Rala per fare colazione. Questo antico forno è famoso in tutto il Portogallo per la sua storia e le ricette della tradizione. Noi assaggiamo anche qui due pastel de nata, insieme a una fetta di touchino rancoso e una pastel touchino, dolci poveri a base di uova e mandorle molto saporiti. Insieme a due spremute d’arancia spendiamo 10.20 Eu.
Lasciamo Evora alle 12:15 e ci fermiamo a metà strada per comprare dei panini in un supermercato e proseguire spediti verso Lisbona. Dopo 3 ore di marcia parcheggiamo a soli 300 metri dalla torre di Belém e sgranchiamo le gambe davanti al complesso museale dedicato all’aviazione e ai caduti della marina portoghese. Assistiamo a un goffo cambio della guardia e dopo qualche passo ancora, tra prati curati, vediamo finalmente la grigia torre di Belém sul fiume Tejo. Icona assoluta di Lisbona, dal 1515 caratterizza la baia da cui partì Vasco da Gama per il viaggio che lo portò fino a Calcutta, tracciando la prima rotta europea che collegò l’Europa all’India.
Tutto il parco nelle vicinanze è bellissimo e la panoramica che abbiamo di fronte la immortaliamo nelle ultime foto del viaggio. Davanti a noi abbiamo la storica torre sul Tejo, il ponte 25 Aprile alle sue spalle, e sull’altra sponda del fiume la grande statua del Cristo Re, riproduzione del celebre monumento di Rio de Janeiro, eretta nell’antistante città di Almada come ringraziamento per aver risparmiato il Portogallo dal coinvolgimento nella seconda guerra mondiale.
Ci resta da vedere ancora il Monastero dos Jerónimos e decidiamo di raggiungerlo a piedi, idea che purtroppo si rivelerà sbagliata visto che neanche a metà strada si abbatte improvvisamente il più violento acquazzone dei tanti presi in questa settimana dal meteo impazzito.
Siamo costretti a rinunciare e tornare verso la macchina dopo aver trovato un riparo di fortuna sotto un ponte pedonale. Purtroppo il danno è fatto: siamo zuppi e non ci resta che pagare il parcheggio (1 Eu/h) e andare a riconsegnare la macchina.
Abbiamo preso decisioni giuste per organizzare quest’ultimo giorno portoghese: la torre di Belem è distante dal centro e in questo modo l’abbiamo vista senza togliere tempo alle visite dei primi giorni a Lisbona. In più ci troviamo con la macchina a disposizione per lasciare prima le valigie nell’hotel scelto per l’ultima notte, l’Holiday Inn Express Lisbon Airport, e poi andare a consegnare la macchina in aeroporto dopo aver fatto il pieno.
Per completare il tragitto descritto abbiamo consumato 18,20 litri di benzina per un totale di 29 Eu (1.59 Eu/L). Abbiamo guidato per 9.5 ore e percorso 410 chilometri con un consumo medio di 23 km/L. Girare il Portogallo in macchina è stato piacevole, le strade sono buone e il traffico poco: noleggiare l’auto ci ha dato tempo e libertà per vedere luoghi che sarebbe stato più complicato (e costoso) raggiungere in treno.
Prenotiamo un autista Uber dall’aeroporto e con 4.50 Euro torniamo in hotel. Ci cambiamo qualche strato di vestiti bagnati e usciamo subito per andare a cena da Restaurante Leitão do Prior ancora un bel locale spartano e famigliare. I clienti sono pochi e si conoscono tutti, guardano una partita e ci osservano incuriositi. Ordiniamo un buon maialino al forno e un hamburger misto di maiale e manzo, servito con patatine. Da bere birra e acqua per un totale di 26.35 Eu.
Non andiamo via subito perché fuori – di nuovo! – piove fortissimo, così il proprietario chiude la saracinesca ma ci permette di restare finché non smette. Nel frattempo ci racconta la storia di un suo viaggio in macchina dal Portogallo alla Bulgaria, attraverso l’Italia, fatto negli anni ’80 con una FIAT.
La storia è interessante, specie davanti all’ultima, ottima ginjinha artigianale!

Quanto abbiamo camminato oggi? 7,5 km

09/04 Lisbona – Roma

Per gli ultimi attimi a Lisbona ci svegliamo all’alba, facciamo colazione e raggiungiamo l’aeroporto distante 10 minuti con la navetta dell’hotel in partenza alle 8:00 (prenotata la sera prima, 8 Eu).
Abbiamo dovuto rimodulare la valigia e distribuire negli zaini alcune cose acquistate, solo così riusciamo a far rientrare la valigia nei 20 chili previsti per il bagaglio in stiva. Perfetto.
Abbiamo calcolato anche il tempo per l’ultimo acquisto che ancora ci manca: una bottiglia dell’originale Ginjinha Espinheira e conviene comprarla proprio in aeroporto perché la paghiamo 9.50 Euro invece di 13.10, il prezzo fissato nella piccola rivendita di Largo de São Domingos.
Il bilancio finale di questo secondo viaggio in Portogallo è positivo: ci sono cose interessanti da vedere, le persone sono accoglienti e si mangia benissimo. In pratica già a metà del viaggio avevamo una risposta alla domanda che ci siamo fatti all’inizio del post.
Il monastero di Belem, il convento di Setubal, il palazzo di Sintra… abbiamo lasciato per strada troppe cose per non pensare a un ritorno.
Arrivederci Lisbona, arrivederci Portogallo!

Ma alla fine, quanto abbiamo camminato? 53 km

Note
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Guida di riferimento: Lisbona disponibile su Amazon
Libri letti su Kindle: Il giro di vite di H. James e La notte di Lisbona di H.M. Remarque