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Diario di viaggio in Italia: Paestum, Matera e Gargano

Collage di viaggio in Italia: dalla Campania alla Puglia
In alto: Paestum, Roscigno, Lago Sirino e Craco.
In basso: Matera, Foresta Umbra, Vico del Gargano e Termoli.

Nel post dedicato ai week end nel Lazio anticipavo che per me stava per arrivare una doppia prima volta: primo viaggio in tre e primo diario di viaggio in Italia. Promessa mantenuta!
Le nostre vacanze italiane sono iniziate da Gaeta e ci hanno visto attraversare una porzione bellissima di Sud Italia: Campania, Basilicata, Puglia e Molise. Abbiamo riempito gli occhi di paesaggi (siamo stati soprattutto all’aperto), storia, cultura e natura. Poi ci siamo riempiti anche la pancia, con la gastronomia più buona del mondo.
L’itinerario non specifica esattamente le strade percorse perché siamo “a casa” e ognuno può muoversi come preferisce, senza temere di perdersi o di incontrare difficoltà con la lingua e l’interpretazione della segnaletica.

14/09 Gaeta – Paestum – Roscigno – Padula (301 km)

Partiamo alle 09:45 e l’inizio di questo viaggio in Italia fila liscio per 185 km. Dopo due ore e mezza di marcia arriviamo in prossimità del sito archeologico.
Un’inferriata ci separa dagli scavi di Paestum, percorriamo l’ultimo tratto fino al limite della ZTL e lasciamo la macchina nel parcheggio adiacente (3 Eu).
Siamo già in possesso del biglietto, comprato online sul sito ufficiale dove, oltre ai prezzi, è possibile vedere anche giorni e orari di apertura (noi abbiamo pagato 21.50 Eu per il biglietto formato famiglia. L’ingresso singolo sarebbe costato 13 Eu).
Prima di entrare nel sito, scarichiamo l’applicazione che ci permetterà di orientarci nel parco e di ascoltare delle spiegazioni chiare su ciò che stiamo vedendo. Un sistema pratico e in linea con le norme anti-covid visto che evitiamo contatti con biglietterie, desk, audioguide, ecc…
La nostra visita comincia dal maestoso tempio di Nettuno e l’antistante orologio ad acqua che serviva per misurare la durata degli interventi degli oratori.
La temperatura è alta, ci sono 34 gradi, e facciamo un paio di soste all’ombra degli sparuti alberi che troviamo sul percorso tra il foro e l’antico nucleo abitato. Durante il passaggio attraversiamo l’immancabile zona termale con la vasca dedicata alla fertilità, qui si riunivano le donne in attesa di un figlio o desiderose di una gravidanza: un luogo di relax dove condividevano esperienze e preghiere, mescolandosi per censo e fasce d’età.
Il nostro viaggio nel passato finisce davanti al tempio di Athena, anch’esso ben conservato in uno scenario che ti proietta in un’altra epoca.
Il sito è meritatamente Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO e in epoca Covid prevede l’accesso di massimo 170 persone.
Sarà che il turismo è ridotto, sarà che mancano gli stranieri, sarà che siamo a metà Settembre ma durante la nostra escursione eravamo una decina distribuiti su tutta l’area. Si percepiva un senso di solitudine tra gli scavi che ha resto l’esperienza ancora più immersiva.
Alle 14:45 ripartiamo in direzione Roscigno dove arriviamo alle 16:00 dopo aver percorso una cinquantina di chilometri.
Ad accoglierci in questa ghost town in provincia di Salerno troviamo ancora 34 gradi e soprattutto lui, Giuseppe Spagnuolo, il “custode” della vecchia Roscigno, che è diventato una sorta di star globale: emittenti TV di tutto il mondo sono venute a documentare la sua storia. Scambiamo quattro chiacchiere con la celebrità locale che si definisce orgogliosamente l’unico, libero, speciale e abusivo abitante di Roscigno. Giuseppe è il custode di un museo a cielo aperto e camminando per le vestigia abbandonate si direbbe che associazioni e amministratori stiano facendo un tentativo di recupero, con la riapertura di piccole attività artigiane e mostre d’arte contemporanea.
Dopo un’oretta di vagabondaggio e scatti suggestivi riprendiamo la strada diretti a Padula, dove ci aspetta l’ultimo appuntamento di questo primo giorno di viaggio in Italia: la Certosa di San Lorenzo. Prima certosa della Campania, una delle più grandi d’Europa e, ovviamente, Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO!
Arriviamo alle 18:00, giusto un’ora prima della chiusura, facciamo il biglietto (6 Euro) e seguiamo il percorso turistico anche qui in totale isolamento, sembra una visita privata. Fondata nel 1306, l’attuale struttura è caratterizzata dai rifacimenti barocchi che si sono succeduti tra la fine del 1500 e del 1700. In particolare si segnalano la scala elicoidale della biblioteca, lo scalone ellitticco che ricorda un’incisione di Escher, e i numerosi chiostri ben curati.
La prima giornata di questo primo diario di viaggio in Italia è stata sicuramente intensa, per fortuna abbiamo scelto l’hotel strategicamente: siamo a un paio di minuti da Ca’ del Conte. Ci fermiamo giusto il tempo di fare il check-in, un bagnetto alla piccola viaggiatrice e poi seguiamo i consigli che ci hanno dato in reception per cena: ci rimettiamo in macchina e dopo una decina di minuti raggiungiamo la Fattoria Alvaneta.
Nonostante sia stata la prima, la ricorderemo come una delle cene migliori del viaggio: gestionale famigliare, posto rustico, anche qui con poche persone ai tavoli. In pochi minuti ci servono un antipasto genuino e abbondante: soppressata e pancetta arrotolata di produzione propria, crocchetta di patate, bastoncino di formaggio in pastella, frittelle con alici, una ricottina salata da guarnire con miele o marmellata di fragole, melanzane con pan grattato, scarola ripassata in padella con aglio; tutto di produzione propria. Ne abbiamo ordinato uno a testa e dopo questa partenza eravamo praticamente già sazi, però non abbiamo resistito all’arrosto misto con una braciola di maiale, un pezzo di manzo e l’immancabile salsiccia. Con un’acqua e un quarto di vino il conto è venuto a fare solo 35.50 Euro! Un degno finale di serata.
All’estero è sempre una lotteria azzeccare il ristorante, ma mentre sei in viaggio in Italia è lecito nutrire delle aspettative e, spesso, vederle soddisfatte.

Quanto abbiamo camminato oggi? 6,8 km

15/09 Padula – Lago Sirino – Craco – Altamura (212 km)

Dopo la cena di ieri iniziamo il secondo giorno di viaggio in Italia sullo stesso tema: produzioni e ingredienti fatti in casa per una colazione decisamente importante con torta al cioccolato, crostata di albicocche, pane tostato con marmellate e miele. Tutto accompagnato da cappuccino, tisana zenzero e limone e yogurt.
Prima di ripartire ci rilassiamo con una passeggiata nella campagna curatissima della struttura: abbiamo visitato l’orto, la piccola fattoria, il giardino zen con il laghetto e il ponte che ci ha ricordato la casa di Monet vista a Giverny, al termine del bellissimo viaggio in Normandia.
Alle 11:10 ci mettiamo in marcia per la nostra prossima destinazione finale, Altamura, dove arriveremo dopo un paio di soste necessarie per spezzare il viaggio, sgranchire le gambe e visitare località meno battute dal turismo di massa.
La prima tappa arriva dopo un’oretta e 35 chilometri percorsi: ci fermiamo a Nemoli perché vogliamo vedere il piccolo lago Sirino e tentare una carrambata a un amico di Fede. Il laghetto è incantevole, molto curato come tutto il paesino che si affaccia sulle sponde. L’acqua è di un colore verde brillante, per via della fitta vegetazione che si riflette sulla superficie quasi perfettamente circolare.
Siamo a 800 metri s.l.m. e, rispetto alle temperature torride di ieri, si sente: l’aria è fresca, copriamo noi e la carrozzina e mentre Baby D. sonnecchia, Fede mi mostra i luoghi dove era stata giusto 10 anni prima. Lungo il lago pensiamo a un modo divertente per informare il suo vecchio co-inquilino Carmine che siamo praticamente sotto casa sua, ma non dobbiamo fare troppi sforzi creativi perché sulla strada incrociamo proprio Carmine mentre andava ad aprire per pranzo il suo curatissimo Marie – Laboratorio di Cucina Vini & Spiriti.
Nemoli è piccola e si sviluppa tutta intorno al lago, incontrarsi non sarebbe stato così difficile ma in ogni caso la sorpresa è riuscita per tutti. Dopo 10 anni gli amici si rivedono, noi abbiamo una novità piuttosto importante da presentare e anche Carmine ci fa conoscere la sua “creatura”: un ristorantino intimo, elegante, curato nell’estetica e nelle proposte enogastronomiche. Carmine ci racconta dei sacrifici e della volontà che ha messo in campo per tornare a Nemoli dopo aver vissuto a Roma e ,da buon imprenditore, ci racconta orgoglioso gli inizi e il progetto. Oggi riceve prenotazioni da clienti che arrivano anche dalle regioni vicine, e come possiamo non fermarci noi per assaggiare qualcosa?
Alle 13:00 siamo a tavola, in un privée delizioso dove gli ospiti possono usare i gessetti colorati per disegnare o lasciare messaggi sulle pareti rivestite come una lavagna.
L’entrée è una piccola frittata di peperoni accompagnata dal pane del forno di famiglia, poi ordiniamo due piatti veloci visto che la sosta rischia di allungarsi troppo: baccalà fritto in pastella con chips di patate e i famosi peperoni cruschi, specialità locale; e una grande mozzarella di bufala ripiena di parmigiana.
Non possiamo riferire nulla sul conto perché si era tra amici, però i prezzi sono ben in vista (anche) sulle pareti e ci sono portate accessibili a ogni tipo di tasca. Noi abbiamo mangiato benissimo, i piatti sono presentati bene e i sapori bilanciati tra innovazione e tradizione.
Alle 14:45 salutiamo Carmine e ripartiamo per la prossima tappa: Craco, la città fantasma più famosa della Basilicata e non solo. Qui hanno girato tantissime scene di film anche molto noti, per esempio Cristo si è fermato a Eboli di Francesco Rosi, La passione di Cristo di Mel Gibson, Quantum of Solace della saga 007 e Basilicata coast to coast di Rocco Papaleo.
Le aspettative sono alte, specie man mano che affrontiamo i tornanti che ci avvicinano al paesino arroccato tra calanchi lunari che ci ricordano alcuni paesaggi visti durante il viaggio in USA del 2014.
Quando arriviamo, però, scopriamo che è tutto chiuso! Nessun biglietto da fare, nessuna visita guidata, nessun elmetto da indossare per attraversare le rovine della città fantasma. Che delusione!
Ci fermiamo a parlare con alcuni vecchi abitanti di Craco e ci spiegano che da qualche giorno è stata sospesa qualsiasi attività turistica. Le autorità dicono “per sicurezza”, i cittadini invece sospettano che dipenda più dalle elezioni imminenti e dal potere che la classe politica esercita su un popolo martoriato già dagli anni ’60, quando venne costretto a spostarsi a valle a causa di frane pericolose nel centro del paese. Non tornarono mai più nelle loro case e i politici hanno continuato a fare promesse, prima di una vita migliore in ambienti più sani e meglio collegati, poi di recuperare la storia della città vecchia e valorizzarla per ospitare turisti. Un’operazione che a distanza di 60 anni dallo sgombero ha senso, solo che viene applicata male e a intermittenza.
La nostra sosta a Craco dura poco, ci fermiamo solo per scattare foto agli unici abitanti che vivono in libertà all’interno del sito pericolante e recintato: una colonia di asini autoctoni in ottime condizioni.
Il viaggio in Italia prosegue: alle 18:00 ripartiamo per fare gli ultimi 73 km che ci separano dall’Hotel San Nicola che abbiamo prenotato ad Altamura, dove arriviamo alle ore 19:30.
Per cena la nostra selezione dei locali viene rinforzata da un suggerimento della reception che si rivelerà molto azzeccato: Antica Osteria Pein Assutt. Per raggiungere il ristorante attraversiamo il centro storico che, oltre a essere bellissimo, è pieno di vita anche perché da pochi giorni si è chiusa la festa patronale della Madonna del Buoncammino e la cattedrale è aperta fino a tardi per mostrare la statua sacra ai tanti fedeli che entrano ed escono in continuazione dal portale d’ingresso decoratissimo.
Ci sembra di essere tornati a viaggiare in Andalusia: borghi storici, chiese, osterie e tante cose buone da assaggiare. Si respira la stessa aria anche da Pein Assutt che sembra proprio una taperia: un menù ricco di cose buone da assaggiare e la possibilità di scegliere la dimensione delle porzioni. Prezzi bassi e ottima qualità, noi ordiniamo: nodini di mucca con prosciutto crudo, bruschette con il pane di Altamura, braciole al sugo e una fettina di carne di cavallo accompagnata da patate fritte. Da bere acqua e Federik2, una birra artigianale di Altamura che sarà la scelta più costosa della serata: 6 Euro sul conto totale di 30. Soldi ben spesi anche perché il personale ci ha accolto estrema gentilezza, ci hanno aiutato con il passeggino e sono stati molto attenti per tutta la sera. Prima di andare via ci hanno offerto l’ottimo amaro locale, l’immancabile elisir Padre Peppe.
Appena fuori da Pein Assutt ci consigliano la gelateria La Dolce Vita, adiacente all’osteria, ed effettivamente il gusto mandorla è il migliore mai assaggiato. Sbocconcelliamo il nostro dessert mentre rientriamo in hotel, vagando tra i vicoletti del centro storico: ho già detto che Altamura è proprio bella?! 😉

Quanto abbiamo camminato oggi? 5,4 km

16/09 Altamura – Matera – Altamura (47 km)

Anche l’Hotel San Nicola ci dà il buongiorno con una colazione ricchissima, che ordiniamo dalla stanza e troviamo apparecchiata al tavolo quando scendiamo nella sala ristorante: torta e fagottino al cioccolato, girelle con uvetta e crema, tisana, cappuccino e yogurt.
Ok, siamo pronti! Adesso possiamo sicuramente partire per raggiungere la località-regina di questo viaggio in Italia: Matera, la capitale europea della cultura nel 2019.
Il boom di presenze riconducibile alle celebrazioni ha fatto lievitare i posti letto (e i prezzi) del paese dei Sassi, e noi abbiamo pensato a un soggiorno alternativo e strategico che ci ha permesso di scoprire Altamura.
Ci separano da Matera solo 20 km e mezz’ora di macchina, in hotel ci consigliano l’uscita Via Dante e ci troviamo benissimo: raggiungiamo facilmente il parcheggio della stazione centrale (50 cents/ora), lasciamo la macchina e proseguiamo a piedi verso il centro storico percorrendo via Minzoni fino alla grande piazza Vittorio Veneto che ospita la fontana Ferdinandea.
Da qui prendiamo le scale e ci immergiamo letteralmente nel tufo bianco dei Sassi. Scendiamo e attraversiamo il Sasso Barisano, gli scorci sono bellissimi: siamo nella parte bassa di Matera e lo sguardo si spinge verso l’alto, sembra un canyon abitato. Gli alloggi si incastrano e sovrappongono in una geometria perfetta di luce e spazi.
In questo tratto di scalinate sostituiamo il passeggino con il marsupio e proseguiamo meravigliati la nostra passeggiata lungo il percorso turistico ben indicato. Insistiamo lungo la strada principale, Via Fiorentini, che dopo la Piazzetta San Pietro Barisano diventa via Sant’Antonio Abate e successivamente via Madonna delle Virtù che conduce verso la parte alta e porta al Sasso Caveoso. Insomma, bisogna andare sempre dritti e godersi il panorama che diventa sempre più bello e interessante man mano che ci si avvicina al cuore di Matera vecchia.
Le soste sono continue perché ogni angolo ha un suo scorcio suggestivo da fotografare e noi, con l’aiuto di Google Maps, raggiungiamo la sommità dei Sassi lungo via Bruno Buozzi, fino a sbucare nella bellissima piazzetta Giovanni Pascoli caratterizzata da un belvedere scenografico – dove si possono ammirare i due Sassi – e dall’imponente facciata del Palazzo Lanfranchi che ospita il Museo d’Arte Medievale e Moderna. Scattiamo qui le foto migliori per rilanciare il nostro profilo Handmade_Travel su Instagram.
La parte più difficile è fatta, cominciamo la discesa fino al rientro in piazza Vittorio Veneto. Qui entriamo nel forno Casa del Pane dove con 4 Euro prendiamo focaccia materana (non barese!) al pomodoro e un’altra schiacciata che presentano come ricetta propria: un trito di pane, formaggio e prosciutto amalgamato con latte. Dal belvedere della piazza scattiamo le ultime foto a Matera e i suoi Sassi, poi torniamo in macchina e lasciamo definitivamente la Basilicata per tornare in Puglia.
Alle 17:30 siamo di nuovo in hotel e alle 19:00 usciamo per visitare il centro storico di Altamura e cenare. Questa volta la scelta cade sull’antica Osteria Santa Chiara, nota anche come la “grotta”, suggerita dall’usciere del Duomo.
Anche qui locale curato, titolari gentilissimi e buon cibo: come potrebbe essere altrimenti durante un viaggio in Italia?! Noi ordiniamo pettole fritte, orecchiette con cime di rapa e acciughe, capunti con salsiccia e melanzane, una selezione di formaggi locali con confetture, e per finire patate al forno. Da bere un calice di rosso e acqua, per una spesa di 31 Euro. Da non crederci.
Siccome sono le 20:00 e la bimba dorme, continuiamo a girare all’interno delle mura antiche e percorriamo tutto il corso intitolato a Federico II di Svevia a cui la città è ancora riconoscente per avergli donato nel 1232 il Duomo, dopo averla ricostruita e ripopolata. Questa riconoscenza trova conferma oggi nella rievocazione medievale che ogni anno trasforma la città con sfilate, costumi e riscoperta delle tradizioni antiche. Per quest’anno la festa è stata annullata ma in futuro potrebbe essere un’ottima occasione per un nuovo viaggio in Italia, per tornare in una città che ci ha sorpreso.
Se non basta la festa medievale a convincervi, allora ci riusciranno le Tette delle Monache della Pasticceria Monastero di Santa Chiara: un morbidissimo pan di Spagna ripieno di crema chantilly (nella versione classica) e spolverato di zucchero a velo. Inutile aggiungere informazioni sulla forma, facilmente immaginabile. Sul sito ufficiale non troverete lo scabroso nome ma un più decoroso, e meno efficace, Sospiro.
Noi l’abbiamo assaggiata e apprezzata seduti a un tavolino esterno e ci abbiamo aggiunto anche tre piccole paste di mandorle: all’amarena, al limone e al pistacchio (3.60 Euro).
Altamura è la rivelazione di questo viaggio: bella, simpatica, buona e dolce. Sembra la descrizione di Baby D.!

Quanto abbiamo camminato oggi? 10,1 km

17/09 Altamura – Saline Margherita di Savoia – Vieste (204 km)

Dopo la nostra consueta colazione in hotel, usciamo con un solo obiettivo: cercare il famoso Panificio Di Gesù che agli inizi del 2000 suscitò scalpore per aver “costretto” un McDonald’s a chiudere.
Questa storia ha avuto risonanza mondiale, ha ispirato film e documentari, e ci conferma come la qualità sia una scelta che premia sempre.
Noi rendiamo omaggio alla famiglia Di Gesù comprando due confezioni di tarallini e la specialità vincente: una grande focaccia al pomodoro e una alle patate che – va detto – sarà la migliore di tutte quelle assaggiate durante il viaggio (8.70 Euro).
Poi torniamo al Convento di Santa Chiara per un supplemento di colazione: ancora una Tetta di Monaca, stavolta ripiena di crema al limone, e un rafaiolo, una pasta secca con un sottile pan di Spagna che racchiude un morbido cuore di pasta reale (2.20 Euro).
Dopo questo carico di zuccheri alle 11:30 lasciamo Altamura e proseguiamo ad attraversare la Puglia fino alla prossima destinazione: la riserva naturale delle Saline Margherita di Savoia distante 90 km che raggiungiamo dopo un’ora e mezza esatta.
La città non è memorabile, nonostante sia una località di mare molto frequentata, e purtroppo anche la riserva non sembra molto organizzata per le escursioni, quindi facciamo da noi. Parcheggiamo davanti allo stadio e procediamo a piedi lungo la pista ciclabile che costeggia i bacini di evaporazione. L’ambiente è molto umido, gli spazi sono vasti e caratterizzati da arbusti tutto intorno agli specchi d’acqua dove si produce il sale. I colori dominanti sono il bianco accecante e il rosa tenue.
Non siamo appassionati di birdwatching ma è evidente che qui c’è un’oasi felice per tanti volatili. Quelli che riconosciamo con certezza sono i fenicotteri e nonostante Baby D. sia più attratta dalle versioni in gomma che ha visto al mare, ci fermiamo a fare la nostra pausa pranzo proprio davanti a una colonia di questi simpatici uccelloni rosa.
Alle 14:30 riprendiamo questo sorprendente viaggio in Italia, lungo la strada per il promontorio del Gargano distante giusto 100 chilometri: Vieste stiamo arrivando!
La strada litoranea del Gargano tra Mattinata e Pugnochiuso è lunga, piena di curve e molto ventosa: non è proprio la più comoda del mondo ma assistiamo a dei panorami incredibili! Forse anche perché un po’ ci ricorda il tratto di strada che separa Gaeta e Sperlonga.
Siamo molto più in alto rispetto al mare, la roccia costiera è bianchissima, friabile e modellata dal vento. Quando ci avviciniamo alla baia San Felice, davanti a me appare l’omonimo arco che crea un ponte naturale tra il mare e la terraferma. C’è un silenzio irreale in macchina, siamo tutti stupiti da questa visione? No, le ragazze dormono alla grande e si perdono lo spettacolo della natura.
Mi concedo questo premio solitario che mi tiene sveglio per i successivi tre quarti d’ora che ci separano dall’Hotel Residence Villa Coppitella, l’ultimo hotel di questo viaggio in Italia.
Anche qui riceviamo un’accoglienza commovente: tutti gentili, disponibili e simpatici. Per farci stare più comodi ci accordano un upgrade gratuito della camera e ci ritroviamo in un appartamento con cucina, soggiorno, stanza da letto, bagno e una grande veranda attrezzata che affaccia sul mare e il promontorio di Vieste.
Per scegliere il locale dove cenare ci spostiamo sui lettini della piscina panoramica: siamo in un luogo incantevole, è un finale perfetto.
Peccato però che l’idillio è rotto dal ristorante che ci hanno consigliato: eravamo impazienti di mangiare pesce ed eravamo sicuri che il ristorante Pelikano sulla nota spiaggia di Pizzomunno ci avrebbe dato soddisfazione.
Begli arredi, bella la musica e la spiaggia con la sabbia fine, ai tavoli poche persone e anche qui personale gentile. Ordiniamo calamaro ripieno e sfoglia di patate; polpo con patata dolce, aceto di pomodoro e foglie di senape; tagliatelle al nero di oliva nolca, calamaretti, acciughe e finocchietto; e un’ombrina al vino bianco, olive, crema di burrata e polpa di ricci. Da bere acqua e un calice di Bombino bianco, leggermente frizzante, davvero ottimo. Ecco, il vino è stata la cosa migliore del pasto. Per il resto erano buone le presentazioni ma per il gusto mancava qualcosa. Paghiamo 70 Euro, una cifra a cui non eravamo più abituati, e definiamo la cucina del Pelikano un “vorrei ma non posso”.
I margini di miglioramento ci sono eccome, noi domani abbiamo la possibilità di rifarci al termine di un’altra intensa giornata di escursioni e scoperte. Adesso tutti a dormire!

Quanto abbiamo camminato oggi? 5,1 km

18/09 Vieste – Foresta Umbra – Vico del Gargano – Vieste (80 km)

Più mattinieri che mai, andiamo a fare colazione a bordo piscina davanti al panorama di Vieste che sembra una cartolina. La vista ci stuzzica l’appetito e troviamo immediata soddisfazione con un pieno di zuccheri: crostata all’amarena, torta alle noci, al limone, cornetti alla crema, focaccia pugliese, yogurt, cappuccino e succo d’arancia rossa.
La temperatura è perfetta per fermarsi un paio di ore in piscina a leggere (io), lavorare (Fede) e a schiacciare un pisolino (Baby D.). Quando il sole inizia a farsi alto, definiamo l’itinerario di oggi che ci porterà a Vico del Gargano, prima però attraverseremo un altro Patrimonio dell’Umanità UNESCO: la Foresta Umbra.
Ci separano 40 km dalla nostra destinazione e impieghiamo quasi un’ora perché la foresta ci affascina e qualche sosta fotografica è doverosa davanti a lecci e faggi secolari. La vegetazione è così fitta che il sole fatica a penetrare, addirittura la temperatura è 10 gradi inferiore rispetto ai 32 che abbiamo lasciato a Vieste!
Alle 13:30 ci fermiamo nel punto di sosta Baracconi, al centro del parco, e iniziamo il nostro trekking: prima il sentiero che porta al laghetto d’Umbra e successivamente quello che va al recinto dove sono protetti daini e caprioli in attesa del reinserimento in natura. Ho una foto di quando ero piccolo vicino a questo recinto e finalmente posso riprodurre lo stesso scatto con Baby D. che fa il suo primo incontro con Bambi 🙂
Alle 15:15 torniamo in macchina per percorrere gli ultimi 14 chilometri che ci separano da Vico del Gargano. Il centro storico è inaccessibile alle macchine e dopo aver guidato con qualche difficoltà tra gli stretti vicoli, lasciamo la macchina nel parcheggio della chiesa di San Marco e procediamo a piedi.
Vico del Gargano ci rapisce subito: è un labirinto intricato di scale e passaggi stretti che a ogni angolo rivela la sua bellezza. Il borgo è un agglomerato di abitazioni fuse tra loro, arroccate, che sembrano scavalcarsi fino a raggiungere il cielo. Passiamo davanti al Vicolo del Bacio e alla chiesa di San Giuseppe, poi continuiamo a perderci nel dedalo fresco e umido di vicoli e piazzette che si passano il testimone tra i tre rioni che costituiscono il centro storico: Casale, Terra e Civita. La passeggiata ci ricorda molto il viaggio in Sabina, in particolare a Castel di Tora, una delle località che ho consigliato nel precedente post dedicato a Cinque idee per un week end nel Lazio.
Come siamo arrivati a Vico del Gargano? Semplice: è uno dei Borghi più belli d’Italia e merita ampiamente questo titolo. La scoperta fa parte di una strategia iniziata qualche anno fa: andiamo sul sito ufficiale dedicato alla scoperta di questi gioielli nascosti e programmiamo la visita dedicata, oppure ci passiamo mentre visitiamo altri luoghi. Durante ogni viaggio in Italia le soste nei borghi più belli non ci hanno mai deluso.
Al ritorno facciamo una strada più breve: invece tagliare in due il cuore del Gargano prendiamo la litoranea che ci permette di ammirare la silhouette bianca di Peschici che si affaccia sul suo promontorio e – dopo una pausa forzata a un posto di blocco dei Carabinieri – rientriamo a Vieste, puntando direttamente il parcheggio privato adiacente alla marina dove ormeggiano le imbarcazioni da diporto (5 Euro per tutta la sera).
Da qui ci spostiamo a piedi verso il centro storico e dopo aver attraversato la piazza principale entriamo nella parte antica (isola pedonale, inaccessibile in auto) da via Cesare Battisti.
Anche questi vicoli sono curati e strapieni di locali e negozietti, forse anche troppo per i nostri gusti. Addirittura troviamo difficoltà a scegliere dove cenare, perché ci sembrano trappole per turisti e dopo la delusione di ieri ci è passata la voglia di pesce: lo mangeremo a casa 😉
Da Graffiti, un negozietto sulla piazzetta del duomo, compriamo un anellino artigianale (14 Euro) e sulla strada del ritorno occupiamo un tavolo all’aperto dell’Antica Bruschetta del Corso dove ordiniamo: arrosticini con patate al forno, caciocavallo alla brace e la famosa paposcia, una sorta di focaccia ripiena con prosciutto, mozzarella, rucola e pomodoro fresco, cotta al forno a legna. Da bere una Moretti alla spina e una Fanta (32 Euro). Per il dolce abbiamo ci spostiamo di nuovo verso la piazza centrale, dove c’è la Gelateria Artigianale Maggiore con una quantità incredibile di gusti da scegliere.
Sicuramente Vieste è bella ma la parte pugliese di questo viaggio in Italia la ricorderemo soprattutto per Altamura, la foresta Umbra e Vico del Gargano. Nonostante l’hotel meraviglioso e la piscina spettacolare, qualcosa a Vieste non ci ha convinto del tutto: prossima volta a Peschici? 😉

Quanto abbiamo camminato oggi? 8,2 km

19/09 Vieste – Termoli – Gaeta (324 km)

Siamo al termine del primo diario di viaggio in Italia ma abbiamo intenzione di goderci anche la strada del ritorno a casa.
Prima della chiusura, passo un’informazione utile a chi vorrà ripetere questo itinerario e desidera calcolare un budget di spesa: il viaggio descritto è stato fatto con una Toyota C-HR ibrida. Abbiamo percorso un totale di 1171 chilometri con un consumo medio di 23 Km/L (circa 60 Euro di benzina). Fine delle informazioni di servizio 🙂
Dopo la solita ricca colazione, alle 10:00 lasciamo l’hotel e torniamo al parcheggio di ieri sera dove ci chiedono un solo Euro per fare un salto in centro.
Per i nostri acquisti finali abbiamo scelto la storica Enogastronomia Bua che dal 1947 è un’istituzione di Vieste per portare in tavola i sapori del Gargano.
Il titolare è giustamente orgoglioso del suo negozio, delle scelte fatte nel tempo e ci tiene a sottolineare che lui è aperto tutto l’anno e dà un servizio alla città di Vieste, non come i mercatini estivi che lavorano solo sui turisti e beneficiano di controlli minori a discapito di igiene e sicurezza.
Il negozio è piccolo e i prodotti sono genuini e ben esposti, noi acquistiamo caciocavallo, cacioricotta e il buonissimo pecorino fatto con latte di capra del Gargano, praticamente a colesterolo zero. Notizia interessante per chi ama i formaggi.
Ok, il condimento ce l’abbiamo, dobbiamo solo aggiungere la pasta: orecchiette al limone e pepe e quelle tricolori. Spendiamo 28.60 Euro, salutiamo il signor Bua e torniamo verso la macchina e il vicino forno La bottega del pane, di fronte alla piazza centrale, dove compriamo tarallini tradizionali all’olio, taralli dolci al vino bianco, mostaccioli di vincotto di carrube e cannella, e l’immancabile focaccia al pomodoro che è stata indiscutibilmente la nostra compagna di viaggio in Puglia (12 Euro).
Alle 11:45 partiamo per la prossima destinazione che sarà anche l’unica tappa di questo ultimo giorno di viaggio in Italia: Termoli. Dopo due ore e 135 chilometri siamo pronti a conoscere un po’ di Molise che è vivo, esiste e lotta insieme a noi.
Lasciamo la macchina vicino al municipio e percorriamo tutto lo scenografico Viale dei Trabocchi fino al porto, scattiamo foto a un paio di queste articolate piattaforme da pesca su palafitte e ci fermiamo per la nostra pausa-focaccia davanti al mare. Rientriamo fino alla via dello shopping di Corso Nazionale, dove troviamo tutto chiuso tranne la gelateria Yo-Go: perfetta per rinfrescarsi un po’ prima di salire verso la parte alta del centro storico a cui si accede dopo aver superato l’imponente Castello Svevo. Passeggiamo lungo Via Federico II di Svevia che è praticamente una strada sopraelevata rispetto a dove eravamo prima e ci godiamo l’alternanza di cromie delle abitazioni che affacciano sul mare: grandi verande, marmi bianchi, scalinate e vicoli si susseguono fino alla pittoresca piazzetta del Duomo.
A Termoli viene anche più facile scattare belle foto perché paesaggi e architetture si prestano bene, in più ci sono cartelli che indicano chiaramente quando sei in un posto perfetto per un bacio da selfie, addirittura obbligatorio e con tanto di hashtag #unbacionelborgotermoli (con un hashtag un filo più corto sarebbe stato perfetto).
Ci siamo, sono le 16:30 ed è davvero il momento di rimettersi per l’ultima volta in marcia e completare i 190 chilometri che ci separano da casa (dove arriveremo alle 19:30).
Il primo viaggio in Italia in tre è finito ed è andato alla grande, il Sud ci ha confermato che viviamo in un Paese bellissimo, dove si mangia bene e le persone sono gentili e ospitali.
Torneremo a viaggiare all’estero, tornerò a scrivere di viaggi esotici per altri viaggiatori. Se i visitatori di questo blog senza pretese sono diminuiti del 75% non oso immaginare come sia difficile questo momento per chi lavora con i viaggi e il turismo. A questi imprenditori e lavoratori va la mia solidarietà, credo che siano i più colpiti dalle conseguenze economiche della pandemia: per me il viaggio in Italia è stato anche un segno tangibile di questa vicinanza e spero lo facciano in tanti. Ora non è tempo di andare all’estero, dobbiamo stare tranquilli e al sicuro a casa nostra.
A noi ci sta bene, non abbiamo fretta: la piccola Baby D. avrà tempo di crescere e vivere più attivamente le nostre escursioni.
Buon viaggio in Italia a tutti!

Ma alla fine, quanto abbiamo camminato? 41 km

Note
Hotel prenotati su Booking
Libri letti su Kindle: Sulle tracce dei criminali nazisti di Andrew Nagorski