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Diario di viaggio: Lisbona, Sintra, Setubal ed Evora

La torre di Belem a Lisbona, il tempio di Diana a Evora e il pozzo iniziatico a Sintra
Da sinistra: torre di Belem a Lisbona, tempio di Diana a Evora e pozzo iniziatico a Sintra

Sono stato a Lisbona la prima volta 10 anni fa, da solo. Nel post scritto durante quel viaggio in giro per l’Europa, mi ero promesso di ritornarci perché mi era piaciuta tantissimo.
C’è voluto tempo ma ce l’ho fatta! Stavolta viaggiamo in due, con Fede vedo sempre le cose con nuovi occhi e nuove prospettive. Non ci siamo fermati solo nella capitale ma abbiamo esplorato in macchina anche i dintorni, da Sintra a Evora.
Lisbona com’è oggi? Stavolta, varrà la pena tornare? La risposta è sempre alla fine del viaggio… 😉

03/04 Roma – Lisbona

Stavolta nessuna sveglia all’alba. Dopo aver comprato due pizzette al volo, partiamo da Gaeta con tutta calma alle 10:30 e dopo un paio di ore lasciamo la macchina da Best Parking, nelle vicinanze dell’aeroporto di Roma Ciampino. Di solito noi scegliamo AltaQuota ma, visto che è stato chiuso, siamo costretti a provare questo nuovo servizio.
Per una sosta di sette giorni spendiamo 36 Euro, di cui 12 per portare via le chiavi. Il parcheggio è vicino l’aeroporto, le navette frequenti e in brevissimo tempo arriviamo al banco del check-in per imbarcare il bagaglio.
Il volo per Lisbona l’abbiamo comprato sul sito Ryanair il 20 Gennaio 2019 ed è costato 90 Euro a persona (a/r), incluso l’extra per imbarcare un bagaglio in stiva (max 20 Kg). La politica sui bagagli di Ryan diventa sempre più complessa e restrittiva, oltre a cambiare spesso. Sono finiti i bei tempi del trolley in cabina incluso nel prezzo, adesso al massimo puoi portare uno zaino oppure comprare un supplemento da 7 Euro. Almeno fin quando non cambierà di nuovo! Meglio informarsi bene prima di decidere che biglietto fare e con quale valigia partire.
Il volo fila via in due ore e mezza e dopo l’atterraggio guadagniamo un’ora grazie al fuso orario. Purtroppo constatiamo subito che le previsioni del meteo a Lisbona dicevano il vero: dopo giorni di sole caldo, ci accoglie un gran vento e il crollo delle temperature causato da una perturbazione che durerà tutta la settimana! E sarà proprio così: in media troveremo sui 14/15 gradi e saremo costretti a coprirci.
Seguiamo le indicazioni per prendere la linea rossa della metro e prima di varcare gli accessi, compriamo una carta ricaricabile (0.50 Eu) per accreditare subito 1.50 Euro, la cifra necessaria per raggiungere la nostra destinazione e conservare poi la carta (dura un anno) per tutti i prossimi spostamenti, senza fare ogni volta un tagliando: l’ambiente ringrazia.
Giunti alla fermata Saldanha cambiamo e prendiamo la linea gialla che dopo due soste ci porterà alla nostra stazione: Marquis De Pombal.
Il nostro hotel Exe Liberdade è proprio vicino a questa importante fermata della metro. Importante perché da questa rotonda monumentale parte la lunga Avenida da Liberdade, un elegante viale alberato che porta dritti in centro e che Pessoa definì “la strada più bella di Lisbona”.
La percorriamo subito lungo il marciapiede centrale che divide due carreggiate stradali, durante la passeggiata ci godiamo le statue, le grandi fontane e il verde degli alberi ci accompagnano fino alla piazza Dom Pedro IV, più nota semplicemente come Rossio.
Questa ampia piazza è decorata con due grandi fontane e nella visione d’insieme spiccano le facciate del Teatro dell’Opera e della stazione dei treni per Sintra. Da qui ci spostiamo nell’adiacente Largo de Sao Domingos, luogo di ritrovo della comunità africana, per gustare un bicchierino (1.40 Eu) della famosa gingjinha nell’omonimo e storico locale che ne vanta la paternità.
La gingjinha è un liquore a base di ciliegie amare ed è considerato una vera e propria istituzione dai lisboneti, un rituale da non perdere. Ci sottoponiamo volentieri all’assaggio e una volta lasciato il negozietto con il pavimento più appiccicoso del mondo, proseguiamo verso la vicina Praca da Figueira dove troviamo un interessante mercatino gastronomico con tante specialità tipiche del Portogallo.
Dopo un attento sopralluogo imbocchiamo Rua Augusta, una lunga strada di negozi e locali che collega il Rossio con il grande Arco di Trionfo che immette nella trionfale Praca do Comércio.
Durante il cammino incontriamo il famoso Elevador de Santa Justa, un ascensore di 45 metri che collega con la parte alta della città. La struttura è in ferro battuto e lo stile ci ricorda caratteristiche simili al ponte Luis I ammirato durante il viaggio a Porto. Sembra che in entrambi i casi ci sia lo zampino della scuola Eiffel ma se sul ponte non ci sono dubbi, sull’ascensore non esistono prove ufficiali.
Superato l’arco di trionfo, attraversiamo l’ampia piazza e ci spingiamo fino al mare, che poi non si tratta propriamente di mare visto che siamo nel mezzo del grande estuario del fiume Tiago attraversato dal gigantesco ponte 25 Aprile.
Il primo giro di orientamento nel cuore di Lisbona è compiuto, ora conosciamo i punti di riferimento più importanti e da domani inizieremo a esplorare meglio i quartieri: possiamo andare a cena!
Abbiamo individuato il ristorante da raggiungere e invece di percorrere la stessa strada dell’andata, risaliamo lungo la parallela di Rua Augusta e poi dell’Avenida da Liberdade, così vediamo dove sono collocati i locali più famosi di Lisbona. All’inizio sono molto turistici e man mano che ci si allontana dal centro diventano più piccoli, caratteristici e frequentati da persone del posto.
Per la prima cena la scelta è caduta su Forninho Saloio, è nascosto in una traversa ma vale la pena cercarlo. All’interno ci sono tanti tavoli, non abbiamo prenotazione ma contiamo sul fatto che è mercoledì, infatti ci trovano posto in un angolino rivestito di maioliche e ci portano subito un piattino di formaggio e olive.
A questo punto una nota importante sull’antipasto portoghese, perché sarà utile per tutto il viaggio: a Lisbona si usa portare a tavola degli assaggini, sfizi, tapas… senza che siano richiesti. Se li mangi li ritrovi nel conto, se li lasci invece li portano indietro. Quindi, se siete affamati e sbranate qualsiasi cosa vi mettono davanti, non pensate che sia gratis. A meno che non lo dicano chiaramente, ok?
Il formaggio è buono e anche il pane ma per riempire davvero lo stomaco dobbiamo attendere i nostri piatti: un bel polpo alla brace e uno spiedino di cernia e gamberi arrosto infilzati in una spadone tipo churrasco, molto scenografico. Tutto accompagnato da patate bollite e insalata con cipolle e pomodoro. Un’ottima cena per iniziare il viaggio, accompagnata dalle due birre più bevute in Portogallo: Sagres e Super Bock. In totale spendiamo 35.20 Eu.
La prima giornata si conclude con una passeggiata tranquilla per rientrare in hotel mentre ragioniamo sul programma dei prossimi giorni.
Benvenuti a Lisbona!

Quanto abbiamo camminato oggi? 7,8 Km

04/04 Lisbona

Ci svegliamo molto presto, il tempo è buono e prima di uscire sbrighiamo un po’ di lavoro.
Proprio di fronte l’hotel c’è la pasticceria Balcão Do Marquês e ne approfittiamo per mangiare la prima pastel de nata (1.10 Eu). Il dolce nazionale portoghese è un tartina di pastasfoglia colma di crema all’uovo, una delizia dolce e croccante.
C’è il sole, Avenida da Liberdade è ancora più bella, con tutte le fontane accese, anche quelle del Rossio. Decidiamo di non prendere la metro e spostarci ancora a piedi e per questo, nonostante sia mattina, arrivati a Largo dos Domingos abbiamo bisogno di un’immediata sosta per una gingjinha.
Su questa piccola piazza affaccia anche l’omonima chiesa, una delle più insolite di Lisbona perché, ferita gravemente da terremoti e incendi, all’interno non è stata ristrutturata e si possono vedere ancora le colonne incurvate e annerite, lasciate come ceppi per ricordare il sisma che distrusse la città e risparmiò l’edificio sacro, evento che venne considerato un miracolo.
Dopo la visita ci spostiamo nella vicina Praca da Figueira ed entriamo in un’istituzione gastronomica di Lisbona: la Confeitaria Nacional, che dal 1829 sforna le migliori pastel de nata della città (1.15 Eu). Le aspettative non restano deluse, quelle provate qui resteranno le più buone del viaggio ma va detto che, in media, tutte quelle assaggiate saranno di ottima qualità.
Riprendiamo da qui la nostra scoperta di Lisbona, iniziamo a risalire lungo le stradine e i vicoli che caratterizzano il quartiere Alfama e ci fermiamo davanti all’imponente cattedrale del Sé costruita nel 1150.
Dopo aver visitato l’interno, procediamo fino a largo Sao Martinho e qui riconosco un moderno negozio di souvenir al posto della Garrafeira di Miguel, dove mangiai e passai un pomeriggio in compagnia del proprietario 10 anni fa.
Continuiamo a camminare fino al belvedere di Santa Luzia e scattiamo foto molto suggestive sui tetti dell’Alfama, con le sue tegole arancioni cotte dal sole che contrastano con l’azzurro del mare sottostante.
Proseguiamo ancora più in alto, sempre attraverso il labirinto di vicoli che rende unico questo quartiere storico, e raggiungiamo il castello di Sao Jorge che domina su Lisbona.
Dopo una sosta, andiamo a caccia di un altro belvedere e ci spingiamo verso l’Igreja e Convento da Graça. Qui c’è un miradores ancora più alto rispetto a quelli visti finora, che affaccia sulla parte interna di Lisbona. Il panorama è davvero ampio e in lontananza si vede anche il ponte 25 Aprile in tutta la sua estensione, un effetto scenico così notevole che scattiamo una foto istantanea da far trovare a chi seguirà la nostra gallery Handmade Travel su Instagram.
La chiesa e il convento meritano una visita rapida per vedere il chiostro e ammirare i magnifici azulejos.
Dal vicino Largo da Graça prendiamo il famoso tram 28, bastano 3 Euro per iniziare un viaggio nel tempo in queste carrozze originali degli anni ‘30, con interni in legno e l’inconfondibile colore giallo. Il tram attraversa diversi quartieri della città inerpicandosi nei vicoletti dell’Alfama e tra saliscendi, curve e scossoni ci riporta a Praca da Figueira.
Riprendiamo la marcia verso il Bairro Alto, il quartiere antistante l’Alfama, quindi attraversiamo il Rossio, prendiamo Rua do Carmo e ci dirigiamo verso il prossimo sito da visitare.
Il nostro viaggio nella storia di Lisbona continua con l’ingresso nell’atmosfera magica del Convento do Carmo. Il biglietto costa 4 Euro e permette di ammirare le rovine di questa antica chiesa gotica, costruita nel 1389 su una collina. La chiesa, un tempo la più grande della città, fu distrutta dallo spaventoso terremoto che nel 1755 mise in ginocchio Lisbona e oggi sono visibili i resti della navata centrale, le colonne e il transetto che contrastano il cielo aperto.
Il piccolo museo adiacente è ben curato e ospita un sarcofago egizio e delle mummie provenienti dal Nuovo Mondo, identiche a quelle viste durante il nostro recente viaggio in Perù.
Purtroppo, appena usciamo dal museo inizia a piovere e siamo costretti a tirar fuori i nostri magnifici ombrelli per arrivare, lungo Rua Nova da Trindade, alla chiesa di Sao Roque. Qui non solo troviamo riparo ma possiamo anche ammirare una delle cose più spettacolari del viaggio: i micromosaici sulla vita di San Giovanni Battista, fatti talmente bene da sembrare dei dipinti. Lo zampino italiano si nota, difatti questa cappella fu commissionata a Luigi Vanvitelli, il noto architetto della Reggia di Caserta.
Anche qui siamo in alto e ne approfittiamo per raggiungere un vicino belvedere: abbiamo di fronte l’Alfama, siamo esattamente all’opposto rispetto a dove ci trovavamo un’oretta fa. Questa inversione dei punti di vista ci ricorda molto la stessa sensazione provata a Granada, dai punti panoramici opposti dell’Alhambra e dell’Albaycin, durante il nostro secondo viaggio in Andalusia.
La pioggia ci costringe a una piacevole pausa da 11 Tapas dove ordiniamo del vino verde e un piatto di formaggio e prosciutto (13.50 Eu) prima di rientrare verso l’hotel.
Per cena abbiamo individuato un altro locale fuori dal centro storico, molto spartano. Prima di entrare ci fermiamo a fare spesa per i prossimi giorni e compriamo, merendine, acqua, succhi di frutta, caramelle e frutta secca (7.30 Eu).
Sono le 20:45, la pioggia è aumentata d’intensità e siamo quasi zuppi quando imbocchiamo Rua de Santa Marta per entrare da Andaluz (AGG. 02/20: ristorante CHIUSO).
Siamo senza prenotazione ma ci fanno accomodare in uno spazio libero, il locale è pieno, c’è una cena aziendale e per quanto siano pochi i tavoli c’è un gran casino: le risate fragorose aumentano con il tasso alcolico, esattamente com’era descritto nelle recensioni. Noi non ci facciamo distrarre e, con l’aiuto del cameriere, scegliamo ancora pesce e assaggiamo il famoso Bacalhau à Lagareiro, un filetto di merluzzo arrosto condito con olio e aglio, abbondante aglio. Lo stesso condimento per la seppia arrosto che completa la nostra cena, insieme a un bel po’ di patate bollite. Mandiamo giù tutto con birra e acqua e lasciamo sul tavolo 24 Euro.
Quando finiamo è buio pesto, non ha smesso di piovere e dobbiamo raggiungere l’hotel. L’unico vantaggio che abbiamo per questa notte è che i vampiri staranno ben lontani da noi! 😉

Quanto abbiamo camminato oggi? 9,5 Km

05/04 Lisbona

La giornata inizia con un bella colazione in camera, un po’ di lavoro e uno sguardo al meteo visto che da ieri sera è piuttosto instabile.
Anche oggi sono previste alternanze di sole e pioggia, quindi ci organizziamo per distribuire il tempo da trascorrere all’aperto o al chiuso.
Avenida da Liberdade ci piace molto e visto che c’è il sole, perché non percorrerla di nuovo? Stavolta invece del marciapiede centrale ci spostiamo su lato sinistro (diretti verso il mare), dove ci sono le vetrine di tutte le griffe di moda più note. Siamo interessati a cose più modeste e nei giorni scorsi abbiamo già fatto diversi sopralluoghi per confrontare i prezzi, quindi raggiungiamo direttamente il negozio individuato per acquistare i souvenir, in Rua da Prata.
Dove comprare i souvenir a Lisbona? Noi abbiamo usato il solito metodo: selezioniamo uno store grande e conveniente dove acquistare tutto il ciarpame tipico che cercano i turisti, spieghiamo ai proprietari le nostre intenzioni e questi di solito accettano di buon grado l’esclusiva che offriamo in cambio di uno sconto finale. Nei nostri zaini finiscono: quattro strofinacci, sottopentola di sughero e ceramica, orecchini, un vassoio, sette immancabili calamite, una bella borsa in sughero con motivi azulejos, due t-shirt, una tazza e una sportina (60 Eu).
Dopo lo shopping ci spostiamo nella parallela Rua Augusta e ci fermiamo alla Casa Portuguesa do Pastel de Bacalhau per mangiare una crocchetta fritta di baccalà e formaggio (4 Eu), un aperitivo delizioso prima dello spuntino di mezza giornata che facciamo, finalmente, nel mercatino di Praca da Figueira. Dopo un giro di perlustrazione, arrivano le nostre scelte: un pasticcio di carne di maiale sfilacciata e un’empanada fritta ripiena di maiale (3 Eu).
Alle 14:30 raggiungiamo la metro del Rossio, carichiamo i nostri biglietti con 1.50 Eu e prendiamo la linea verde fino alla fermata Alameda, e da qui cambiamo con la rossa (direzione aeroporto) per scendere alla fermata Oriente: un viaggio di 30 minuti che ci porterà all’Oceanário di Lisbona per visitare il grande acquario e il quartiere dell’Expo ’98.
Una volta fuori la metro è lecito aspettarsi maggiori indicazioni per raggiungere un sito così importante (e frequentato), invece i cartelli sono pochi e potrebbero essere distribuiti meglio. Attraversiamo il centro commerciale Vasco de Gama, un grande complesso futuristico che ingloba la metro ed è stato progettato magistralmente da Calatrava, e camminiamo tra i padiglioni dell’Esposizione Universale di 20 anni fa, oggi polo fieristico. Dopo percorriamo la lunga passerella sull’acqua che ci porterà, proprio mentre inizia un forte acquazzone, all’ingresso dell’acquario.
Il biglietto costa 16 Euro e mentre fuori piove, trascorriamo 3 ore letteralmente immersi nei corridoi del museo oceanografico che abbracciano, su più livelli, la gigantesca vasca centrale dove nuotano molte specie di pesci: squali, mante, cernie, banchi di sardine, tonni, barracuda, pesce-luna e tanti altri. Ogni angolo del percorso offre punti di vista diversi sul vascone, mentre sulle pareti ci sono spiegazioni scientifiche, tecniche e ancora vasche e vetrine per proteggere in ambienti isolati alcune specie più piccole e delicate.
Al termine della visita decidiamo di restare in questa zona per cena: siamo molto lontani dal centro storico, circa 15 chilometri, e certamente abbiamo la possibilità di provare qualche locale meno turistico. Quindi facciamo un giro al centro commerciale e intorno alle 20:30 andiamo al ristorante D’Bacalhau (ancora senza prenotazione). Non aspettiamo neanche un minuto e ci fanno subito sedere, nell’attesa ci portano delle crocchette di baccalà con il solito metodo: prendere (e pagare) o lasciare. Noi prendiamo tutto perché siamo affamati e ci aggiungiamo anche la specialità della casa: 4 tipi di baccalà. Uno mantecato con crema di formaggio, uno gratinato con spinaci e patate, uno a lagareiro – che già conosciamo – e uno alla brace con olive, cipolle e uovo. Il migliore di tutti. Da bere due Super Bock 0,4, una chiara e una scura, e per digerire anche una ginjinha offerta dalla casa, per un conto finale di 29.60 Euro.
Anche questa giornata è finita, siamo stanchi e dobbiamo camminare verso la metro che ci riporterà in hotel, poi ci aspettano ancora 45 minuti di spostamenti prima di arrivare a destinazione.
Lisbona è bellissima anche in questa zona lontano dal centro, Lisbona è bellissima nonostante la pioggia.

Quanto abbiamo camminato oggi? 11,5 km

06/04 Lisbona – Sintra – Cascais – Setubal (121 km)

Oggi inizia la seconda parte del viaggio. Come abbiamo fatto l’anno scorso in Normandia, abbiamo prenotato una macchina su RentalCars (53 Eu) e siamo pronti a esplorare altre località del Portogallo.
Dopo un rapido check out, alle 10:30 siamo in aeroporto al desk di Keddy-Europcar dove, dopo aver schivato upgrade e iatture di ogni sorta per farci aumentare il premio della copertura assicurativa, ritiriamo la nostra Polo che ci porterà in giro per i prossimi tre giorni.
Durante l’attesa aiutiamo una signora americana disperata per aver smarrito il cellulare, le facciamo da hot-spot per far connettere il suo portatile e con l’app Trova il mio iPhone lo riusciamo a rintracciare: l’ha perso in aeroporto ma sta già a Belem!
Le suggeriamo di spostarsi in quella direzione e proseguire la ricerca, noi partiamo e restiamo in contatto con il suo cellulare con SMS e chiamate finché non ci risponde la proprietaria che, con la collaborazione della polizia, l’ha ritrovato proprio dove l’avevamo individuato.
Questa bella notizia ci raggiunge a Sintra che abbiamo appena raggiunto dopo 27 chilometri e mezz’ora di macchina.
Parcheggiamo nella parte alta del centro storico e iniziamo a esplorare i viottoli di questa incantevole cittadella medievale fino alla piazza centrale dove spicca la sagoma del Palazzo Reale di Sintra con i suoi strani camini conici.
L’ingresso costa 10 Euro, il percorso della visita è ben indicato e con la mappa in dotazione è possibile orientarsi e leggere nozioni sulle sale e gli oggetti esposti.
Il palazzo è stato costruito in epoche diverse a partire dal XIII secolo e ha diversi stili proprio per questo motivo. Ogni ambiente è una scoperta: la sala dei cigni, delle gazze, del blasone, tutte con le loro peculiarità di legni intarsiati, affreschi e azulejos. I corridoi e le stanze sono colmi di storia imperiale e di intrighi di corte, quando arriviamo al patio esterno con la fontana e il bagno sembra di essere tornati al Palacio Nazarios, visitato durante il viaggio a Granada.
Questa volta il sincronismo con il meteo non riesce bene, perché appena usciamo si scatena l’ennesimo temporale e siamo costretti a riparare nella storica pasticceria Casa Piriquita. Facciamo di necessità virtù e trasformiamo la sosta forzata in una dolce pausa iperglicemica: dalla vetrina piena di dolci tipici scegliamo una Pastel Sintra è una Joaninha (2.70 Eu), dolci lavorati con ingredienti semplici come miele, mandorle, marmellata e uovo, tanto uovo.
Il cielo torna limpido e riprendiamo le viuzze del centro storico per spostarci verso la prossima destinazione: la misteriosa tenuta Quinta da Regaleira, un palazzo con un enorme parco costellato di strutture e simboli esoterici. Ci sono fontane, torri, portali merlati, laghetti e cascate ma il sito più suggestivo di tutti è sicuramente il pozzo iniziatico usato per le cerimonie di ammissione alla massoneria. Il rito prevedeva la discesa di nove livelli fino alla base, dove è raffigurata l’effige dei Templari. Risalendo lungo la scala a spirale l’iniziato attraversava simbolicamente l’inferno, il purgatorio e il paradiso come nei gironi danteschi, metafora della morte e rinascita.
Anche questo sito ha contribuito ad assegnare a Sintra e alle colline circostanti il titolo di Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.
Il biglietto costa 8 Euro e iniziamo la visita dal parco, seguendo la mappa e cercando tra sentieri e vegetazione le installazioni che intendiamo vedere. Dopo una lunga passeggiata in questo labirinto esoterico, concludiamo la visita nel palazzo principale proprio mentre sta per ricominciare a piovere. L’enorme abitazione nobiliare è in stile gotico e ricorda l’attrazione Phantom Manor del parco tematico Disneyland Paris e sembra che l’architetto italiano, Manini, si sia divertito nel cercare soluzioni scenografiche capaci di stupire gli ospiti.
Sono le 18:00 quando riprendiamo la macchia e ci spostiamo verso il Parque da Pena, distante 4 chilometri. Anche qui c’è un grande parco da attraversare ma è troppo tardi per entrare, a quanto pare sembra che saremo costretti a tornare una seconda volta a Sintra… 😉
Decidiamo quindi di proseguire il cammino verso Estoril, che annuncia la sua periferia con il paddock del noto circuito automobilistico, e poi Cascais con la vivacità del suo casinò. Noi più che alla mondanità, siamo interessati alla costa e ai fari, quindi dopo 30 minuti di strada ci fermiamo al belvedere Boca do Inferno per scattare foto all’Oceano in tempesta e alle sue onde enormi.
Dopo un’altra pausa in un punto panoramico dove si ammira tutta la potenza del mare sfidato dai surfisti, riprendiamo la strada che ci riporta in direzione Lisbona per attraversare l’enorme ponte 25 Aprile. Mentre lo percorriamo non possiamo non ricordare quando camminammo sulla campata del suo gemello, il Golden Gate a San Francisco, durante il viaggio nei grandi parchi USA.
Alle 20:30 arriviamo a Setubal, abbiamo scelto la città di Mourinho come tappa intermedia per la prossima destinazione. Lasciamo macchina e valigie all’hotel Solaris e usciamo subito per cenare nella vicina Nova Taberna o Pescador. La sala è piccola, accogliente, siamo senza prenotazione ed è sabato sera, eppure ci trovano subito posto e sono gentilissimi nel darci informazioni sui piatti. Tutto è fresco, semplice e genuino. Nell’attesa ci portano pane e olive, insalata di pomodori, fave all’aglio e migas de pan. Come piatti principali abbiamo ordinato: un trancio di pescespada arrosto servito con patate bollite, buonissimo, e un enorme fritto di seppie accompagnate da patatine e riso bianco. Immancabili acqua e Sagres, abbiamo mangiato bene e speso 28 Euro.
La giornata è stata lunga, il ristorante vicino all’hotel, salutiamo tutti e andiamo a dormire attraversando una Setubal malinconica, piovosa e spenta. Mi aspettavo qualcosa di più vivace, è pur sempre sabato sera!

Quanto abbiamo camminato oggi? 6,5 km

07/04 Setubal – Evora (111 km)

Dopo la colazione in hotel prendiamo la macchina per spostarci verso il vicino porto dei pescatori ma non ci fermiamo a passeggiare perché piove forte e il paesaggio non è eccezionale, ci basta vedere le orrende installazioni che riproducono i famosi delfini che si avvistano facilmente nei tour organizzati all’interno del parco naturale Serra da Arrábida e nella riserva dell’Estuario del Sado.
Torniamo verso il centro, parcheggiamo ed entriamo nella grande Praca de Bocage, la piazza principale della città famosa per le sue fontane, per lo storico municipio e per la chiesa San Juliao.
Tutto il centro è pedonale e deserto, probabilmente perché è domenica mattina e il tempo non è dei migliori: in giro non c’è nessuno! Ne approfittiamo per una lunga passeggiata nei vicoli decadenti di Setubal, tra negozi chiusi e chiese. Dopo aver visto l’edificio religioso nella grande piazza e il bel palazzo municipale, vaghiamo nel dedalo del centro storico e scopriamo la chiesa di Santa Maria. Facciamo un salto dentro e anche qui troviamo azulejos meravigliosi e un elaborato altare dorato in legno intarsiato.
Le architetture manueline e barocche trionfano, ma la massima espressione di questi stili ci aspetta presso la chiesa-convento del Gesù. Un’aspettativa che resterà delusa perché la troviamo chiusa e inaccessibile. L’intero perimetro è completamente recintato e non è possibile vederla neanche dall’esterno! Poco male, anche questi sono chiari segnali sulla necessità di tornare in Portogallo…
Alle 12:15 lasciamo Setubal per coprire i 100 km che ci separano da Evora.
Sono le 14:00 quando facciamo check-in al Moov Hotel, raccogliamo un po’ di informazioni sul centro storico, interamente patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, e cominciamo la nostra escursione.
Tutta la zona all’interno delle mura della città è pedonale e accessibile solo ai mezzi autorizzati, una scelta felice. Raggiungiamo Praca do Giraldo, la piazza centrale del municipio sulla quale sbucano i tanti vicoli che caratterizzano le strade di Evora. Vediamo i resti dell’antico acquedotto romano ed entriamo nella chiesetta di San Giacomo dove oltre ai soliti, bellissimi azulejos, troviamo una particolare struttura a pianta quadrata che ci ricorda le chiese ortodosse viste durante il viaggio a Mosca e San Pietroburgo, e a Vilnius. Notevoli le volte, le colonne e le pareti interamente dipinte con affreschi che risalgono al 1600.
All’uscita riprendiamo la passeggiata per arrivare fino al sontuoso tempio romano dedicato a Diana. Le vestigia sono poste su un piedistallo, quindi rialzate rispetto alla strada, e questo espediente architettonico rende più maestoso il sito. Ci fermiamo a scattare foto mentre il sole sta per calare e la fame cresce, così torniamo verso l’hotel per riprendere la macchina e andare a cena.
La domenica si può parcheggiare dentro le mura ma per non farci sorprendere dal divieto domattina, abbiamo individuato un ristorante interessante fuori il centro storico e al ritorno lasceremo la macchina in un parcheggio pubblico gratuito, a ridosso dell’antica porta di accesso vicina al nostro hotel.
Sono le 20:30 quando entriamo da O Parque Dos Leitões e sarà qui che faremo la cena migliore di questo viaggio.
Il ristorante è specializzato in cucina tradizionale dell’Alentejo, la regione del Portogallo in cui ci troviamo, che ha una gastronomia molto varia e rinomata. Il locale è elegante e caldo, una buona notizia visto che fuori ci sono 8 gradi; appena seduti ci portano il consueto assaggio di antipasti e stavolta prendiamo: prosciutto crudo Pata Negra Beher, formaggio di pecora e insalata di polipo. Già da qui capiamo che sarà una cena interessante, la conferma arriva definitivamente con il gusto delle portate principali: maialino nero al forno con patate fritte, e capretto cotto nel forno a legna accompagnato con patate arrosto. Da bere, birra Sagres e una mezza bottiglia di vino bianco Monte Velho per una spesa totale di 52.80 Euro.
Una cifra sicuramente diversa dalle medie precedenti ma decisamente in linea con gli standard di casa nostra. Però, che cena! 😉

Quanto abbiamo camminato oggi? 8 km

08/04 Evora – Lisbona (178 km)

Per l’ultimo giorno on the road, usciamo alle 09:30 e andiamo dritti alla chiesa di San Francesco, complesso religioso che ospita la famosa Cappella delle Ossa.
La chiesa è stata costruita nel 1376 e ospita molte cappelle e altari, tutti finemente lavorati e decorati con ori e le immancabili ceramiche azzurre. L’altare maggiore è composto da marmi policromi e l’effetto d’insieme è decisamente impressionante, anche la navata centrale è maestosa e le volte a crociera ci ricordano la cattedrale di Bayeux vista nel recente viaggio in Normandia. Sospettiamo di trovarci di fronte a qualcosa di importante e la conferma arriva quando leggiamo sulla guida che in questa chiesa è possibile ammirare “la più grande campata del gotico portoghese”.
Terminata la visita della chiesa ci spostiamo nell’edificio accanto e compriamo il biglietto (5 Euro) per visitare la Cappella delle Ossa.
La cappella è del 1600 e nacque come luogo di meditazione sulla caducità della vita, all’interno una lapide scolpita dà il benvenuto ai visitatori: “Noi ossa che qui stiamo, le vostre aspettiamo”. Ecco, non è difficile immaginare cosa abbiamo di fronte: tutta la superficie della cappella è rivestita di ossa provenienti da 5000 scheletri. Teschi e femori sono ovunque su pareti, colonne e angoli. Ci sono cappelle simili in diverse parti del mondo, intorno al 1700 la celebrazione del memento mori avveniva anche attraverso queste architetture macabre.
Dopo aver fatto il pieno di ossa continuiamo a visitare il museo con le sue belle sale dedicate a piccole rappresentazioni della Natività e terminiamo il giro con qualche scatto panoramico dal belvedere del museo: il sole splende ed Evora mostra tutta la sua bellezza arroccata tra vicoli bianchi e stradine acciottolate.
Prima di rientrare in hotel per il check-out previsto alle 12:00 raggiungiamo la vicina Pastelaria Conventual Pão de Rala per fare colazione. Questo antico forno è famoso in tutto il Portogallo per la sua storia e le ricette della tradizione. Noi assaggiamo anche qui due pastel de nata, insieme a una fetta di touchino rancoso e una pastel touchino, dolci poveri a base di uova e mandorle molto saporiti. Insieme a due spremute d’arancia spendiamo 10.20 Eu.
Lasciamo Evora alle 12:15 e ci fermiamo a metà strada per comprare dei panini in un supermercato e proseguire spediti verso Lisbona. Dopo 3 ore di marcia parcheggiamo a soli 300 metri dalla torre di Belém e sgranchiamo le gambe davanti al complesso museale dedicato all’aviazione e ai caduti della marina portoghese. Assistiamo a un goffo cambio della guardia e dopo qualche passo ancora, tra prati curati, vediamo finalmente la grigia torre di Belém sul fiume Tejo. Icona assoluta di Lisbona, dal 1515 caratterizza la baia da cui partì Vasco da Gama per il viaggio che lo portò fino a Calcutta, tracciando la prima rotta europea che collegò l’Europa all’India.
Tutto il parco nelle vicinanze è bellissimo e la panoramica che abbiamo di fronte la immortaliamo nelle ultime foto del viaggio. Davanti a noi abbiamo la storica torre sul Tejo, il ponte 25 Aprile alle sue spalle, e sull’altra sponda del fiume la grande statua del Cristo Re, riproduzione del celebre monumento di Rio de Janeiro, eretta nell’antistante città di Almada come ringraziamento per aver risparmiato il Portogallo dal coinvolgimento nella seconda guerra mondiale.
Ci resta da vedere ancora il Monastero dos Jerónimos e decidiamo di raggiungerlo a piedi, idea che purtroppo si rivelerà sbagliata visto che neanche a metà strada si abbatte improvvisamente il più violento acquazzone dei tanti presi in questa settimana dal meteo impazzito.
Siamo costretti a rinunciare e tornare verso la macchina dopo aver trovato un riparo di fortuna sotto un ponte pedonale. Purtroppo il danno è fatto: siamo zuppi e non ci resta che pagare il parcheggio (1 Eu/h) e andare a riconsegnare la macchina.
Abbiamo preso decisioni giuste per organizzare quest’ultimo giorno portoghese: la torre di Belem è distante dal centro e in questo modo l’abbiamo vista senza togliere tempo alle visite dei primi giorni a Lisbona. In più ci troviamo con la macchina a disposizione per lasciare prima le valigie nell’hotel scelto per l’ultima notte, l’Holiday Inn Express Lisbon Airport, e poi andare a consegnare la macchina in aeroporto dopo aver fatto il pieno.
Per completare il tragitto descritto abbiamo consumato 18,20 litri di benzina per un totale di 29 Eu (1.59 Eu/L). Abbiamo guidato per 9.5 ore e percorso 410 chilometri con un consumo medio di 23 km/L. Girare il Portogallo in macchina è stato piacevole, le strade sono buone e il traffico poco: noleggiare l’auto ci ha dato tempo e libertà per vedere luoghi che sarebbe stato più complicato (e costoso) raggiungere in treno.
Prenotiamo un autista Uber dall’aeroporto e con 4.50 Euro torniamo in hotel. Ci cambiamo qualche strato di vestiti bagnati e usciamo subito per andare a cena da Restaurante Leitão do Prior ancora un bel locale spartano e famigliare. I clienti sono pochi e si conoscono tutti, guardano una partita e ci osservano incuriositi. Ordiniamo un buon maialino al forno e un hamburger misto di maiale e manzo, servito con patatine. Da bere birra e acqua per un totale di 26.35 Eu.
Non andiamo via subito perché fuori – di nuovo! – piove fortissimo, così il proprietario chiude la saracinesca ma ci permette di restare finché non smette. Nel frattempo ci racconta la storia di un suo viaggio in macchina dal Portogallo alla Bulgaria, attraverso l’Italia, fatto negli anni ’80 con una FIAT.
La storia è interessante, specie davanti all’ultima, ottima ginjinha artigianale!

Quanto abbiamo camminato oggi? 7,5 km

09/04 Lisbona – Roma

Per gli ultimi attimi a Lisbona ci svegliamo all’alba, facciamo colazione e raggiungiamo l’aeroporto distante 10 minuti con la navetta dell’hotel in partenza alle 8:00 (prenotata la sera prima, 8 Eu).
Abbiamo dovuto rimodulare la valigia e distribuire negli zaini alcune cose acquistate, solo così riusciamo a far rientrare la valigia nei 20 chili previsti per il bagaglio in stiva. Perfetto.
Abbiamo calcolato anche il tempo per l’ultimo acquisto che ancora ci manca: una bottiglia dell’originale Ginjinha Espinheira e conviene comprarla proprio in aeroporto perché la paghiamo 9.50 Euro invece di 13.10, il prezzo fissato nella piccola rivendita di Largo de São Domingos.
Il bilancio finale di questo secondo viaggio in Portogallo è positivo: ci sono cose interessanti da vedere, le persone sono accoglienti e si mangia benissimo. In pratica già a metà del viaggio avevamo una risposta alla domanda che ci siamo fatti all’inizio del post.
Il monastero di Belem, il convento di Setubal, il palazzo di Sintra… abbiamo lasciato per strada troppe cose per non pensare a un ritorno.
Arrivederci Lisbona, arrivederci Portogallo!

Ma alla fine, quanto abbiamo camminato? 53 km

Note
Hotel prenotati su Booking
Guida di riferimento: Lisbona disponibile su Amazon
Libri letti su Kindle: Il giro di vite di H. James e La notte di Lisbona di H.M. Remarque

Diario di viaggio: Porto

Diario di viaggio a Porto
Il ponte Luiz I e la Ribeira.

Ponte lungo + voli low cost = week end all’estero. Questa formula funziona sempre e di luoghi da visitare, per fortuna, ce ne sono ancora tanti. Così, dopo Atene, Mosca, San Pietroburgo e gli USA, per l’ultimo viaggio dell’anno la scelta è caduta su Porto, in Portogallo. Un’ottima scelta.

05/12 Roma – Porto

Si parte con una formula collaudata: parcheggio Alta Quota con navetta per Ciampino (18 Euro) e biglietti Ryanair acquistati il 26/10 per 236 Euro. Per la prima volta sperimentiamo le novità tanto attese: biglietto elettronico su Passbook, posti assegnati e istruzioni se salire in coda o davanti. Era ora! Così hanno ridotto il caos a bordo e la corsa sfrenata per occupare posti ma alcuni non lo sanno e sgomitano lo stesso. Ci vuole pazienza, e tempo 😉
L’aereo parte alle 14:00 e arriva a destinazione dopo 2 ore e 40 minuti, sincronizziamo l’orologio sul fuso di Porto e recuperiamo subito un’ora. Seguiamo le indicazioni per la metro che ci porterà in centro e compriamo i biglietti agli sportelli automatici: a/r 4.20 Euro, direzione Estadio do Dragao. Da notare: tutte le linee fanno lo stesso percorso nella zona centrale della città nuova (nessuna passa per la città vecchia) e si diramano solo per raggiungere diverse destinazioni finali.
Dopo circa 30 minuti scendiamo alla fermata 24 de Agosto e raggiungiamo l’hotel The Artist Porto Hotel & Bistrô che si rivelerà un’ottima scelta.
Vi spiego perché: a parte la stanza enorme, arredata bene e pulitissima, l’aspetto migliore di questo hotel è tutto nell’idea meravigliosa che c’è alla base. La struttura, infatti, è adiacente a una scuola alberghiera ed è gestito dagli alunni, dall’accoglienza al ristorante!
Sicuramente c’è la supervisione degli insegnanti ma per buona parte del tempo i ragazzi vengono lasciati soli a lavorare, a rispondere al telefono e a interagire con i clienti, così vengono responsabilizzati e mettono in pratica ciò che imparano durante le lezioni. Sono stati sempre tutti molto gentili, professionali e disponibili. Questo è un concetto di scuola e formazione davvero utile, esemplare.
Dopo aver posato i bagagli facciamo un giro di orientamento e scopriamo che rua Santa Caterina, una delle principali vie dello shopping, è proprio dietro l’angolo. A noi i negozi interessano poco, quindi ci affacciamo un attimo per vedere lo storico Caffè Majestic e proseguiamo fino a piazza Joao I dove troviamo una pista di pattinaggio su ghiaccio con annesse rotture del coccige.
Sostiamo qualche minuto in raccoglimento per l’osso sacro e procediamo verso Avenida dos Aliados e Praca da Liberdade, la gigantesca piazza su cui affaccia la monumentale facciata del municipio, circondata da eleganti palazzi in stile liberty e neoclassico.
Passeggiamo tra rumorose installazioni di Natale e raggiungiamo la tensostruttura che ospita il Mercado de Natal dove è in corso una degustazione di vino. Sono ormai le 22:30 e preferiamo cenare, quindi rientriamo verso l’hotel perché all’andata avevamo avvistato l’interessante Café Santiago, a quanto pare una sorta di luogo di culto per gli amanti della Francesinha, un piatto che abbiamo notato anche in tanti altri locali.
Cos’è la francesinha? Un vero disastro! Questa specie di un toast è diventato una specialità locale (importata da un francese e riadattata) che potrebbe risultale letale a chi segue diete povere di grassi. L’aspetto è invitante, sembra una lasagna, ma basta tagliarla in due per scoprire che le due fette di pancarré sono imbottite con salsiccia, prosciutto, fettina di manzo, mortadella e formaggio fuso. Non solo, perché in cima a tutto c’è anche un bell’uovo al tegamino e altro formaggio! Il sandwich viene servito al centro di un piatto circondato da patatine fritte. Se amate il cibo-spazzatura vi sembrerà addirittura un piatto raffinato ma sinceramente a Porto troverete cose molto più buone e meno pasticciate 😉
Ci rifacciamo la bocca con un paio di birre, lasciamo sul banco 22 Euro e sulla strada del ritorno passiamo davanti Casa Guedes – un’istituzione locale, segnalata sulla guida e suggerita da amici – che purtroppo sarà chiuso per tutto il periodo del nostro soggiorno 🙁
La giornata è stata lunga. Ci sono 6 gradi e fa freddo, non ci resta che tornare a caricare le batterie: domani si va a vedere la Ribeira.

06/12 Porto

Si parte alla scoperta del centro storico ma prima abbiamo da fare un paio di tappe nei pressi del nostro hotel. La prima è presso la Capela das Almas, una chiesa barocca del settecento interamente rivestita di ceramiche azulejos che ci ricordano le magnifiche decorazioni di Piazza di Spagna a Siviglia; la seconda tappa è da non perdere: il Mercado do Bolhao il sabato chiude alle 13:00 e la domenica non apre, quindi la visita immediata è d’obbligo.
Lo raggiungiamo a piedi in pochi minuti, entriamo nella struttura in stile liberty semi-coperta e iniziamo a girare tra i banchi di carne, pesce frutta e verdura. Tra colori e profumi sempre affascinanti, facciamo i primi acquisti: strofinacci, cannella, cumino, curry e piri-piri, un mix di spezie piccanti per condire gli arrosti, già provato durante il viaggio a Lisbona nel 2009. In tutto spendiamo 8 Euro e all’uscita proseguiamo verso la chiesa e la torre dos Clerigos. Un po’ per la fila lentissima, un po’ per i lavori in corso nella chiesa decidiamo di non salire i 75 metri della torre e di entrare nella vicinissima libreria Libreria Lello e Irmão, considerata “una delle librerie più belle del mondo”.
Fondata nel 1869 è la seconda libreria più antica del Portogallo ed è celebre per lo scalone centrale e il lucernario. Da notare: si entra a scaglioni e all’interno non è possibile fare foto, proprio come in un museo.
A questo punto devo introdurre Marion e Tore, due amici che amano Porto e che ci hanno dato delle dritte da esperti. Se il consiglio di Casa Guedes per la prima cena non è andato a buon fine, per pranzo centriamo in pieno la Padaria Ribeiro Baixa. Siamo a pochi metri dalla libreria e lo troviamo un posto perfetto per fare rifornimento: frittelle di baccalà, bocconcini di gamberetti, polpette di vitello e un’empanada con formaggio e prosciutto. Per dolce non potevano mancare delle ottime pasteis de Nata (7.50 Euro).
Dopo la pausa riprendiamo a camminare visitando le adiacenti chiese do Carmo e dos Carmelitas. Anche qui barocco e azulejos la fanno da padrone, in più si aggiunge il rococò e una caratteristica particolare: le chiese sono affiancate ma separate tra loro perché una vecchia legge impediva alle chiese di avere una parete in comune, così in quel metro che le divide è stato ricavato lo spazio per la casa più stretta del Portogallo. Curioso, no? 🙂
Al termine della visita puntiamo decisi verso il fiume Douro e la parte bassa della città, almeno questa era l’intenzione… perché dopo pochi metri ci troviamo di fronte l’imponente palazzo del Centro Portoghese della Fotografia (ex prigione della città, con tanto di sbarre su tutte le finestre) che davanti all’ingresso ospita la tensostruttura della Fiera dell’Artigianato: come si fa a non entrare? Facciamo un giro veloce, giusto per dare un’occhiata agli stand degli artigiani e comprare delle splendide candele profumate a forma di iperrealistiche fragole e cupcake.
Il tempo passa, non possiamo tergiversare oltre e quindi imbocchiamo la prima discesa utile per raggiungere la celebre Ribeira, il cuore della vecchia Porto.
Dopo aver percorso discese, vicoli e scale torniamo a fermarci davanti la chiesa di São Francisco: siamo finalmente sulle sponde del Douro e da qui partiamo per camminare lungo tutto il Cais da Ribeira, il lungofiume caotico caratterizzato dai caffè, le bancarelle e dalle colorate facciate delle case più antiche della città che sono valse al quartiere il titolo di Patrimonio mondiale dell’Umanità dell’UNESCO. Da qui vediamo per la prima volta il ponte Luiz I, il più famoso dei sei ponti della città che caratterizzano la skyline di Porto. Costruito su progetto della scuola Eiffel, celebre costruttore dell’omonima torre a Parigi e ispiratore del ponte Trinity a San Pietroburgo, si riconosce per lo stile e si apprezza per l’audacia necessaria per costruire un ponte sospeso a 170 metri di altezza! Per oggi abbiamo in programma di attraversarlo solo al livello più basso, per raggiungere l’altra sponda, sede della città gemella Vila Nova de Gaia dove risiedono le principali aziende produttrici del Porto, tutte di proprietà straniera fin dalle origini.
La più famosa, la Sandeman, alle 17:00 è già chiusa, così ci dirigiamo verso la trecentenaria Taylor’s che però, dopo una scarpinata mostruosa in salita, chiude i battenti praticamente davanti a noi. Disdetta! Non possiamo fare altre che dietro-front ma sul cammino di ritorno ci imbattiamo nella cantina di Quevedo Port Wine e non ci pensiamo su due volte: entriamo e facciamo una rilassante pausa-ristoro. Tra botti e travi nere ci ritagliamo il nostro spazio su una panca condivisa con altri clienti, ascoltiamo il fado e ordiniamo salsiccia secca e crostini accompagnati da due qualità di Porto: Rosé e Ruby reserve (7.50 Euro).
Dopo aver accumulato un po’ di energie e di calore, torniamo in strada per iniziare un primo giro di souvenir: maglie, bicchieri shot, prese da forno, i magneti per la collezione e ovviamente non potevano mancare i mignon dei vini che stiamo assaggiando.
Ok, abbiamo rinviato al massimo questo momento ma è ora di cercare un ristorante e, soprattutto, tornare verso la città nuova il che, tradotto in sintesi, vuol dire fare il percorso inverso con salite che ti fanno sentire un ciclista sul Pordoi.
Ci tocca, tanto vale ammorbidire la risalita con un altro paio di visite: prima la chiesa di São Lourenço e una volta in cima ci premiamo con lo spettacolare panorama che offre il sagrato della Catedral da Sé.
Da qui capiamo ancora meglio la topografia cittadina e di come le distanze tra le varie attrazioni siano percepite diversamente in base all’altezza. Abbiamo di fronte la facciata imponente del Palacio da Bolsa, alla nostra sinistra il Palazzo Episcopale e a destra la stazione monumentale di Sao Bento: siamo nel cuore di Porto.
Sono le 21:00, facciamo ancora un po’ di shopping in centro e poi cerchiamo un locale con l’ausilio di TripAdvisor: la scelta ricade su Flor Dos Congregados.
Per raggiungerlo ci spostiamo, dal caos di Praca da Liberdade, in una stradina silenziosa che dà il nome al locale e una volta all’interno ci accoglie il proprietario Andre Barbosa che gestisce la sua casa de pasto con due collaboratori, tutti molto simpatici. Il locale è caratteristico e promette bene, l’arredamento è essenziale e ricercato: c’è la pietra viva e un pianoforte, i tavoli con gli sgabelli e un montacarichi con carrucola a mano da cui salgono e scendono le pietanze. Ci piace! Non abbiamo prenotato e ci tocca aspettare 30 minuti, quindi ne approfittiamo per bere un altro bicchiere di rosso e poi tocca finalmente a noi. Ci mostrano su una lavagnetta il menù con 2/3 portate, o carne o pesce. Noi ordiniamo un mix accompagnato da salumi e formaggi stagionati serviti su uno specchio. Dopo arriva la salsiccia di cinghiale e coniglio servita con patate e confettura di mele e cannella, e il calamaro fritto con insalata mista, molto diverso dai nostri “anellini”. Qui il calamaro era gigante e servito in tranci, tentacoli inclusi.
Paghiamo 30 Euro, scambiamo email e spero proprio che Andre legga questa recensione perché siamo stati bene nel suo locale. E vale anche per voi lettori-viaggiatori: Flor Dos Congregados è abbastanza nascosto, ma vale la pena cercarlo!
Bene, giornata finita. Ci restano ancora 15 minuti da camminare per tornare in hotel e pieni di tutte le cose che abbiamo visto e mangiato, ci perdiamo nel flusso della folla che di sabato riempie i locali, esce dai teatri pieni, si riversa nelle piazze: Porto è viva!

07/12 Porto

La giornata di ieri è stata intensa e ci ha fatto vedere le attrazioni principali della città, quindi per oggi abbiamo organizzato un’escursione al Parque da Cidade per vedere l‘Oceano. L’abbiamo fatto anche a Monterey in USA, e in Andalusia: se c’è da vedere il mare, noi ci andiamo.
Prendiamo la metro celeste direzione Matosinhos alle 12:40 e alle 13:05 siamo in spiaggia. La vista dell’oceano è sempre emozionante e la passeggiata è gradevole. La sabbia è bianca e sottile, il sole caldo e ci sono tanti velisti e surf: una bella domenica portoghese.
Più o meno a metà strada incrociamo l’enorme installazione dell’artista Janet Echelman che di notte sarà anche spettacolare ma di giorno lascia un po’ perplessi: sembra una coffa da pesca stesa ad asciugare.
Il lungomare è curato e attrezzatissimo: marciapiede enorme, pista ciclabile, attrezzi ginnici, campi da gioco. Anche qui troviamo un bel mercatino artigianale che offre un diversivo a chi si gode il relax al sole o sgranocchiando cibo nei tanti localini affacciati sul mare.
All’intersezione del lungomare con il limitare del parco c’è il Sea Life ma non entriamo perché dopo l’acquario di Monterey possiamo rinunciare alla vista di altri pesci che non siano cotti.
Procediamo verso il Castelo do Queijo, letteralmente “castello del formaggio” perché ha le fondamenta su rocce che ricordano il formaggio, l’ingresso costa solo 50 cents e l’esposizione non è granché ma vale la pena entrare per il panorama che si ammira dalla sommità.
Facciamo una pausa e poi riprendiamo il cammino verso la metro, non prima di aver fatto sosta in un mini-market per rifornimenti di pane, prosciutto, formaggio e patatine.
Il percorso calcolato prevede il rientro in metro fino a Trindade, da qui un cambio per prendere la linea che ci porterà di nuovo sulla sponda di Gaia ma stavolta passando sul piano superiore del ponte Luiz I.
La visuale da 170 metri di altezza è ovviamente diversa dal giorno precedente e scattiamo delle gran foto, poi cominciamo la discesa verso il lungofiume.
C’è anche una funicolare e il biglietto (5 Euro) include la visita alla cantina dove eravamo stati il giorno prima, quindi preferiamo andare a piedi e goderci altri scorci durante il percorso.
Anche stavolta siamo in ritardo per le cantine Calem e Sandeman ma l’offerta è talmente ampia e varia che non ci preoccupiamo, facciamo pochi metri e troviamo accoglienza nell’elegante Centro Multimedia Espaco Porto Cruz dove ordiniamo un doppio menù degustazione (5 Euro) che prevede 3 diverse qualità di Porto: White, Ruby reserve 8 anni e Tawny reserve 25 anni.
Restiamo fino a chiusura, verso le 20:00, siamo riposati e abbiamo abbastanza carburante per affrontare il freddo e tornare sulla sponda della Ribeira. Da qui inizia la ricerca del locale scelto per cena e con mappa, smartphone e tanta fiducia seguiamo il percorso del fiume in direzione del Ponte de Arrabida, superiamo il Museu do Vinho do Porto e finalmente troviamo la Taberna do Cais das Pedras.
Locale piccolo e molto caratteristico, si cena in “modalità tapas” come facevamo durante un secondo viaggio in Andalusia. Anche questo è stato un consiglio di Marion e Tore: mentre ordiniamo scambiamo messaggi e portiamo i loro saluti a Donna Isabella, la gentilissima proprietaria che ci fa scoprire i migliori piatti del suo ristorante e ci spiega come ordinare.
Sul tavolo c’è un foglio con il menù e i prezzi, il cliente sceglie e scrive la quantità che desidera. Noi abbiamo chiesto: chouriço e spiedino di salumi, datteri e peperoni arrostito al flambé al tavolo, insalata di polipo cipolle e paprika, frittelle e bocconcini di baccalà, salsiccia all’aglio sbriciolata in crosta di pane e per finire una bella fetta di torta con gelatina di limone su base crumble. Vino bianco e acqua, tutto era buono – con una menzione speciale per il “panino ripieno” e la torta finale – e il conto anche di più: 33 Euro. Ce l’hanno consigliato, lo consigliamo.
Poi arriva la nota dolente: come la sera prima siamo nella parte bassa e dobbiamo tornare in cima così, prima di uscire, sfruttiamo il Wi-Fi per calcolare il percorso di ritorno e una volta all’esterno imbocchiamo la prima salita che ci riporterà verso il centro della città nuova.
Ci aspettano 3 chilometri e 50 minuti di cammino nel cuore della notte, e strada facendo scambiamo le prime impressioni su Porto.
All’inizio del viaggio eravamo un po’ titubanti, non troppo sicuri della scelta, poi sul posto ci siamo subito ricreduti: la città è bella, ben organizzata, ricca di storia e cultura, vale la pena visitarla.
Mentre scambiamo questi pensieri la Rua da Restauracao che stiamo percorrendo fa di tutto per confermare queste impressioni: ci regala gli ultimi favolosi scorci notturni su questa Porto che ci ha sorpreso.
Porteremo con noi le immagini sempre diverse delle vedute dall’alto, le tantissime chiese, lo sciabordio del Douro e il volo dei gabbiani, le facciate dei palazzi eleganti o malinconicamente decadenti, il Porto gustato nella cantine di Gaia e il fado, la colonna sonora della città. Ricorderemo il cielo azzurro come le maioliche e la luna intrappolata nelle maglie d’acciaio del ponte Luiz I, che sovrasta il fiume e protegge tutte le storie della Ribeira. Arrivederci Porto!

Note
Hotel prenotato su Booking.
Guida di riferimento: Porto (II ed.) di Morellini Editore (unica in italiano)
Libro letto su Kindle: Il giorno dei morti. L’autunno del Commissario Ricciardi di Maurizio De Giovanni
Applicazione consigliata da usare offline: TripAdvisor Offline City Guides