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Diario di viaggio a Barcellona

Collage di Barcellona vista da Parc Guell, la mostra Mundo Pixar e la città vista dalla teleferica.
Sui lati: Barcellona vista da Parc Guell e dalla teleferica; al centro le bimbe incontrano Coco

Il 2024 sarà per noi l’anno del ritorno negli aeroporti. Con la nascita di due bimbe in due anni abbiamo dovuto contenere la nostra voglia di viaggiare e la pandemia ci ha dato una mano a smorzare gli entusiasmi.
Ma il peggio è alle spalle e quindi dopo Valencia e Skiathos, ci siamo concessi anche un week end lungo a Barcellona. Continuiamo con la nostra teoria di viaggi nei paraggi, in luoghi che già conosciamo da rivedere con occhi nuovi. Aspetteremo che crescano ancora un po’ per ricominciare a esplorare di nuovo.

08/10 Gaeta – Barcellona

Partiamo da Gaeta alle 10:30 e arriviamo alle 12:30 a Roma, per la prima volta all’Easy Parking Lunga Sosta di Fiumicino.
Abbiamo prenotato online e una volta arrivati abbiamo capito che se hai comprato il posto scoperto e il tuo settore è completamente occupato, puoi parcheggiare nei posti coperti alla stessa tariffa. Ed è esattamente quello che capita a noi, da notare che qui abbiamo pagato la cifra più bassa di sempre (26.90 Eu). La navetta passa ogni 5 minuti e ti lascia davanti al terminal di partenza, il tragitto dura solo 5 minuti.
Arriviamo nei tempi giusti ma purtroppo per il resto non siamo molto fortunati perché il meteo è pessimo e il nostro volo subisce due ore di ritardo. Per fortuna in aeroporto ci sono le distrazioni per trascorrere del tempo, prima bivacchiamo nel parco giochi per il nostro pranzo al sacco e poi ci spostiamo verso un bar per riscuotere le consumazioni offerte da Ryan per il ritardo.
I voli li abbiamo acquistati online sul sito di Ryanair il 3 settembre, abbiamo speso 178.90 Eu per quattro biglietti a/r e un bagaglio in stiva da 20 chili. Purtroppo il ritardo si prolunga e ci brucia la prima giornata di viaggio perché arriviamo all’aeroporto El Prat addirittura alle 19:30 (invece delle 16:25!). Recuperiamo il bagaglio al nastro e insolitamente il passeggino lo piazzano su un nastro diverso dedicato a questi articoli speciali (il 29), poi seguiamo le indicazioni della metro L9 sud e con 5.50 Eu prendiamo il biglietto che prima ci porta verso il centro e poi, dopo un solo cambio, arriviamo in prossimità dell’hotel dove ci registriamo addirittura alle 21:00!
Facciamo un check-in molto rapido e chiediamo in reception di prenotare un ristorante vicino che avevamo adocchiato dall’Italia: The Fish & Chips Shop che serve solo pasti senza glutine. Si trova su una bella piazzetta frequentata da ragazzi, ci mettiamo ai tavoli esterni e ordiniamo porzioni di classico fish & chips, calamari e polpo, ovviamente fritti, acqua e quattro birre (50.70 Eu).
Quando siamo pronti a rientrare sono le 23:30, le bimbe sono ancora cariche, guardano tutto e in particolare il retro di un bus di linea su cui riconoscono la stampa dei personaggi di Toy Story. Ma che ci fanno lì Woody e Buzz?
Mamma e papà sono stanchi, ci pensiamo domani… 😉

Quanto abbiamo camminato oggi? 6,5 km

09/10 Barcellona

Per questo soggiorno abbiamo scelto il Best Western Premier Hotel Dante per le sue caratteristiche: zona strategica, vicinanza della metro e colazione senza glutine.
Ci svegliamo con calma dopo aver dormito molto bene in una grande stanza con una seconda camera che le bimbe useranno solo per giocare, e un enorme lettone king size dove dormiremo comodamente tutti e quattro nonostante la culla e un altro letto matrimoniale. La stanza gli piace così tanto che vorrebbero restare in hotel tutto il giorno, ma non funziona così… 😀
Scendiamo a fare colazione al primo piano e si innesca la routine da ripetere ogni giorno: usare la macchina pulisciscarpe all’ingresso della sala. Prima di entrare si devono dare una ripassatina alle scarpe e dobbiamo farlo anche noi!
A colazione mangiamo benissimo, la sala è bella e luminosa grazie alle finestre ampie che affacciano sui palazzi imponenti ed eleganti del quartiere Eixample di Barcellona.
Mangiamo dolce e salato e poi usciamo per andare proprio alle spalle del nostro hotel, dove a poche centinaia di metri di distanza possiamo vedere le architetture più note disegnate da Antoni Gaudì per le abitazioni private: la Pedrera e Casa Batllò. Dopo le foto di rito, soprattutto alla casa con “il tetto di drago”, e dopo aver letto insieme le informazioni sulla guida, proseguiamo lungo l’elegante Paseig de Gracia fino a Plaza Catalunya. Da qui, dopo una pausa a giocare con i piccioni, prendiamo la Rambla che troviamo meno movimentata del solito. Eppure Barcellona è in piena polemica da “overtourism”, forse viaggiare in bassa stagione e in giorni infrasettimanali un pochino ripaga.
Durante il tragitto facciamo una deviazione per visitare la grande cattedrale di Barcellona nel cuore del quartiere gotico, poi raggiungiamo la vicina Plaza de Sant Jaume per una pausa da Conesa Entrepans, un locale piccolino che fa panini e snack, attrezzato bene perché nonostante le dimensioni ridotte ha un’area riservata alle preparazioni senza glutine. Ordiniamo panini con wurstel, con prosciutto iberico e formaggio, crocchette di carne, birra e Fanta (26.80 Eu).
Dopo lo spuntino usciamo dalla Ciutat Vella per riprendere la Rambla lungo il suo tratto finale, il più caratteristico, che ci porterà fino all’imponente colonna del monumento a Cristoforo Colombo.
Siamo a ridosso del porto, dove c’è gran fermento per via dell’imminente America’s Cup, ma invece di andare verso il mare giriamo sulla nostra sinistra lungo Carrer Ample per raggiungere la chiesa di Santa Maria del Mar, che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare come la Cattedrale del Mare descritta nell’omonimo romanzo di Ildefonso Falcones. Nel tragitto incontriamo anche la suggestiva Placa de la Mercé con la chiesa della Vergine dei Miracoli de Caacupé: una vera sorpresa, un angolo nascosto di Barcellona che non avevamo mai visto.
Dopo aver visto la chiesa più grande, proseguiamo sempre dritti lungo l’alberato Paseig del Born che termina nella grande piazza che ospita il Centro di cultura e memoria, un edificio imponente in stile liberty che, all’interno di una elegante struttura in ferro battuto, ospita un sito archeologico della città antica. Tagliamo in due il centro culturale e una volta all’esterno raggiungiamo la prossima destinazione in programma per oggi: il Parco della Ciutadella.
Le bimbe resistono alle marce forzate, anche grazie al provvidenziale carrellino che abbiamo comprato prima di partire: un’appendice a rotelle del passeggino che ci permette di farle riposare e soprattutto di procedere spediti durante gli spostamenti più lunghi e impegnativi.
Ora è il momento del divertimento: seguiamo la mappa del parco per trovare le aree-gioco e trascorriamo del tempo piacevole tra scivoli, percorsi a ostacoli, sentieri, tanto verde e specchi d’acqua.
Dopo un’escursione nella ludoteca raggiungiamo la fontana dei Tre Dragoni, fotografiamo le papere e i pappagallini e poi ci avviamo lentamente verso la Rambla per fare un giro nel mitico mercato della Boqueria.
Ci piacerebbe tanto fermarci a prendere un aperitivo, anzi più di uno, ma non ci siamo con i tempi e quindi ci muoviamo tra i banchi gustando una crocchetta al prosciutto crudo e un frullato di banana, cocco e fragole (7 Eu). Compriamo diversi preparati per la paella e poi raggiungiamo la fermata della metro Liceu, proprio davanti all’uscita del mercato. Da qui andiamo direttamente alla fermata del nostro hotel (biglietto 2.55 Eu) e prima di entrare facciamo una spesuccia di snack e acqua nel supermercato adiacente (8 Eu).
A cena abbiamo prenotato un tavolo da Pötstot, un ristorante solamente gluten free e… vegano!
Facciamo questa nuova esperienza gastronomica e per quanto distante dai nostri gusti, troviamo che sia tutto ottimo. Ordiniamo patatas bravas; riso Venere con alga wakame e aglio; crocchette di spinaci alla catalana; omelette senza uova e uno smoked tofu vurger: un panino con pane al teff, crescione, cipolla rossa, maionese vegana spezia e affumicata, cipolle croccanti e patatine fritte. Da bere Daura Damm scura e chiara, anche queste ovviamente senza glutine (58.80 Eu).
Serata piacevole, divertente, in un locale accogliente, gusti nuovi per tutti e un cameriere molto molto in gamba con le bimbe. Si presentavano come ristorante inclusivo ed effettivamente…
La prima vera giornata impegnativa è finita, torniamo in camera molto stanchi, giusto il tempo di una doccia e poi tutti a dormire.

Quanto abbiamo camminato oggi? 12,7 km

10/10 Barcellona

Anche questa sarà una grande giornata e quindi c’è bisogno di una grande colazione.
Mentre le bimbe giocano nella loro stanza andiamo a cercare su Internet perché su quel bus del primo giorno c’erano i personaggi di Toy Story. Così scopriamo che a Barcellona c’è la mostra Mundo Pixar Experience e decidiamo di fare una sorpresa alle piccole.
Usciamo per raggiungere il forno-pasticceria Jansana dove facciamo uno spesone senza glutine per tutti: empanada di carne, di pesce, cannoli fritti ripieni di crema e cornetti salati con prosciutto e formaggio (31.60).
Ok, per il pranzo è fatta! Adesso possiamo raggiungere la grande arteria Diagonal per prendere la metro che ci porterà sul Montjuic, la collina più famosa di Barcellona, alta 200 metri e con il castello omonimo che sovrasta la città e dai suoi belvedere offre panorami unici.
Visto che oggi useremo molto i mezzi, compriamo un biglietto cumulativo per otto viaggi (10.70 Eu per due persone, i bambini viaggiano gratis) e prendiamo la metro e la funicolare per arrivare in cima.
Fuori dalla stazione seguiamo le indicazioni per il castello e prendiamo dei sentieri ben curati nel Jardins de Joan Brossa alla ricerca di un intermezzo divertente che avevo visto su internet, su Google Maps: tobogans, lunghi scivoli gratuiti che tagliano i tornanti del sentiero Paseig del Migdia, subito dopo il Cafè bar El Cims.
Dopo una lunga pausa di scivolate per grandi e piccoli, riprendiamo il cammino verso la stazione della teleferica. Le compagnie sono due: una porta dal castello alla fermata della metro, l’altra invece arriva fino giù al porto ed effettivamente è quella che vale la pena provare.
Noi lo scopriamo dopo e quindi le prendiamo entrambe, prima partiamo dal castello e scendiamo alla fermata della metro (21 Eu). Da qui proseguiamo a piedi fino al Jardins Miramar dove si trova la stazione della teleferica più suggestiva, quella che si dirige fino al porto e passa sopra la città, con una vista spettacolare (25 Eu, bambini sempre gratis).
Dopo un tragitto di circa 10 minuti “atterriamo” al porto vecchio e da lì percorriamo tutta Paseig de Joan de Borbò, nel cuore della Barceloneta. Siamo circondati da maxy yacht, la giornata è stupenda e stanno allestendo il villaggio per la Louis Vuitton Cup ma non possiamo distrarci. Dobbiamo raggiungere la fermata Barceloneta per raggiungere l’area commerciale La Maquinista, fuori Barcellona, dove c’è la mostra che abbiamo prenotato.
Quando arriviamo nei pressi degli enormi padiglioni decorati con gigantografie dei personaggi Disney-Pixar le bambine restano meravigliate qualche istante, poi parte l’eccitazione che trova ampio sfogo una volta all’interno. Siamo letteralmente immersi nelle ricostruzioni fedeli delle scenografie dei film d’animazione più celebri della storia del cinema.
Il primo ambiente è proprio quello di Toy Story, uno dei loro preferiti, esattamente siamo nella stanza di Andy e tutto è gigantesco. La prova definitiva che siamo diventati della dimensione dei giocattoli, arriva quando una hostess grida: “Stanno arrivando i grandi!” e si butta a terra insieme a tutti gli spettatori della sala, noi compresi. Tra le risate generali ci rialziamo, salutiamo Buzz, Woody e gli altri e proseguiamo per vedere i “set” di Up, Cars, Elemental, Wish, Ratatouille e molti altri. Un altro ambiente che merita una segnalazione a parte e che coinvolge le bimbe è quello dedicato a Coco, dove troviamo un pavimento led che riproduce il ponte che collega il mondo dei vivi con quello dei morti, con gli inconfondibili cempasùchil, i fiori arancioni che caratterizzano lo Dia de los Muertos. E infine molto bello è il mondo sommerso di Nemo, con la gigantesca maschera persa dal sub-dentista che ha catturato il pesce pagliaccio più famoso del mondo, che diventa lo scenario perfetto per un’ultima foto prima di uscire. Ovviamente non possiamo andare via senza un souvenir e tutte e due scelgono un personaggio di Toy Story, il mitico Rex (19.90 Eu).
Alle 18:00 facciamo un giro nel vicino centro commerciale dove compro un cavo per il caricabatterie dell’iPhone (4 Eu) e poi ci fermiamo nel vicino parchetto a giocare un po’ prima di raggiungere a piedi la fermata della metro in Placa d’Orfilia per ritornare sul Paseig de Gracia. Vediamo quindi questa bellissima strada anche di sera, con Casa Batllò illuminata in modo suggestivo.
Siamo stanchi e per cena non abbiamo intenzione di muoverci troppo e cercare locali, quindi giriamo l’angolo ed entriamo da Burger King: alle bimbe piace, sono rapidi e sicuri. Quindi ordiniamo i nostri soliti panini e le bibite (31 Eu) e dopo mangiato facciamo l’ultimo tratto di strada che ci separa dal nostro bel lettone.

Quanto abbiamo camminato oggi? 11,3 km

11/10 Barcellona

Oggi è il giorno della visita al Parc Guell, distante giusto 25 minuti da noi. Abbiamo comprato i biglietti online sul sito ufficiale e pagato 20 Euro (sempre solo gli adulti, bimbi gratis).
Arriviamo con il bus su un ingresso laterale e da qui ci orientiamo con la mappa che fotografiamo sul sentiero e seguiamo un nostro percorso per vedere le diverse zone di questo capolavoro onirico di Gaudì. Tra porticati mistici e grandi terrazze facciamo una pausa nell’area attrezzata, diamo da mangiare ad alcuni pappagallini e scendiamo fino alle cosiddette case di Hansel e Gretel. Prima di uscire ci facciamo immortalare con la famosa lucertolona dell’ingresso principale e poi proseguiamo a piedi fino alla fermata del bus che ci porterà alla prossima destinazione: è il momento della Sagrada Familia.
Arriviamo a piedi davanti alla facciata della Natività, leggiamo la sua incredibile storia iniziata nel 1882 e restiamo colpiti dalle dimensioni, dai cambi di progettazione, dall’ossessione che Gaudì aveva per quest’opera che, nonostante sia notoriamente incompleta, è il sito più visitato di Barcellona.
Ci spostiamo verso la facciata della Passione che proprio di fronte ospita – toh! – un bel parchetto. Dopo una pausa iniziamo a percorrere, lungo Carrer de la Marina, i 500 metri che ci separano da un’altra area giochi nel Jardins de la Industria.
Per intrattenere e motivare le bimbe è stato importante imparare e cercare su Google Maps “parc infantil” e alternare, alle visite e agli spostamenti, momenti di gioco e divertimento.
Nel parco c’è un compleanno a cui sta partecipando probabilmente l’intero quartiere: i bambini sono tanti, eccitatissimi, corrono, saltano, urlano. L’inferno è un posto simile a questo.
Anche le nostre bimbe sono spaesate, non sono abituate a tanta confusione nella nostra città, quindi dopo aver provato un giro su tutto, non chiedono bis e sono molto collaborative quando diciamo che è ora di tornare. Ci resta da fare l’ultimo e forsennato shopping prima del ritorno, quello più inutile e compulsivo.
Come al solito la tattica è la stessa: nei giorni precedenti abbiamo adocchiato zone e prezzi migliori, oggi andiamo a raccogliere il frutto di questa indagine.
Riprendiamo la metro alla fermata Sagrada Familia e scendiamo a Parall.el, una fermata vicina alla Rambla. Una volta individuato lo shop giusto, dove troviamo tutta la paccottiglia già vista in giro, mettiamo nel cestino tre t-shirt, una felpa, due calamite, una pallina di Natale, una sportina e due peluche scelti dalle bimbe (unicorno e un immancabile drago), tutto ovviamente brandizzato Barcellona (70 Eu). All’uscita andiamo nella vicina gastronomia Germans Gracia per comprare i nostri souvenir preferiti: prosciutto e formaggio sottovuoto (20.29 Eu) per portarci i sapori della Spagna a casa, almeno per qualche giorno.
Da qui ci spostiamo verso il ristorante che abbiamo selezionato per questa sera: En Ville con il menù completamente senza glutine premiato ogni anno dal 2014. Una garanzia!
Il locale è molto bello, atmosfera rilassata e camerieri gentili e ospitali. Qui facciamo la cena migliore del viaggio e ordiniamo finalmente una gigantesca paella di mare per i grandi; pollo e patate fritte per le piccole; crocchette di prosciutto crudo, crème brûlée e calici di vino rosso e di prosecco (97.50 Eu).
Al termine della cena facciamo una bella passeggiata digestiva per tornare in hotel e arriviamo stanchi morti per trascorrere l’ultima notte a Barcellona: chi glielo dice che domani si lascia questa stanza e si torna a casa?!

Quanto abbiamo camminato oggi? 10 km

12/10 Barcellona – Roma

Per questa ultima giornata avevamo un altro programma, cioè una passeggiata rilassata lungo la Diagonal ma dopo giorni di sole e caldo… è arrivata improvvisamente la pioggia e un brusco calo delle temperature!
Quindi ci prepariamo con calma (con grande gioia delle bimbe che possono godersi fino in fondo la loro stanza dei giochi) e studiamo il percorso più breve, e magari riparato, per raggiungere la fermata della metro. Quindi puntiamo il Mercat del Ninot, un grande mercato al coperto che sarebbe proprio l’ideale per trascorrere un po’ di tempo e acquistare qualcosa di buono. Peccato solo che sia chiuso di sabato!
Non c’è molto altro da inventare, Barcellona ci ha dato tutto in questi giorni e noi ci siamo spesi molto per godercela. Infiliamo nel passeggino le bimbe, chiudiamo la cappottina, alziamo i cappucci e andiamo dritti verso l’aeroporto sotto la pioggia ma felici.
Anche Barcellona è andata alla grande, avevamo pianificato dall’Italia un intero viaggio senza glutine per non avere stress per cercare ristoranti adatti, per non portare pasti da casa, per condividere tutti i nostri piatti senza escludere nessuno e senza stare attenti alle contaminazioni. Tutto questo è stato possibile con estrema facilità perché, come avevamo già capito a Valencia, in Spagna l’offerta gluten free è ampia. Anche per questo siamo stati benissimo, sicuri e senza brutte sorprese.

Quanto abbiamo camminato oggi? 6 km
E in totale? 46,5 km!

Note
Libro letto su Kindle: Quando abbiamo smesso di capire il mondo di Benjamín Labatut
Guida di riferimento: Lonely Planet Pocket Barcellona disponibile su Amazon

Diario di viaggio: Sofia

Sofia, Cattedrale di Aleksandr Nevskij
Sofia in una fotografia: la Cattedrale di Aleksandr Nevskij

Siamo tornati appena due mesi fa dal viaggio in Giappone e già riprendiamo la strada per l’aeroporto. Ormai è una tradizione: a Dicembre ci piace visitare i mercatini di Natale, un po’ per l’atmosfera, un po’ per le decorazioni, un po’ per i regali ma soprattutto per il cibo di strada! 😉
Abbiamo iniziato da Parigi nel 2013 e negli anni successivi siamo stati a Porto, Bratislava, Vienna e Cracovia. Quest’anno tocca alla capitale della Bulgaria: Sofia stiamo arrivando!

01/12 Roma – Sofia

Era una sera d’agosto quando acquistammo il biglietto, faceva un caldo boia e l’offerta di Ryanair era fresca-fresca: appena pubblicata sul sito, abbiamo spuntato i biglietti di andata e ritorno con 38 Euro a testa. Ci siamo detti: noi compriamo, male che va la perdita è sostenibile. Ma alla fine non abbiamo perso niente perché con un po’ di organizzazione siamo riusciti a centrare l’obiettivo della partenza nelle date prenotate.
Oggi Agosto e il suo caldo boia sembrano lontani anni-luce, anche perché a quanto pare in Bulgaria ci aspettano temperature polari, pioggia e neve.
Lasciamo la macchina al solito parcheggio, prendiamo la navetta, andiamo dritti all’imbarco con i nostri bagagli a mano e alle 08:00 in punto l’aereo decolla. Dopo un’ora e cinquanta minuti atterriamo e per assecondare il mini fuso orario che troviamo in Bulgaria, spostiamo le lancette dell’orologio avanti di un’ora.
Superati i controlli dei documenti, seguiamo gli adesivi blu sul pavimento che portano fino alla metro. Non ci sono molte persone e alla prima colonnina per acquistare i biglietti ci fermiamo e usiamo la PostePay ricaricabile per la nostra prima transazione in terra bulgara. Non abbiamo ancora moneta locale e quindi usiamo il contactless della carta di debito e ritiriamo i tagliandi: facile, veloce, sicuro. Ah! I biglietti costano solo 80 cents!
A proposito di soldi, transazioni e cambi. Che moneta si usa in Bulgaria? Anche loro stanno per entrare nel mercato dell’Euro (pensateci bene!) ma nel momento in cui scrivo si usa ancora il Lev, quotato con un rapporto quasi di 1:2 con l’Euro (1.956). Quindi è molto facile fare i calcoli: per sapere quanto costano le cose basta dimezzare o raddoppiare le cifre. Per esempio: 50 Euro sono circa 100 Lev e 170 Lev sono circa 85 Euro.
Prendiamo la linea blu, pulita e puntuale, e dopo 20 minuti scendiamo alla fermata dell’Università, St Kliment Ohridski, e da qui ci spostiamo per raggiungere l’hotel. Purtroppo la pioggia condiziona subito i nostri movimenti  e come se non bastasse prendiamo l’uscita su una strada che ci fa allungare il cammino, ma di questo ce ne accorgeremo solo dopo aver capito meglio la topografia della zona e la nostra posizione. Siamo ancora mezzi addormentati e siamo indulgenti con noi stessi per non aver visto bene la mappa, c’è già la pioggia che ci sta punendo abbastanza. Per non disperdere altre energie facciamo una pausa per orientarci correttamente e ritirare 100 Lev (51.11 Eu) a un bancomat, poi restiamo sotto un portico a osservare i mucchi di neve nel Parco Dei Medici ma la speranza che smetta di piovere è un’illusione! La pioggia è incessante, quindi entriamo in un emporio, compriamo un ombrello e proseguiamo il cammino. Durante la marcia notiamo una cosa che sarà confermata nei giorni successivi: i marciapiedi di Sofia sono in pessime condizioni praticamente ovunque! Disconnessi, rotti, con stili, forme, materiali e colori diversi, un vero pasticcio! L’unica costante è la condizione d’insieme, decisamente disastrata. Facciamo un lungo slalom tra buche, pozzanghere e schizzi che partono dal basso quando metti il piede su una mattonella gonfiata dall’acqua, e con movimenti goffi che ricordano i concorrenti di Giochi Senza Frontiere, raggiungiamo finalmente il nostro Best Western Premier Collection CiTY Hotel. Ovviamente zuppi, noi e le valigie.
Stavolta non restiamo in hotel giusto il tempo di raccogliere un po’ di informazioni perché dobbiamo svuotare i trolley e mettere ad asciugare i vestiti. Solo dopo aver ridotto la camera come un accampamento di coloni mormoni torniamo nella hall, chiediamo di prenotarci un tavolo in un ristorante scelto per la cena, prendiamo due grandi ombrelli e iniziamo a scoprire la città.
Siamo in pieno centro e ci bastano pochi passi per trovarci davanti la maestosa cattedrale Aleksander Nevskij che però visiteremo domani con tutta calma, quindi proseguiamo fino alla chiesa russa di San Nicola con le sue guglie verdi e le cupole a cipolla. Entriamo con l’idea di ammirare mosaici come quelli visti durante il viaggio a San Pietroburgo ma dentro c’è una luce così fioca che a stento si riesce a vedere l’iconostasi di ceramica. La visita si conclude subito e riprendiamo a camminare lungo l’antistante strada gialla dello Zar, un pavimento acciottolato e dipinto di giallo che attraversa la città ed è il viale più importante di Sofia. Su questo elegante boulevard si affacciano ambasciate, musei, teatri e altri edifici istituzionali con imponenti facciate ottocentesche.
Dopo pochi minuti arriviamo al mercatino di Natale di Sofia, che loro definiscono “tedesco” e, complice la pioggia insistente, troviamo un’atmosfera dimessa e molto poco natalizia. Per quanto l’aria sia scura è ancora giorno, quindi le luminarie sono spente, pertanto decidiamo di dargli una seconda opportunità in un altro giorno: magari con il favore del buio e senza pioggia andrà meglio. Però prima di andar via facciamo uno spuntino e ci fermiamo in un paio di chalet per mangiare un panino con bockwurst (salsiccia di maiale, vitello, pepe e paprika) e una fetta di pane tostato con Raclette, un formaggio svizzero che viene fuso prima di essere servito (10 Lev, 5.10 Eu).
Riprendiamo il viale dello zar fino al grande slargo del Palazzo Presidenziale, in Plostad Nezavisimost. Qui si concentrano i principali palazzi governativi con facciate in stile realsocialista, tra cui spicca l’ex sede del Partito Comunista che dopo la caduta del muro ha sostituito il simbolo della falce e martello con il vessillo bulgaro ma ancora si nota il calco lasciato dal precedente fregio. La storia non si cancella mai completamente 😉
Per importanza storica e politica segnalo anche l’edificio del Museo Archeologico Nazionale e quello assegnato alla massima carica statale, presidiato da guardie in alta uniforme. Bisogna entrare proprio nel portico del Palazzo Presidenziale per visitare uno dei luoghi-simbolo di Sofia e dell’intera Bulgaria: la Rotonda di San Giorgio. Questa antica costruzione in mattoni rossi risale all’epoca romana ed è considerata quella meglio conservata della capitale. Con i suoi 1700 anni di storia, questa basilica eretta ai tempi di Costantino ha superato tutte le fasi della travagliata storia bulgara: terremoti, unni, visigoti, turchi, cambi d’identità, crolli e ricostruzioni, abbandoni e recuperi oggi sono tutti raccolti sotto la sua cupola.
Dopo la visita optiamo per continuare la nostra passeggiata al coperto, anche perché il meteo continua a essere avverso, quindi raggiungiamo il vicino mercato centrale Hali, posto proprio davanti ad altri due edifici importanti: la moschea di Banya Bashi e le terme municipali di Sofia. Entrambi hanno bellissimi giardini pubblici e fontane zampillanti ma… l’ho già detto che piove?! 😉
Il mercato coperto è una salvezza, pieno di botteghe artigiane, offre tutto: souvenir, cibo, accessori, abbigliamento. Sono tre piani e si trovano tante cose interessanti, per esempio nel livello inferiore c’è una rivendita di vestiti usati, vintage, fuori produzione che viene smaltita a peso. Ci sono le tariffe esposte in base alla categoria (maglioni, camicie, cappotti) e l’unità di misura (etti o chili), vicino le casse si pesano i capi e si paga l’importo esattamente come si fa dal fruttivendolo.
Facciamo solo un sopralluogo per orientarci sulle cose in vendita e i prezzi, poi una volta scoperto che è aperto ogni giorno fino alle 20:30, torniamo in strada e prendiamo il tram 22 fino al teatro dell’Opera. Da qui proseguiamo a piedi per andare a cena ma prima facciamo tappa da Beer Bar Corona per un aperitivo a base di birre bulgare: una Staropramen bionda e una scura, accompagnate da patatine fritte fatte in casa (9.50 Lev, 4.85 Eu).
Finalmente è ora di spostarci da Staria Chinar, circa 50 metri più avanti. Il locale è in un vicoletto, molto bello all’interno, con arredamento rustico, teschi di selvaggina alle pareti, mensole in legno intarsiate e parquet. Ci portano a un tavolo nel semi interrato, di fianco a una cantina ben fornita e scenograficamente illuminata. Svegli dalle 04:00 del mattino, siamo decisamente stanchi e affamati e viviamo il momento dell’ordine come un rituale sacro: con estrema devozione scegliamo agnello cotto al forno “secondo l’antica ricetta bulgara”, polpette di stinco di maiale e salsiccia di selvaggina fatta in casa. Da bere birra bulgara Zagorka e acqua per una spesa finale di 48.10 Lev (24.60 Eu).
Buona cena, ottimo conto, non ci resta che smaltire la scorpacciata tornando a piedi verso l’hotel, con i nostri ombrelli. Dobbiamo recuperare forze ché domani sarà una lunga giornata e speriamo che la pioggia ci dia tregua! 😉

Quanto abbiamo camminato oggi? 6,9 km

02/12 Sofia

La giornata inizia nel modo che preferiamo, cioè con una colazione di altissimo livello. Ambiente caldo, ben arredato e una vasta scelta di dolce e salato. Sul nostro tavolo finiscono salumi, formaggi, crepes con marmellata di mirtilli e miele, un bell’assortimento di pasticceria con croissant, donuts, rotelle di pasta sfoglia che ormai conosciamo come una cifra stilistica di BW visto che le abbiamo trovate in tutti gli alberghi della catena. da New York a… Bologna! E infine un dolcetto tipico bulgaro molto buono, banitza, un piccolo cannolo di pasta sfoglia.
Con un pieno calorico ed energetico così, siamo pronti ad affrontare l’itinerario che abbiamo preparato per oggi. Prima, però, scegliamo il ristorante per cena e lo facciamo prenotare in reception: operazione consigliata perché il sabato sera si riempiono facilmente tutti i locali e difatti la nostra prima scelta non aveva disponibilità e abbiamo dovuto attuare il piano B.
La nostra passeggiata artistica parte dalla vicina chiesa di Santa Sofia, il più antico tempio ortodosso della città che ha dato il nome alla capitale della Bulgaria. La chiesa intitolata alla Sapienza di Dio ha una storia lunghissima, iniziata sul cimitero dell’antica Serdica, ed è stata protagonista di tutte le fasi più importanti della storia bulgara, tanto che dalla necropoli all’edificio odierno è passata attraverso così tanti scenari e destinazioni d’uso che pare essere costruita a strati. Il nuovo non ha mai definitivamente cancellato il precedente e tutto si è rimescolato in un’armoniosa struttura. All’esterno è ancora visibile la campana appesa a un albero usata quando ancora non era stato costruito il campanile.
All’interno troviamo una commemorazione di defunti, si mangia e si beve con le foto dei cari estinti sul tavolo e uno è particolarmente “partecipe”: nel ritratto ha grandi occhiali da sole, sorrisone e boccale di birra in primo piano, come a brindare con gli amici e i parenti venuti per lui. Le persone sono a proprio agio, parlano e sono soprattutto i senzatetto a beneficiare di questa occasione per mettere sotto i (pochi) denti qualcosa di consistente.
Da qui ci spostiamo finalmente verso l’adiacente cattedrale Nevskij che è sicuramente l’immagine iconografica che meglio rappresenta Sofia nel mondo. L’edificio può apparire esile dalla sua facciata principale mentre è nella parte posteriore che esplode tutta la selva di cupole accatastate per cui è nota: proprio così, ci rendiamo conto solo ora che nell’immaginario comune tutti conoscono il retro della chiesa e non il suo ingresso!
La zona è semi-pedonale per cui si riescono a fare foto decenti senza essere disturbati da macchine di passaggio, all’interno della chiesa sono due le caratteristiche a farla da padrone: la semi-oscurità e lo zelo dei custodi che impediscono di scattare foto (a meno di non avere il ticket che autorizza l’uso della macchina fotografica senza flash per la modica cifra di 10 Lev, 5 Eu). Le dimensioni sono imponenti, può contenere 7.000 persone e la sommità campanaria misura 50 metri, ma la sua storia è recente visto che la fine dei lavori di costruzione risale agli inizi del ‘900. Lo spessore del tempo è stato aggiunto all’interno grazie alla traslazione di importante icone russe e reliquie di santi.
Al termine della visita ritroviamo la nostra amica pioggia che non promette nulla di buono, quindi rientriamo in hotel per asciugarci un po’ e studiare meglio le prossime tappe. Purtroppo ci rendiamo conto che dobbiamo fare i conti con il meteo, c’è poco da fare: siccome piove e continuerà a piovere, stabiliamo definitivamente che questo è il viaggio più piovoso di sempre ?
A questo punto va aggiunta un’altra considerazione: non soffriamo molto queste limitazioni al movimento e il tempo perso a causa della pioggia perché, a essere onesti, a Sofia non c’è molto da vedere e in un weekend lungo si riesce a organizzare le visite, le pause, lo shopping, ecc… senza ansie e senza correre come pazzi da una parte all’altra per arrivare in tempo e “vedere tutto”. Ecco, non è quel genere di città che ti costringe a marce forzate pur di concentrare il massimo nel tempo a disposizione. Qui è il contrario: hai il tempo e devi diluire le visite 😉
Anzi, noi siamo venuti addirittura con l’intenzione di dedicare uno dei tre giorni alla visita del monastero di Rila, a circa 70 km da Sofia, ma dobbiamo rinunciare proprio a causa del meteo avverso!
Recuperati due ombrelli, riprendiamo la strada e torniamo nel grande slargo al centro di Sofia, stavolta per ammirare i resti dell’antica Serdica emersi durante i recenti lavori di ampliamento della metropolitana e la colonna con la statua di Sofia, bruttina a dire il vero, che dovrebbe rappresentare l’identità della città. Scendiamo nel sottopasso e passeggiamo per le strade di questo importante insediamento romano tornato alla luce da pochissimi anni, l’inaugurazione del complesso è avvenuta ad aprile 2016. Ci sono cartelli che indicano le arterie principali, le abitazioni, gli uffici dei notabili, il complesso è in parte all’aperto e in parte conservato all’interno di strutture private come l’hotel Arena di Serdica che conserva le rovine dell’anfiteatro o il mercato Hali che custodisce i resti un bagno termale e le mura della fortezza. Terminiamo la visita del sottopassso sfilando davanti all’antica chiesa ortodossa Santa Petka Smardzijska (detta “dei sellai”) del XV secolo e riemergiamo proprio di fronte Sveta Nedelja, chiesa ortodossa in stile bizantino che per noi è la più bella di tutte. L’interno è illuminato bene e finalmente riusciamo a vedere chiaramente i grandi affreschi che decorano le pareti e i colori sgargianti che si mescolano con gli ori delle icone.
Il sagrato di questa chiesa interseca l’inizio di Vitosha Boulevard, una lunga strada pedonale piena di negozi e locali che è considerata la principale via dello shopping cittadino. Passeggiamo lentamente e visitiamo molti negozi dove iniziamo a fare le prima compere, soprattutto i prodotti di bellezza a base di rose che hanno una tradizione storica in Bulgaria. Quindi oltre alle immancabili calamite mettiamo nello zaino anche le prime saponette e creme per il viso. Il viale è lungo, le decorazioni natalizie sono accese, il clima è freddo al punto giusto eppure l’atmosfera non riesce a decollare. L’unica cosa che rianima un po’ lo spirito natalizio è un sacchetto di frutta secca che mette in moto le nostre mascelle e ci prepara all’ultimo spostamento, un po’ in periferia, per raggiungere il ristorante prenotato: Pod Lipite.
Prendiamo la metro, scendiamo alla fermata dello stadio Levski e raggiungiamo a piedi il locale. Si conferma un po’ isolato e non troppo evidente dalla strada ma all’interno ci accoglie un ambiente caldo e soprattutto strapieno di gente. A quanto pare alle 20:00 aspettavano solo noi e per farci accomodare attraversiamo diverse sale, tutte piene e arredate in stile campagnolo, con attrezzi agricoli appesi alle pareti, camini e un grande braciere dove arrostiscono carne. Pavimento, tavoli, sedie, travi a vista, tutto è in legno. Notiamo che c’è qualche gruppo di turisti ma soprattutto ci sono bulgari, persone del posto, quindi sembra un’ottima scelta. Mentre scegliamo cosa cenare da un menu pressoché infinito, arrivano due coppie con costumi tradizionali e iniziano a ballare tra i tavoli, accompagnati da due musicisti e una cantante, cercando il coinvolgimento del pubblico. C’è un casino infernale ma dura una decina di minuti, poi si spostano nelle altre sale e torniamo a concentrarci sull’ordinazione. Iniziamo con un antipasto a base di formaggio di capra a cubetti, marinato con erbe fresche e accompagnato da rakia, un distillato tipico, molto forte. Le portate principali sono un arrosto di cosciotto di vitello al forno con bacon, carote, aglio e patate al forno; e uno shashlic di pollo da mezzo chilo con verdure grigliate, molto scenografico perché portano a tavola uno spadone enorme con tutta la carne arrostita infilzata che un cameriere ci sgrana direttamente nel piatto. Da bere ordiniamo acqua, un calice di vino rosso e birra Shumensko Special per una spesa finale di 58.40 Lev (29.90 Eu). Tutto buono ma niente di memorabile, siamo dell’idea che è stata meglio la cena di ieri: la legge del “sabato sera meglio mangiare a casa”, vale anche in Bulgaria 😉

Quanto abbiamo camminato oggi? 8,2 km

03/12 Sofia

Le cose più importanti da vedere le abbiamo viste, la gita fuoriporta è saltata a causa del meteo che anche oggi non sarà clemente, cosa facciamo l’ultimo giorno a Sofia? Facile, shopping!
Iniziamo con la consueta colazione abbondante e poi ci dirigiamo verso il Mall of Sofia, il più grande centro commerciale nel cuore della città. Per arrivarci percorriamo nuove strade, vediamo zone residenziali e piazze frequentate, tra queste anche plostad Garibaldi, intitolata proprio al nostro Eroe dei due mondi e inaugurata pochi anni fa da Silvio Berlusconi, sempre lui! Berlusconi ovunque! 😀
Il centro commerciale è pieno di negozi e di persone che fanno compere. Noi facciamo un giro di perlustrazione e poi finiamo nel supermercato per comprare un po’ di schifezze e qualche succo di frutta. Mentre vaghiamo per i corridoi scaffalati immaginiamo cosa deve essere stato l’impatto del consumismo su una società che meno di 30 anni fa non aveva tale abbondanza di scelta.
Ovviamente all’esterno troviamo ancora la pioggia sulla strada per tornare in centro ma la destinazione finale ci conforta: ci aspetta il mercato coperto di Hali perché è qui che faremo la gran parte delle compere. Dopo aver confrontato il mall e la principale via dello shopping, abbiamo individuato punti di forza e debolezze di ognuno. Al mercato costa tutto meno, quindi conviene fare qui scorta di souvenir.
C’è uno stand dedicato ai prodotti a base di rosa e ne compriamo altri, poi passiamo alle spezie, in particolare la chubritza (in italiano è la santoreggia) e un mix bulgaro conosciuto come sharena sol (sale colorato) che viene venduto in contenitori di vetro dove gli strati sovrapposti di sale, paprika, pepe e altre spezie formano figure colorate. Prima di andar via non ci facciamo scappare un paio di tisane sfuse. Per le t-shirt invece andiamo nei negozi del sottopasso della metro Serdica perché sono gli unici che hanno una scelta ampia, ma per il resto non conviene affatto comprare da loro.
Finito il nostro shopping torniamo al mercatino di Natale per dargli la seconda chance che gli avevamo promesso, ed effettivamente abbiamo fatto bene perché lo troviamo finalmente pieno di persone, con le luminarie accese e un palco con il classico Babbo Natale sul trono e i bambini che recitano le poesie imparate a scuola per ricevere in cambio un dono. Finalmente abbiamo trovato un po’ di Natale a Sofia! 😉
Anche noi ci facciamo il nostro regalo: un bel panino con il salmone affumicato, insalata e salsa tartara. Dopo questo aperitivo di strada, rientriamo in hotel a scaricare la soma con gli acquisti fatti e poi torniamo verso Vitosha Boulevard e il Palazzo di Giustizia perché sarà nei paraggi che ceneremo stasera. La scelta è caduta su MOMA – Bulgarian Food e Wine, un ristorante di grande atmosfera, in una tipica casa bulgara, che vuole mostrare e diffondere la cultura, il cibo e le bellezze locali. Le sale sono divise su tre piani, corrispondenti a tre ambienti reali dell’abitazione originaria e sui muri ci sono grandi ritratti di ragazze bulgare con abiti e acconciature tradizionali. L’idea e la struttura ci ricordano molto il ristorante dove cenammo durante il viaggio ad Amsterdam. Continuiamo la nostra scoperta della gastronomia bulgara e ordiniamo Game Kavarma, uno spezzatino di cervo, vitello e maiale con cipolle, verdure e spezie servito all’interno di una pagnotta; un paio di polpette di vitello e di agnello, cotte arrosto, poi birra Staropramen e Coca Cola. Qui il conto è addirittura sotto ogni aspettativa, solo 36.68 Lev (18.80 Eu).
Ok, ora abbiamo proprio finito! Non ci resta che tornare in hotel (sotto la pioggia, ovvio) e preparare la valigia perché domani si parte presto per l’aeroporto.
Bilancio finale? Non dirò mai ad altri viaggiatori: non ci andate! Però se non ci sono stato finora, solo andandoci ho capito perché ho sempre rimandato. Diciamo che in Europa c’è molto da visitare prima di Sofia e io ho fatto così. Ho aspettato l’occasione giusta, un biglietto aereo a/r a meno di 40 Euro, e il momento giusto, il periodo natalizio. E con questi presupposti credo sia stata una buona decisione.
Servono altri motivi per visitare Sofia? Va bene: si mangia benissimo e costa molto poco. Avanti! 😉

Ma alla fine, quanto abbiamo camminato? 25,9 km

Note
Hotel prenotato su Booking
Guida di riferimento: Sofia e dintorni di Simonetta Di Zanutto, completa e ben scritta. Disponibile su Amazon
Libro letto su Kindle: Il bar delle grandi speranze di J.R. Moehringer