Mese: Novembre 2003

Questione di carattere

Font VerdanaLeggere dei testi dallo schermo risulta più faticoso del 25% rispetto alla carta.

Per agevolare il lettore alcune grandi aziende hanno commissionato ai designer l’elaborazione di caratteri user friendly, cioè che fossero facilmente comprensibili, identificabili, scorrevoli per i lettori.

E’ da una premessa simile che nasce il mitico Verdana (quello che uso anch’io su questo blog).

Il popolare font risale al 1994 ed è opera di Matthew Carter (anche papà del Georgia) che ebbe l’incarico, guarda un po’, dalla Microsoft.

Da allora il Verdana è in assoluto il font più usato in Rete ed è predefinito nel celebre browser Explorer fatto in casa Gates.

Partendo da questa premessa la prossima volta vi parlerò della percezione del singolo carattere per arrivare alla comprensione del testo, con degli esempi.

Sono stanco, vado via. Buon weekend, G.

Ancora sullo stile. Esercizi.

I diversi stili proposti da Queneau non vanno solo letti. Per una migliore comprensione andrebbero studiati, provati, sperimentati; ancora meglio se ne dovrebbero inventare di nuovi. In basso trovate alcuni stili che ho usato per rielaborare la notizia, vera, che segue (risale agli inizi di febbraio del 2003):

“Ieri un fulmine ha colpito una cabina di pilotaggio del Boeing 737 dell’Air One tra Milano e Lamezia Terme. Il comandante ha visto il fumo uscire dalla consolle di comando e ha subito avvertito la torre di controllo. Il Boeing è atterrato regolarmente e i 19 passeggeri sono scesi normalmente e senza particolari problemi”.

STILE “GIORNALISTA IN CERCA DI SCOOP… MA A CORTO D’IDEE!” (quanti cliché trovate?)
Sfiorata la tragedia in volo. La notizia è di ieri: un Boeing 737 dell’Air One ha rischiato di schiantarsi al suolo. Solo il sangue freddo dell’equipaggio è riuscito ad evitare l’ennesima catastrofe dell’aria.
Il dispaccio d’agenzia non è stato diramato tempestivamente perché gli inquirenti stanno analizzando le probabili cause che hanno costretto il velivolo all’atterraggio d’emergenza. Non si esclude nulla: dall’attentato terroristico alla remota ipotesi di un fulmine.

STILE “PILOTA MEGALOMANE”
Eravamo in volo da qualche minuto quando un intenso bagliore ha accecato il mio secondo (e inutile…) pilota. Ho capito subito che eravamo stati colpiti da un fulmine. Non ho perso la calma perché ho partecipato alla progettazione di questi Boeing e so con certezza che sono dotati di un ottimo sistema per scaricare l’elettricità. Piuttosto, ho pensato all’incolumità dei passeggeri (e delle hostess…), così, dopo essermi gettato tra le fiamme per spegnerle, ho cominciato la manovra d’atterraggio. Prima però, mi sono preoccupato di rassicurare personalmente le persone a bordo mostrandomi loro nel pieno delle mie forze: è stata una buona idea, li ho visti rilassarsi come per magia.
Dopo aver avvisato la torre di controllo, ho tirato fuori il carrello e il resto… ordinaria amministrazione! Nessuno mi ringrazi, ho solo fatto il mio dovere.

STILE INDECISO
Ieri, o ieri l’altro, un Boeing 737, ma più probabilmente un 747, dell’Alitalia, anche se alcune fonti riportano Air One, è stato colpito, o sfiorato, ancora non è certa la dinamica, da un fulmine (e se fosse stato un missile?).
A bordo (ma alcuni passeggeri affermano di aver visto uscire del fumo da una delle ali, la destra per alcuni, sinistra per degli altri) si è sviluppato un tremendo principio d’incendio che ha costretto il pilota all’atterraggio d’emergenza, una prassi d’emergenza obbligatoria in condizioni simili.

STILE RAPPORTO DI POLIZIA
Ieri, mentre il sottoscritto sorvolava la penisola al comando del Boeing 737 di proprietà della compagnia Air One, sulla solita tratta aerea da Milano a Lamezia, mi sono imbattuto in fulmine che ha colpito il velivolo. Come previsto dall’addestramento, attuavo tutte le procedure del caso e procedevo con la richiesta di spazio per l’atterraggio d’emergenza presso la relativa torre di controllo. Una volta riportato a terra l’aeroplano i passeggeri sono potuti scendere incolumi.

Questioni di stile

Copertina del libro Esercizi di stile
Raymond Queneau – Esercizi di stile

“Stile” è una parola importante, se ne parla sempre più spesso.
Lo stile si cerca e si riconosce in pubblico e in privato, a tavola, nell’abbigliamento, nel linguaggio, nei comportamenti. Ma quanti si preoccupano ancora dello stile nella scrittura? Anzi, è ancora importante avere un proprio stile? O è addirittura impossibile?

Chi vuole scrivere e badare allo stile (cosa che non tutti fanno…) deve per forza leggere i celebri Esercizi di Stile scritti nel 1947 da Raymond Queneau. Un libro da metabolizzare, assolutamente da non leggere d’un fiato.

Raymond parte da una storiella banale per riscriverla usando 99 stili diversi: metaforico, auditivo, filosofico, ampolloso, volgare, ecc…

Per capirne di più vi consiglio di leggere prima un articolo dello scrittore e giornalista Alessandro Lucchini e poi le rielaborazioni dei ragazzi del Master in Web Content Management (ci sono anch’io!) a cui è stato dedicato un link esclusivo sull’interessante sito www.ktvehi.com

Domani darò qualche altro esempio pratico direttamente sul blog, a presto.
G.

Un pensiero per chi non c’è più

CorvoSto ascoltando “In The Shadows” del gruppo The Rasmus, mi ricordano le sonorità del vecchio Billy Idol di “Shock To The System” e mi viene da sorridere… poi penso al loro video: i corvi che sfondano vetri ed entrano dappertutto, circondando la band.
Corvo nero, animale chiave nella metempsicosi, un po’ come gli psicopompi che traghettano l’anima nell’aldilà.
Questo aldilà affascina, diverte se ne devi discutere una sera a tavola con gli amici ma ti irrita quando è maledettamente vicino.
Così vicino da farti sentire il calore delle lacrime dei cari che si chiedono un miliardo di volte: ma come starà… nell’aldilà?!
Addio Claudio! TVB, G.

Oggi non ho voglia

Oggi non vorrei scrivere nulla ma mi sto imponendo di farlo.
Moravia trascorreva otto ore al giorno davanti alla macchina da scrivere, era il suo lavoro e lo faceva come se andasse in fabbrica. Diceva: “Scrivere vuol dire liberarsi dal proprio io; lasciar libero l’inconscio e filtrarlo attraverso l’abitudine dell’arte, della propria conoscenza. Questo è ciò che sta all’origine della mia abitudine di scrivere tutti i giorni, tutte le mattine. Non è che faccio un grande sforzo di volontà di fronte alla pagina bianca”. Beato lui!
Tornando a noi: l’argomento di ieri è interessante e per farvi capire come ho impostato dal 1998 la mia ricerca vi consiglio di leggere il “Dizionario dei luoghi comuni” di Gustave Flaubert (ebbene sì, non ha scritto solo Madame Bovary!).
Continuate a segnalare castronerie e clichè.
Ciao e a domani, G.