Oggi non vorrei scrivere nulla ma mi sto imponendo di farlo.
Moravia trascorreva otto ore al giorno davanti alla macchina da scrivere, era il suo lavoro e lo faceva come se andasse in fabbrica. Diceva: “Scrivere vuol dire liberarsi dal proprio io; lasciar libero l’inconscio e filtrarlo attraverso l’abitudine dell’arte, della propria conoscenza. Questo è ciò che sta all’origine della mia abitudine di scrivere tutti i giorni, tutte le mattine. Non è che faccio un grande sforzo di volontà di fronte alla pagina bianca”. Beato lui!
Tornando a noi: l’argomento di ieri è interessante e per farvi capire come ho impostato dal 1998 la mia ricerca vi consiglio di leggere il “Dizionario dei luoghi comuni” di Gustave Flaubert (ebbene sì, non ha scritto solo Madame Bovary!).
Continuate a segnalare castronerie e clichè.
Ciao e a domani, G.
Ciao!La tentazione di commentare è forte.. qualsiasi sia l’argomento proposto:una pagina bianca è irresistibile!Il problema è la consapevolezza di riconoscere i propri limiti.Scrivere il “NULLA” sul nulla ormai è quotidiano(e son la prima a farlo!).Penso anche che scarabocchiare un foglio bianco di tutto ciò che in quel momento il tuo cervello invia alla mano è immensamente liberatorio. E allora?Scrivere, scrivere,in ogni caso l’importante è mantenersi l’inutile per sé… Se a Moravia erano necessarie 8 ore per scrivere,i miei venti minuti sono serviti a qualcosa?Sai G.,non così facile come sembra!E per fortuna che non è il mio lavoro!In bocca a lupo per tutto!A presto,Sonnei
I tuoi venti minuti sono serviti a rendere più ricco il mio blog… quindi per me li hai spesi più che bene.
E so che non è per nulla facile, anzi. Altro che otto ore al giorno, io sono di quelli che davanti al foglio bianco collassa… ed è il mio lavoro! 🙂
Ti ringrazio per l’intervento, ti aspetto ancora. G.
Spero, Luigi, che non scriverai le cavolate che proponeva Moravia come ‘narrativa’ o che altro. Anche il suo andare in ‘fabbrica’ ha portato al fallimento l’Azienda Italiana Letteraria. Sarebbe stato meglio che Moravia fosse stato un cassa integrato a vita. Comunque concordo quando dici che lo scivere è anche palestra, continuo esercizio, LAVORO. Bravo, e quando non ci riesci, fai come l’ Alfieri. Io ormai ho il callo al sedere, come i camionisti.