Categoria: web writing

Questioni di stile

Copertina del libro Esercizi di stile
Raymond Queneau – Esercizi di stile

“Stile” è una parola importante, se ne parla sempre più spesso.
Lo stile si cerca e si riconosce in pubblico e in privato, a tavola, nell’abbigliamento, nel linguaggio, nei comportamenti. Ma quanti si preoccupano ancora dello stile nella scrittura? Anzi, è ancora importante avere un proprio stile? O è addirittura impossibile?

Chi vuole scrivere e badare allo stile (cosa che non tutti fanno…) deve per forza leggere i celebri Esercizi di Stile scritti nel 1947 da Raymond Queneau. Un libro da metabolizzare, assolutamente da non leggere d’un fiato.

Raymond parte da una storiella banale per riscriverla usando 99 stili diversi: metaforico, auditivo, filosofico, ampolloso, volgare, ecc…

Per capirne di più vi consiglio di leggere prima un articolo dello scrittore e giornalista Alessandro Lucchini e poi le rielaborazioni dei ragazzi del Master in Web Content Management (ci sono anch’io!) a cui è stato dedicato un link esclusivo sull’interessante sito www.ktvehi.com

Domani darò qualche altro esempio pratico direttamente sul blog, a presto.
G.

Scriviamo? Evitiamo!

Non sempre leggere è un piacere, soprattutto quando “penne celebri” si macchiano di strafalcioni cosmici e la passano liscia.

La lingua è in continua evoluzione e spesso le regole non sono rispettate. La comunicazione di massa ha modificato l’uso delle parole e spesso la loro sostanza, non sempre in modo benefico per il nostro ricco vocabolario, anzi, alcune volte i significati originari hanno subìto delle vere e proprie violenze. E che dire dei clichè giornalistici, dei luoghi comuni, delle orrende frasi fatte, degli inflazionati calembour?

Non sono stato chiaro? Uhm… vero… forse qualche esempio “dipanerà la matassa” 🙂

Dove è l’errore nella frase “Alle prime luci dell’alba”? Be’, se pensiamo che le prime luci del giorno sono proprio quelle dell’alba…
Do: si scrive senza accento… eppure spesso si trova scritto con…
“I diti” non è tabù! E’ il secondo plurale di dito. Se dovete indicare i pollici è giusto “i diti pollici”… strano eh? 🙂

Questi sono solo alcuni, tiratene fuori altri se ne avete. Riprenderò l’argomento diverse volte perché mi appassiona e perché da anni sto facendo una ricerca sui luoghi comuni.

A presto, G.

Il titolo dinamico

quotidianiLa svolta: superiamo i misteri delle redazioni
INVENTATO IL TITOLO DINAMICO!
Retroscena nella composizione di un articolo

L’esempio qui sopra è il titolo in classico stile giornalistico (manca il sommario) composto da:
Occhiello (introduce la notizia)
Titolo (la fornisce)
Catenaccio (sorta di sottotitolo)

I titoli sono fondamentali. Non parlo di società e nobiltà – che schifo – ovviamente parlo di stampa, di comunicazione (dovrei dire “che schifo” anche qui?).

Di un giornale sono la cosa più letta: tutti leggiamo un articolo se il titolo ci incuriosisce, e negli ultimi tempi si fanno dei veri e propri studi sulla titolazione. Tanto che è nata la mitica figura del titolista che in una redazione esiste ma è come un’eminenza grigia: nessuno sa chi è! Provate a chiedere…

Non sempre i titolisti lavorano bene, anzi, spesso generano equivoci, false aspettative, peccano di presunzione, abusano del proprio ruolo, gigioneggiano coi giochi di parole, inflazionano le testate di inefficaci calembour. Addirittura alcune volte non centrano neanche il tema dell’articolo (gli esempi in basso vi aiuteranno a capire meglio).

Sul blog credo che userò il “Titolo Dinamico”, cioè lo cambierò ogni volta che ne avrò voglia, fin quando non sarà perfettamente calzante… in fondo il blog è bello perché fai un po’ ciò che vuoi, no? Perché puoi accettare suggerimenti, far modellare agli altri una tua idea. Sì sì, è così che voglio fare!

Vi lascio ai titoli strambi, ridete pure:
“Si è spento l’uomo che si è dato fuoco” (Giornale di Sicilia, 1998)
“Pompini a raffica, Carrarese K.O.” (Gazzetta dello Sport, 1992. Pompini era un giocatore del Fiorenzuola che in quella partita segnò 4 gol…)
“Falegname impazzito tira sega a un passante” (Corriere della Sera, 1991)
“Tromba marina per un quarto d’ora” (Corriere del Mezzogiorno, 1997

P.S.: anche l’oggetto di una email è un titolo! Se volete farvi leggere, un buon titolo è meglio di qualsiasi simbolo di priorità…