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Diario di viaggio: Amsterdam e Volendam

Tappa a Monnickendam
In viaggio verso Marken. Il ponte sulle chiuse di Monnickendam

Ci sono posti dove mi piace tornare con occhi diversi, per ritrovare luoghi, strade, opere, panorami che mi hanno colpito e vedere se hanno sempre lo stesso fascino.
Negli ultimi venti anni sono stato sei volte ad Amsterdam, e ci tornerò ancora. Per me è un’ottima base di partenza per scoprire il resto dell’Olanda – pardon! – dei Paesi Bassi, a cominciare da Volendam, Edam, Monnickendam, Marken, tutte località raggiunte in questo viaggio. Partiamo!

18/06 Roma – Amsterdam

Dopo la levataccia necessaria per il week end a Vilnius, stavolta partiamo da casa con tutta calma.
Alle 09:15 prendiamo la strada per l’aeroporto di Fiumicino e raggiungiamo il parcheggio AltaQuota2 dove lasceremo la macchina per i prossimi 5 giorni (18 Euro).
Il volo è stato prenotato online sul sito di Alitalia (a/r 124 Euro) ma non abbiamo potuto fare il check-in online perché non era disponibile. Solo in aeroporto ci hanno spiegato che il volo era operato da KLM e i sistemi Alitalia non erano ancora aggiornati. In compenso, però, abbiamo appreso che grazie a questa partnership il peso consentito per il bagaglio a mano passa da 7,5 chili a 12,5, non male!
In attesa del volo ci siamo portati avanti, abbiamo cercato su TripAdvisor un sushi bar che avevo provato più volte in passato e abbiamo prenotato online: comodissimo!
Alle 15:30 atterriamo a Schipol e ci accoglie un fantastico acquazzone: il meteo a Giugno è altamente instabile, l’abbiamo monitorato per un mese prima di partire e ha dato pioggia ogni giorno, con temperature massime di 21 gradi. I nostri piumini autunnali si riveleranno molto adatti 😉
Saliamo sul bus 300 fino al capolinea Amsterdam Bijlmer Arena e da qui prendiamo la metro 50 fino a Overamstel, la nostra fermata di riferimento per l’hotel. A bordo del bus avviene il primo colpo di fortuna del viaggio: non funziona la macchina dei biglietti e il conducente ci invita a sederci ugualmente, si viaggia gratis!
Il check-in al Mercure Hotel Amsterdam City procede veloce: l’upgrade di stanza riservata ai membri dell’A-Club ci porta al settimo piano, con una grande finestra che affaccia sul canale Amstel e il frigo bar a disposizione 😉
Abbiamo scelto una posizione fuori dal centro caotico della città: l’hotel ha la fermata della metro a pochi passi e in 10 minuti siamo nel cuore di Amsterdam, con il vantaggio di un hotel di categoria superiore a un prezzo accessibile.
Scarichiamo i bagagli, torniamo verso la metro e con lo stesso biglietto usato per arrivare in hotel raggiungiamo la stazione. I biglietti costano 2.90 Euro e durano un’ora.
Una volta fuori dalla stazione centrale di Amsterdam (che mi ricorda sempre l’ingresso principale di Disneyland Paris!) iniziamo a gironzolare per orientarci: percorriamo la Damrak fino alla grande piazza che ospita il palazzo reale, il Monumento nazionale della Liberazione e la Nieuwe Kerk intitolata a Santa Caterina.
Ammirate le strutture, gli artisti di strada e scattate le foto di rito, torniamo sui nostri passi lungo il muro dell’imponente edificio Beurs van Berlage, sede della borsa. Dove finisce l’edificio inizia il Red Light District, il quartiere a luci rosse più famoso d’Europa. Ci tuffiamo senza indugi e la prima cosa che noto è la riduzione del numero dei coffee-shop, i locali in cui è possibile acquistare e consumare droghe leggere, a favore del numero di sexy shop, che sono sempre stati tanti ma ora sono di più. Noto che mancano all’appello lo Stone Corner, lo Sheeba, il bellissimo Baba ma di contro il caos in giro è il più grande di sempre.
Sarà che non avevo mai visto Amsterdam a Giugno, sarà il sabato sera, saranno gli Europei di calcio, fatto sta che nelle strette vie acciottolate e nei vicoli c’è un numero di persone esagerato! La festa del week end è in corso, i locali sono pieni e anche i canali non scherzano: nelle acque sotto il livello della strada navigano lentamente tante barche con a bordo persone che ascoltano musica, bevono, mangiano e si godono la città da un punto di vista alternativo.
La cosa migliore da fare per un giro panoramico del Red Light è prendere come riferimento Oude Kerke, la chiesa vecchia circondata dalle vetrine a luci rosse, e perdersi nei vicoletti che si diramano da qui.
Una nota sulle luci rosse: l’impressione è che siano diminuite anche queste ma forse non è così, forse c’era solo tanto lavoro da sbrigare e buona parte delle famose “vetrine” era chiusa per questo motivo. Mi risparmio qualsiasi considerazione di tipo morale: andate, guardate con i vostri occhi e fatevi un’idea 🙂
In alcuni punti il caos è insopportabile, quindi troviamo sollievo nello spingerci oltre il distretto della trasgressione per guadagnare la tranquillità di Tomo Sushi.
Il locale non è cambiato: ritrovo l’atmosfera intima, le luci soffuse, i pochi tavoli, speriamo che anche la qualità non sia cambiata! Ordiniamo una large sushi combination, selezione di 9 nigiri e 6 maki roll proposti dallo chef; e 8 uramaki con salmone grigliato e sesamo. Per aggiungere qualcosa di caldo e proteico, chiudiamo con un paio di spiedini di agnello e manzo. Tutto buono ma con meno personalità rispetto al passato, 49 Euro la spesa finale.
Prima di tornare verso la metro percorriamo ancora le strade del Red Light stracolmo e molesto, con decibel elevati almeno quanto il grado alcolico generale. Ritroviamo un po’ di tranquillità all’interno del 420 Cafè, un locale che conosco bene perché durante un precedente viaggio da solo in Europa incontrai qui i miei amici venuti dall’Italia per festeggiare insieme il mio 33esimo compleanno.
Dopo il momento nostalgico, è tempo di rientrare in hotel e chiudere la prima giornata olandese.

Quanto abbiamo camminato oggi? 11,4 km

19/06 Amsterdam

Durante la passeggiata in centro di ieri abbiamo fatto rifornimenti per la colazione di oggi, così dopo aver caricato le riserve energetiche con succhi di frutta e cookies siamo pronti a pedalare.
Dopo aver noleggiato le bici in hotel (16 euro/giorno) ci prepariamo a raggiungere il Van Gogh Museum.
Dobbiamo percorrere un tragitto di circa 30 minuti per arrivare nella fascia oraria prenotata online per la nostra visita. L’ingresso costa 17 Euro e consiglio l’acquisto su Internet per risparmiare la coda in biglietteria, che di solito è lunga.
Lasciamo zaini e giubbotti al guardaroba (gratis), ci armiamo di piantina e smartphone collegato in Wi-Fi e iniziamo il nostro viaggio alla scoperta della pittura del maestro Vincent Van Gogh. Il museo, all’interno e all’esterno, è cambiato negli anni e vale sempre una visita anche se molti dei quadri più celebri del pittore olandese li abbiamo già visti in altri musei, per esempio al Museo d’Orsay di Parigi, all’Hermitage di San Pietroburgo e al MOMA di New York.
Ad Amsterdam si possono ammirare, fra gli altri, i dipinti della celebre serie dei girasoli, della camera ad Arles e dei suoi 37 autoritratti. E sì, a Vincent piaceva proprio produrre in serie e migliorarsi. Notevole anche il quadro di Gauguin che ritrae Van Gogh mentre dipinge i Girasoli 🙂
Una volta fuori, la spianata dei musei ci offre una bellissima sorpresa: prima di tutto splende il sole, e poi è domenica e c’è il mercatino nel grande prato che separa il Rijks dal Vang Gogh Museum.
Siamo letteralmente circondati da baracchini che cucinano per tutti i gusti e il profumo ci attrae inesorabilmente. Ci separiamo per metterci in fila in postazioni diverse e poi ci ritroviamo per divorare insieme: due jack potato ripiene di pomodoro secco, bacon e formaggio; una porzione di stinco di maiale sfilacciato servito su una fetta di pane abbrustolito, accompagnato da una grande salsiccia suina, e per finire un panino casareccio con due belle salsicce luganiche di pecora. Tutto il pane era abbondantemente spalmato di mostarda dolce, è stato uno spuntino buonissimo all’aria aperta! (13 Euro)
Finita la pausa abbiamo ripreso le nostre bici per raggiungere il vicino Vondel Park che percorriamo interamente per tutta la sua lunghezza. Pedaliamo nel traffico domenicale e ogni tanto ci fermiamo per fotografare gli scorci più belli e riposarci al fresco della vegetazione. Da qui ripartiamo per vedere la storica piazza Leidsplein e successivamente il famoso mercato dei fiori.
Consigli per gli acquisti: non comprate souvenir nei negozi di fronte agli stand, perché nei box galleggianti dei fiorai troverete le stesse cose che costano meno. Ulteriore consiglio: comprate al centro della via perché i prezzi sono più bassi rispetto ai due estremi del mercato. Noi abbiamo portato a casa sportine, bulbi di tulipani e le immancabili calamite.
Abbiamo quindi proseguito verso Rembrandtplein e intersecato i canali più eleganti: Herengracht, Keizergracht e Prinsengracht fino a Frederiksplein. Da questa bellissima piazza rilassante, colorata e profumata per via della lavanda in fiore, siamo rientrati in hotel costeggiando il canale Amstel.
Dopo 7 ore trascorse fuori, ci siamo guadagnati un meritato relax tra sauna e hammam. Riscaldati e disintossicati, abbiamo scelto un posticino dove mangiare ad appena 500 metri da noi. Così riprendiamo le bici e lo raggiungiamo: meraviglioso! Fuori dal centro, dal caos, dalle trappole per turisti, vale sempre la pena spostarsi un po’ e cercare luoghi più genuini. Il tHUIS aan de AMSTEL è bellissimo: praticamente è una casa che ospita persone per mangiare. Il menù è spartano, scritto su una lavagna con soli tre piatti da scegliere tra carne, pesce e vegetariano. L’arredamento è un mix di vintage e shabby chic, molto curato, con tanti spazi esterni che affacciano su giardino, parco e un vicino specchio d’acqua pulitissimo. L’atmosfera è famigliare, il servizio veloce e il personale giovanissimo e molto cortese. Ci hanno descritto bene i piatti e consigliato correttamente, se deciderete di andare fate attenzione agli orari perché la cucina chiude alle 21:30 😉
Abbiamo ordinato carne e pesce: un filetto di platessa con insalatina alghe e finocchi, purè di patate e salsa di pastis e zafferano; e un filetto di agnello al pesto servito in zuppa, condito con spinaci accompagnati da uno sformatino di patate. Da bere abbiamo scelto un paio di birre locali, chiara e scura, e per finire un bella fetta di cheesecake alle fragole. Era tutto buono e ben presentato, abbiamo speso 47.75 Euro e consigliamo senza dubbio un’escursione da queste parti.
Sono le 23:00 e c’è ancora tanta luce (il sole tramonta verso le 22:30) quindi ci rilassiamo sui lettini del parco pubblico davanti l’Amstel e quando il vento freddo del Nord ci richiama all’ordine, rimontiamo sulle nostre bici per l’ultima pedalata… per ora!

Quanto abbiamo camminato oggi? 3,3 km
E quanto abbiamo pedalato? 20 km

20/06 Amsterdam – Volendam

Per l’ultimo giorno di Amsterdam abbiamo programmato un po’ di shopping quindi dopo il check-out prendiamo la metro fino a Neumarket, facciamo un ultimo giro nel Red Light e successivamente torniamo sulla Damrak per il pieno di souvenir classici: t-shirt, magneti e ancora tulipani.
Alle 14:00 ci fermiamo da Vinnies (CHIUSO, agg. 01/20) per un brunch veloce, un bel posticino dove in passato ho fatto colazione. Purtroppo non hanno la loro meravigliosa torta di mele, quindi ripieghiamo su uova strapazzate con erbe aromatiche e bacon, e un brownie cioccolato e caramello. Tutto accompagnato da succhi di frutta bio, all’arancia, mango e mele. Spesa totale: 19.50 Euro. Ora sì che siamo pronti per metterci in moto e raggiungere la prossima destinazione!
Come arrivare a Volendam? Raggiungere questo villaggio di pescatori è facile: bisogna prendere il bus 316 che parte dalla stazione centrale di Amsterdam ogni 15 minuti circa, il biglietto di sola andata costa 7.50 Euro e si acquista a bordo (contanti, no carte!).
Sul bus troviamo la rete Wi-Fi gratuita che funziona molto bene e durante il tragitto di circa 30 minuti ne abbiamo approfittato per pubblicare una nuova foto sul nostro profilo Instagram Handmade_Travel, dedicato alle foto scattate in viaggio.
Sono le 16:00 quando arriviamo a Volendam, l’autobus ferma proprio vicino al porto della città vecchia dove si trova il nostro hotel ma siamo costretti a muoverci sotto una pioggia costante, in corso già dal mattino e senza segnali di interruzione, per questo quando entriamo nell’Art Hotel Spaander siamo grondanti d’acqua.
L’hotel è bellissimo, in una struttura storica che risale al 1881, in passato ha ospitato tanti artisti che venivano a Volendam per dipingere i paesaggi e le persone del borgo marinaro. Gli abitanti sono orgogliosi di questo hotel, tanto che viene fatto visitare ai gruppi di turisti che attraversano la hall del tutto simile a una galleria d’arte: spesso gli ospiti dei secoli scorsi omaggiavano l’ospitalità ricevuta durante il soggiorno lasciando alcune loro opere che la proprietà ha saggiamente conservato. Le sale comuni sono arredate in stile classico, con ampio utilizzo di legno, cuoio, pelli, che conferiscono agli ambienti un senso di calda accoglienza. Anche la nostra stanza è molto bella, una camera deluxe spaziosa, al piano più alto, con balcone privato che affaccia sulla baia.
Visto che la pioggia non dà tregua ne approfittiamo per una pausa relax: sauna, hammam e poi a mollo nella piscina coperta. Riscaldati e rilassati, scegliamo un locale dove cenare e visto che qui le cucine chiudono presto (specie se la giornata non ha portato un buon numero di turisti) andiamo al vicino De Lunch dove avevo mangiato durante un precedente viaggio a Volendam. Il locale è rimasto uguale, piccolino, e ordiniamo un mix di carne grigliata e un altro mix di pesce fritto, insieme a due birrette per un totale di 36 Euro. Porzioni robuste ma niente di memorabile…
Dopo cena passeggiamo approfittando finalmente del tempo sereno e delle lunghe ore di luce. Ci immergiamo nel cuore di Volendam perdendoci nei suoi vialetti per ammirare i giardini curatissimi, i canali, i ponti, la vegetazione rigogliosa, le case caratteristiche con le finestre al livello della strada. Il giro finisce con un ritorno nella zona dal porto, qui ci fermiamo al Grand Cafè de Molen l’ultimo bar ancora aperto dove finalmente riusciamo a ordinare una meravigliosa torta di mele con panna, davvero ottima (2.80 Eu).
Proseguiamo la nostra passeggiata fino alle 23:00, poi rientriamo in hotel perché fa un freddo boia per essere Giugno (13 gradi!) ma soprattutto perché dobbiamo riposare prima della mini-impresa in programma per domani!

Quanto abbiamo camminato oggi? 5,4 km

21/06 Volendam – Monnickendam – Marken – Edam – Volendam

La mini-impresa richiede una sveglia di buon’ora ma soprattutto una robusta colazione.
Dopo la giornata grigia e piovosa, c’è un gran sole a darci il buongiorno e a illuminare la via per una pasticceria adocchiata ieri: siamo decisi e veloci come dei rapinatori e riportiamo in hotel un’enorme fetta di torta di mele, un biscotto di pasta frolla ripiena di pasta di mandorle, un panino al latte con l’uvetta, i classici biscotti stroopwafel cannella e caramello, e per finire altri biscotti al burro ricoperti con sfoglie di mandorle. Spendiamo 20 Euro ma non è finita, perché gli acquisti proseguono pochi metri più in là, da Deen. Nel supermercato aggiungiamo succhi di frutta, altri biscotti in confezione di latta da portare come souvenir e integratori di sali minerali (13.70 Euro), in vista del resto della giornata che trascorreremo in bicicletta.
Consigli per gli acquisti: inutile dirlo, fare la spesa da Deen conviene molto di più, anche per i regali e prodotti locali. Ma ci torneremo più avanti… 😉
Dopo lo shopping alimentare, rientriamo in hotel, ci apparecchiamo una bella tavola sul nostro balcone affacciato sul mare e facciamo il pieno di zuccheri. Dopo una rapida occhiata al meteo, sempre instabile da queste parti, noleggiamo alla reception le bici (9.75 Euro) e partiamo per Monnickendam, un altro villaggio di pescatori a circa 9 chilometri da Volendam.
Prendiamo la pista ciclabile 21 e appena fuori Volendam incontriamo il suo imponente mulino a vento, conservato perfettamente, che ci obbliga alla prima fermata per le foto di rito perché il paesaggio è esattamente quello che ci si aspetta dall’Olanda: mulino monumentale, prati verdi, canali, campi coltivati e in lontananza l’intreccio degli alberi maestri delle imbarcazioni da pesca.
La pedalata prosegue e la vegetazione a un certo punto si interrompe e ci proietta direttamente nella strada principale di Monnickendam, una via molto caratteristica costeggiata su entrambi i lati da un muro continuo costituito dalle tipiche facciate delle case del posto, che si fronteggiano fino al campanile centrale che risale al 1591.
Dopo le immancabili foto attraversiamo un ponticello che affaccia sul sistema di chiuse dei canali e proseguiamo verso la nostra destinazione finale, l’isola di Marken, unita alla terraferma da una strada su cui corre la nostra ciclabile. Il tratto tra le due località è paesaggisticamente il migliore, ci accompagnano solo il vento, l’acqua, la vegetazione e il vento, fino all’ingresso in città.
Il villaggio con le tipiche case verdi ci offre il meglio di sé, i turisti sono pochi e noi percorriamo i sentieri con le nostre bici, inseguendo nuovi scorci ormai sempre più familiari: grandi finestre aperte sulla strada, legni con colori accesi che contrastano con gli specchi d’acqua e il verde brillante di prati sempre impeccabili. Marken è un gioiello da visitare con cura, così molliamo un po’ le bici e ci sgranchiamo le gambe alla ricerca di qualche souvenir. I ritmi sono rilassati, le botteghe aperte, i commercianti molto disponibili; ci fermiamo ad acquistare le calamite da una signora anziana che prima di andar via ci regala degli opuscoli per mostrarci le bellezze del suo villaggio e ci aiuta a raggiungere il porto.
Dopo 2 ore sui pedali facciamo una pausa più lunga e saccheggiamo il baracchino del pesce fresco dove assaggiamo le specialità del posto: piccoli panini al latte con aringa e cipolle, con salmone affumicato e infine con insalata di granchio e mayonaise. Questo era il migliore!
Il tempo sta cambiando e per non farci cogliere dalla pioggia lungo la strada, decidiamo saggiamente di tornare a Volendam con il traghetto delle 15:45, un collegamento attivo con partenze variabili in base al periodo dell’anno. Il biglietto costa 7.50 Euro e con un supplemento di 1.50 Euro si può imbarcare la bici, la traversata dura 30 minuti.
Una volta sbarcati prendiamo l’altra ciclabile diretti a Edam, la capitale del formaggio olandese. Il flusso turistico è minore rispetto alle altre località viste finora ma anche qui i paesaggi e l’organizzazione del tessuto urbano meritano tutta la nostra attenzione. Entriamo in una gastronomia/gioielleria e troviamo la conferma di quanto intuito questa mattina: lo shopping finale con i prodotti tipici lo faremo domani, al supermercato. Qui gli stessi identici biscotti confezionati nello scatolo di latta costavano il triplo! 😉
Il tempo ha retto tutto il giorno ma abbiamo tirato troppo la corda, così sulla strada del ritorno ci coglie un acquazzone improvviso e proprio come ieri torniamo di nuovo in hotel fradici nonostante i k-way. Pazienza.
Il bello di questi villaggi è che tutto è vicino e così, dopo aver riconsegnato le bici, saliamo un attimo in stanza ad asciugarci e siamo subito di nuovo in strada per la nostra ultima cena olandese. La scelta ricade su De Vrijheid, bello, grande, tutto in legno e ovviamente affacciato sul mare. Il cameriere è molto simpatico e ci divertiamo a parlare un po’ di Olanda e Italia, poi torniamo a concentrarci sul cibo e dopo la giornata impegnativa di oggi ci diamo dentro con un potentissimo fritto misto di pesce per due: surimi di granchio, gamberoni, calamari, filetti di merluzzo serviti in una bella cassetta di legno e accompagnati da pane e diverse salse. Portata molto impegnativa ma, nonostante ciò, non potevamo andar via senza l’ultimo assaggio di salmone affumicato, stavolta accompagnato da un’intera baguette! Da bere una birra chiara e una birra rosa, aromatizzata al lampone (che si può tranquillamente evitare), per una spesa di 34 Euro.
Fuori ha di nuovo smesso di piovere, facciamo ancora una passeggiata lungo il porto e prima di rientrare in hotel a preparare le valigie ci godiamo il lento tramonto di Volendam.

Quanto abbiamo camminato oggi? 3,3 km
E quanto abbiamo pedalato? 26 km

22/06 Volendam – Amsterdam – Roma

Giorno di partenza sì, ma da sfruttare fino in fondo!
Dopo la nostra colazione sul mare siamo pronti per il check out e per gli ultimi acquisti. Oggi non solo c’è il sole ma è anche caldo e i turisti sono arrivati in massa per la loro gita a Volendam, mentre noi ci prepariamo per tornare ad Amsterdam.
Ci facciamo strada tra giapponesi impazziti per le foto in costume tipico e gli enormi zoccoli di balsa, mentre noi torniamo verso il nostro supermercato per comprare formaggi e salumi.
Consigli per gli acquisti: il risparmio nel supermercato è di almeno il 50% rispetto ai negozi che abbiamo visto in strada e ai vari musei del formaggio, e parliamo degli stessi identici prodotti e confezioni. Non di cose simili.
Anche sul lungomare di Volendam, fate una perlustrazione prima di scegliere i vostri souvenir perché tutti vendono gli stessi oggetti che vanno per la maggiore ma con prezzi diversi: è praticamente impossibile pensare di fare la spesa unica dal negozio eletto, molto probabilmente vi toccherà entrare in diversi shop per avere il massimo della convenienza.
Gli zaini sono pieni, i 5 chili supplementari sul bagaglio a mano li useremo tutti perché abbiamo fatto il pieno di felpe, t-shirt, zoccoletti, magneti, caciottine, formaggio a spicchi e pure salumi!
Sono le 14:15 quando prendiamo il bus 316 che da Volendam ci riporterà ad Amsterdam. Dopo aver mangiato un paio di panini, con formaggio aromatizzato al cumino e salame, compriamo i biglietti per raggiungere l’aeroporto di Schipol. Il biglietto costa 5.20 Euro, i treni-navetta sono frequenti e impiegano 15 minuti per arrivare a destinazione.
Un altro viaggio si conclude, un altro ritorno gradito. Amsterdam è sempre Amsterdam, ogni volta nuova, libera, diversa, anche se forse un po’ meno affascinante del passato resta sempre da vedere. I villaggi di pescatori di Volendam, Marken, Monnickendam e Edam, invece, hanno confermato tutte le loro qualità e ho intenzione di tornare in Olanda per vederne altri. In bici.
Da notare: quelli descritti sono tragitti percorribili anche da chi non è allenato perché le piste ciclabili sono sicure e i percorsi quasi esclusivamente pianeggianti. Quindi consiglio a tutti questo tipo di viaggio. Meteo permettendo, ovvio!

Ma alla fine, quanto abbiamo camminato? 29,8 km
E quanto abbiamo pedalato? 46 km

Note
Hotel prenotati su Booking
Guida di riferimento: Amsterdam di Lonely Planet disponibile su Amazon
Libro letto su Kindle: Alice all’inferno di Jane Elliott

Diario di viaggio: Vilnius e Trakai

Diario di viaggio a Vilnius
La cattedrale di Vilnius e la torre campanaria

Gira e rigira, sembra che almeno in Europa hai visto “tutto”. Tutto?! Suona ridicolo solo pensarlo perché, per quanto siano state visitate, anche più volte, città come Londra, Parigi, Amsterdam, Porto, c’è ancora tanto, tantissimo da vedere. Dopo la pausa natalizia tra Bratislava e Vienna, continuiamo a spostarci verso nord-est. Stavolta è Pasqua, e abbiamo puntato una bella capitale baltica: Vilnius, in Lituania.

26/03 Roma-Vilnius

Levataccia alle 03:30 per partire alle 04:00 e raggiungere il parcheggio AltaQuotaUNO alle 05:45, scegliamo sempre questo quando partiamo da Roma Ciampino (4 giorni, 18 Euro).
Abbiamo fatto il check-in online e viaggiamo con la carta d’imbarco sullo smartphone: è in queste occasioni che viene fuori tutta l’utilità del QR Code. Andiamo dritti ai controlli di sicurezza, non particolarmente diversi dal solito, nonostante siano passati pochi giorni dagli attentati di Bruxelles. Il nostro volo Ryanair parte alle 06:55 e l’atterraggio è previsto alle 10:45. La durata effettiva è di circa 2 ore e mezza ma c’è da aggiungere un’ora in più per il fuso e sottrarre i soliti 20 minuti che Ryan dichiara come “anticipo” sull’orario stabilito (e vai con le statistiche alle stelle sulla puntualità). Il biglietto è costato 130 Euro, comprato online il 7 Febbraio.
Quale moneta si usa in Lituania? Facile, l’Euro! Sì, dall’1 Gennaio 2015 hanno messo in soffitta i vecchi Litas e anche qui sono passati alla valuta unica europea, quindi nessun pensiero per cambi e conversioni.
L’aeroporto è piccolo, appena fuori c’è la stazione dei bus e da qui parte il collegamento per il centro di Vilnius. Bisogna prendere il bus 3G che parte alle 11:00 e impiega 20 minuti per arrivare alla fermata Zaliasis Tiltas, sull’altra sponda del fiume Neris che separa la zona vecchia e nuova della città.
Attraversiamo il ponte e dopo una passeggiata di cinque minuti raggiungiamo il nostro Novotel Vilnius Centre. Perché l’abbiamo scelto? Il ragionamento che facciamo per i weekend lunghi è sempre lo stesso: alberghi in pieno centro o comunque vicini alle principali attrazioni, ottime recensioni, facilità per gli spostamenti (così non si perdono ore preziose per muoversi in città) e poi, se ci sono comfort particolari, non guasta mai. Per esempio questo hotel è dotato di sauna e hammam e, visto il freddo polare che ci aspetta, non ce le faremo scappare al termine delle escursioni!
Al check-in mostro la tessera fedeltà Le Club AccorHotels che ci fa guadagnare un upgrade gratuito di camera: ultimo piano con vista sulla torre di Gedimino.
Ci orientiamo un attimo e siamo subito in strada, la Gedimino Prospekt, che percorriamo per qualche centinaio di metri, fino a raggiungere la cattedrale di Vilnius, l’attrazione più celebre della capitale lituana.
Stile neoclassico, monumentale, con un grande colonnato e statue all’ingresso, dentro ospita numerose cappelle tra cui quella di San Casimiro, patrono nazionale, riprodotto negli affreschi con tre mani come vuole la leggenda. Antistante la cattedrale c’è la torre campanaria, alta 57 metri e con base circolare, sembra più un faro che un campanile. Da alcune prospettive la torre sembra inclinata e l’effetto ottico ricorda vagamente – molto vagamente, eh! – Pisa e la sua celebre Piazza dei Miracoli.
All’uscita passiamo davanti al Palazzo del Granduca di Lituania e iniziamo a inerpicarci per la salita acciottolata che porta al castello/torre di Gedimino. Sì, oggi la torre simbolo della città è ciò che resta di un imponente castello sulla sommità di una collinetta che domina Vilnius. Vale la pena salire fino in cima per capire meglio la topografia della città e scattare foto panoramiche.
Facciamo una pausa contemplativa di un paesaggio molto diverso dal nostro, a tratti ancora ricoperto di neve nelle zone meno battute dal sole, e torniamo indietro per passeggiare lungo Pilies gatvé, la strada che parte dalla piazza della cattedrale e che si dirama in tanti vicoletti caratteristici del centro storico, il più antico dell’Europa dell’Est e Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Cosa troviamo in Pilies? Negozietti, locali, bancarelle e tanti venditori di ambra, tantissimi perché qui i giacimenti di questo minerale fossile sono numerosi e la qualità è alta.
Lungo il percorso ci sono scorci interessanti da fotografare e palazzi storici e monumentali che si alternano a strutture fatiscenti. Lungo il percorso facciamo delle deviazioni per visitare la chiesa gotica di S. Anna, costruita con mattoni rossi e l’adiacente chiesa con monastero Bernardini. La prima celebre per la facciata e gli esterni, la seconda per il suo interno.
Una volta ripresa Pilies raggiungiamo la grande piazza del municipio e compriamo guanti (necessari a -2!) e le prime, immancabili calamite. Poco più avanti entriamo nella chiesa ortodossa di San Nicola, la più antica della Lituania in stile gotico. Molto bella fuori e dentro, abbiamo la fortuna di assistere a una cerimonia cantata e notiamo come gli ortodossi durante le preghiere facciano tantissime volte il segno della croce e il verso del tocco sulle spalle è contrario rispetto ai cattolici.
Rientriamo verso l’hotel lungo il Piccolo Ghetto e passiamo in rassegna anche il palazzo dell’Università e quello Presidenziale. Una volta in hotel inizia la scelta del ristorante, fatta sempre tramite ricerche su Internet, TripAdvisor e dritte di terzi. Consiglio: prenotare di sabato è fondamentale. Addirittura la nostra prima scelta non è disponile neanche per la domenica! Quindi passiamo al successivo, Lokys che ha ottime recensioni ed è nella top-ten dei ristoranti migliori di Vilnius. Usciamo senza mappe e con il telefono scarico ma riusciamo a orientarci subito, a conferma di quanto sia piccola la capitale lituana.
Il ristorante è situato in un edificio storico e propone piatti della tradizione gastronomica, indicati con un bollino rispetto a quelli contemporanei, anche sul menù in italiano. Noi scegliamo tutti i piatti tipici: antipasto con assortimento di formaggi lituani, con marmellata e nocciole. Come portata principale, invece, ordiniamo un memorabile filetto di cinghiale arrosto condito con una salsa di mirtilli rossi e servito con pere dolci e piccole crocchette di patate: il piatto preferito dal granduca Gedimino, e dopo averlo assaggiato si capisce perché. Per finire un bel würstel di selvaggina, che è a tutti gli effetti un’enorme salsiccia accompagnata con crauti e purè di patate agli spinaci. Da bere, birre locali: Svyturio Extra, chiara, e Kanapinis, una birra artigianale non fermentata. Tutto ottimo, tutto per la modica cifra di 37 Euro… e questo sarà il pasto più costoso (!) del viaggio.
Dopo quasi 24 ore in piedi e in movimento, siamo pronti a crollare. Prima però c’è da sistemare gli orologi due ore avanti: un’ora ce la frega il fuso fuso e l’altra l’inizio dell’ora legale.

Quanto abbiamo camminato? 11,6 km

27/03 Vilnius

Dopo una colazione spaventosamente ricca di cose buone, dolci e salate, programmiamo la giornata.
Già con la passeggiata di ieri abbiamo visto buona parte delle cose più importanti di Vilnius, quindi pensiamo di dedicare qualche ora alla visita di due musei. Il primo tentativo lo facciamo al Museo dell’Olocausto, che troviamo chiuso. Allora proseguiamo lungo Pamenkalnio per raggiungere il Museo del Genocidio nel vecchio palazzo del KGB, ma troviamo anch’esso chiuso: è Pasqua anche qui. Da notare: il primo museo è dedicato alle circa 100.000 vittime lituane della follia nazista, il secondo agli oppositori del regime comunista imposto dall’Unione Sovietica fino al crollo del muro di Berlino.
Sì, la Lituania ha guadagnato definitivamente la sua indipendenza definitiva solo nel 1992 e in pochi anni è riuscita a ritrovare un’identità nazionale, ha ottenuto l’ingresso nell’UE, nella NATO e anche nella moneta unica europea. E ha fatto tutto ciò senza spargimenti di sangue: una vera e propria rivoluzione pacifica, silenziosa e ben riuscita.
Dopo un pranzo al sacco nel parco Lukiskiu, saliamo in cima alla collina Tauras sormontata dall’imponente facciata del Flash Institute, una sorta di centro sociale che ospita eventi artistici e musicali. Ammiriamo il panorama della città dal belvedere e proseguiamo verso la chiesa ortodossa di San Michele e Costantino, molto bella e celebre per le sue cupole a cipolla. Da qui torniamo a scendere verso la città vecchia percorrendo Basanaviciaus st. e durante il tragitto incontriamo la statua di un bambino che attira la nostra attenzione. Ci fermiamo a leggere la targa e scopriamo che è dedicata a Romain Gary, un autore che abbiamo apprezzato per il bellissimo libro La vita davanti a sé, non sapevo fosse lituano, nato proprio a Vilnius!
Dopo questa scoperta proseguiamo verso la sinagoga ma troviamo anch’essa chiusa, quindi girovaghiamo all’interno del Grande Ghetto, costellato di targhe e incisioni scritte in ebraico, e camminiamo fino alla Porta dell’Alba, quella che 500 anni fa era la porta d’ingresso principale di Vilnius. Sotto l’arco, come tradizione vuole, ci sono ancora mendicanti e venditori di santini e icone. C’è un forte senso religioso, amplificato anche dalla Pasqua, e siccome Vilnius ospita tantissime chiese, continuiamo i nostri sepolcri visitando la barocca ed elegante S. Teresa – considerata la più bella chiesa della città, anche grazie agli stucchi rosa e le decorazioni rococò – e poi è la volta della Chiesa dello Spirito Santo, la più importante chiesa ortodossa della Lituania. Molto bella all’interno, con un grande fermento intorno alla teca che ospita i corpi dei tre Santi Martiri: Eustachio, Giovanni e Antonio.
Subito dopo passiamo dal religioso al profano dirigendoci verso il quartiere dell’auto-dichiarata Repubblica di Uzupis, un luogo insolito ed eccentrico dove si raccoglie una comunità di artisti e che sta conoscendo un grande sviluppo. Le statue della Sirena e dell’Angelo sono i due simboli del quartiere, molto amati dai residenti e dai turisti. Spesso Uzupis viene confrontata con Christiania a Copenaghen o Montmartre a Parigi ma sono esagerazioni. Uzupis è Uzupis, un quartiere alternativo molto più modesto rispetto ai paragoni ingenerosi, ma con un suo fascino.
Ci ricolleghiamo con il parco situato alla base della collina di Gedimino e rientriamo in hotel per un meritato relax a base di sauna e bagno turco prima di cena.
Sappiamo dove andare: torniamo nella stessa strada di ieri (Stikliu) per cenare da Leiciai Aline. Anche qui ambiente caldo, accogliente, riservato e con luci soffuse. Tutto molto delicato ma noi non saremo troppo delicati: menù alla mano ordiniamo un set degustazione con 6 diverse birre lituane da 0,2: al limone, di stagione, scura, con aroma di cioccolato, chiara e non fermentata. Per un grande assaggio ci vuole un grande piatto di stuzzichini, quindi ordiniamo un tagliere di specialità lituane: cinque diversi salumi affumicati, salsiccia e prosciutti, poi formaggi e orecchie di maiale anch’esse affumicate, cetriolini, nocciole, pane fritto, crostini con legumi e anelli di cipolla. Siamo praticamente pieni ma abbiamo ordinato tutto insieme e non possiamo mandare indietro il famoso cepelinai, noto anche come Zeppelin, un enorme gnocco di patate bollito e ripieno di carne speziata, servito con sour cream e salsa di ciccioli. Per finire c’era anche una bella salsiccia di maiale casareccia, marinata nella birra e servita con crauti, purè e mostarda fatta in casa. La spesa totale di questo bendiddio è stata di solo 28.50 Euro!
Sazi e soddisfatti abbiamo fatto una passeggiata digestiva fino all’hotel, rotolando davanti al palazzo presidenziale e all’ormai nota facciata della cattedrale.

Quanto abbiamo camminato? 12,4 km

28/03 Vilnius – Trakai

Si è capito: Vilnius è proprio piccola, due giorni sono più che sufficienti per girarla in lungo e in largo. Al terzo giorno inizi a riconoscere anche alcuni passanti 😀
Quindi per il terzo giorno ci siamo preparati per una bella gita fuori porta, come abbiamo fatto di recente durante il viaggio a Bratislava e Vienna.
Cosa vedere vicino Vilnius? Risposta facile: Trakai, una località incantevole a 30 chilometri dalla capitale, nel cuore della regione dei laghi.
Trakai è ovviamente circondata da acque azzurre e fitti boschi, ed è famosa per l’omonimo castello da fiaba costruito su un isolotto al centro del lago Galve e collegato alla terraferma con un lungo ponte in legno.
Gli hotel e le agenzie turistiche sul posto organizzano trasferimenti Vilnius-Trakai ogni giorno, al costo di 30/40 Euro a persona, ma noi come al solito abbiamo scelto la formula fai da te. L’escursione richiede quattro ore.
Così, dopo aver preparato un pranzo al sacco per la nostra Pasquetta lituana, usciamo per fare altri due vani tentativi ai musei di ieri, niente da fare: di nuovo chiusi, e così anche la sinagoga.
Pazienza, ci troviamo già sulla strada per raggiungere la stazione dei bus, da qui prenderemo il mezzo che ci porterà a Trakai. La stazione è adiacente a quella dei treni e per individuare il bus giusto bisogna guardare i cartelli affissi in alto, in corrispondenza di ogni stallo.
Il biglietto si fa a bordo e costa 1.80 Euro, partiamo alle 12:50 e dopo 35 minuti siamo a destinazione. Controlliamo anche qui gli orari di partenza per il ritorno e ci mettiamo in marcia per raggiungere l’isolotto che ospita il castello, giusto 2 chilometri più in là.
La prima cosa che notiamo è l’immobilità dell’acqua lacustre, sembra uno specchio opaco. Vogliamo vedere meglio, così usciamo dal sentiero, ci avviciniamo alla riva e i sospetti diventano sempre più fondati: c’è bisogno della prova del nove. Prendiamo quindi una grossa pietra, la lanciamo verso il centro del lago e… è tutto ghiacciato, così tanto che la pietra non sfonda nemmeno la superficie!
Non siamo abituati a certi scenari, per questo immortaliamo il momento con un paio di lanci ripresi in slow motion: un bell’effetto, perché quando ti aspetti lo “splash” vedi invece la pietra rotolare e restare a “galla” 🙂
Proseguiamo la passeggiata lungo la strada principale di Trakai e poi ci spostiamo sul sentiero che costeggia il lago. Dopo giorni di freddo intenso, oggi ci sono ben 11 gradi e, complice il sole nel giorno festivo, tante persone si rilassano nei boschi e altri fanno un pic-nic sui pontili circondati dal ghiaccio, così non mancheranno le bibite in fresco.
Arriviamo finalmente al castello, la cui visione d’insieme ha un suo fascino ma le travagliate vicende storiche relative a restauri e ricostruzioni recenti, non ci convincono ad approfondirla: percorriamo il ponte pedonale, ci affacciamo nella corte interna e l’impressione è quella di una scenografia. Non si respira aria di storia, sembra un po’ un outlet e quindi preferiamo tornare indietro e frugare tra le bancarelle a caccia di souvenir.
Alle 15:50 prendiamo l’autobus del ritorno e dalla stazione raggiungiamo Pilies per l’ultimo shopping, compriamo t-shirt e orecchini d’ambra e concludiamo le spese al centro commerciale GO9 di fronte al nostro hotel.
Dopo aver lasciato zaini e busta in camera, usciamo di nuovo per raggiungere Etno Dvaras uno dei ristoranti più noti di Vilnius, molto frequentato. Siamo senza prenotazione ma l’attesa è breve e quando vengono a chiamarci scendiamo nei sotterranei, esattamente come negli altri locali visitati nei giorni scorsi. Le sale sono molto belle, sembra un labirinto, e i tavoli sono predisposti in maniera da risultare molto riservati. Ci portano due menù (il pieghevole è quello da considerare turistico) e anche qui troviamo dei piatti contrassegnati da un bollino che autentica la tradizione storica della ricetta. Ordiniamo una zuppa di funghi servita in una pagnottina, un grande cepelinai fritto e ripieno di carne, servito con sour cream e dadini di pancetta croccante, poi ravioli ripieni di carne con lo stesso condimento di prima e per finire una bella bistecca di salmone cotta su brace e servita su un legno aromatico, accompagnata da insalata e fragole. Ci abbiamo bevuto su un mezzo litro di birra scura e chiara. Il conto finale è ottimo, solo 25.80 Euro ma dei tre ristoranti provati questo occuperà il terzo posto. Rispetto a quella che è stata la nostra esperienza, se qualcuno mi domandasse “Dove mangiare a Vilnius?”, non avrei dubbi: prova Leiciai Aline. Anche se il cinghiale di Lokys resterà per sempre nei nostri cuori 😀

Quanto abbiamo camminato? 16 km

29/03 Vilnius – Roma

Del giorno della partenza c’è sempre poco da dire, specie se si parte presto e non si possono sfruttare le ultime ore per qualche altro giro.
Lasciamo l’hotel alle 08:50 e riprendiamo il pullman 3G che passa ogni 15 minuti sulla corsia opposta a quella di arrivo, tutto fila liscio.
Ma c’è ancora spazio per l’ultimo consiglio: di solito non si sceglie mai l’aeroporto per comprare i souvenir, eppure stavolta sento di poter fare un’eccezione.
Premesso che non ho visto cose entusiasmanti, qui la paccottiglia per turisti si concentra molto su imbarazzanti riproduzioni in ceramica di animali buffi, oppure legni lavorati a mano e incisi a fuoco con il nome della città. Calamite, ambra e magliette si trovano anche in aeroporto e ho trovato qualità migliore migliore e, paradossalmente, un prezzo minore! Dopo aver preso due bottiglie di vodka e un’altra t-shirt, ci resta giusto il tempo per l’imbarco.
Che dire: bella Vilnius, è da vedere. Fa un freddo di morte per buona parte dell’anno ma noi ce la siamo goduta anche perché abbiamo trovato bel tempo: nel periodo natalizio deve essere ancora più caratteristica.
Un paio di giorni bastano per visitarla e in caso di weekend end lungo è bene inserire una gita fuoriporta. La città è piccola, ben organizzata e molto molto pulita.
Vilnius ha una lunga storia che merita di essere approfondita, molto travagliata – specie nel secolo scorso – ma con un bel lieto fine.

Ma alla fine, quanto abbiamo camminato? 40 km

Note
Hotel prenotato su Booking
Guida di riferimento: Vilnius di Morellini editore (II edizione, l’unica in italiano)
Libro letto su Kindle: Il posto di ognuno. L’estate del commissario Ricciardi di Maurizio De Giovanni