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Diario di viaggio: Mosca e San Pietroburgo

Cremlino - cattedrali
Le cattedrali del Cremlino

Era ora! Da anni volevo visitare l’Ermitage a San Pietroburgo e siccome prima o poi faccio quello che mi metto in testa, ci sono finalmente riuscito.
A dire il vero ero pronto ad andare già l’anno scorso, e la causa della rinuncia forzata è la prima informazione utile per chi intende fare questo viaggio: ottenere il visto per la Russia non è uno scherzo! 
La procedura è abbastanza articolata e lunga, tanto che viene considerata da molti un deterrente alla partenza. Quest’anno ho programmato con largo anticipo prenotazioni e burocrazia e ce l’ho fatta. 
Per chiedere il visto russo bisogna raccogliere diversi documenti e si deve farlo nel modo più preciso possibile perché sono piuttosto fiscali. In sintesi, ogni viaggiatore deve stampare e compilare il modulo presente sul sito dell’ambasciata, allegare una fototessera, stipulare presso una compagnia riconosciuta una polizza assicurativa per la durata del soggiorno e infine ricevere l’invito da parte della struttura ricettiva scelta per il soggiorno. Quindi, dopo aver prenotato l’albergo ricordate di farvi invitare 🙂
Una volta assemblate tutte le scartoffie, andate in un’agenzia autorizzata (io ho scelto Italconcept) e pregate che tutto fili liscio, altrimenti bisognerà ricominciare da capo.
Ah! Questa è una sintesi, per vedere la documentazione completa consiglio di visitare questo sito.
Bene. Premessa finita. Ora che avete messo nel budget circa 120 Euro a persona solo per il visto, comincia il vero viaggio.

01/06 Roma-Mosca

Sei mesi. Visto che già sapevo cosa c’era da fare, ho preparato tutto con sei mesi di anticipo: ho scelto il periodo, quello delle notti bianche (altissima stagione), e poi ho prenotato voli e hotel per ricevere gli inviti e fare il tanto temuto visto per la Russia. Nel mezzo ci ho messo un viaggio ad Atene 😉
La compagnia aerea è Aeroflot, e stavolta non c’è tour operator che regga il confronto: la miglior tariffa per i voli A/R da Roma e il trasferimento interno Mosca/San Pietroburgo l’ho trovata sul portale viaggi di American Express: 335 Euro. Il volo per Mosca dura 3 ore e mezza, giusto il tempo di uno spuntino con pane chimico ripieno di organismi di provenienza ignota.
Ma torniamo un attimo indietro. Prima di partire per un Paese che non ha l’Euro, mi faccio sempre questa domanda: dove conviene cambiare i soldi? 🙂
Nel caso specifico: dove conviene cambiare i rubli? Faccio degli esempi pratici, così ognuno si fa un’idea e decide: il tasso di cambio il giorno della partenza era 47 rubli per un Euro. In aeroporto a Roma ne davano 39 mentre a quello di Mosca 47 (più commissioni del 4.5%).
Decidiamo di cambiare poco, giusto 50 Euro per arrivare a destinazione con un po’ di valuta locale. Una saggia scelta che si rivelerà azzeccata perché è stato molto più conveniente cambiare gli Euro in Russia: nel nostro hotel il tasso di cambio era 1 a 46 senza commissioni.
Se poi volete usare le carte, ancora meglio, i circuiti Visa e Mastercard li accettano praticamente ovunque: con una banale Postepay ricaricabile ho comprato i biglietti della metro, souvenir in diversi negozi e tutti gli ingressi ai siti turistici.
Una volta arrivati all’aeroporto Sheremetyevo mettiamo le lancette avanti di due ore (tre quando c’è l’ora solare) e facciamo un’abile gimcana tra decine di tassisti ansiosi di scarrozzarci per Mosca. Ci dirigiamo decisi verso il treno AeroExpress, che parte dal terzo piano dell’aeroporto: questo è il metodo più economico per arrivare a prendere la metro in centro. I treni passano ogni 30 minuti, il biglietto costa 400 rubli (8.50 Eu) e dopo 40 minuti la corsa finisce alla stazione Belorussky Rail Terminal.
Da qui si può prendere la metropolitana per qualsiasi direzione e fare la prima incredibile scoperta: tutte le indicazioni, le direzioni e le fermate sono scritte solo in cirillico! Questa caratteristica non è limitata alle stazioni periferiche, anzi sarà una costante anche sulle linee che portano alle principali attrazioni della città. Consiglio: munirsi di mappa della metro con doppio alfabeto, latino e cirillico, altrimenti sarà dura orientarsi. Il rischio è di convertirsi all’uso del taxi e sarebbe un peccato, perché le stazioni della metro di Mosca sono bellissime, veri e propri monumenti da visitare. Le principali sono addirittura consigliate nelle guide turistiche, quindi non arrendetevi! 😉
Compriamo i biglietti (40 rubli, 85 cents) e arriviamo a destinazione dopo altri 30 minuti di viaggio. Appena fuori la metro riconosciamo subito il grattacielo di vetri a specchio del Best Western Vega: 30 piani circondati dal parco Izmailovo e grandi viste panoramiche su Mosca.
Dopo il check-in facciamo un giro della zona e ci sembra che sia qualcosa di simile a un enorme centro commerciale all’aperto. Come lupi affamati cerchiamo un posticino per cenare e dopo aver evitato accuratamente gli immancabili ristoranti orientali e italiani, scegliamo il Kruzhka, un pub con tavoli all’aperto che propone piatti di cucina internazionale: a quanto pare da queste parti non troveremo cucina tipica.
Ordiniamo pancacke di patate con sour cream, un bel Kruzhburger servito con pane arabo e una bistecca di salmone grigliato (820 rubli, 17 Eu). Tutto accompagnato da un buon boccale di Baltic Sea.
Di fronte al pub c’è una gastronomia fornitissima, così ci fermiamo a dare un’occhiata e a comprare dolci e succo per la colazione. E visto che sono le 23, visto che fa caldo, visto che c’è ancora il sole, compro un bel cornetto al pistacchio prima di rientrare in hotel e programmare la prima vera giornata nel cuore di Mosca.

02/06 Mosca

La giornata inizia con una gran colazione in camera, anche se le paste comprate il giorno prima si rivelano un delusione: hanno la stessa consistenza di un copertone vulcanizzato 🙂
Ci prendiamo giusto il tempo di preparare lo zaino e alle 11:30 siamo già nella mitica Piazza Rossa. La fermata di riferimento è Ploscad Revoljutsii, una di quelle da non perdere: ci sono 76 statue in bronzo a grandezza naturale di operai, contadini e soldati. La preferita di Stalin. L’altra stazione-capolavoro è la Majakovskaja, in stile Art Déco, che vinse un premio all’Expo di New York 1938. Con buona pace delle archistar contemporanee, questa stazione un premio lo vincerebbe facile anche oggi.
Prima di arrivare nell’enorme piazza che rappresenta perfettamente Mosca, visitiamo la vicina Kazan Cathedral, ricostruita fedelmente nel 1993 sulla base dell’originale seicentesca. Ricostruita, perché probabilmente a Stalin piacevano le metropolitane ma non andava troppo d’accordo con i luoghi di culto, visto che fece demolire questa cattedrale e chiuse tutte le chiese.
Svoltato l’angolo, ecco la celebre piazza perfettamente incorniciata sui lati lunghi dalle mura del Cremlino e dalla facciata dei magazzini GUM; e sui lati corti dall’imponente edificio in mattoni rossi del Museo nazionale di storia, che si specchia con le cupole colorate di San Basilio. Al centro c’è il mausoleo di Lenin, che però non possiamo visitare perché non è aperto tutti i giorni. Poco male, non siamo venuti per vedere un uomo imbalsamato.
La giornata è bella, il sole splende e mentre ci avviciniamo all’edificio che più di ogni altro caratterizza il profilo della città, ci fermiamo più volte a scattare foto che nonostante tutto non riusciranno a rendere l’idea di quanto stiamo vedendo.
San Basilio è colorata fuori e incredibilmente colorata dentro: da visitare senza indugio! Il biglietto costa 250 rubli (5.30 Eu) e permette di accedere a intricate gallerie che sembrano formare un labirinto. L’intrico di passaggi collega diverse cappelle, alcune delle quali si raggiungono tramite scale di legno alte e strette. Tutte le pareti sono decorate con motivi floreali che ricordano moltissimo la carta fiorentina. Ogni spazio riserva una sorpresa: dall’iconostasi agli affreschi, dal campanile al coro ortodosso che abbiamo la fortuna di poter ascoltare dal vivo durante una prova.
Una volta fuori, ripercorriamo la piazza diretti verso la Porta della Resurrezione. Vediamo la statua del maresciallo Zukov, il condottiero che guidò l’Armata Rossa a Berlino al termine della II Guerra mondiale, e ci dirigiamo verso la biglietteria del Cremlino. Facciamo il biglietto per visitare i cortili interni e le cattedrali (350 rubli, 7.50 Eu).
Il Cremlino è un’antica roccaforte che oggi ospita il presidente della Federazione Russa. All’interno della cittadella ci sono palazzi governativi, giardini, il cannone dello zar e tre magnifiche chiese: la Cattedrale dell’Assunzione, il Duomo dell’Annunciazione e quello dell’Arcangelo. La prima era chiusa al pubblico, le altre due invece erano aperte e visitabili. Entrambi all’interno hanno dettagliate guide gratuite a colori e in italiano.
Il Duomo dell’Arcangelo è una piccola necropoli dove riposano oltre 50 tra principi e zar, mentre il Duomo dell’Annunciazione era la chiesa privata degli stessi. In pratica pregavano tutta la vita in una chiesa e poi li seppellivano in quella di fronte. Che dire, anche qui l’impatto visivo è forte. Le cupole a “cipolla” che rappresentano idealmente la fusione architettonica tra gli stili dell’Asia musulmana e quelli dell’ortodossia russa, qui abbandonano i colori sgargianti e si rivestono d’oro unendosi ai riconoscibili motivi rinascimentali portati dagli architetti italiani che lavorarono per gli zar.
Dopo aver visto questi capolavori ci dirigiamo verso Gorky Park, il più famoso dei parchi cittadini che ha dato il titolo all’omonimo libro di Martin Cruz Smith. Per raggiungerlo attraversiamo il ponte sulla Moscova che parte dal sagrato dell’imponente Cattedrale del Cristo Salvatore, eretta dopo le guerre napoleoniche e poi fatta ricostruire negli anni ’90 perché, nel frattempo, era stata fatta demolire – indovinate un po’? – da Stalin.
Sull’altra sponda del fiume c’è un enorme scultura in bronzo e acciaio, alta quasi 100 metri, dedicata a Pietro il Grande: lo zar è in piedi su un vascello molto più piccolo delle sue dimensioni e sinceramente, per quanto la mole sia impressionante, l’ho trovata bruttina.
Durante la lunga passeggiata iniziamo a fare le prime valutazioni di questa Mosca turistica, quello che abbiamo notato sarà poi confermato all’interno del parco: le strade sono di una pulizia estrema, anche senza aver visto operare squadroni di addetti al decoro o personale delle pulizie. Almeno per tutta la zona che confina con il Cremlino abbiamo visto persone civili, attente, educate alla conservazione degli spazi condivisi. Per quanto possa sembrare strano, forse sarà stato un caso, non abbiamo visto ubriaconi, barboni, non abbiamo sentito urla, clacson e schiamazzi, neanche nei gruppi più numerosi che seguono decine di guide. In tutte le strade percorse in questa zona non ho visto riferimenti iconografici alla recente storia comunista, né negozi di alcun genere, neppure quelli tipici che si incontrano nelle capitali ad alta concentrazione turistica: niente souvenir/cianfrusaglie, niente snack, niente menù turistici. Sembra che i magazzini GUM la facciano da padrone, magazzini che abbiamo visitato senza restarne particolarmente colpiti.
Gorky Park è l’ideale per finire la giornata in relax, circondati da persone che fanno attività fisica, giocano, guardano lo spettacolo delle fontane danzanti e mangiano un gelato artigianale (che non ci facciamo sfuggire).
Alle 22:00 torniamo in hotel, compro un paio di t-shirt e le immancabili calamite e poi bissiamo la cena da Kruzhka, solo che il risultato non è stato all’altezza della sera prima: spadellata violenta di patate con buccia, pancetta e una spolverata di paprika, e hamburger di pollo. Per fortuna la birra si è confermata buona (725 rubli, 15 Eu).
In chiusura di giornata restano da preparare di nuovo le valigie, domani c’è da partire verso la “vera” destinazione di questo viaggio: San Pietroburgo.

03/06 Mosca – San Pietroburgo

Come detto all’inizio, questo viaggio in origine era programmato come un week end a San Pietroburgo. Poi, considerati i costi e i tempi per ottenere il visto, è diventato un po’ più lungo e ci abbiamo agganciato anche Mosca: una volta che vai in Russia, vale la pena vedere entrambi.
Visitare la capitale è stato molto piacevole ma la nostra meta principale è ancora da raggiungere e lo faremo con poco più di un’ora di volo.
Usciamo alle 09:00 in punto e torniamo al Belorussky Rail Terminal per riprendere l’AeroExpress che ci porterà in aeroporto. Alle 14:00 siamo nella capitale degli zar e non può mancare la dritta per chi cercherà il collegamento migliore tra l’aeroporto Pulkovo e il centro: basta dirigersi verso l’uscita e prendere una qualsiasi navetta K39. Sono dei mini-van autorizzati che in dieci minuti portano passeggeri e bagagli alla fermata della metro Moskovskaya, il tutto per la modica cifra di 36 rubli (75 cents).
La metro di San Pietroburgo è addirittura più economica di Mosca, un gettone per superare i tornelli costa 28 rubli (60 cents). Ma ha un altro vantaggio ben più importante: destinazioni e fermate sono trascritte anche con il nostro alfabeto. Grazie!
Per noi la fermata di riferimento è la Mayakovskaya, sulla prospettiva Nevskij. Appena le lunghissime scale mobili ci portano in superficie ci troviamo nel mezzo della strada più famosa della città: lunga chilometri, larga, piena di negozi, locali, persone e incorniciata da palazzi monumentali. Il nostro Martin Hotel è in una traversa di questa gigantesca arteria e lo raggiungiamo in pochi minuti.
Due parole sulla sistemazione: gli hotel in questo periodo sono piuttosto cari a San Pietroburgo, perché siamo nel clou delle notti bianche e applicano la tariffa più alta dell’anno. Con sei mesi di anticipo ci siamo presi tutto il tempo per trovare una sistemazione in pieno centro e con buoni standard, visto che tante recensioni lamentavano spesso prezzi pretenziosi per servizi carenti e sistemazioni discutibili in termini d’igiene, distanze e professionalità.
Noi al Martin ci siamo trovati benissimo, abbiamo preso una stanza Deluxe di conforto assoluto e siamo stati molto soddisfatti per tutto il soggiorno. Particolare da notare: servono la colazione solo in camera! Il giorno prima bisogna compilare un form barrando le caselle con le proprie richieste e l’orario preferito, il giorno dopo ti portano tutto in stanza anticipando la visita del cameriere con una telefonata. Una sveglia perfetta 🙂
Sono circa le 16:00 quando terminiamo le operazioni di registrazione, il sole è ancora alto e caldo e programmiamo una prima escursione.
Percorriamo ancora la Nevskij frastornati dai colori degli stucchi, dalle sculture che fanno da contrafforti, dalle tonalità tenui delle facciate: non c’è un palazzo fuori posto, una scritta sui muri o un cestino traboccante di rifiuti a guastare l’insieme. La strada che avevo solo immaginato grazie ai racconti di Gogol, supera le mie aspettative: è davvero unica.
Lo stile severo dell’Edificio Singer ci segnala che siamo di fronte alla nostra prima tappa: la Cattedrale di Kazan. La prima impressione ci porta a dire: “Sembra una miniatura di San Pietro”. Poi apriamo la guida e scopriamo che è ispirata proprio alla basilica romana. Colonnato a semicerchio e cupola centrale, in tutta onestà non è niente di eccezionale. Vale però la pena entrare perché qui c’è la copia di una famosa icona mariana e si può assistere a una lunga fila di persone in attesa del proprio per turno per baciare l’effige. Era riportato così sulla guida ed effettivamente abbiamo trovato la situazione descritta. Gli appassionati di storia saranno poi curiosi di trovare sepolto qui il feldmaresciallo eroe delle guerre napoleoniche, Mikhail Kutuzov, a cui è dedicato un angolo celebrativo delle sue imprese.
Torniamo all’esterno e di fronte a noi vediamo le cupole della Chiesa del Salvatore o del Sangue Versato. Più conosciuta con questo secondo nome, venne chiamata così perché fu costruita sul luogo in cui lo Zar Alessandro II rimase ucciso da una granata lanciata da un oppositore del regime.
Man mano che ci si avvicina, costeggiando un canale che contribuisce a rendere superlativo l’insieme scenografico, si iniziano a distinguere i dettagli degli esterni policromi: stemmi, lettere, pannelli, pietre, oro, marmi, legno. Una moltitudine di materiali e stili tutti armoniosamente amalgamati tra loro, che ti lasciano senza parole. A quel punto puoi solo pensare che il meglio è l’esterno, che dentro non ci può essere qualcosa di più bello. E invece no!
L’interno della chiesa è una di quelle cose da non perdere, il biglietto costa 350 rubli (7.50 Eu) ma è una spesa vivamente consigliata perché non capiterà spesso di trovare decori così accurati, luminosi, raffinati. La chiesa del Sangue Versato cela 7000 metri quadrati (!) di mosaici che raffigurano scene dei libri sacri e di figure importanti dell’ortodossia cristiana: non si può restare indifferenti dinanzi a un capolavoro del genere che rappresenta insieme devozione religiosa e genio dell’uomo.
Ispirati da tanta bellezza percepiamo che è il momento giusto per selezionare dalla guida un ristorante per cena 😉
Passeggiamo tra i Giardini Mikhaylovsky e Campo di Marte mentre ci dirigiamo verso la nostra scelta: il Cat Café, un ristorante georgiano piccolissimo (avrà al massimo 25/30 coperti) ma con ottime recensioni. Dalla nostra esperienza non possiamo che confermare: gli arredi del locale sono un inno al gatto e il che non ci dispiace (anche se la lettura di ciò susciterà la gelosia del mio fedele Icaro), ma soprattutto si mangia benissimo. Ordiniamo involtini di melanzane con crema di noci e melograno, la specialità consigliata; poi pelmeni, ravioli di carne serviti in coccetto; e gli hinkali, anch’essi ripieni di macinato speziato, ricordano i ravioli al vapore cinesi e vanno mangiati con le mani. Per secondo aggiungiamo uno spiedino di agnello e per finire un bel mix di dolci georgiani annaffiati con vodka Russia Platinum. Nonostante sia considerato un locale “costoso” per via dell’embargo che dal 2008 penalizza il reperimento di prodotti georgiani, il conto viene di 2320 rubli (50 Eu): una cifra modesta per quanto di buono abbiamo assaggiato.
Il ristorante è a pochi passi dal nostro hotel ma prima di rientrare preferiamo fare una passeggiata digestiva. In fondo siamo su una delle strade più belle del mondo, è quasi mezzanotte e c’è ancora il sole: perché andare a dormire? 🙂

04/06 San Pietroburgo

Dopo una lunga notte bianca, alle 09:00 veniamo svegliati per ricevere la colazione in camera. Abbiamo ordinato uova, salsicce, yogurt, succhi d’ananas e arancia, croissant, muesli, vari tipi di marmellata e miele. Di base aggiungono anche affettati, formaggio e pane che finiscono subito nello zaino trasformati in spuntino sostitutivo del pranzo. Un’altra lunga giornata di visite ed escursioni ci attende…
Cominciamo dalla cattedrale di Sant’Isacco, ancora un edificio religioso celebre per alcune caratteristiche uniche: è tra le strutture cupolari più grandi del mondo e ha subìto così tante interruzioni dei lavori, che si diffuse una diceria per la quale la dinastia dei Romanov sarebbe finita al termine della costruzione, cosa che poi avvenne davvero nel 1917; ha un colonnato panoramico proprio sotto la famosa cupola rivestita con 100 chili di lamina d’oro, da cui si ammira un bel panorama della città. Il mercoledì è giorno di chiusura, per cui non possiamo accedere e non ci preoccupiamo dei quasi 300 gradini da salire.
Scattiamo le foto di rito, attraversiamo la strada e procediamo spediti lungo il viale principale dei Giardini dell’Ammiragliato, fino ad arrivare alla guglia dorata che è uno dei punti di riferimento più riconoscibili di San Pietroburgo. L’Ammiragliato non è accessibile al pubblico, quindi procediamo verso la nostra destinazione principale, ormai vicina: il museo Ermitage.
Prima di entrare mangiamo i nostri panini e ci tuffiamo nella gigantesca Piazza del Palazzo, uno spazio enorme con la colonna di Alessandro al centro e, uno di fronte all’altro, l’arco di trionfo e l’imponente facciata del principale edificio della città: il Palazzo d’Inverno di Pietro I.
Stile barocco, colori che vanno dal verde giada al turchese, al bianco abbacinante, il palazzo doveva rappresentare la potenza degli Zar e ancora oggi rende bene l’idea di ciò che fu.
Noi siamo già in possesso di biglietto perché l’abbiamo comprato online prima di partire. L’acquisto anticipato costa 3 Euro in più ma riserva un accesso preferenziale, che evita le lunghe file.
Lunghe file di cui non abbiamo visto l’ombra, pazienza! Una volta ordinato il biglietto dal sito bisogna stamparlo e presentarlo alla reception del museo, dove lo cambiano con un pass d’ingresso. Doppio consiglio: ci sarà tanto da camminare e molto da vedere, quindi lasciate il superfluo al guardaroba gratuito e prendete un’audioguida (250 rubli, ca. 5 Eu). Il museo è vastissimo e ci sono molte panche per far delle pause e ascoltare le descrizioni delle opere. Le spiegazioni sono chiare e concise, non vi annoierete e capirete molto di più di quanto state ammirando. Ah! un’ultima cosa prima di entrare: il mercoledì l’Ermitage chiude alle 21:00 😉
La visita: immaginatevi all’interno del museo più grande del mondo, strapieno di quadri, sculture, sale e reperti da vedere. Ci vorrebbero giorni per una visita dettagliata, quindi fate una selezione di ciò che vi interessa di più, cercatelo sulla mappa e tracciate le sale da cui passate per evitare di tornarci: il museo è su tre livelli e tra stanze e corridoi da percorrere ci sono almeno 200 sale da vedere, quindi la programmazione è d’obbligo.
Noi abbiamo iniziato dallo scalone Giordano e siamo saliti al secondo piano attraversando le sale dei magnifici appartamenti imperiali, presso le quali l’audioguida ha svolto un lavoro eccellente nel darci spiegazioni sugli ambienti e le loro funzioni originarie. Da qui abbiamo selezionato il meglio della pinacoteca dell’Ermitage, così abbiamo potuto ammirare opere che vanno dal Rinascimento fino al post Impressionismo. Abbiamo fatto una scorpacciata d’arte a base di Beato Angelico, Caravaggio, Correggio, Giorgione, Leonardo, Pontormo, Raffaello e Tiziano per la scuola italiana. Poi è stato il turno dei francesi Monet, Cézanne, Degas, Matisse, Gauguin Manet e Renoir. Poi è toccato a maestri della scuola spagnola come El Greco, Velázquez e Picasso; e della scuola fiamminga come Van Dyck, Rembrandt, Rubens e Van Gogh. Da non perdere il “Ragazzo accovacciato”, l’unica scultura di Michelangelo custodita nel museo.
Quasi in preda alla sindrome di Stendhal, abbiamo sfilato per gli immensi corridoi degli altri piani fermandoci davanti a mummie e reperti di tribù preistoriche, terminando la visita nei padiglioni dedicati all’arte e alla cultura orientale, con particolare attenzione ai ritrovamenti di chiara matrice buddhista avvenuti nell’attuale Turkmenistan in epoca sovietica.
Sazi ma affamati, appena fuori scegliamo dalla guida un nuovo ristorante e lo raggiungiamo con una passeggiata di quasi due chilometri: il nostro aperitivo. Arriviamo al Kavkaz Bar intorno alle 22:00 e ordiniamo più o meno quello che avrebbe ordinato un plotone di cosacchi: antipasto con kutaby, una specie di crepe ripiena di agnello macinato e riso; poi pork ojakhuri, carne di maiale alla brace con patate, pomodoro, cipolle ed erbe; tolma, un misto di carni macinate con riso, tutto avvolto in foglia di vite; e per finire un gran paklavi al miele accompagnato da una generosa chacha, la vodka georgiana. Ancora buon cibo, ancora buon conto: 2050 rubli (44 Eu).
Solita passeggiata digestiva del ritorno, e mentre il sole prova ancora una volta a tramontare noi già pensiamo a cosa fare domani…

05/6 San Pietroburgo

Giornata dedicata alla fortezza di San Pietro e Paolo e allo shopping.
Non c’è molto da dire, a cose fatte posso dire che il meglio di San Pietroburgo l’abbiamo visto nei giorni scorsi. Però questa roccaforte è considerata una tappa obbligata e quindi abbiamo fatto bene ad andare, anche se non ci ha troppo convinto…
Prendiamo la metro e per la prima volta scendiamo in una fermata al di là della Neva, in zona Petrograd. Attraversiamo il parco dell’isoletta Kronverksky e poi il ponte pedonale che porta dritto all’isola-bastione di San Pietro e Paolo.
Il biglietto d’ingresso costa 350 rubli (7.50 Eu) e anche qui prendiamo l’audio guida (250 rubli, ca. 5 Eu).
Seguiamo le mappe e ci accorgiamo subito che le spiegazioni sono troppo lunghe, e anche piuttosto noiosette. La fortezza è talmente ben conservata, talmente ristrutturata che ricorda vagamente un outlet. Mi sa che hanno un po’ esagerato coi ritocchi.
Se non vi appassiona troppo l’architettura militare non vi interesserà molto sapere di spessore delle mura, bastioni, cortine e rivellini. Quindi andrete, come noi, dritti verso la cattedrale che dà il nome all’isola: il Sepolcro dei Gran Principi. Qui sono seppelliti praticamente tutti i Romanov, incluso l’ultimo zar Nicola II e tutta la sua famiglia sterminata nell’eccidio di Ekaterinburg del luglio 1918.
All’interno del bookshop i souvenir costano meno che in centro, quindi ne ho approfittato per acquistare un libro sulla gastronomia russa e le solite calamite.
Poi abbiamo visitato il bastione Trubetskoy, dove venivano rinchiusi i prigionieri politici. La nostra pedante audioguida ci racconta i particolari sulle condizioni di detenzione, mentre seguiamo il percorso seminterrato che vede sfilare le celle di Gorky, Trotsky, Bakunin e Dostoevsky.
L’isola ha anche un aspetto più ricreativo e meno lugubre delle strutture che ospita, infatti proprio qui c’è una spiaggia inaspettatamente lunga, e bella perché la sabbia è bianca e fine. Ci sono trenta gradi, è pieno di persone che prendono il sole e qualcuno sta anche facendo il bagno nella Neva, che non mi pare propriamente il fiume più pulito del mondo. Eppure, se hanno un club di fanatici che si tuffa in queste acque d’inverno, figuriamoci se non possono farlo d’estate 😉
Al termine della visita abbiamo optato per il rientro in battello, in pratica invece di fare un intero giro in barca come consigliato sulla guida, ne abbiamo fatto solo 3/4 chiedendo di scendere in prospettiva Nevskij. Volevamo tornare sulla terraferma e guardare la città da un altro punto di vista, e ci siamo riusciti spendendo 500 rubli (10.50 Eu).
I momenti migliori della mini-crociera sono un paio: il passaggio sotto il ponte Trinity, realizzato in stile Art Noveau ricorda molto le insegne della metro parigina e richiama a qualcosa della Torre Eiffel, difatti è un progetto francese; e l’inchino dedicato all’incrociatore Aurora, la nave da cui partì il colpo di cannone che il 25 Ottobre 1917 diede il segnale per l’inizio della storica rivoluzione che abbatterà il regime zarista e insedierà quello comunista.
Da quando il battello imbocca il canale che attraversa la terraferma, sinceramente la gita non resterà memorabile e la vista di palazzi e monumenti, navigando a un livello più basso rispetto alla superficie, è penalizzata.
Dopo 40 minuti di navigazione arriviamo alla nostra fermata e ci scateniamo a caccia di souvenir. Entriamo in un negozio che avevamo adocchiato nei giorni scorsi e compriamo bicchieri shot per vodka e matrioska, a cui poi abbiamo aggiunto maglie, foulard, sportine, portachiavi, blusa tradizionale, orecchini e – indovinate? – calamite, calamite, calamite.
Per l’ultima cena applichiamo la nostra legge che vuole il bis nel ristorante migliore del soggiorno, per partire con un buon ricordo. Così torniamo al Cat Café e ordiniamo le nostre melanzane, questa volta accompagnate con lavash (pane georgiano simile alla focaccia) e chvishtari (pane con farina di mais e formaggio), e per finire pollo e agnello allo spiedo, con una bella birra tradizionale. Dulcis in fundo, una torta di mele georgiana con gelato alla vaniglia e uno shot di vodka Imperial. Spendiamo 2717 rubli (58 Eu) e andiamo via ancora una volta soddisfatti, era proprio quello che volevamo: missione compiuta!
Ora non resta che preparare la valigia del ritorno, sempre un po’ più carica di esperienze, immagini, sensazioni, profumi e… souvenir! Ovvio! 😉

06/06 San Pietroburgo – Roma

Per andare in aeroporto torniamo alla stazione della metro da cui partono le navette K39, facciamo quindi un’ultima passeggiata sulla Nevskij e dopo un’ora e venti di volo siamo di nuovo a Mosca dove nell’attesa della coincidenza iniziamo a tracciare un primo bilancio.
L’impressione generale del viaggio è positiva: San Pietroburgo è stupenda, me l’aspettavo più acquatica sinceramente, ma ciò non la rende meno bella. Mosca invece mi ha stupito, non so perché ma mi aspettavo qualcosa di peggiore. Invece no. Una cosa che si nota in entrambi i luoghi è il segno lasciato dal genio italiano, in particolare a San Pietroburgo i nostri architetti e i nostri artisti hanno contribuito a costruire e decorare una città ricca di storia e cultura, considerata tra le più belle del mondo.
E in conclusione ripeto ancora una volta il consiglio dell’inizio: una volta che dovete chiedere il visto per la Russia, tanto vale la pena visitare entrambe le città.
Ok, finito. Anche questa è fatta! Ora posso pensare alla prossima destinazione, dove si va? 😉

Note
L’hotel di San Pietroburgo è stato prenotato su Booking e quello di Mosca su Best Western.
Durante il viaggio le guide di riferimento sono state: Lonely Planet San Pietroburgo e TOP 10 Mosca.
Le letture fatte in viaggio su Kindle sono state: Il libro tibetano dei morti e L’uomo di Kiev di Bernard Malamud
Come applicazioni da usare offline possono bastare queste:
MetrO, per tutte le fermate e i percorsi della metropolitana
– TripAdvisor Offline City Guides

Uno speciale ringraziamento va al mio amico e instancabile viaggiatore Paki, che mi ha dato i consigli giusti per preparare i documenti per il visto senza commettere errori.
Come sempre spero che questo diario possa stimolare e aiutare altri viaggiatori, sono a disposizione in caso di domande 😉