Categoria: Diari di viaggio

Leggere e viaggiare: libri ambientati a…

Tutte le copertine dei libri ambientati a...
Le copertine dei libri abbinati ai diari di viaggio.

Il 2020 (e speriamo solo il 2020) sarà ricordato per il Covid-19, il Coronavirus che ha stravolto il mondo e cambiato le nostre abitudini.

Per me e Federica non sarà mai un anno triste perché il 19 marzo 2020, nel pieno dell’emergenza sanitaria, è nata la nostra Diana: una coraggiosa viaggiatrice pronta a esplorare il mondo.

Ora, però, dobbiamo stare in sicurezza, aspettare che la situazione globale migliori e accontentarci di viaggiare con la fantasia.

Il tempo di partire tornerà, noi ricominceremo dall’Italia e speriamo lo facciano in tanti. Nel frattempo abbiamo sempre a disposizione i libri per conoscere nuovi personaggi, luoghi e culture.

Quando viaggiamo i libri non mancano mai e, durante l’organizzazione, cerchiamo sempre titoli collegati ai luoghi che visiteremo. Non solo, perché al ritorno è piacevole anche leggere storie ambientate nei luoghi visti: è un po’ come tornarci.

Per questo da buon viaggiatore e lettore posso dare qualche consiglio a chi vuole viaggiare con la mente e a chi – finalmente! – sta preparando la valigia.

Ogni luogo che segue è collegato al suo diario di viaggio. Oppure sono i diari di viaggio ad essere collegati a quei libri?
Non so, l’importante è viaggiare e leggere! 😉

Libri ambientati a New York (e dintorni)
Il giovane Holden – J.D. Salinger
Corruzione – D. Wislow
Tre camere a Manhattan – G. Simenon
Il bar delle grandi speranze – J.R. Moehringer
Questo bacio vada al mondo intero – C. McCann

Titoli abbinati al Diario di viaggio in USA: New York

Libri ambientati a San Francisco (e dintorni)
Un lavoro sporco – C. Moore
Anime di seconda mano – C. Moore
Il postino suona sempre due volte – J.M. Cain

Titoli abbinati al Diario di viaggio a San Francisco e grandi parchi USA

Libri ambientati a New Orleans
Una stanza piena di sogni – R. Sepetys
Una banda di idioti – J.K. Toole

Titoli abbinati al Diario di viaggio in USA: New Orleans

Libri ambientati a Los Angeles e dintorni
Cane mangia cane – E. Bunker
L.A. Confidential – J. Ellroy

Titoli abbinati al Diario di viaggio in USA: Los Angeles e San Diego

Altri libri ambientati in USA
La marcia – E.L. Doctorow (Georgia e Savannah)
Ascoltavo le maree – G. Mattioni (Savannah)
Duma Key – S. King (Florida)

Titoli abbinati al Diario di viaggio in USA: Florida e Savannah

Libri ambientati in Giappone
Leggero il passo sui tatami – A. Pastore
Autostop con Buddha – W. Ferguson
Kwaidan. Storie misteriose e stravaganti – L. Hearn
Fiabe giapponesi antiche – Y.T. Oazaki
Pioggia nera su Tokyo – B. Eisler

Titoli abbinati al Diario di viaggio in Giappone

Libri ambientati in India
Shantaram di G.D. Roberts
La città della gioia – D. Lapierre
Vita di Siddhartha il Buddha – Thich Nhat Hanh

Titoli abbinati al Diario di viaggio in India

Libri ambientati in Perù
I simboli maya, inca e aztechi – H. Owusu
La via d’oro – J. Rollins

Titoli abbinati al Diario di viaggio in Perù

Libri ambientati a Parigi
Il bello della vita – D. Rhodes
Il club degli incorreggibili ottimisti – J.M. Guenassia
La vita davanti a sé – R. Gary
L’eleganza del riccio – M. Barbery
Gli ingredienti segreti dell’amore – N. Barreau

Titoli abbinati al Diario di viaggio a Parigi e Disneyland

Libro ambientato a Giverny (e dintorni)
Ninfee nere – M. Bussi

Titolo abbinato al Diario di viaggio in Normandia e Mont Saint-Michel

Libri ambientati a Granada (e dintorni)
I racconti dell’Alhambra – W. Irving
La mano di Fatima – I. Falcones

Titoli abbinati al Diario di viaggio in Andalusia: Granada e Cordoba

Libri ambientati a Berlino
Violette di Marzo – P. Kerr
Lettera a Berlino – I. McEwan

Titoli abbinati al Diario di viaggio a Berlino

Libro ambientato a Monaco di Baviera (e dintorni)
Al servizio di Adolf Hitler di S.V. Alexander

Titolo abbinato al Diario di viaggio a Monaco di Baviera (mercatini di Natale)

Libri ambientati a Vienna
Doppio sogno – A. Schnitzler
La variante di Lunenburg – P. Maurensig

Titoli abbinati al Diario di Viaggio a Vienna (mercatini di Natale)

Libri ambientati ad Auschwitz
La notte – E. Wiesel
Anus Mundi – Cinque anni ad Auschwitz-Birkenau – W. Kielar

Titoli abbinati al Diario di viaggio a Cracovia e Auschwitz

Libri ambientati a Mosca e San Pietroburgo
Gorky Park di M. C. Smith
I racconti di Pietroburgo – N.V. Gogol

Titoli abbinati al Diario di viaggio a Mosca e San Pietroburgo

Libro ambientato a Lisbona (e dintorni)
La notte di Lisbona – H.M. Remarque

Titolo abbinato al Diario di viaggio a Lisbona e Sintra

Libro ambientato a Istanbul (e dintorni)
Topkapi – E. Ambler

Titolo abbinato al Diario di viaggio a Instanbul

Libri letti in Cambogia
Cos’è il buddismo – J.L. Borges
Buddha – L.V. Arena

Titoli abbinati al Diario di viaggio in Cambogia

Diario di viaggio a Vienna (e mercatini di Natale)

Collage di Vienna: musei e mercatini di Natale
A sinistra il Palazzo-Museo Belvedere che ospita Il Bacio di Klimt (al centro).
A destra un mappamondo della Biblioteca Nazionale Austriaca.

Mercatini di Natale, che passione! Nel 2013 abbiamo iniziato da Parigi i nostri viaggi a tema in giro per l’Europa. Dopo aver scritto il post dedicato ai migliori mercatini di Natale visti finora, siamo andati cinque giorni a Vienna per fare il pieno di atmosfera natalizia e non solo: musei, parchi, negozi, gastronomia… la capitale austriaca è da scoprire tutto l’anno!

01/12 Roma – Vienna

Per questo viaggio ci siamo organizzati tutto con comodo: orari, voli, giorni, collegamenti. Il volo a/r, operato da Lauda Air – la compagnia aerea fondata dall’ex pilota Ferrari, il compianto Niki – è costato 75 Euro a persona e l’abbiamo acquistato il 29/09 sul sito Ryanair.
Partiamo da Gaeta alle 08:50, arriviamo al parcheggio AltaQuota2 e prendiamo la navetta per il terminal 3 dell’aeroporto di Fiumicino, dove arriviamo alle 09:10. Giusto un’ora prima del decollo.
Superiamo i controlli di sicurezza dopo che per la prima volta ci siamo posti la domanda: si può prendere l’aereo durante la gravidanza? La risposta è , ma ci sono delle condizioni che possono variare tra le compagnie aeree in merito ai documenti da presentare all’imbarco. Per esempio: possono essere diverse le settimane di gestazione considerate “al limite” per accettare a bordo una passeggera in stato interessante. La cosa migliore da fare è informarsi prima.
Il certificato richiesto da Ryan è per le 27 settimane ma né all’andata né al ritorno abbiamo dovuto mostrarlo: nessuno ci ha chiesto di esibirlo, nonostante il passeggero imboscato sia piuttosto evidente! 🙂
Ci mettiamo in coda priorità avendo acquistato il biglietto per portare in cabina il doppio bagaglio a mano (trolley e zaino) e alle 12:00 siamo già a Vienna.
Per fare il tragitto dall’aeroporto al centro di Vienna prendiamo il treno CAT, ci fermiamo a una colonnina e compriamo il biglietto a/r per 21 Euro. Attenzione! L’acquisto online conviene: arrivi in aeroporto già con il biglietto e paghi 19 Euro sul sito ufficiale.
Il CAT è facilmente riconoscibile: indicazioni, colonnine, stazione e il treno stesso sono colorati di un acceso verde fluorescente, impossibile da non notare!
Il treno parte ogni 30 minuti e ne impiega solo 16 per arrivare a destinazione, senza fermate intermedie: si scende tutti a Wien Mitte e da qui si possono prendere metro, tram o bus per raggiungere il proprio hotel.
Il terminal è un grande centro commerciale, ci orientiamo con i segnali per la metro arancione U3 e compriamo il biglietto di corsa singola (2.40 Eu). Dopo 9 fermate e 20 minuti scendiamo a Zieglergasse e con una passeggiata di 300 metri facciamo finalmente check-in presso l’Hotel Anatol, della catena Austria Trend già provata con successo durante il viaggio a Bratislava.
Siamo nel bel mezzo della giornata e usciamo subito per non perdere neanche un’ora di luce, torniamo in strada e procediamo a piedi lungo l’arteria pedonale Mariahilfer Strasse fino al Museum Quarter.
Ci rendiamo conto che la scelta dell’hotel è ottima: vicino alla metro, in un bel quartiere pieno di negozi e ristoranti. Solo che sono tutti chiusi, perché è domenica e a quanto pare qui rispettano il giorno di riposo.
Al termine della strada svoltiamo lungo la strada Museum Platz per ritrovare il mercatino di Natale di Maria-Theresien-Platz che vedemmo velocemente qualche anno fa prima di scappare in stazione sotto la pioggia.
Stavolta la situazione è decisamente diversa e ce lo godiamo con tutta calma mentre sgranocchiamo un enorme brezel (3.80 Eu). Intanto, complice il vento, la temperatura inizia a calare e non si alzerà più nei prossimi giorni.
Facciamo una sosta nel Museo di Storia Naturale (ingresso 12 Eu) per prendere un po’ di calore e quando è buio siamo di nuovo fuori per raggiungere il vicino Spittelberg, un quartiere storico con vicoli acciottolati del 1700 che nel periodo di Natale vengono trasformati – indovina un po’? – in un mercatino naturale.
La doppietta di mercatini, il primo elegante e nel mezzo di due musei, il secondo più spartano e di strada, ci soddisfa. Quindi rientriamo in hotel con la metro e ci riscaldiamo prima di uscire per cena.
Decidiamo di andare da Bauernbräu, un bel ristorante a 800 metri da noi che arriva come terza scelta dopo aver tentato due prenotazioni senza successo. Proprio qui faremo le cene migliori del viaggio, al plurale perché ci torneremo la sera prima della partenza.
Ci fanno accomodare a un tavolo circolare con divanetto, molto riservato perché sistemato in un gazebo da interni rialzato. La sala è calda, rivestita di mattoni e ciocchi di legna e noi aumentiamo ancora l’apporto calorico con un’enorme schnitzel di manzo e un piatto di gulash con gnocchi di pane. Da bere acqua e una pinta di birra chiara, per dolce un ottimo strudel di mele con crema calda alla vaniglia. Spesa totale: 39.60 Euro.
Il nostro primo giorno completo a Vienna termina qui, resta da fare solo la passeggiata del ritorno mentre il termometro scende a 1 grado.

Quanto abbiamo camminato oggi? 10 km

02/12 Vienna

Per oggi è attesa la neve ma alla fine non arriverà, l’unica cosa che cadrà è ancora la temperatura: massima 2 gradi e minima -2.
Al mattino facciamo una piccola spesa nel vicinissimo supermarket BILLA, una catena con tanti punti vendita in città. Nel carrello finiscono: banane, paste dolci, strudel, succo d’arancia e acqua (9 Eu) per iniziare alla grande la giornata.
Dopo colazione andiamo nella stazione della metro e compriamo un mini-abbonamento per i prossimi giorni. Va detto questo sui trasporti di Vienna: se la singola corsa costa tanto, i biglietti giornalieri convengono tantissimo e stimolano l’uso dei mezzi pubblici. Le stazioni sono pulite, agli ingressi non c’è neanche un tornello e si conferma un modello di trasporto pubblico virtuoso: se le persone pagano un prezzo giusto per avere servizi di buon livello, si riduce il traffico privato e non c’è bisogno di controlli maniacali. L’abbonamento per tre giorni (72 ore) valido per tutti i mezzi pubblici (metro, tram, bus) costa solo 17.10 Euro. Meno di 6 Euro al giorno, in pratica basta prendere la metro tre volte in una giornata per risparmiare rispetto ai biglietti singoli, e noi abbiamo intenzione di prenderla molto più spesso!
Abbiamo organizzato le giornate per alternare luoghi aperti e chiusi, quindi musei, mercatini di Natale, chiese, parchi e così via, per ricaricare le batterie al caldo prima di tornare in strada e affrontare il freddo.
Per i fanatici dei mercatini di Natale: durante la nostra raccolta di informazioni abbiamo capito che sparpagliati per Vienna ce ne sono almeno 12, c’è solo l’imbarazzo della scelta! Noi, in questo viaggio, ne abbiamo visitati 10.
Una volta arrivati nella piazza della cattedrale di Santo Stefano, riprendiamo a scattare foto per il nostro profilo Instagram Handmade_Travel e poi entriamo nella grande chiesa.
Capolavoro del gotico risalente al XII secolo, è il simbolo della città con il suo tetto rivestito di maioliche, la slanciata torre di 137 metri e la Pummerin, la campana che con le sue 21 tonnellate è la più grande d’Austria. Questo edificio ne ha viste tante nella sua storia: guerre, pestilenze, rivolte, sempre al centro della città. I viennesi ci sono così affezionati che hanno un nomignolo per la cattedrale, Steffl. Tutta la navata sinistra è visitabile gratis.
Dopo le foto di rito, usciamo e percorriamo la strada posta di fronte all’ingresso per entrare nell’antistante chiesa di San Pietro, un altro gioiello barocco del 1733 noto per l’affresco sulla cupola e per gli interni rivestiti d’oro.
Da qui ci spostiamo nella grande piazza del Graben – che in realtà è una via, anzi un antico fossato romano – dove troviamo la Colonna della Peste eretta nel 1693 per ricordare le vittime dell’epidemia; poco più oltre si trovano i bagni pubblici di Adolf Loos di inizio ‘900.
Si avvicina l’ora dello spuntino e siamo da diverse ore senza mercatini di Natale, quindi è il momento di spostarci nella vicina piazza Am Hof che un tempo ospitava la residenza dei Babenberg, signori di Vienna. Qui troviamo l’elegante colonna di Maria e – sulla facciata di un edificio – una palla di cannone dorata che risale all’assedio di Vienna del 1667. Siamo ancora circondati da storia e arte ma la nostra attenzione è attirata come una falena dalle lucine di Natale, e dal profumo delle frittelle di patate (3 Eu) che ci ricorda ancora il mercatino di Natale a Bratislava.
Terminato lo spuntino di strada torniamo verso la cattedrale per riprendere la metro e scendere dopo una fermata a Volkstheater per iniziare l’attesa visita al Kunsthistorisches Museum.
L’ingresso al museo delle belle arti più noto di Vienna costa 16 Euro, il guardaroba è gratuito e con il deposito di un euro si può occupare un armadietto per lasciare anche borse e zaini.
Alle 15:00 iniziamo la nostra visita dal mezzanino e ci godiamo l’impatto iniziale con la scala d’onore centrale in cima alla quale c’è il gruppo marmoreo di Teseo, scolpito da Canova.
Dopo aver ammirato tutta l’esposizione dell’arte antica, greca e romana, entriamo nel padiglione egizio e ci fermiamo a riflettere su quanto le sale siano allestite con cura: luci, colori, colonne, tutto è declinato in funzione del tema ospitato e messo in mostra in modo perfetto.
Ci spostiamo al primo piano per entrare nella pinacoteca e iniziamo dalla scuola spagnola per continuare con quella fiamminga e francese, prima di passare a quella più attesa, ovviamente l’italiana. Passiamo così in rassegna dipinti di Rubens, van Dyck, Vermeer, Velazquez, Caravaggio, Arcimboldo, Tintoretto, Raffaello e Canaletto, tra i più noti.
Una pausa un po’ più lunga la facciamo di fronte alla Torre di Babele di Bruegel il Vecchio e all’incredibile sinfonia di colori dell’Adorazione della Santissima Trinità dipinta da Albrecht Dürer nel 1511.
Tre ore dopo torniamo sul grande scalone centrale dell’ingresso e, prima di uscire, ci divertiamo a individuare – nelle formelle tra le maestose colonne – le decorazioni di un giovanissimo Klimt, peraltro già riconoscibili per tratto e colori. Ma a Klimt dedicheremo più tempo domani… 😉
Abbiamo accumulato abbastanza calore per andare a vedere il mercatino di Natale che con oltre 150 bancarelle è il più grande e meglio attrezzato di Vienna, installato ai piedi del fiammeggiante gotico del Rathaus, il municipio.
Questo mercatino si conferma il migliore perché raccoglie una sintesi di quello che si trova in tutti i mercatini più specifici: artigianato, dolci, salsicce, candele, cioccolato, castagne, cristalli, decorazioni, idee regalo e ovviamente fiumi di punch caldo.
A proposito, funziona così: il primo punch costa 7 Euro e il prezzo include anche il bicchiere. Dopo aver bevuto decidi se tenere il bicchiere e usarlo per le prossime bevute a 3 Euro, oppure se restituirlo a qualsiasi botteghino e riprendere indietro 4 Euro. I bicchieri sono di latta, piccolini, ovviamente a tema natalizio, a forma di cuore o stivale ma stavolta a noi basta solo il punch. L’anno scorso portammo a casa anche il bicchiere perché era più grande e ne valeva la pena: boccali in vetro che ci avrebbero ricordato il mercatino di Natale a Monaco di Baviera.
A destra e sinistra della piazza ci sono le attrazioni per grandi e piccini: un bel Luna Park classico e una grande pista di pattinaggio su ghiaccio. Non si tratta del solito recinto dove i principianti girano reggendosi al corrimano e i più esperti fanno evoluzioni al centro; la caratteristica di questa pista è che si snoda lungo un percorso nel parco. Ci sono veri e propri sentieri ghiacciati da pattinare, con discese, deviazioni e slarghi per qualche virtuosismo.
Prima di andar via ritroviamo la stessa bancarella dove quattro anni fa comprammo la buonissima tisana allo strudel di mele che abbiamo anche cercato online senza successo. Ne approfittiamo per ricomprarla e aggiungere anche un altro etto di Mille e una notte, un profumatissimo mix speziato (5.90 Eu/etto).
Arrivata l’ora di cena riprendiamo la metro nella stessa direzione che ci porta in hotel e scendiamo alla fermata successiva, Westbahnhof, dove troviamo a pochi metri dalla stazione il ristorante scelto per questa sera: Pulkautaler. Abbiamo provato per due volte a cenare qui ed è stato impossibile prenotare dal nostro hotel, quindi tentiamo il tutto per tutto presentandoci a sorpresa. Con un po’ di stupore ci fanno accomodare subito, aumentando notevolmente le aspettative. Il cameriere che parla italiano e il menù tradotto ci lasciano un po’ interdetti, il pasto purtroppo non eccelle e ci conferma che le recensioni online non sempre raccontano la verità assoluta su un locale. Ordiniamo filetto di maiale arrosto con salsa al pepe verde accompagnato da crocchette di patate, e due lunghe salsicce viennesi con patate saltate in padella. Da bere una birra chiara e acqua naturale per una spesa di 34.10 Euro.
Non ricorderemo a lungo questa cena, piuttosto dozzinale, però il freddo che ci attende all’uscita ci avvisa che adesso siamo sotto zero ed è tempo di tornare al caldo per riposare.

Quanto abbiamo camminato oggi? 10,5 km

03/12 Vienna

Terzo giorno a Vienna e terza spesa da BILLA, Stavolta metto in carrello altre paste dolci, yogurt da bere, mandarini, frutta secca e un paio di brezel visto che costano 10 volte in meno rispetto al mercatino (totale 9.60 Eu).
Dopo il nostro carico di zuccheri siamo di nuovo pronti a portare a spasso la superpancia di Fede. Prendiamo la metro U2 e scendiamo a Karlsplatz per ammirare l’imponente Karlskirche, capolavoro del barocco austriaco del 1716.
La facciata bianca, la grande cupola – verde per via del rame ossidato – alta 72 metri, le enormi colonne ispirate a quella Traiana di Roma e incredibilmente posizionate come dei minareti, offrono una vista d’insieme sbalorditiva. Di norma sarebbe anche più suggestiva perché la facciata si riflette sull’antistante laghetto artificiale. Noi non godiamo di questa visione perché in questo periodo il laghetto è prosciugato (come tante fontane, per evitare il ghiaccio) e si trasforma – neanche a dirlo – in un mercatino di Natale!
Qui il tema è particolarmente marcato, c’è tanto artigianato artistico: sculture in ferro battuto, gioielli, pitture e poca gastronomia. Tutto è di buon gusto e i prezzi sono alti ma per noi vale una passeggiata specialmente perché, proprio da qui, ci spostiamo per raggiungere la vera escursione di oggi: Schloss Belvedere.
Per arrivare all’ingresso del palazzo-museo percorriamo un grande viale su cui affacciano eleganti palazzi ottocenteschi, l’ambasciata francese e il grandioso monumento agli Eroi dell’Armata Rossa che nel 1945 occuparono Vienna sul finire della seconda guerra mondiale. Il complesso monumentale sembra un pezzetto di Russia, anche le targhe commemorative sono scritte in cirillico e fino al 1956 questo slargo era addirittura denominato Piazza Stalin. Ci ricorda molto un altro territorio di guerra su cui i vincitori hanno avuto concessioni di sovranità in memoria del sacrificio dei propri ragazzi, era esattamente a Pointe du Hoc – località strategica durante lo sbarco Alleato in Europa – che visitammo in occasione del nostro viaggio in Normandia.
Dopo la passeggiata nella storia contemporanea, entriamo nella residenza estiva degli Asburgo oggi patrimonio dell’UNESCO. L’ingresso costa 16 Euro, il biglietto si acquista nella parte bassa del complesso e poi bisogna attraversare il bellissimo parco per arrivare nel palazzo principale che ospita le opere di Klimt, Schiele e Kokoschka.
La passeggiata è gradevole grazie al sole che splende e dopo 10 minuti e altrettante foto della vista dal parco entriamo nel Museo Belvedere Superiore, lasciamo i cappotti al guardaroba e ritiriamo l’audioguida (5 Eu).
Dopo una scorpacciata di impressionismo, romanticismo e neoclassicismo, con opere, tra gli altri, di Van Gogh e Monet, facciamo una pausa davanti al celebre ritratto di Napoleone che valica le Alpi dipinto da Jacques-Louis David.
Ora siamo pronti per vedere le sale dedicate ai protagonisti di questa esposizione: Klimt e Schiele. Che dire, Klimt in particolare si distingue per la popolarità delle sue opere, per i soggetti ritratti, le tecniche e i materiali usati; e poi Il Bacio visto dal vivo è davvero splendente! Schiele, a sua volta sedotto dalla pittura di Klimt, ci ha affascinato per la sua storia personale, per aver concentrato in pochi anni di vita il talento che l’ha reso celebre e ancora noto ai giorni nostri.
Dopo quattro ore abbondanti mangiamo i nostri mandarini e usciamo sul retro del Belvedere Superiore: prima di andar via dal complesso ci aspetta l’immancabile mercatino di Natale e la vista dell’imponente facciata del palazzo-museo che si specchia nel laghetto artificiale.
Siamo piuttosto fuori dalle zone che conosciamo, fa molto freddo e decidiamo di ragionare poco su mappe e tragitti: per raggiungere la prossima destinazione usiamo Live View di Google e, grazie alla realtà aumentata, dobbiamo solo riprendere con la fotocamera dello smartphone la strada in cui siamo, camminare e seguire sul display le indicazioni che compaiono.
Anche se la batteria ne risente, con questo trucchetto arriviamo davanti alle vetrine Art Noveau del Café Goldegg, la nostra scelta per provare un autentico caffè storico di Vienna.
Il locale risale al 1910 e all’interno tutto è conservato con cura: il biliardo per la carambola, la stufa di ghisa, i divanetti imbottiti, gli immancabili quotidiani a disposizione dei clienti. Noi ovviamente siamo qui per le torte, anzi per la regina delle torte: una vera Sacher con panna e una Linzer a base di mandorle (9 Eu).
Lo spuntino dolce ci dà le energie per riprendere la marcia verso il centro, ci dirigiamo verso la fermata della metro Sudtiroler e scendiamo di nuovo a Stephenplatz per il primo giro di souvenir: abbiamo individuato proprio nella strada di fronte all’ingresso della cattedrale (Jasomirgottstrasse) un negozietto che vende oggettistica a prezzi molto convenienti e compriamo: tazze di Klimt, gli immancabili magneti, t-shirt e pallina di Natale per i vari amici e parenti collezionisti (43.80 Eu).
Dalla piazza centrale ci spostiamo verso la via dello shopping di lusso di Vienna, Kohlmarkt, per vederla con le grandi luminarie accese: Tiffany, Rolex, Gucci, Bulgari… le vetrine sono più scintillanti che mai. La passeggiata finisce all’ingresso dell’Hofburg, il complesso di palazzi asburgici, un tempo centro nevralgico della vita politica e di corte.
Davanti all’ingresso ci sono le rovine romane di Vindobona, l’antico nome di Vienna, e ancora un mercatino di Natale, in assoluto il più ricercato e costoso.
Attraversiamo i cortili curatissimi dell’Hofburg e continuiamo dritti verso l’ormai famigliare Piazza Maria Teresa, posta tra il Museo Kunst e quello di Storia Naturale, per tornare in hotel con la metro.
Il passaggio in camera serve giusto per alleggerirci delle spese fatte e usciamo subito per cena. Abbiamo le idee chiare su dove andare: un locale a 200 metri da noi, che raggiungiamo senza prenotazione e con tanta curiosità. Lo abbiamo scelto dopo aver letto diverse recensioni che posso sintetizzare così: locale non per turisti, anzi, i proprietari non gradiscono molto chi parla in inglese e in un paio di occasioni hanno respinto, anche in modo sgarbato, persone non di lingua tedesca. In più di una recensione veniva suggerito addirittura di imparare qualche parola tedesca per ingraziarsi i gestori.
Noi avevamo intenzione di provare una vera gasthaus e con queste premesse Seidl & Schmankerl ci è sembrata la più genuina, impressione che sarà pienamente confermata dall’esperienza fatta.
Il locale è piccolo, arredato con tante foto e oggettistica che rende l’ambiente un po’ eccentrico ma rilassante. Non abbiamo la prenotazione, ci presentiamo in inglese e la proprietaria non è affatto burbera come ha descritto qualcuno, anzi: ci fa accomodare con un gran sorriso e si mette a nostra disposizione per spiegarci il menù. Subito mostra piena empatia con la gravidanza di Federica mentre per me ordina un boccale grande di birra Puntigamer.
Anita è una persona diretta: spiega come stanno le cose senza tanti fronzoli e ci indirizza in modo schietto. Dopo pochi minuti ci serve una grande schnitzel di maiale con patate e una patata ripiena con prosciutto e formaggio.
Al termine della cena vuole sapere come siamo stati, cosa facciamo a Vienna, ci racconta un po’ della sua vita e i programmi che ha per il periodo natalizio. Si trattiene a lungo con noi, tanto che è il marito a chiamarla per dirle che è ora di chiudere. Lasciamo il locale insieme a loro, paghiamo solo 24.80 Euro per la nostra cena e salutiamo Anita contenti di aver seguito il nostro istinto, senza fidarci completamente delle recensioni negative che avevamo letto.
Siamo vicini al nostro hotel, non ci sarà da fare una passeggiata digestiva anche perché ci sono due gradi sotto lo zero e la temperatura percepita è addirittura -6!

Quanto abbiamo camminato oggi? 9,3 km

04/12 Vienna

La mattina inizia come ormai di consueto con una spesuccia da BILLA dove con 5.70 Euro compriamo tre paste, due panini e tacchino arrosto per prepararci uno spuntino da portare via prima di uscire.
Prendiamo la metro e torniamo a Stephansplatz e da qui percorriamo Karntnerstrasse, una strada commerciale dove si trovano grandi negozi monomarca e di souvenir. Compriamo ancora qualche tazza e dopo una sosta nella piazza del Teatro dell’Opera per ricaricare le batteria al sole, proseguiamo la nostra passeggiata passando davanti all’Albertina ed entriamo nel curatissimo Burggarter, un grande giardino dove c’è una serra con piante tropicali e farfalle. Da qui seguiamo le indicazioni che, come un labirinto tra palazzi governativi, ci portano fino alla Biblioteca Nazionale Austriaca.
L’ingresso costa 8 Euro, forse una cifra importante rispetto agli ambienti da vedere, però chi ama libri, architettura e arte, un passaggio qui lo deve fare.
Lasciamo cappotti e zaini in un armadietto a gettoni ed entriamo nel grandioso salone di gala del XVIII secolo, lungo 80 metri: un trionfo di barocco, affreschi raffinati e pareti altissime letteralmente “murate” di libri. Al centro della pianta a croce del salone c’è la statua dell’Imperatore Carlo VI d’Asburgo e quattro pregiati mappamondi costruiti a Venezia, due che riproducono il globo terracqueo e due la volta celeste. I libri sono 200.000, 15.000 dei quali provenienti dalla collezione privata del principe Eugenio di Savoia, sono volumi pubblicati tra il 1501 e il 1850, tomi delicatissimi e rari, tutti consultabili grazie a una grande opera di digitalizzazione eseguita in collaborazione con Google.
Al termine della visita torniamo sulla strada percorsa al mattino per andare da Mostly Mozart a comprare due barattoli di latta per il the e uno shottino (11 Eu); poco più avanti (civico 6) entriamo nel negozio Gustav Klimt Exhibition dove sono raccolti tutti i gadget a tema Klimt visti un po’ ovunque. I prezzi sono adeguati se non addirittura minori di altri negozi e, per alcuni oggetti, la qualità è decisamente migliore. Qui compriamo una sportina e una t-shirt del Bacio fatta davvero bene (25 Eu).
Dopo un passaggio nella pasticceria Aida per assaggiare un paio di macarons al pistacchio e vaniglia (2.40 Eu), riprendiamo la metro per tornare al Rathaus a comprare ancora tisana allo strudel per confezionare dei regali di Natale con i barattoli appena acquistati.
Mentre cala il sole e la temperatura si abbassa notevolmente camminiamo fino all’Università generalista di Vienna del 1365, entriamo a fare un giro e restiamo impressionati dall’edificio storico, dalla cura dei corridoi, le sale, i cortili e, ovviamente, dalle targhe dedicate ai tanti Nobel austriaci titolari di una cattedra. Per cercare il nostro ultimo mercatino di Natale, restiamo in tema universitario e prendiamo due tram per spostarci a Spittelgasse, dove si trova il campus degli studenti. Il mercatino è il più difficile da trovare e abbastanza lontano dal centro, ma vale la pena cercarlo: è sicuramente il più frizzante e pieno di giovani che si divertono. La collocazione all’interno di un parco, con due piccole piste di curling, un presepe a grandezza naturale e alcune giostre, è molto suggestiva. Compriamo un cartoccio di patate (3.80 Eu) e continuiamo la nostra passeggiata mentre il freddo riporta la colonnina di mercurio sotto lo zero.
I nostri giri per mercatini sono ufficialmente finiti: ne abbiamo visti ben 10 che ci fanno dichiarare Vienna la nostra capitale dei mercatini! Forse ce ne sono più qui che in tutte le altre città europee che abbiamo visitato nel periodo di Natale!
Riprendiamo il tram e scendiamo al capolinea, la stazione Westbahnhof, e poi con la metro raggiungiamo la fermata del nostro hotel. La scelta per cena stasera sarà facile: bissiamo il locale dove siamo stati meglio nelle tre cene precedenti, quindi torniamo da Bauernbräu e stavolta ordiniamo una zuppa viennese fatta con brodo di carne, spaghettini e verdure miste; due grandi polpette di carne fritta e speziata; il gulash che ci è piaciuto tanto e il gran finale con l’adorato strudel di mele con crema alla vaniglia. Con il solito abbinamento di birra e acqua, spendiamo 38.50 Euro.
I gestori ci hanno riconosciuto e hanno mostrato apprezzamento per il nostro bis, così prima di uscire ci regalano due barrette di cioccolata per rendere più dolce il ritorno in Italia.

Quanto abbiamo camminato oggi? 10,4 km

5/12 Vienna -Roma

Ultimo giorno a Vienna ma abbiamo un ottimo orario per il volo e possiamo goderci ancora un po’ la città: l’aereo decolla alle 18:00 e abbiamo il tempo per fare tutto con calma.
Dopo il check-out lasciamo i bagagli in hotel per andare a vedere l’ultima attrazione in programma: prendiamo la metro, scendiamo a Karlsplatz e raggiungiamo a piedi il vicino Naschmarkt, un mercato all’aperto molto conosciuto a Vienna per la gastronomia.
Ci piace sempre vedere i mercati rionali e questo è davvero grande: ci sono alimenti provenienti da mezzo mondo, in particolare va forte tutto ciò che è mediterraneo. C’è tanta Italia e tanto medio oriente, diciamo che siamo proprio noi a dare un po’ di colore all’ambiente. Spezie, olive, specialità di mare, formaggi, dolci… respiriamo un po’ di aria di casa e sembra che anche i viennesi lo apprezzino molto. Negli anni il mercato è diventato anche meta turistica e difatti ci sono tanti negozietti di souvenir dove non conviene affatto comprare! Le stesse identiche cose in centro costano meno 😉
Al termine della nostra passeggiata rientriamo verso l’hotel in metro ma scendiamo una fermata prima per vedere un pezzo della Mariahilferstrasse con i negozi aperti, visto che il giorno del nostro arrivo erano tutti chiusi. Facciamo qui le ultime tappe per gli acquisti: entriamo da Holy and Hell per comprare un boccale personalizzato (10 Eu) e poi ci spostiamo da Schokothek per fare il pieno di cioccolata. Compriamo 4 etti di Lindt di vari gusti (arancia, pistacchio, champagne, cappuccino, cocco), una tavoletta al punch e una al caramello e per finire 3 confezioni di palle di Mozart, al pistacchio e al marzapane (40 Eu).
Mentre torniamo a prendere le valigie ci scappa anche l’ultima visita da BILLA, stavolta per portare in Italia i preparati per il gulash e ancora una confezione di palle di Mozart (7.80 Eu).
Siamo in largo anticipo per prendere il CAT delle 15:37 che ci porterà dritti in aeroporto (anche al ritorno il treno diretto collega il centro con l’aeroporto ogni 30 minuti).
Abbiamo programmato tutto bene, in questo viaggio i tempi sono stati diversi: ci siamo allungati di un giorno rispetto al solito week end, così abbiamo fatto meno corse. Soprattutto abbiamo preso meno freddo alla panza, anche se eravamo attrezzatissimi.
E faremo così anche in futuro: quando arrivano i figli non bisogna smettere di viaggiare, bisogna solo organizzarsi meglio 😉

Ma alla fine, quanto abbiamo camminato? 47,2 km

Note
Hotel prenotati su Booking
Guida di riferimento: Lonely Planet Vienna disponibile su Amazon
Libri letti su Kindle: Bugiarda di Sara J. Naughton

Mercatini di Natale: idee last minute per un viaggio a tema

I mercatini di Natale sono uno stimolo in più per visitare queste 4 città in Europa, da vedere e da gustare
A sinistra la ruota panoramica di Place de la Concorde, a Parigi.
Al centro: particolari dei mercatini di Natale a Monaco di Baviera, Bratislava e Vienna.
A destra: Rynek Glowny, la piazza centrale di Cracovia.

Mercatini di Natale: in passato erano circoscritti ad alcune località montane, dove la neve dà un contributo determinante per la giusta atmosfera natalizia; poi sono stati esportati nelle grandi città – specie del Nord Italia ed Europa – e adesso si trovano praticamente ovunque, anche in riva al mare!

Il successo dei mercatini di Natale è ormai globale, tanto che iniziano sempre prima e finiscono sempre più tardi. In alcuni casi raddoppiano addirittura i canonici 40 giorni previsti dal calendario dell’Avvento.

Complici le stagioni calde sempre più lunghe, sembra che in tanti aspettino con ansia il freddo, i colori dell’inverno e la magia del Natale, al punto tale che si è creata una nicchia di mercato nel settore turistico: le persone che viaggiano per visitare i mercatini di Natale.

Io e Fede abbiamo cominciato a fare questi viaggi dal 2013, anche se per noi il mercatino di Natale è l’alibi perfetto per scoprire nuove città oppure rivedere sotto un’altra luce diversa luoghi che già conosciamo. Ma soprattutto viaggiamo in questo periodo per trovare quello che ci piace di più di questi eventi tradizionali: i profumi, il cibo, l’artigianato, le decorazioni e le idee per qualche regalo particolare.

Quest’anno torneremo a Vienna – come spiegherò più avanti, in passato l’abbiamo vista di sfuggita – per visitare bene la capitale austriaca. Nel recente diario di viaggio in USA l’ho accennato, ma adesso si vede chiaramente: Fede ha un bellissimo marsupio da portare a spasso e quindi faremo tutto con più calma. Musei, gite fuoriporta, shopping, monumenti, ecc… sarà un viaggio più rilassato e meno frenetico. O almeno, questi sono i buoni propositi... di Natale! Al ritorno vedremo com’è andata sul diario di viaggio dedicato 😉

Adesso elenco i mercatini di Natale più belli tra quelli visti finora: non è una classifica, sono spunti per abbinare un viaggio all’estero in un periodo dell’anno dove c’è tanto da vedere… e da gustare! 🙂

Mercatini di Natale a Vienna e Bratislava
Questo viaggio fu organizzato tutto su Bratislava, la piccola capitale slovacca. Però, siccome Vienna dista solo 55 chilometri e un’ora di treno, andammo a visitare anche questa città con una gita di un giorno.
Ci è servito moltissimo perché Vienna ci è piaciuta e a distanza di quattro anni ci torniamo per dedicarci più tempo.
Abbiamo un bellissimo ricordo di Hlavné Namastie, la piazza centrale di Bratislava: piccola, raccolta, con i suoi chalet bianchi e rossi. Ah! Quanto era bello passeggiare tra le bancarelle con una bella zemiakové placky calda: un’enorme frittella di patate da assaggiare assolutamente.
Visita extra consigliata: il castello di Devin.

Mercatini di Natale a Monaco di Baviera
Monaco è bellissima, si mangia e si beve bene ed è una sorta di capitale europea dei mercatini di Natale. Ce ne sono tanti e sono tutti belli e ben organizzati. Il migliore? Ovviamente quello dedicato a Gesù Bambino che ha il suo epicentro nella storica Marienplatz e coinvolge diversi isolati del centro storico. Da non perdere i brezel freschi, appena sfornati nell’adiacente Viktualienmarkt, e il vino rosso caldo aromatizzato alla ciliegia (con il bicchiere del buon ricordo).
Visita extra consigliata: il lager di Dachau.

Mercatini di Natale a Parigi
Parigi è sempre bella, sempre. Quindi figuriamoci a Natale!
Il nostro primo viaggio insieme è stato proprio a Parigi, era fine agosto e faceva un caldo tremendo, per questo ci siamo tornati dopo un anno in pieno inverno! I mercatini di Natale di Parigi sono in diversi luoghi della città ma il più grande e divertente è quello sulla mitica Avenue des Champs-Élysées: una passeggiata già meravigliosa che nel periodo natalizio diventa ancora più spettacolare.
Visita extra consigliata: ovvio, Disneyland Paris! Che fai? Vai a Parigi e non vuoi vedere cosa combinano a casa Disney a Natale?

Mercatini di Natale a Cracovia
La capitale culturale polacca è elegante e romantica. Ci sono tantissime cose da vedere: chiese, castelli, piazze e interi quartieri come il ghetto.
I mercatini di Natale principali sono in Rynek Glowny, la splendida piazza principale, altri ne abbiamo visti vicino alla stazione e al centro commerciale Krakow Glowny. In questo viaggio siamo stati particolarmente fortunati perché abbiamo trovato la neve e l’atmosfera era particolarmente suggestiva.
Il cibo di strada che abbiamo apprezzato di più? Oscypek, scamorzine affumicate e grigliate sulla brace, avvolte in una strisciolina di bacon e decorate con una prugna.
Visita extra consigliata: il famigerato campo di concentramento di Auschwitz.

Diario di viaggio: Lisbona, Sintra, Setubal ed Evora

La torre di Belem a Lisbona, il tempio di Diana a Evora e il pozzo iniziatico a Sintra
Da sinistra: torre di Belem a Lisbona, tempio di Diana a Evora e pozzo iniziatico a Sintra

Sono stato a Lisbona la prima volta 10 anni fa, da solo. Nel post scritto durante quel viaggio in giro per l’Europa, mi ero promesso di ritornarci perché mi era piaciuta tantissimo.
C’è voluto tempo ma ce l’ho fatta! Stavolta viaggiamo in due, con Fede vedo sempre le cose con nuovi occhi e nuove prospettive. Non ci siamo fermati solo nella capitale ma abbiamo esplorato in macchina anche i dintorni, da Sintra a Evora.
Lisbona com’è oggi? Stavolta, varrà la pena tornare? La risposta è sempre alla fine del viaggio… 😉

03/04 Roma – Lisbona

Stavolta nessuna sveglia all’alba. Dopo aver comprato due pizzette al volo, partiamo da Gaeta con tutta calma alle 10:30 e dopo un paio di ore lasciamo la macchina da Best Parking, nelle vicinanze dell’aeroporto di Roma Ciampino. Di solito noi scegliamo AltaQuota ma, visto che è stato chiuso, siamo costretti a provare questo nuovo servizio.
Per una sosta di sette giorni spendiamo 36 Euro, di cui 12 per portare via le chiavi. Il parcheggio è vicino l’aeroporto, le navette frequenti e in brevissimo tempo arriviamo al banco del check-in per imbarcare il bagaglio.
Il volo per Lisbona l’abbiamo comprato sul sito Ryanair il 20 Gennaio 2019 ed è costato 90 Euro a persona (a/r), incluso l’extra per imbarcare un bagaglio in stiva (max 20 Kg). La politica sui bagagli di Ryan diventa sempre più complessa e restrittiva, oltre a cambiare spesso. Sono finiti i bei tempi del trolley in cabina incluso nel prezzo, adesso al massimo puoi portare uno zaino oppure comprare un supplemento da 7 Euro. Almeno fin quando non cambierà di nuovo! Meglio informarsi bene prima di decidere che biglietto fare e con quale valigia partire.
Il volo fila via in due ore e mezza e dopo l’atterraggio guadagniamo un’ora grazie al fuso orario. Purtroppo constatiamo subito che le previsioni del meteo a Lisbona dicevano il vero: dopo giorni di sole caldo, ci accoglie un gran vento e il crollo delle temperature causato da una perturbazione che durerà tutta la settimana! E sarà proprio così: in media troveremo sui 14/15 gradi e saremo costretti a coprirci.
Seguiamo le indicazioni per prendere la linea rossa della metro e prima di varcare gli accessi, compriamo una carta ricaricabile (0.50 Eu) per accreditare subito 1.50 Euro, la cifra necessaria per raggiungere la nostra destinazione e conservare poi la carta (dura un anno) per tutti i prossimi spostamenti, senza fare ogni volta un tagliando: l’ambiente ringrazia.
Giunti alla fermata Saldanha cambiamo e prendiamo la linea gialla che dopo due soste ci porterà alla nostra stazione: Marquis De Pombal.
Il nostro hotel Exe Liberdade è proprio vicino a questa importante fermata della metro. Importante perché da questa rotonda monumentale parte la lunga Avenida da Liberdade, un elegante viale alberato che porta dritti in centro e che Pessoa definì “la strada più bella di Lisbona”.
La percorriamo subito lungo il marciapiede centrale che divide due carreggiate stradali, durante la passeggiata ci godiamo le statue, le grandi fontane e il verde degli alberi ci accompagnano fino alla piazza Dom Pedro IV, più nota semplicemente come Rossio.
Questa ampia piazza è decorata con due grandi fontane e nella visione d’insieme spiccano le facciate del Teatro dell’Opera e della stazione dei treni per Sintra. Da qui ci spostiamo nell’adiacente Largo de Sao Domingos, luogo di ritrovo della comunità africana, per gustare un bicchierino (1.40 Eu) della famosa gingjinha nell’omonimo e storico locale che ne vanta la paternità.
La gingjinha è un liquore a base di ciliegie amare ed è considerato una vera e propria istituzione dai lisboneti, un rituale da non perdere. Ci sottoponiamo volentieri all’assaggio e una volta lasciato il negozietto con il pavimento più appiccicoso del mondo, proseguiamo verso la vicina Praca da Figueira dove troviamo un interessante mercatino gastronomico con tante specialità tipiche del Portogallo.
Dopo un attento sopralluogo imbocchiamo Rua Augusta, una lunga strada di negozi e locali che collega il Rossio con il grande Arco di Trionfo che immette nella trionfale Praca do Comércio.
Durante il cammino incontriamo il famoso Elevador de Santa Justa, un ascensore di 45 metri che collega con la parte alta della città. La struttura è in ferro battuto e lo stile ci ricorda caratteristiche simili al ponte Luis I ammirato durante il viaggio a Porto. Sembra che in entrambi i casi ci sia lo zampino della scuola Eiffel ma se sul ponte non ci sono dubbi, sull’ascensore non esistono prove ufficiali.
Superato l’arco di trionfo, attraversiamo l’ampia piazza e ci spingiamo fino al mare, che poi non si tratta propriamente di mare visto che siamo nel mezzo del grande estuario del fiume Tiago attraversato dal gigantesco ponte 25 Aprile.
Il primo giro di orientamento nel cuore di Lisbona è compiuto, ora conosciamo i punti di riferimento più importanti e da domani inizieremo a esplorare meglio i quartieri: possiamo andare a cena!
Abbiamo individuato il ristorante da raggiungere e invece di percorrere la stessa strada dell’andata, risaliamo lungo la parallela di Rua Augusta e poi dell’Avenida da Liberdade, così vediamo dove sono collocati i locali più famosi di Lisbona. All’inizio sono molto turistici e man mano che ci si allontana dal centro diventano più piccoli, caratteristici e frequentati da persone del posto.
Per la prima cena la scelta è caduta su Forninho Saloio, è nascosto in una traversa ma vale la pena cercarlo. All’interno ci sono tanti tavoli, non abbiamo prenotazione ma contiamo sul fatto che è mercoledì, infatti ci trovano posto in un angolino rivestito di maioliche e ci portano subito un piattino di formaggio e olive.
A questo punto una nota importante sull’antipasto portoghese, perché sarà utile per tutto il viaggio: a Lisbona si usa portare a tavola degli assaggini, sfizi, tapas… senza che siano richiesti. Se li mangi li ritrovi nel conto, se li lasci invece li portano indietro. Quindi, se siete affamati e sbranate qualsiasi cosa vi mettono davanti, non pensate che sia gratis. A meno che non lo dicano chiaramente, ok?
Il formaggio è buono e anche il pane ma per riempire davvero lo stomaco dobbiamo attendere i nostri piatti: un bel polpo alla brace e uno spiedino di cernia e gamberi arrosto infilzati in una spadone tipo churrasco, molto scenografico. Tutto accompagnato da patate bollite e insalata con cipolle e pomodoro. Un’ottima cena per iniziare il viaggio, accompagnata dalle due birre più bevute in Portogallo: Sagres e Super Bock. In totale spendiamo 35.20 Eu.
La prima giornata si conclude con una passeggiata tranquilla per rientrare in hotel mentre ragioniamo sul programma dei prossimi giorni.
Benvenuti a Lisbona!

Quanto abbiamo camminato oggi? 7,8 Km

04/04 Lisbona

Ci svegliamo molto presto, il tempo è buono e prima di uscire sbrighiamo un po’ di lavoro.
Proprio di fronte l’hotel c’è la pasticceria Balcão Do Marquês e ne approfittiamo per mangiare la prima pastel de nata (1.10 Eu). Il dolce nazionale portoghese è un tartina di pastasfoglia colma di crema all’uovo, una delizia dolce e croccante.
C’è il sole, Avenida da Liberdade è ancora più bella, con tutte le fontane accese, anche quelle del Rossio. Decidiamo di non prendere la metro e spostarci ancora a piedi e per questo, nonostante sia mattina, arrivati a Largo dos Domingos abbiamo bisogno di un’immediata sosta per una gingjinha.
Su questa piccola piazza affaccia anche l’omonima chiesa, una delle più insolite di Lisbona perché, ferita gravemente da terremoti e incendi, all’interno non è stata ristrutturata e si possono vedere ancora le colonne incurvate e annerite, lasciate come ceppi per ricordare il sisma che distrusse la città e risparmiò l’edificio sacro, evento che venne considerato un miracolo.
Dopo la visita ci spostiamo nella vicina Praca da Figueira ed entriamo in un’istituzione gastronomica di Lisbona: la Confeitaria Nacional, che dal 1829 sforna le migliori pastel de nata della città (1.15 Eu). Le aspettative non restano deluse, quelle provate qui resteranno le più buone del viaggio ma va detto che, in media, tutte quelle assaggiate saranno di ottima qualità.
Riprendiamo da qui la nostra scoperta di Lisbona, iniziamo a risalire lungo le stradine e i vicoli che caratterizzano il quartiere Alfama e ci fermiamo davanti all’imponente cattedrale del Sé costruita nel 1150.
Dopo aver visitato l’interno, procediamo fino a largo Sao Martinho e qui riconosco un moderno negozio di souvenir al posto della Garrafeira di Miguel, dove mangiai e passai un pomeriggio in compagnia del proprietario 10 anni fa.
Continuiamo a camminare fino al belvedere di Santa Luzia e scattiamo foto molto suggestive sui tetti dell’Alfama, con le sue tegole arancioni cotte dal sole che contrastano con l’azzurro del mare sottostante.
Proseguiamo ancora più in alto, sempre attraverso il labirinto di vicoli che rende unico questo quartiere storico, e raggiungiamo il castello di Sao Jorge che domina su Lisbona.
Dopo una sosta, andiamo a caccia di un altro belvedere e ci spingiamo verso l’Igreja e Convento da Graça. Qui c’è un miradores ancora più alto rispetto a quelli visti finora, che affaccia sulla parte interna di Lisbona. Il panorama è davvero ampio e in lontananza si vede anche il ponte 25 Aprile in tutta la sua estensione, un effetto scenico così notevole che scattiamo una foto istantanea da far trovare a chi seguirà la nostra gallery Handmade Travel su Instagram.
La chiesa e il convento meritano una visita rapida per vedere il chiostro e ammirare i magnifici azulejos.
Dal vicino Largo da Graça prendiamo il famoso tram 28, bastano 3 Euro per iniziare un viaggio nel tempo in queste carrozze originali degli anni ‘30, con interni in legno e l’inconfondibile colore giallo. Il tram attraversa diversi quartieri della città inerpicandosi nei vicoletti dell’Alfama e tra saliscendi, curve e scossoni ci riporta a Praca da Figueira.
Riprendiamo la marcia verso il Bairro Alto, il quartiere antistante l’Alfama, quindi attraversiamo il Rossio, prendiamo Rua do Carmo e ci dirigiamo verso il prossimo sito da visitare.
Il nostro viaggio nella storia di Lisbona continua con l’ingresso nell’atmosfera magica del Convento do Carmo. Il biglietto costa 4 Euro e permette di ammirare le rovine di questa antica chiesa gotica, costruita nel 1389 su una collina. La chiesa, un tempo la più grande della città, fu distrutta dallo spaventoso terremoto che nel 1755 mise in ginocchio Lisbona e oggi sono visibili i resti della navata centrale, le colonne e il transetto che contrastano il cielo aperto.
Il piccolo museo adiacente è ben curato e ospita un sarcofago egizio e delle mummie provenienti dal Nuovo Mondo, identiche a quelle viste durante il nostro recente viaggio in Perù.
Purtroppo, appena usciamo dal museo inizia a piovere e siamo costretti a tirar fuori i nostri magnifici ombrelli per arrivare, lungo Rua Nova da Trindade, alla chiesa di Sao Roque. Qui non solo troviamo riparo ma possiamo anche ammirare una delle cose più spettacolari del viaggio: i micromosaici sulla vita di San Giovanni Battista, fatti talmente bene da sembrare dei dipinti. Lo zampino italiano si nota, difatti questa cappella fu commissionata a Luigi Vanvitelli, il noto architetto della Reggia di Caserta.
Anche qui siamo in alto e ne approfittiamo per raggiungere un vicino belvedere: abbiamo di fronte l’Alfama, siamo esattamente all’opposto rispetto a dove ci trovavamo un’oretta fa. Questa inversione dei punti di vista ci ricorda molto la stessa sensazione provata a Granada, dai punti panoramici opposti dell’Alhambra e dell’Albaycin, durante il nostro secondo viaggio in Andalusia.
La pioggia ci costringe a una piacevole pausa da 11 Tapas dove ordiniamo del vino verde e un piatto di formaggio e prosciutto (13.50 Eu) prima di rientrare verso l’hotel.
Per cena abbiamo individuato un altro locale fuori dal centro storico, molto spartano. Prima di entrare ci fermiamo a fare spesa per i prossimi giorni e compriamo, merendine, acqua, succhi di frutta, caramelle e frutta secca (7.30 Eu).
Sono le 20:45, la pioggia è aumentata d’intensità e siamo quasi zuppi quando imbocchiamo Rua de Santa Marta per entrare da Andaluz (AGG. 02/20: ristorante CHIUSO).
Siamo senza prenotazione ma ci fanno accomodare in uno spazio libero, il locale è pieno, c’è una cena aziendale e per quanto siano pochi i tavoli c’è un gran casino: le risate fragorose aumentano con il tasso alcolico, esattamente com’era descritto nelle recensioni. Noi non ci facciamo distrarre e, con l’aiuto del cameriere, scegliamo ancora pesce e assaggiamo il famoso Bacalhau à Lagareiro, un filetto di merluzzo arrosto condito con olio e aglio, abbondante aglio. Lo stesso condimento per la seppia arrosto che completa la nostra cena, insieme a un bel po’ di patate bollite. Mandiamo giù tutto con birra e acqua e lasciamo sul tavolo 24 Euro.
Quando finiamo è buio pesto, non ha smesso di piovere e dobbiamo raggiungere l’hotel. L’unico vantaggio che abbiamo per questa notte è che i vampiri staranno ben lontani da noi! 😉

Quanto abbiamo camminato oggi? 9,5 Km

05/04 Lisbona

La giornata inizia con un bella colazione in camera, un po’ di lavoro e uno sguardo al meteo visto che da ieri sera è piuttosto instabile.
Anche oggi sono previste alternanze di sole e pioggia, quindi ci organizziamo per distribuire il tempo da trascorrere all’aperto o al chiuso.
Avenida da Liberdade ci piace molto e visto che c’è il sole, perché non percorrerla di nuovo? Stavolta invece del marciapiede centrale ci spostiamo su lato sinistro (diretti verso il mare), dove ci sono le vetrine di tutte le griffe di moda più note. Siamo interessati a cose più modeste e nei giorni scorsi abbiamo già fatto diversi sopralluoghi per confrontare i prezzi, quindi raggiungiamo direttamente il negozio individuato per acquistare i souvenir, in Rua da Prata.
Dove comprare i souvenir a Lisbona? Noi abbiamo usato il solito metodo: selezioniamo uno store grande e conveniente dove acquistare tutto il ciarpame tipico che cercano i turisti, spieghiamo ai proprietari le nostre intenzioni e questi di solito accettano di buon grado l’esclusiva che offriamo in cambio di uno sconto finale. Nei nostri zaini finiscono: quattro strofinacci, sottopentola di sughero e ceramica, orecchini, un vassoio, sette immancabili calamite, una bella borsa in sughero con motivi azulejos, due t-shirt, una tazza e una sportina (60 Eu).
Dopo lo shopping ci spostiamo nella parallela Rua Augusta e ci fermiamo alla Casa Portuguesa do Pastel de Bacalhau per mangiare una crocchetta fritta di baccalà e formaggio (4 Eu), un aperitivo delizioso prima dello spuntino di mezza giornata che facciamo, finalmente, nel mercatino di Praca da Figueira. Dopo un giro di perlustrazione, arrivano le nostre scelte: un pasticcio di carne di maiale sfilacciata e un’empanada fritta ripiena di maiale (3 Eu).
Alle 14:30 raggiungiamo la metro del Rossio, carichiamo i nostri biglietti con 1.50 Eu e prendiamo la linea verde fino alla fermata Alameda, e da qui cambiamo con la rossa (direzione aeroporto) per scendere alla fermata Oriente: un viaggio di 30 minuti che ci porterà all’Oceanário di Lisbona per visitare il grande acquario e il quartiere dell’Expo ’98.
Una volta fuori la metro è lecito aspettarsi maggiori indicazioni per raggiungere un sito così importante (e frequentato), invece i cartelli sono pochi e potrebbero essere distribuiti meglio. Attraversiamo il centro commerciale Vasco de Gama, un grande complesso futuristico che ingloba la metro ed è stato progettato magistralmente da Calatrava, e camminiamo tra i padiglioni dell’Esposizione Universale di 20 anni fa, oggi polo fieristico. Dopo percorriamo la lunga passerella sull’acqua che ci porterà, proprio mentre inizia un forte acquazzone, all’ingresso dell’acquario.
Il biglietto costa 16 Euro e mentre fuori piove, trascorriamo 3 ore letteralmente immersi nei corridoi del museo oceanografico che abbracciano, su più livelli, la gigantesca vasca centrale dove nuotano molte specie di pesci: squali, mante, cernie, banchi di sardine, tonni, barracuda, pesce-luna e tanti altri. Ogni angolo del percorso offre punti di vista diversi sul vascone, mentre sulle pareti ci sono spiegazioni scientifiche, tecniche e ancora vasche e vetrine per proteggere in ambienti isolati alcune specie più piccole e delicate.
Al termine della visita decidiamo di restare in questa zona per cena: siamo molto lontani dal centro storico, circa 15 chilometri, e certamente abbiamo la possibilità di provare qualche locale meno turistico. Quindi facciamo un giro al centro commerciale e intorno alle 20:30 andiamo al ristorante D’Bacalhau (ancora senza prenotazione). Non aspettiamo neanche un minuto e ci fanno subito sedere, nell’attesa ci portano delle crocchette di baccalà con il solito metodo: prendere (e pagare) o lasciare. Noi prendiamo tutto perché siamo affamati e ci aggiungiamo anche la specialità della casa: 4 tipi di baccalà. Uno mantecato con crema di formaggio, uno gratinato con spinaci e patate, uno a lagareiro – che già conosciamo – e uno alla brace con olive, cipolle e uovo. Il migliore di tutti. Da bere due Super Bock 0,4, una chiara e una scura, e per digerire anche una ginjinha offerta dalla casa, per un conto finale di 29.60 Euro.
Anche questa giornata è finita, siamo stanchi e dobbiamo camminare verso la metro che ci riporterà in hotel, poi ci aspettano ancora 45 minuti di spostamenti prima di arrivare a destinazione.
Lisbona è bellissima anche in questa zona lontano dal centro, Lisbona è bellissima nonostante la pioggia.

Quanto abbiamo camminato oggi? 11,5 km

06/04 Lisbona – Sintra – Cascais – Setubal (121 km)

Oggi inizia la seconda parte del viaggio. Come abbiamo fatto l’anno scorso in Normandia, abbiamo prenotato una macchina su RentalCars (53 Eu) e siamo pronti a esplorare altre località del Portogallo.
Dopo un rapido check out, alle 10:30 siamo in aeroporto al desk di Keddy-Europcar dove, dopo aver schivato upgrade e iatture di ogni sorta per farci aumentare il premio della copertura assicurativa, ritiriamo la nostra Polo che ci porterà in giro per i prossimi tre giorni.
Durante l’attesa aiutiamo una signora americana disperata per aver smarrito il cellulare, le facciamo da hot-spot per far connettere il suo portatile e con l’app Trova il mio iPhone lo riusciamo a rintracciare: l’ha perso in aeroporto ma sta già a Belem!
Le suggeriamo di spostarsi in quella direzione e proseguire la ricerca, noi partiamo e restiamo in contatto con il suo cellulare con SMS e chiamate finché non ci risponde la proprietaria che, con la collaborazione della polizia, l’ha ritrovato proprio dove l’avevamo individuato.
Questa bella notizia ci raggiunge a Sintra che abbiamo appena raggiunto dopo 27 chilometri e mezz’ora di macchina.
Parcheggiamo nella parte alta del centro storico e iniziamo a esplorare i viottoli di questa incantevole cittadella medievale fino alla piazza centrale dove spicca la sagoma del Palazzo Reale di Sintra con i suoi strani camini conici.
L’ingresso costa 10 Euro, il percorso della visita è ben indicato e con la mappa in dotazione è possibile orientarsi e leggere nozioni sulle sale e gli oggetti esposti.
Il palazzo è stato costruito in epoche diverse a partire dal XIII secolo e ha diversi stili proprio per questo motivo. Ogni ambiente è una scoperta: la sala dei cigni, delle gazze, del blasone, tutte con le loro peculiarità di legni intarsiati, affreschi e azulejos. I corridoi e le stanze sono colmi di storia imperiale e di intrighi di corte, quando arriviamo al patio esterno con la fontana e il bagno sembra di essere tornati al Palacio Nazarios, visitato durante il viaggio a Granada.
Questa volta il sincronismo con il meteo non riesce bene, perché appena usciamo si scatena l’ennesimo temporale e siamo costretti a riparare nella storica pasticceria Casa Piriquita. Facciamo di necessità virtù e trasformiamo la sosta forzata in una dolce pausa iperglicemica: dalla vetrina piena di dolci tipici scegliamo una Pastel Sintra è una Joaninha (2.70 Eu), dolci lavorati con ingredienti semplici come miele, mandorle, marmellata e uovo, tanto uovo.
Il cielo torna limpido e riprendiamo le viuzze del centro storico per spostarci verso la prossima destinazione: la misteriosa tenuta Quinta da Regaleira, un palazzo con un enorme parco costellato di strutture e simboli esoterici. Ci sono fontane, torri, portali merlati, laghetti e cascate ma il sito più suggestivo di tutti è sicuramente il pozzo iniziatico usato per le cerimonie di ammissione alla massoneria. Il rito prevedeva la discesa di nove livelli fino alla base, dove è raffigurata l’effige dei Templari. Risalendo lungo la scala a spirale l’iniziato attraversava simbolicamente l’inferno, il purgatorio e il paradiso come nei gironi danteschi, metafora della morte e rinascita.
Anche questo sito ha contribuito ad assegnare a Sintra e alle colline circostanti il titolo di Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.
Il biglietto costa 8 Euro e iniziamo la visita dal parco, seguendo la mappa e cercando tra sentieri e vegetazione le installazioni che intendiamo vedere. Dopo una lunga passeggiata in questo labirinto esoterico, concludiamo la visita nel palazzo principale proprio mentre sta per ricominciare a piovere. L’enorme abitazione nobiliare è in stile gotico e ricorda l’attrazione Phantom Manor del parco tematico Disneyland Paris e sembra che l’architetto italiano, Manini, si sia divertito nel cercare soluzioni scenografiche capaci di stupire gli ospiti.
Sono le 18:00 quando riprendiamo la macchia e ci spostiamo verso il Parque da Pena, distante 4 chilometri. Anche qui c’è un grande parco da attraversare ma è troppo tardi per entrare, a quanto pare sembra che saremo costretti a tornare una seconda volta a Sintra… 😉
Decidiamo quindi di proseguire il cammino verso Estoril, che annuncia la sua periferia con il paddock del noto circuito automobilistico, e poi Cascais con la vivacità del suo casinò. Noi più che alla mondanità, siamo interessati alla costa e ai fari, quindi dopo 30 minuti di strada ci fermiamo al belvedere Boca do Inferno per scattare foto all’Oceano in tempesta e alle sue onde enormi.
Dopo un’altra pausa in un punto panoramico dove si ammira tutta la potenza del mare sfidato dai surfisti, riprendiamo la strada che ci riporta in direzione Lisbona per attraversare l’enorme ponte 25 Aprile. Mentre lo percorriamo non possiamo non ricordare quando camminammo sulla campata del suo gemello, il Golden Gate a San Francisco, durante il viaggio nei grandi parchi USA.
Alle 20:30 arriviamo a Setubal, abbiamo scelto la città di Mourinho come tappa intermedia per la prossima destinazione. Lasciamo macchina e valigie all’hotel Solaris e usciamo subito per cenare nella vicina Nova Taberna o Pescador. La sala è piccola, accogliente, siamo senza prenotazione ed è sabato sera, eppure ci trovano subito posto e sono gentilissimi nel darci informazioni sui piatti. Tutto è fresco, semplice e genuino. Nell’attesa ci portano pane e olive, insalata di pomodori, fave all’aglio e migas de pan. Come piatti principali abbiamo ordinato: un trancio di pescespada arrosto servito con patate bollite, buonissimo, e un enorme fritto di seppie accompagnate da patatine e riso bianco. Immancabili acqua e Sagres, abbiamo mangiato bene e speso 28 Euro.
La giornata è stata lunga, il ristorante vicino all’hotel, salutiamo tutti e andiamo a dormire attraversando una Setubal malinconica, piovosa e spenta. Mi aspettavo qualcosa di più vivace, è pur sempre sabato sera!

Quanto abbiamo camminato oggi? 6,5 km

07/04 Setubal – Evora (111 km)

Dopo la colazione in hotel prendiamo la macchina per spostarci verso il vicino porto dei pescatori ma non ci fermiamo a passeggiare perché piove forte e il paesaggio non è eccezionale, ci basta vedere le orrende installazioni che riproducono i famosi delfini che si avvistano facilmente nei tour organizzati all’interno del parco naturale Serra da Arrábida e nella riserva dell’Estuario del Sado.
Torniamo verso il centro, parcheggiamo ed entriamo nella grande Praca de Bocage, la piazza principale della città famosa per le sue fontane, per lo storico municipio e per la chiesa San Juliao.
Tutto il centro è pedonale e deserto, probabilmente perché è domenica mattina e il tempo non è dei migliori: in giro non c’è nessuno! Ne approfittiamo per una lunga passeggiata nei vicoli decadenti di Setubal, tra negozi chiusi e chiese. Dopo aver visto l’edificio religioso nella grande piazza e il bel palazzo municipale, vaghiamo nel dedalo del centro storico e scopriamo la chiesa di Santa Maria. Facciamo un salto dentro e anche qui troviamo azulejos meravigliosi e un elaborato altare dorato in legno intarsiato.
Le architetture manueline e barocche trionfano, ma la massima espressione di questi stili ci aspetta presso la chiesa-convento del Gesù. Un’aspettativa che resterà delusa perché la troviamo chiusa e inaccessibile. L’intero perimetro è completamente recintato e non è possibile vederla neanche dall’esterno! Poco male, anche questi sono chiari segnali sulla necessità di tornare in Portogallo…
Alle 12:15 lasciamo Setubal per coprire i 100 km che ci separano da Evora.
Sono le 14:00 quando facciamo check-in al Moov Hotel, raccogliamo un po’ di informazioni sul centro storico, interamente patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, e cominciamo la nostra escursione.
Tutta la zona all’interno delle mura della città è pedonale e accessibile solo ai mezzi autorizzati, una scelta felice. Raggiungiamo Praca do Giraldo, la piazza centrale del municipio sulla quale sbucano i tanti vicoli che caratterizzano le strade di Evora. Vediamo i resti dell’antico acquedotto romano ed entriamo nella chiesetta di San Giacomo dove oltre ai soliti, bellissimi azulejos, troviamo una particolare struttura a pianta quadrata che ci ricorda le chiese ortodosse viste durante il viaggio a Mosca e San Pietroburgo, e a Vilnius. Notevoli le volte, le colonne e le pareti interamente dipinte con affreschi che risalgono al 1600.
All’uscita riprendiamo la passeggiata per arrivare fino al sontuoso tempio romano dedicato a Diana. Le vestigia sono poste su un piedistallo, quindi rialzate rispetto alla strada, e questo espediente architettonico rende più maestoso il sito. Ci fermiamo a scattare foto mentre il sole sta per calare e la fame cresce, così torniamo verso l’hotel per riprendere la macchina e andare a cena.
La domenica si può parcheggiare dentro le mura ma per non farci sorprendere dal divieto domattina, abbiamo individuato un ristorante interessante fuori il centro storico e al ritorno lasceremo la macchina in un parcheggio pubblico gratuito, a ridosso dell’antica porta di accesso vicina al nostro hotel.
Sono le 20:30 quando entriamo da O Parque Dos Leitões e sarà qui che faremo la cena migliore di questo viaggio.
Il ristorante è specializzato in cucina tradizionale dell’Alentejo, la regione del Portogallo in cui ci troviamo, che ha una gastronomia molto varia e rinomata. Il locale è elegante e caldo, una buona notizia visto che fuori ci sono 8 gradi; appena seduti ci portano il consueto assaggio di antipasti e stavolta prendiamo: prosciutto crudo Pata Negra Beher, formaggio di pecora e insalata di polipo. Già da qui capiamo che sarà una cena interessante, la conferma arriva definitivamente con il gusto delle portate principali: maialino nero al forno con patate fritte, e capretto cotto nel forno a legna accompagnato con patate arrosto. Da bere, birra Sagres e una mezza bottiglia di vino bianco Monte Velho per una spesa totale di 52.80 Euro.
Una cifra sicuramente diversa dalle medie precedenti ma decisamente in linea con gli standard di casa nostra. Però, che cena! 😉

Quanto abbiamo camminato oggi? 8 km

08/04 Evora – Lisbona (178 km)

Per l’ultimo giorno on the road, usciamo alle 09:30 e andiamo dritti alla chiesa di San Francesco, complesso religioso che ospita la famosa Cappella delle Ossa.
La chiesa è stata costruita nel 1376 e ospita molte cappelle e altari, tutti finemente lavorati e decorati con ori e le immancabili ceramiche azzurre. L’altare maggiore è composto da marmi policromi e l’effetto d’insieme è decisamente impressionante, anche la navata centrale è maestosa e le volte a crociera ci ricordano la cattedrale di Bayeux vista nel recente viaggio in Normandia. Sospettiamo di trovarci di fronte a qualcosa di importante e la conferma arriva quando leggiamo sulla guida che in questa chiesa è possibile ammirare “la più grande campata del gotico portoghese”.
Terminata la visita della chiesa ci spostiamo nell’edificio accanto e compriamo il biglietto (5 Euro) per visitare la Cappella delle Ossa.
La cappella è del 1600 e nacque come luogo di meditazione sulla caducità della vita, all’interno una lapide scolpita dà il benvenuto ai visitatori: “Noi ossa che qui stiamo, le vostre aspettiamo”. Ecco, non è difficile immaginare cosa abbiamo di fronte: tutta la superficie della cappella è rivestita di ossa provenienti da 5000 scheletri. Teschi e femori sono ovunque su pareti, colonne e angoli. Ci sono cappelle simili in diverse parti del mondo, intorno al 1700 la celebrazione del memento mori avveniva anche attraverso queste architetture macabre.
Dopo aver fatto il pieno di ossa continuiamo a visitare il museo con le sue belle sale dedicate a piccole rappresentazioni della Natività e terminiamo il giro con qualche scatto panoramico dal belvedere del museo: il sole splende ed Evora mostra tutta la sua bellezza arroccata tra vicoli bianchi e stradine acciottolate.
Prima di rientrare in hotel per il check-out previsto alle 12:00 raggiungiamo la vicina Pastelaria Conventual Pão de Rala per fare colazione. Questo antico forno è famoso in tutto il Portogallo per la sua storia e le ricette della tradizione. Noi assaggiamo anche qui due pastel de nata, insieme a una fetta di touchino rancoso e una pastel touchino, dolci poveri a base di uova e mandorle molto saporiti. Insieme a due spremute d’arancia spendiamo 10.20 Eu.
Lasciamo Evora alle 12:15 e ci fermiamo a metà strada per comprare dei panini in un supermercato e proseguire spediti verso Lisbona. Dopo 3 ore di marcia parcheggiamo a soli 300 metri dalla torre di Belém e sgranchiamo le gambe davanti al complesso museale dedicato all’aviazione e ai caduti della marina portoghese. Assistiamo a un goffo cambio della guardia e dopo qualche passo ancora, tra prati curati, vediamo finalmente la grigia torre di Belém sul fiume Tejo. Icona assoluta di Lisbona, dal 1515 caratterizza la baia da cui partì Vasco da Gama per il viaggio che lo portò fino a Calcutta, tracciando la prima rotta europea che collegò l’Europa all’India.
Tutto il parco nelle vicinanze è bellissimo e la panoramica che abbiamo di fronte la immortaliamo nelle ultime foto del viaggio. Davanti a noi abbiamo la storica torre sul Tejo, il ponte 25 Aprile alle sue spalle, e sull’altra sponda del fiume la grande statua del Cristo Re, riproduzione del celebre monumento di Rio de Janeiro, eretta nell’antistante città di Almada come ringraziamento per aver risparmiato il Portogallo dal coinvolgimento nella seconda guerra mondiale.
Ci resta da vedere ancora il Monastero dos Jerónimos e decidiamo di raggiungerlo a piedi, idea che purtroppo si rivelerà sbagliata visto che neanche a metà strada si abbatte improvvisamente il più violento acquazzone dei tanti presi in questa settimana dal meteo impazzito.
Siamo costretti a rinunciare e tornare verso la macchina dopo aver trovato un riparo di fortuna sotto un ponte pedonale. Purtroppo il danno è fatto: siamo zuppi e non ci resta che pagare il parcheggio (1 Eu/h) e andare a riconsegnare la macchina.
Abbiamo preso decisioni giuste per organizzare quest’ultimo giorno portoghese: la torre di Belem è distante dal centro e in questo modo l’abbiamo vista senza togliere tempo alle visite dei primi giorni a Lisbona. In più ci troviamo con la macchina a disposizione per lasciare prima le valigie nell’hotel scelto per l’ultima notte, l’Holiday Inn Express Lisbon Airport, e poi andare a consegnare la macchina in aeroporto dopo aver fatto il pieno.
Per completare il tragitto descritto abbiamo consumato 18,20 litri di benzina per un totale di 29 Eu (1.59 Eu/L). Abbiamo guidato per 9.5 ore e percorso 410 chilometri con un consumo medio di 23 km/L. Girare il Portogallo in macchina è stato piacevole, le strade sono buone e il traffico poco: noleggiare l’auto ci ha dato tempo e libertà per vedere luoghi che sarebbe stato più complicato (e costoso) raggiungere in treno.
Prenotiamo un autista Uber dall’aeroporto e con 4.50 Euro torniamo in hotel. Ci cambiamo qualche strato di vestiti bagnati e usciamo subito per andare a cena da Restaurante Leitão do Prior ancora un bel locale spartano e famigliare. I clienti sono pochi e si conoscono tutti, guardano una partita e ci osservano incuriositi. Ordiniamo un buon maialino al forno e un hamburger misto di maiale e manzo, servito con patatine. Da bere birra e acqua per un totale di 26.35 Eu.
Non andiamo via subito perché fuori – di nuovo! – piove fortissimo, così il proprietario chiude la saracinesca ma ci permette di restare finché non smette. Nel frattempo ci racconta la storia di un suo viaggio in macchina dal Portogallo alla Bulgaria, attraverso l’Italia, fatto negli anni ’80 con una FIAT.
La storia è interessante, specie davanti all’ultima, ottima ginjinha artigianale!

Quanto abbiamo camminato oggi? 7,5 km

09/04 Lisbona – Roma

Per gli ultimi attimi a Lisbona ci svegliamo all’alba, facciamo colazione e raggiungiamo l’aeroporto distante 10 minuti con la navetta dell’hotel in partenza alle 8:00 (prenotata la sera prima, 8 Eu).
Abbiamo dovuto rimodulare la valigia e distribuire negli zaini alcune cose acquistate, solo così riusciamo a far rientrare la valigia nei 20 chili previsti per il bagaglio in stiva. Perfetto.
Abbiamo calcolato anche il tempo per l’ultimo acquisto che ancora ci manca: una bottiglia dell’originale Ginjinha Espinheira e conviene comprarla proprio in aeroporto perché la paghiamo 9.50 Euro invece di 13.10, il prezzo fissato nella piccola rivendita di Largo de São Domingos.
Il bilancio finale di questo secondo viaggio in Portogallo è positivo: ci sono cose interessanti da vedere, le persone sono accoglienti e si mangia benissimo. In pratica già a metà del viaggio avevamo una risposta alla domanda che ci siamo fatti all’inizio del post.
Il monastero di Belem, il convento di Setubal, il palazzo di Sintra… abbiamo lasciato per strada troppe cose per non pensare a un ritorno.
Arrivederci Lisbona, arrivederci Portogallo!

Ma alla fine, quanto abbiamo camminato? 53 km

Note
Hotel prenotati su Booking
Guida di riferimento: Lisbona disponibile su Amazon
Libri letti su Kindle: Il giro di vite di H. James e La notte di Lisbona di H.M. Remarque

Diario di viaggio: Monaco di Baviera e Dachau

Mercatini di Natale a Monaco di Baviera
I mercatini di Natale di Marienplatz, Dachau e i surfisti dell’Eisbach

Monaco di Baviera. Stavolta è toccato ai mercatini di Natale a Monaco di Baviera.
Ormai siamo ufficialmente mercatinofili: tutto iniziò nel 2013. Volevamo vedere Parigi a Natale, siamo andati, ci abbiamo trovato dei fantastici mercatini natalizi e da allora non ci siamo più fermati. Porto, Bratislava e Vienna, Cracovia, Sofia e adesso Monaco di Baviera, in Germania.
Siamo praticamente pronti per fare una nostra classifica dei mercatini di Natale più belli, e prima o poi arriverà. Intanto vediamo com’è andata nella capitale bavarese…

07/12 Roma – Monaco di Baviera

Partiamo da casa alle 07:45 per lasciare la macchina al solito parcheggio AltaQuota2 di Fiumicino. Prendiamo la navetta e alle 10:15 siamo in aeroporto per il nostro volo Vueling in partenza alle 11:20. Il biglietto è stato comprato il 20/09, appena uscita la newsletter promozionale per i voli invernali, ed è costato 85 Euro a persona.
Il volo fila liscio, atterriamo a Monaco di Baviera alle 13:10 e seguiamo le indicazioni con il simbolo verde della S-Bahn, la ferrovia che attraversa Monaco di Baviera e la collega alle località limitrofe.
I cartelli ci portano alla biglietteria dove compriamo un biglietto giornaliero, per tutti i mezzi pubblici (bus, metro, tram e ferrovia) e valido per un gruppo fino a 5 persone. Costa 24.30 Euro e se conviene a noi che siamo solo due immagino quanto sia utile a una famiglia, visto che una corsa singola in metro costa 2.60 Euro e il collegamento dall’aeroporto al centro 11.60 Euro a persona! Quindi sfatiamo il mito dei trasporti costosi, anzi, hanno un prezzo equilibrato perché funzionano e incentivano più persone insieme a usare i mezzi pubblici invece di quelli privati.
Dopo un tragitto di 40 minuti la nostra S-1 ci lascia alla stazione Donnersbergerbrucke, a soli 300 metri dall’hotel scelto per questo viaggio: Hampton By Hilton Munich City West
Abbiamo ragionato in maniera strategica: lontani dal centro storico e vicini a una stazione ben servita, ci passano ben 7 linee della S-Bahn. Ci bastano 3 fermate e meno di 10 minuti per arrivare nel cuore di Monaco di Baviera, si può fare.
Difatti subito dopo il check-in siamo già in Marienplatz e visto che abbiamo superato l’ora di pranzo, recuperiamo subito con un grande panino con salsiccia tradizionale bavarese e mostarda (4 Eu): ecco i mercatini di natale di Monaco di Baviera! L’atmosfera è incantevole: gli edifici severi, gotici e fiammeggianti del vecchio e nuovo municipio sovrastano decine di chalet di legno con i tetti a spiovente. La piazza che di solito ospita artisti di strada e band musicali è decorata per il Mercatino di Natale di Gesù Bambino. C’è tanta gastronomia: dolci, castagne, salumi, formaggi, vino caldo aromatizzato… e idee regalo: abbigliamento, decorazioni, saponi, candele, artigianato.
Diamo un’occhiata in giro, ci fermiamo a leggere le informazioni storiche della Colonna della Madonna, al centro della piazza, e dell quarto carillon più grande d’Europa, il Glockenspiel, posto sulla facciata principale del Neues Rathaus, il nuovo municipio. Da qui ci muoviamo verso l’adiacente Peterskirche, la chiesa più antica della città, chiamata affettuosamente dagli abitanti Alte Peter, vecchio Peter, perché esiste sin dalla fondazione di Monaco di Baviera.
La chiesa dista pochi metri dalla nostra prossima destinazione: Viktualienmarkt, il più antico mercato di generi alimentari di Monaco, attivo dal 1807. Tutti i giorni i commercianti vendono prodotti caseari, uova, pesce, selvaggina, frutta e verdura. Praticamente un mercatino di Natale perenne: in questo periodo è ancora più caratteristico e lo conferma il suo noto palo della cuccagna decorato per le feste, ma anche nel resto dell’anno non deve essere affatto male per atmosfera e genuinità 😉
Compriamo un grande brezel salato appena sfornato (0.55 Eu) e lo mangiucchiamo mentre ci spostiamo verso Frauenkirche, percorrendo l’ampia strada commerciale Kaufingerstrasse che sui lati ospita tanti negozi e al centro della carreggiata gli chalet del mercatino, esattamente  come avviene lungo la Sendlingerstrasse, l’altra strada che parte da Marienplatz. Si è capito: il mercatino non è proprio -ino, si estende su diversi isolati ma non è dispersivo. Il centro è tutto pedonale, a dimensione d’uomo e la passeggiata è sempre gradevole.
A metà percorso ci fermiamo a scattare foto ai noti campanili con cupola a cipolla di Frauenkirche, paralleli e alti 100 metri sono un simbolo della città che caratterizza lo skyline da secoli. La cattedrale che risale al 1488 è enorme, ospita fino a 20.000 fedeli e il nome del suo vescovo più noto lo conosciamo tutti: Joseph Ratzinger, Papa Benedetto XVI.
Torniamo sulla strada principale e continuiamo a camminare fino al termine, dove si trova Michaelskirche, una chiesa enorme le cui volte a botte sono inferiori solo a quelle della basilica di San Pietro a Roma! Qui c’è il miglior coro religioso della città che canta ogni domenica ma noi siamo fortunati perché entriamo nel momento esatto in cui fuori inizia a piovere e dentro cominciano le prove. Tutto esattamente come accadde durante il viaggio a New York: sarà un segno divino? 😉
All’uscita troviamo la temperatura molto più bassa, quindi ci scaldiamo con tre frittelle di patate con sour cream (5 Eu) e camminiamo fino alla Hofbrauhaus, la birreria storica più famosa di Monaco di Baviera e forse del mondo. Costruita nel 1589 è una delle sette fabbriche storiche di birra (HB) della città, arredata con i classici tavolacci da Oktoberfest ospita fino a 3000 persone sotto le sue volte affrescate con motivi floreali. Purtroppo è tristemente nota anche perché qui, nel 1920, Hitler tenne il comizio nel quale enunciò i 25 punti fondativi del partito nazista.
La nostra idea iniziale era di fermarci a bere qualcosa qui ma la notorietà del luogo attira un mucchio di persone: non solo è difficilissimo trovare un posto ma c’è anche un baccano infernale con gruppi di turisti che seguono le istruzioni delle guide per prendere posto e assaggiare le specialità bavaresi. Non fa per noi, meglio cercare altro… 😉
Decidiamo di riprendere la strada e percorriamo la Maximilianstrasse, un sontuoso boulevard che lungo i suoi porticati ospita solo negozi di lusso con vetrine sfavillanti che espongono oggetti costosissimi. Ovviamente qui c’è molto meno traffico.
Passiamo in rassegna un numero indefinito di gioiellerie e case d’alta moda, ammirando palazzi monumentali e il magnifico Teatro Nazionale. Poi, arrivati agli imponenti edifici del Residenz, sede del Palazzo Reale, rientriamo verso Viktualienmarkt dove troviamo chiuse le botteghe che avevamo individuato per cenare. Effettivamente in questa piazza lavorano tutti i giorni dell’anno e a fine giornata chiudono, non hanno a niente a che vedere con i mercatini di Natale che sono aperti fino a tardi.
Dobbiamo improvvisare un piano B e siccome siamo stanchi, è venerdì sera, sono le 20 e tanti ristoranti hanno la fila fuori, tentiamo di entrare senza prenotazione in un paio di locali piccoli e interessanti che ci respingono. Il terzo tentativo lo facciamo in un locale più grande che ci assegna un posto al volo e finalmente ci sediamo. Siamo da Bratwurstherzl, una bella birreria storica con arredi in legno, una grande brace a vista e un menù con piatti bavaresi e birre: proprio quello di cui abbiamo bisogno! Ordiniamo: schnitzel di vitello con insalata di patate e cetrioli, 8 salsiccette di Norimberga alla griglia con patatine fritte, birra Munich lager e dark da 0,5 e spendiamo 35 Eu.
Ora siamo accaldati ma fuori ci aspettano 2 gradi e la strada del ritorno in hotel, in una sola giornata ci siamo goduti il cuore di Monaco e nei prossimi giorni ci torneremo più volte: è bellissimo!

Quanto abbiamo camminato oggi? 8,4 km

08/12 Monaco di Baviera – Dachau

Alle 08:00 siamo in piedi per una grande colazione: salsicce, patate, bacon, waffle con miele e sciroppo d’acero, tisane, succhi, cereali, pane, marmellate e pure qualche croissant. Abbiamo bisogno di un carico energetico importante per affrontare la lunga giornata. Prima di uscire proviamo a prenotare il ristorante scelto per cena ma purtroppo risulta già pieno, in reception ci dicono che bisogna andare di persona e vedere se si è liberato qualcosa, il sabato è difficile trovare posto per la sera stessa.
Una volta fuori l’hotel andiamo in stazione e prendiamo il treno per il campo di concentramento di Dachau.
Come arrivare a Dachau da Monaco? Bisogna fare un normale biglietto XXL della S-Bahn, valido per tutto il centro città ma che comprende anche alcune località limitrofe, tra cui Dachau. Bastano 6 Euro per arrivare in questa zona e il biglietto continuerà a essere valido tutto il giorno per tutti i mezzi, decisamente conveniente.
Prendiamo la linea S2 in direzione Peteransen e scendiamo alla fermata Dachau. Appena fuori la stazione c’è il bus 726 che porta al lager e ci sono anche precise indicazioni per raggiungere il campo a piedi. L’ingresso è libero tutti i giorni e non è prenotabile, bisogna solo vedere gli orari di apertura e chiusura perché potrebbero variare durante l’anno. Solo il sabato e la domenica sono previsti dei tour guidati in italiano alle 11:30 al costo di 4 Euro a persona. Questa e altre informazioni sono reperibili sul sito ufficiale del memoriale.
Dachau inizialmente doveva essere un campo di lavoro e di addestramento delle SS, la sua costituzione fu una delle prime iniziative di Hitler quando salì al potere. Per il fuhrer Dachau doveva rappresentare una sorta di modello per gli altri campi. All’inizio doveva servire come campo di rieducazione e lavoro per gli oppositori e, nella maniacale ricerca del perfezionamento, divenne una specie di prototipo su cui sperimentare il rigore della nuova dottrina politica nazionalsocialista. Una dottrina e una sperimentazione che venivano applicate a uomini e donne privati di libertà e dignità. Lo sappiamo bene com’è andata la storia: i nazisti persero il controllo di tutto, a cominciare dall’umanità. Seppur in scala contenuta a Dachau sono stati commessi gli stessi atroci delitti che macchieranno per sempre la coscienza della Germania e dell’Europa.
Ci sembra di essere tornati indietro nel tempo, quando visitammo Cracovia e Auschwitz, le sensazioni sono le stesse perché quello che vediamo a Dachau – seppur in proporzione minore – è identico a ciò che abbiamo visto in Polonia. Dalle camerate, alle storie narrate, dalle camere a gas ai forni crematori, tutto è drammaticamente identico: la prova evidente di uno sterminio scientifico, compiuto con assoluta determinazione e meticolosità.
Proprio come due anni fa, anche qui fa molto freddo e tira un vento gelido, seguiamo il percorso consigliato sulla mappa dell’audioguida che abbiamo ritirato al centro informazioni (4 Eu) e silenziosamente visitiamo i padiglioni del museo, la scultura in bronzo dedicata alle vittime dell’Olocausto, il perimetro di filo spinato elettrificato, il cancello d’ingresso con la macabra scritta Arbeit Macht Frei.
Terminiamo la visita alle 16:00, rientriamo verso Monaco di Baviera e prendiamo altri mezzi pubblici per raggiungere il complesso dello Schloss Nymphenburg dove arriviamo mentre il sole sta calando. Giusto in tempo per scattare qualche foto al tramonto di questo elegante castello barocco, la cui facciata imponente, lunga 700 metri, si riflette nei canali d’acqua che nel progetto originario dovevano servire per collegare i palazzi residenziali della nobiltà bavarese che si sarebbe spostata da uno all’altro in barca, fino a Dachau. Il progetto non fu portato a termine ma canali e laghetti artificiali ci sono tutti e valgono sicuramente qualche fotografia, specie al tramonto 😉
Vicino l’acqua sembra faccia ancora più freddo, quindi stiamo giusto il necessario prima di riprendere il tram per raggiungere Hauptbahnhof, la stazione centrale. Da qui prendiamo la metro per arrivare a Theresienwiese, la celebre spianata dove ogni anno da oltre un secolo si tiene l’Oktoberfest (per gli appassionati di birra: la festa si chiama così perché termina sempre nel primo week end di Ottobre ma inizia tre settimane prima. Quindi, a dispetto del nome, gran parte della sagra si svolge a Settembre).
L’area fieristica riprende vita in questo periodo e diventa un altro grande mercatino di Natale. Dentro enormi tensostrutture ci sono artigiani, ristoranti etnici, spettacoli, concerti… e ovviamente tra un padiglione e l’altro ti puoi godere altri chalet per bere, mangiare e fare acquisti da mettere sotto l’albero. Dopo un lungo giro, prima di lasciare il grande prato, diamo uno sguardo all’imponente statua della Baviera e il Ruhmeshalle alle sue spalle, il pantheon delle personalità tedesche. Un tempio in stile neoclassico che raccoglie i busti scolpiti di esponenti dell’arte, della scienza, della letteratura, della politica che hanno dato lustro alla Germania nei secoli.
Torniamo alla metro e prendiamo la U5 fino alla stazione centrale per cambiare con la U1 e scendere a Rotkreutzplatz dove – guarda un po’ – troviamo un altro mercatino mentre stiamo cercando il ristorante scelto stamattina. Facciamo un giro rapido senza distrarci troppo mentre, guidati da Google Maps, proseguiamo altri 400 metri prima di entrare infreddoliti e affamati da Sappralott.
Per fortuna l’accoglienza è calda in tutti i sensi, forse abbiamo azzeccato l’orario perché ci assegnano subito un tavolo in una saletta tranquilla e ben riscaldata. Perfetto. Come perfetta sarà la cena, eletta a posteriori la migliore del viaggio: zuppa di gulasch, con carne, patate e pane; e una Munich schnitzel che consiste in due grandi filetti di manzo impanati con mostarda e rafano. Non solo, perché ordiniamo anche una specialità della casa: Sappralott Pfanderl, filetto di maiale con bacon grigliato servito con salsa di funghi su gnocchetti e insalata. Da bere due Augustiner 0,5 di cui una waiss. In totale spendiamo 35.30 Euro e usciamo dal locale rotolando per le porzioni giganti.
Tutto questo cibo calorico ci ha caricato le batterie giusto per tornare in hotel visto che ci raffredderemo molto presto: la temperatura è scesa due gradi sotto lo zero e ha iniziato anche a piovere!

Quanto abbiamo camminato oggi? 7,9 Km

09/12 Monaco di Baviera

Come ampiamente previsto dal meteo dei giorni scorsi, oggi la giornata non promette nulla di buono e dobbiamo organizzare un programma in base all’intensità della pioggia. Ma non sarà un problema perché sulla guida sono indicati tutta una serie di suggerimenti e luoghi da visitare in caso di brutto tempo: a quanto pare è un fenomeno atmosferico frequente da queste parti.
Approfittiamo di una tregua mattutina dopo il temporale della notte per raggiungere il gigantesco parco cittadino English Gartner, uno dei più grandi al mondo con ben 78 chilometri di sentieri. Siamo venuti e vedere i surfisti di città cavalcare l’onda perpetua del fiume Eisbach.
Avevamo letto che qui i surfisti ci sono a qualsiasi ora del giorno e con qualsiasi condizione meteo ma abbiamo pensato si trattasse di una quelle esagerazioni da guida tascabile e invece no! Quando arriviamo sul posto, nonostante un violento acquazzone e un freddo polare, troviamo una decina di surfisti in muta integrale che si lanciano uno alla volta sull’onda cittadina. Caduto uno, avanti un altro! Lo spettacolo ovviamente non è esaltante, specie per chi vive al mare, però è curioso.
Siccome siamo usciti senza muta decidiamo che non è il caso di provare e soprattutto di restare sotto la pioggia, quindi proprio davanti al ponte sull’Eisbach prendiamo il bus 100 per raggiungere il Deutsches Museum.
Questa linea attraversa la lunga strada su cui affacciano i principali musei di Monaco di Baviera, così sono tutti collegati e in caso di pioggia si può passare da uno all’altro in modo facile e senza bagnarsi.
Il Deutsches Museum è il museo della scienza e della tecnologia più grande del mondo, con oltre 28.000 oggetti esposti. L’ingresso costa 12 Euro e su sette piani si possono ammirare tutti i progressi e le scoperte dell’uomo, dall’agricoltura alla conquista dello spazio.
I piani più belli sono quelli della nautica e dell’aviazione, con enormi modelli di navi e aerei, per il resto ci è sembrato datato e poco interattivo rispetto ad altri musei simili visti in altre città, come Parigi e Valencia. Molto interessante il bookstore all’uscita, più che altro per avere qualche idea per fare un regalo originale, rigorosamente da cercare su Amazon e pagare la metà! 😉
Siamo stati abbastanza al chiuso, è tempo di uscire di nuovo e tornare a Marienplatz per l’ultimo giro al mercatino di Natale. Purtroppo piove ancora, pertanto facciamo un blitz a colpo sicuro e per i parenti collezionisti compriamo una pallina per l’albero di Natale e una t-shirt della città (24 Eu). A missione compiuta ci rilassiamo in uno chalet e mangiamo un brezel salato accompagnato da vino rosso caldo con ciliegie, e vino bianco aromatizzato all’arancia. Dopo la degustazione portiamo con noi i bellissimi boccali del buon ricordo (15 Eu).
Dopo questo sostanzioso aperitivo siamo pronti a raggiungere il ristorante scelto per cena, mentre siamo sul bus ci viene il sospetto che possa essere chiuso visto che la domenica molti esercizi non aprono (anche i centri commerciali). Facciamo una rapida ricerca su TripAdvisor e scopriamo che è proprio così! Scendiamo al volo dal bus e la fortuna torna a sorriderci perché l’alternativa che abbiamo scelto nei giorni scorsi è proprio vicino alla nostra fermata improvvisa, tanto che la raggiungiamo a piedi.
Non solo, perché Wirtshaus Eder è anche vicino al nostro hotel, così tanto che vediamo la sua torre a occhio nudo e dopo cena lo raggiungeremo con una passeggiata.
Personale gentile, locale bello, caldo, accogliente e soprattutto vuoto: quello che ci voleva dopo il caos del weekend, si vede proprio che è domenica.
Ordiniamo una birra rossa e una chiara da 0,5 e da mangiare Bayrisch Gröstl, straccetti di maiale arrosto su letto di gnocchi di pane, patate e cipolle, servito con un’insalata mista; e Blut-und Leberwurst: un gusto un po’ più estremo ma decisamente tipico. Una salsiccia bianca e una nera, molto spesse, con impasto tritato fino e bollito. La consistenza è quella di un budino insaccato, e gli ingredienti? La salsiccia scura è fatta con sangue e grasso di maiale, la bianca con il fegato. Tutto servito con patate lesse e mostarda. Impegnativo per vista, gusto, olfatto ma ce l’abbiamo fatta. Lasciamo sul tavolo 33.80 Euro e rientriamo in hotel con il pieno di calorie e una riserva di ferro per i prossimi cinque anni 😉

Quanto abbiamo camminato oggi? 10 km

10/12 Monaco di Baviera – Roma

L’ultimo giorno ce la prendiamo comoda, l’aereo parte nel primo pomeriggio e abbiamo tutto il tempo per fare colazione con calma e poi una spesa al supermarket sotto l’hotel. Resta sempre questo il modo migliore per portare a casa qualche sapore locale: compriamo preparati per gulash, salsicce bavaresi (non di sangue e fegato!) sottovuoto, cioccolatini  Mozartklugen ripieni di marzapane e una confezione di Tuc (15 Eu).
Andiamo verso la stazione, compriamo il biglietto singola corsa per l’aeroporto (11.60 Eu) e dopo un ultimo giro nel duty free possiamo dire che i prezzi di molti articoli sono identici a quelli trovati in centro e nei mercatini: t-shirt, boccali, calamite, dolci, birre… sì, i souvenir più classici si possono comprare anche in aeroporto!
Che dire: sono tornato a Monaco di Baviera dopo 23 anni e l’ho trovata ancora più bella e ben organizzata. Stavolta l’Oktoberfest non c’entrava niente, i gusti cambiano e i mercatini di Natale sono stati decisamente convincenti. Li abbiamo messi sul podio insieme a quelli di Cracovia e Vienna. Ora dobbiamo decidere in che posizione, ci penseremo durante il 2019. Auguri! 

Ma alla fine, quanto abbiamo camminato? 30 km

Note
Hotel prenotati su Booking
Guida di riferimento: Monaco di Baviera disponibile su Amazon
Libro letto su Kindle: Al servizio di Adolf Hitler di S.V. Alexander